Supports/Surfaces

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Ciao a tutti.

Per rendere più agevole la lettura di questa discussione che è arrivata ormai a pagina 12, ho aggiunto, dove rilevante, degli indici nei primissimi post che presentano il gruppo e i vari artisti in ordine alfabetico. In tal modo, uno dovrebbe essere in grado di consultare le informazioni di proprio interesse, senza doversi leggere tutto quanto.
Con l’occasione, ho aggiornato i dati con due record price e, purtroppo, la morte di Saytour.

Prometto di tenere aggiornati questi indici. Buona giornata!
 
Posto qui il link ad un articolo (in tedesco, ma facilmente traducibile con i nuovi, potenti mezzi) della mia amica Simone su una società zurighese che si occupa di leasing di opere d’arte. È un tipo di business che a me personalmente non piace, ma trovo interessante per questa discussione il fatto che l’esempio sia fatto su un’opera di Viallat e che si possano quindi vedere delle cifre ufficiali.

Kunst leasen wie ein Auto: Eine innovative Lösung?
 
Ho visitato le due grandi mostre in corso allo splendido Musée Fabre di Montpellier, dedicate a Toni Grand e a Christian Jaccard e ampiamente segnalate qui.

Nel riportare un po’ di foto, ne approfitto per approfondire un po’ questi due artisti che non abbiamo ancora trattato e sui quali non si trova molto in italiano.

Incomincio da Toni Grand.
 
Toni Grand nasce in Camargue nel 1935 e frequenta tra il 1956 e il 1957 la Scuola di Belle Arti a Montpellier. Fra il 1958 e il 1960 fa il servizio militare in Algeria, un’esperienza terribile (è testimone delle torture praticate dall’esercito francese) in cui cerca di praticare comunque la scultura. Nel ’61 sposa Lyliane Vasseur, conosciuta quattro anni prima in un ristorante, e l’anno successivo nasce loro figlia Julia. Fino al 1967, Toni Grand si divide tra Parigi e la provincia. Nella capitale, infatti, è assistente nell’atelier di Marta Pan, la grande scultrice ungherese che ha rilevato lo studio da Brancusi. Nel 1967 partecipa alla V Biennale di Parigi. Nel 1968 entra in contatto con l’arte americana, grazie alla grande mostra al Grand Palais: scopre Robert Morris, Kenneth Noland, Donald Judd, Sol LeWitt, Morris Louis, Carl Andre, ecc.

Nel 1969 avviene l’incontro a Nizza con alcuni membri di Supports/Surfaces: Pagès, Saytour e Valensi (Viallat è già amico d'infanzia). Dal 15 al 20 giugno 1971, partecipa alla mostra del gruppo al Teatro Municipale di Nizza. In un’intervista del ’91, Grand dice: “Sono solo tangente al gruppo. All’epoca avevo degli amici stretti, Saytour, Viallat, Valensi, Pagés. Tutti ragazzi del sud, come me. Avevamo lunghe conversazioni. Sono stato invitato a partecipare ad una mostra con loro. L’ultima.”

A rigore, dunque, le opere legate a Supports/Surfaces sono quelle prodotte fra il 1970 e il ’71. A parte due sculture a geometria variabile che Grand espone a Nizza con il gruppo e che non sono riproposte nella mostra di Montpellier, si tratta di disegni prodotti nelle due estati di quegli anni. Anche in questa produzione Grand non smette di essere uno scultore: i disegni sono infatti realizzati con pittura industriale nera su carta Ingres, ma attraverso pezzi di legno ricavati con la sega a nastro. Nella mostra sono esposti alcuni esempi:

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Il clima strutturalista respirato con gli amici di Supports/Surfaces dà a Grand un nuovo slancio. Il legno diventa il materiale principale delle sue opere fino al 1975. Nel frattempo, ha nel 1974 la prima personale e poi diverse mostre con altri membri del gruppo, tra le quali una mostra in una galleria di Tribeca a New York insieme a Claude Viallat nel 1975.

Sono, grosso modo, opere come quelle presentate nella prima sala di Montpellier:

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All’inizio del 1976 Grand ottiene una cattedra per insegnare alla Scuola d’Arte e Architettura di Marsiglia. Negli anni seguenti avviene una rapida internazionalizzazione: nel 1979 ha una personale a Tokyo, nel 1980 una collettiva istituzionale a Washington, nel 1981 una mostra in galleria a Stoccolma. In quello stesso anno ottiene una borsa di studio annuale negli Stati Uniti. Al suo ritorno, viene invitato da Dominique Bozo a rappresentare la Francia, insieme a Simon Hantaï, alla Biennale di Venezia del 1982. Nel 1984 partecipa alla collettiva del MoMA che fa il punto sulle ultime tendenze.

Questa opera in due elementi, presentata in mostra, risale al 1979:
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Queste opere in resina e grafite del 1978

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introducono nella mostra di Montpellier ad una sala con opere dei primi anni Ottanta:

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Alla Biennale del 1982, Grand porta proprio le “colonne” (cinque sculture, ciascuna doppia) di due metri, metà in okumè e metà in resina e fibra di vetro.

