Telecom , tutto da capire

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Domandina..visto il casino sul titolo consob non ha vietato
Le vendite allo scoperto ..
Come mai ??
 
Certo che avete la memoria corta. La DD non fu fatta per volontà di Vivendi e Labriola in quanto AD aveva l'onere di comunicarlo. Poi il mondo è cambiato ed ora a Vivendi fa comodo andare contro l'AD. Poi anche Labriola ha le sue colpe in questi giorni però sarebbe meglio che Vivendi uscisse che un altro AD che non conosce la società
?? La decisione era stat presa del cda, al cui tavolo ci sono 3 indipendenti, sulla base di un piano industriale alternativo presentato , dove complici ( nota la parola, complici…) dei report commissionati ad hoc confermavano la creazione del doppio del valore di 0,505. Vivendi avrà espresso il suo voto in assemblea , ma mi sembra che anche ViV era contrario alla vendita della rete ma si sia proceduto ugualmente …… io la memoria non la ho corta, ma il contrario…. E i fatti sono questi qui sopra !
 
si ma paragonare il sole a MF , proprio non si può

non voglio diffamare ma consiglio di leggere MF e poi verificare le cose scritte con ciò che accade successivamente, nel tempo.

PS: un lettore attento potrebbe notare che non conviene fidarsi troppo della pubblicazione con il nome meneghino, o capita che si possa cadere in inganni poco simpatici.
Texano 78 la pensa esatto opposto.
C'è tanta confusione nell' aria
 
ormai inizia a circolare da tutte le parti che gli artefici sono vivendi e merlino io lo postai un mese fa e fui anche trattato da ciarlatano .. mbriaco ecc.. ecc,,,, stessa storia delle mie mail con l antennista di minerva -- ciarlatano mbriaco ecc...ecc.. 17 mail--
fui chiamato(cellulare) anche dall investors ...labriola voleva sapere.. le postai qua e in altra parte poi un legale mi disse he potevo essere denunciato per pubblicazione di mail private.. ,(e qua riusciii a toglierle)

-- ma io continuero fino in fondo..

i piccoli come noi non si meritano questa tortura e supplizio,, mettero tutto agli atti ( l avv sa gia tutto)...se partiranno denunce come postato nel mio thread qua su diritti-- finanza ecc...

. intanto altra nottata in bianco.. e oggi ripartirò con le mie solite mail a societa a la giornalista di report .. ministeri consob uffici stampa ecc eccc, e molto pesanti,, una diffida me la son gia presa .. non mi fanno paura.

lo sa bene anche asati che ha riconosciuto il mio impegno da anni proponendomi anche come candidatura x il nuovo cda.. ma purtroppo non ho i requisiti richiesti cioe amministrativi e psicologici , io ho un caratterino toscanaccio , oltre alle chiacchiere io agisco da tutte le parti, . e preferisco cosi.


intanto asa.....ieri...... aveva consigliato a labrio di comprare minimo 4 milioni di azioni..
ma come abbiamo visto lui ha il braccino corto o.... perche sa che lo spediranno o non crede nemmeno lui al suo piano..
 
se e' vero che ai blocchi e' passato il 7,6% del capitale,
chi e' stato l'acquirente e chi il venditore?
sara' interessante saperlo , proprio per natura di quel tipo di scambi di pacchetti azionari fuori mercato non riservato ai piccoli risparmiatori
Ma dove lo avete letto?
 
Ma dove lo avete letto?
In questi ultimi 8 giorni su Telecom è stato scritto e detto tutto e il contrario di tutto, ma questo del passaggio ai blocchi di oltre il 7% del capitale mi è sfuggita. Sarà l'ennesima bufala?
 
In questi ultimi 8 giorni su Telecom è stato scritto e detto tutto e il contrario di tutto, ma questo del passaggio ai blocchi di oltre il 7% del capitale mi è sfuggita. Sarà l'ennesima bufala?
Sarebbe un tassello utile da sapere, ma io non ho trovato traccia della notizia.. Forse è davvero l'ennesima bufala.
 
A quanto pare vivandi non si è mosso… le avrà pestate a chi di dovere?!
 
Tim ancora nel mirino in Borsa Se non cede la rete il debito sale
Tlc. Il titolo arriva a perdere il 10% a Piazza Affari, poi chiude a 21,18 centesimi, lo stesso livello del giovedì nero. Nell’integrazione al piano la società conferma che fino al 2025 brucerà cassa

