L’altra opera in asta da Martini (
Lotto 342) è l’esito di una storia molto curiosa.
Nel 1989 Dolla inizia una serie intitolata
“I silenzi del fumo”: senza mai toccare direttamente la superficie dell’opera con le mani o con la fiamma, lascia che il fumo di una torcia lasci le sue tracce nere su di essa. Nell’estate del 1990 viene organizzata dal Ministero della Cultura francese una mostra commemorativa del gruppo Supports/Surfaces, per celebrarne più o meno vent’anni, al castello di Chambord. Dolla porta due lavori di questa serie. Presenterà opere della serie anche al centro italo-francese di Bologna, nel 1992.
Dolla, che non si fossilizza a lungo sulle serie o sulle tecniche, ma le riprende e le ibrida senza mai abbandonarle del tutto, nel 1998 si mette in testa di realizzare nuove opere del ciclo
“I silenzi del fumo”, ma questa volta senza nemmeno tenere in mano la torcia accesa, bensì affidandosi al fumo eterno che proviene dalle profondità della Terra. Sulle orme di Ulisse, si reca alle isole Eolie ed espone le tele ai fumi di Vulcano. La tossicità dei gas emessi gli causa gravi problemi respiratori dai quali impiega molto tempo per riprendersi.
Esiste un breve filmato, intitolato
“Odissea a Vulcano”, che documenta questa azione. Ne propongo qualche fotogramma:
Dolla ha poi continuato ad utilizzare il fumo nelle proprie opere e quella in asta, datata 2010, è abbastanza recente rispetto all’inizio di questo ciclo.
Mi rendo conto di non avere più proseguito gli approfondimenti degli artisti del gruppo, quindi mi riprometto di riprendere dopo Art Basel, in quelli che saranno mesi più tranquilli e senza aste.