La mostra presenta, in sale successive, altre opere degli anni Ottanta realizzate in legno e resina:

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Nel 1985 Grand realizza “Cavallo maggiore”, per la quale opera utilizza le ossa di un cavallo immerse in una resina di colore ambrato. Per ridare vita all’animale, in una sorta di imbalsamazione, lo sculture riorganizza le sue ossa dando origine a due forme che si distanziano dalla realtà. È un rinnovamento radicale del tema antichissimo della rappresentazione dei cavalli in scultura.

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Nello stesso anno lo scultore realizza anche il trofeo per una corsa di tori organizzata per la Pentecoste a Nîmes. Si tratta di una testa di giovenca ricoperta di resina che reca tre date: quella della morte della giovane vacca (1980), quella della famosa scultura di Picasso (1943) e quella di realizzazione dell’opera (1985).

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Nel 1986 Grand ha una personale al Centre Pompidou.

Dal 1987, lo scultore prosegue la ricerca iniziata due anni prima sull’inclusione in resina di materiale organico, che anticipa il lavoro di molti altri artisti (tra cui Damien Hirst). Ad essere immersi nella resina sono anguille, gronghi e pesci come carpe. Un ciclo che va avanti per almeno sei anni, con una sessantina di opere.

Il cambiamento avviene quando un’opera del 1974 in legno viene rotta dal proprietario e necessita di una riparazione: Grand interviene restaurando l’opera con l’applicazione di un’anguilla sotto resina. L’opera, che viene re-intitolata “La riparazione” è riprodotta qui a destra:

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L’artista non ha voluto dare molte spiegazioni su questa svolta nell’utilizzo di pesci e anguille, ma è stato categorico nel negare alcun tipo di simbolismo, nonostante il pesce sia associato a varie cose in tante culture.

Queste opere, all’epoca, vennero accolte malissimo dalla critica (l’artista venne anche accusato di crudeltà, mentre in realtà utilizzava solo animali già morti).

Gli animali vengono spesso utilizzati in installazioni che riproducono forme geometriche come cubi, parallelepipedi e cilindri. C’è un contrasto affascinante tra l’elemento organico e le leggi matematiche a cui viene sottoposto. Qualcuno ha voluto vedere in queste opere un riferimento ironico e disilluso al Minimalismo americano.

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Nell’ultima fase della carriera, Grand torna al legno, assemblando ingarbugliati elementi che sovente presenta su macchinari industriali. Opere di questo tipo sono esposte alla gande mostra di Chicago del 2000.

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Chiudono la mostra questa scultura dal titolo “La Luna” del 1974:

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e quest’altra in legno del 1977, dove l’artista sperimenta il colore:

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Toni Grand muore nel 2005, a soli 70 anni, per i danni causati alla sua salute dalle resine e dai solventi utilizzati nel suo lavoro.

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Annegata in mezzo ad un catalogo mediocre proposto da Emmanuel Layan & Associés per l’asta del 23 febbraio a Bordeaux, c’è un’opera di Jean-Pierre Pincemin. L’opera si vede piuttosto male dalla foto, mentre sembrano esserci parecchi problemi di conservazione, soprattutto alla cornice, evidenziati dalle foto di alcuni particolari. Nonostante tutto, l’opera è ancora stimata € 10k – 15k, quindi suscita una certa curiosità vedere come andrà.

Lotto 61
Reso finalmente noto l'esito: hammer price € 14.500.
 
Christian Jaccard nasce il 2 aprile 1939 nei dintorni di Parigi, ma ha il doppio passaporto, svizzero e francese. Anche in rete, è sovente indicato come artista svizzero.

Tra gli interessi giovanili che avranno dei riflessi sulla sua ricerca artistica ci sono il Manuale del gabbiere, pubblicato dal Ministero della Marina nell’Ottocento, la pratica dei fuochi da campo e collezionare fossili.

La formazione artistica avviene alla scuola di Bourges, a partire dal 1956: studia pittura con René Perrot, scultura con Marcel Gili e litografia con Pierre Bichet. Jaccard si diploma nel 1960. Poco dopo incontra Michel Larionov, del quale diventa assistente nel 1963 fino alla morte dell’artista russo avvenuta l’anno successivo. Larionov è stato il maggior esponente del futurismo russo e nel 1912 ha fondato con la moglie Natal'ja Gončarova, scrivendone il Manifesto, il Raggismo, il primo movimento artistico non figurativo nativo della Russia. Larionov spiega a Jaccard le proprie teorie visionarie sugli oggetti che irraggiano i colori nello spazio.

Dopo la morte di Larionov, Jaccard diventa incisore cromista presso un’impresa tipografica, dove lavora fino al 1975. Ha modo di incontrare artisti del calibro di Giacometti e Dubuffet.

Jaccard partecipa anche all’Atelier populaire di litografia alla Scuola Superiore di Belle Arti di Parigi durante e dopo i fatti del Maggio ’68, contribuendo ad opere collettive con altri artisti, come, per citare quelli più noti da noi, Arroyo e Erró.

Nel frattempo, Jaccard sviluppa la propria ricerca artistica, che lo fa avvicinare al gruppo Supports/Surfaces. In realtà, non espone nelle mostre storiche del gruppo, ma solo in alcune importanti collettive tra il 1973 e il 1975, quando formalmente si è già sciolto.

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