In arrivo l’emendamento al decreto Pnrr per lasciare i lotti a Open Fiber, decisivo il ruolo del governo. Ecco qual è la soluzione
Probabile l’ok alla soluzione dei numeri civici lanciata dalla società guidata da Giuseppe Gola. La proposta varrà per tutto il bando «Italia a 1 Giga». A Piazza Affari risale Tim (+3,5%): ecco chi ha shortato il titolo | Open Fiber, al governo il dossier aree grigie. Sul tavolo l’ipotesi di un emendamento al decreto Pnrr
Si va verso lo scioglimento del nodo dei lotti delle aree grigie del piano «Italia a 1 giga» che vede coinvolti
Open Fiber e
Infratel, con
Tim (e Netco) sullo sfondo. Secondo quanto risulta a
MF-Milano Finanza, le tensioni dei giorni scorsi tra la società tlc, i suoi azionisti Macquarie e
Cdp e Infratel si sarebbero placate anche grazie all’intervento del governo.
Grazie alla collaborazione di tutte le parti in causa sarebbe in arrivo un
emendamento al decreto Pnrr che,
come anticipato da questo giornale, dovrebbe adottare la soluzione proposta dal gruppo guidato dal ceo Giuseppe Gola, ossia
sostituire i civici più remoti che implicano oltre 20 mila km in più di fibra da posare con quelli adiacenti a quelli già previsti, in modo da completare i lavori entro giugno 2026 come da piano.
Non dovrebbe esserci, quindi, la
riassegnazione dei lotti da Open Fiber a
Tim. In seconda battuta potrebbe essere previsto il ridisegno degli stessi lotti, ma al momento l’interesse del governo è di mettere al sicuro la società della rete di Cdp e Macquarie. In questo modo si terrà valore all’interno di Open Fiber anche in ottica di una possibile fusione con
Netco.
Una soluzione per tutti i lotti
Il decreto Pnrr è in fase di conversione e ora in esame in commissione alla
Camera. Secondo quanto risulta a
MF-Milano Finanza, i tecnici sarebbero già al lavoro sul
testo dell’emendamento e una bozza potrebbe arrivare a breve, anche perché il tempo per risolvere la situazione stringe.
Inoltre, fonti spiegano che la soluzione dovrebbe valere
per tutti i lotti del bando, non solo per quelli in mano a Open Fiber: step necessario per evitare il rischio che l’intervento possa finire additato come aiuto di Stato. Un vantaggio, insomma, potrebbe esserci anche per
Tim (e per Netco dopo lo scorporo).
Le conseguenze per Tim
L’operazione per il governo avrebbe senso anche in ottica
dossier Tim, su cui la premier Giorgia Meloni
ha detto di essere al lavoro. Gran parte degli
earn out che
Kkr potrebbe pagare dopo la vendita della rete dipendono da una fusione di Netco con Open Fiber. Senza contare che i nuovi fondi che arriverebbero a
Tim potrebbero contribuire a un’ulteriore riduzione del debito.
Al gruppo guidato da Gola resterebbero i lotti e potrebbe poi dedicarsi allo
sblocco dei finanziamenti dalle banche e all’
aumento di capitale. Sul tema rete ieri ha parlato anche il ministro Urso: «Il progetto è assolutamente sostenibile e competitivo». Inoltre è arrivata anche una dichiarazione di un portavoce di Kkr: «Le attività preparatorie, tra cui la separazione e l’organizzazione di Netco, stanno
procedendo con successo. Le condizioni sospensive sono state soddisfatte o sono in pieno svolgimento» e il finanziamento, sia equity sia debito, «è finalizzato».
Ecco chi ha shortato su Tim
Ieri il titolo dell’ex incumbent ha registrato un primo rimbalzo significativo a Piazza Affari.
Tim ha chiuso in
rialzo del 3,49% a un soffio da 0,22 euro.
Emersa dall’aggiornamento quotidiano di Consob una prima posizione short rilevante accesa il 13 marzo dall’investitore londinese
Qube Research & Technologies. Riguarda lo 0,58% del capitale e lo 0,77% del flottante, ossia oltre 120 milioni di azion