Tim-Kkr, stretta sul dossier Netco: per gli Olo accesso wholesale alla fibra spenta
Fastweb, Iliad e Vodafone convocate dall’Antitrust Ue. Sul tavolo la questione della fornitura dei servizi: l’affitto dell’intero tratto di rete fra le centrali e le abitazioni comporterebbe un aggravio dei costi, si torna al modello “originario”. Il via libera dall’Europa non dovrebbe comportare ritardi sul closing previsto per l’estate
Pubblicato il 16 mag 2024
Mila Fiordalisi
Direttore
Accesso wholesale alla fibra in modalità passiva: questa la richiesta presentata dagli Olo all’Antitrust Ue nell’ambito dell’operazione Netco. In questi giorni i colloqui con Fastweb, Iliad e Vodafone e stando alle prime indiscrezioni si starebbe andando in direzione della modalità passiva, che prevede l’affitto di fibra spenta solo per l’ultimo tratto di infrastruttura (subloop) fino alle abitazioni, rispetto ad una prima ipotesi che prevedeva l’affitto dell’intero tratto di rete – tra la centrale e le abitazioni – che avrebbe comportato costi extra non da poco per i competitor. Kkr avrebbe già anticipato la lista dei rimedi alla Commissione europea e l’offerta definitiva dovrebbe essere presentata nei prossimi giorni. A quel punto l’Antitrust dovrà deliberare.
Il closing entro l’estate
Due gli scenari che si prefigurano: il primo, più probabile, stima tempi per il via libera nell’arco di massimo un paio di settimane, il secondo farebbe slittare i tempi di 5-6 mesi con l’apertura della cosiddetta Fase 2. Ma Kkr e Antitrust Ue avrebbero trovato un’intesa di massima – ieri il titolo Tim ha guadagnato il 3,79% attestandosi a 24 centesimi – dunque non dovrebbero esserci slittamenti rispetto alla roadmap che prevede il closing dell’operazione entro l’estate. “Chiudere entro l’estate la cessione di NetCo consentirà a Tim non solo di abbattere il debito ma anche di evitare ulteriori costi (maggiori costi payroll, oneri finanziari e capex) legati all’assetto verticalmente integrato del Gruppo, e al management, di potersi concentrare sul piano di rilancio della ServiceCo, che potrà auspicabilmente beneficiare di minori vincoli regolamentari (eliminazione test di replicabilità sulle offerte retail)”, commentano gli analisti di Intermonte.
L’integrazione Netco-Open Fiber
Il closing del dossier è determinante anche e soprattutto per il progetto di integrazione degli asset di Netco con quelli di Open Fiber, ossia della cosiddetta rete unica di Tlc auspicata dal Governo italiano e a cui sta lavorando Cassa depositi e prestiti che detiene la quota di maggioranza (60%) in Open Fiber e quasi il 10% in Tim.