Telecom torna in Borsa ai livelli del giovedì nero, chiudendo esattamente a 21,18 centesimi (-4,59% da venerdì e -23,8% da mercoledì), tra scambi che hanno interessato il 7,6% del capitale e portato i volumi complessivi delle ultime tre sedute a superare il 30% del capitale. Niente in avvio di seduta lasciava presagire l’ulteriore bufera che si è scatenata sul titolo. Anzi, Telecom aveva aperto appena sotto i 23 centesimi, aggiustando il tiro sul miliardo di debito in più per quest’anno che gli analisti non avevano previsto.
Alle 10 in punto di ieri, quasi fosse suonata la sveglia, si sono rotti però gli argini e il titolo ha iniziato a precipitare, riportando una perdita di 10 punti percentuali nel giro di un’ora fino a toccare il fondo a 20 centesimi. Anche questa volta il tracollo è stato accompagnato da un’impennata di scambi (i veda il grafico a fianco). È servita a poco anche la mossa dell’ad di Tim, Pietro Labriola, che alle 10,45 si è comprato 500mila azioni a 20,36 centesimi, per un controvalore di 101.800 euro.
Il problema è che sul mercato non ci sono molti altri investitori disposti a gettare il cuore oltre l’ostacolo, senza aver chiaro cosa abbia provocato l’ennesimo tonfo. Per il momento l’evidenza è che dominano gli algoritmi degli high-frequency trader, mentre non sono emerse nuove posizioni corte, oltre la soglia dello 0,5% alla quale devono essere dichiarate (sotto lo 0,2% non ne è a conoscenza neanche la Consob). Ma le verifiche Consob sono ancora in corso.
Gli investitori hanno tempestato di telefonate gli analisti, che non hanno trovato una spiegazione all’andamento di Borsa nei numeri aggiuntivi al piano diffusi ieri all’alba dalla società. Dati che hanno confermato che quest’anno ci sarà appunto un miliardo di debito in più del previsto. Se il problema fosse tutto nel debito a soffrirne dovrebbe essere soprattutto il mercato obbligazionario, che invece non sta facendo drammi (si veda articolo a fianco). È pur vero che nell’attuale configurazione Tim continua a bruciare cassa, per decine di milioni di euro ogni giorno che passa, e il debito di conseguenza continua ad aumentare.
Se la cessione della rete a Kkr si realizzerà entro l’estate, come previsto («tra giugno e agosto», è stato precisato da ultimo), comunque l’esercizio in corso vedrà l’indebitamento netto after-lease aumentare a 7,5 miliardi rispetto ai 6,1 miliardi del pro-forma senza rete del 2023.
Una delle due slide, aggiunta alla presentazione per gli analisti, fornisce i dati di raccordo. Gli oneri finanziari sono stimati per il 2024 in 1,1 miliardi, di cui il 20% relativi a Tim Brasil e il 65% caricati sul primo semestre. Costi di separazione dalla rete e possibili aggiustamenti di prezzo potrebbero incidere per altri 400 milioni, altrettanto l’assorbimento di capitale circolante ordinario, mentre l’assorbimento di circolante straordinario potrebbe arrivare a 700 milioni, cui aggiungere 200 milioni di uscite fiscali cash e 200 milioni per le minoranze di Tim Brasil. In tutto fa 3 miliardi, compensati da 1,6 miliardi di Ebitda after lease previsto nel 2024, al netto della spesa per investimenti, con l’indebitamento netto che passerebbe quindi da 6,1 a 7,5 miliardi per una leva (indebitamento netto after lease/Ebitda) intorno alle 2 volte.
Nel 2025 non è prevista ancora generazione di cassa, che dovrebbe salire invece a 0,5 miliardi nel 2026. Tuttavia, spiega il comunicato Tim, i livelli di cash-flow potrebbero salire a 0,4 miliardi nel 2025 e 0,8 miliardi nel 2026, se “normalizzati”. «I fattori di normalizzazione dei flussi di cassa - si legge nella nota - sono connessi a uscite di cassa straordinarie a livello di working capital principalmente correlate all’effettiva liquidazione del personale oggetto di iniziative di incentivo all’esodo già attivate e alla normalizzazione dei costi del debito dovuta all’impatto del migliormento atteso sul rating che consentirà alla società di implementare, a tendere, una più efficiente gestione del margine di liquidità e alla diminuzione degli oneri correlati alle partite straordinarie».
Val la pena di sottolineare che l’integrazione informativa fornita da Tim non tiene conto nè della cessione della maggioranza di Sparkle (per la quale è in corso una trattativa col Tesoro), nè degli eventuali earnout, pagamenti addizionali sulla cessione della rete a Kkr, che potrebbero alzare il riconoscimento dell’enterprise value della Netco dalla base di 18,8 miliardi fino a 22 miliardi (equity più debito).
Mentre il consiglio, riunitosi in sede straordinaria domenica, si è mostrato compatto a sostegno del piano centrato sulla cessione della rete - anche perchè alternative praticabili non ce ne sono - la posizione di chiusura del primo azionista Vivendi è stata ribadita ancora la settimana scorsa. «Nella forma e nella sostanza il piano Tim non ha il nostro supporto», ha sottolineato con la stampa il ceo Arnaud de Puyfontaine. Vivendi, già nel bilancio 2022, aveva svalutato la partecipazione in Telecom Italia (pari al 23,75% del capitale ordinario e al 17,04% del capitale totale) per 1,347 miliardi, portando il prezzo di carico dai precedenti 58,64 centesimi per azione a 21,63 centesimi, un livello che - col tracollo degli ultimi giorni - si è rivelato profetico.
 
intanto il gran ad sempre incollato alla poltrona con i suoi 3 milioni e passa l anno alla faccia di vivendi e dei poveri piccoli azionisti-- un gran applauso a questo grande uomo. piuttosto di andarsene azzerera tutti noi,, un grande ......
 
non mi pare di averlo visto postato per intero... personalmente concordo solo nella parte in cui parla della dismissione di OF, il resto sono farneticazioni campate in aria del tipo, il mercato boccia la cessione della rete.... io direi piu' il piano industriale e la sua esposizione, o del tipo che deve diventare un pivot di innovazione... forse non si rende conto che quel treno e' andato e non tornera' dato il vantaggio competitivo di altri attori... e dove ci si dimentica del fatto che AGCOM abbia bloccato la profittabilita' delle TLC a fronte di investimenti maggiori richiesti... ce ne sono altre di chicche ma mi fermo qui...

Tim: per salvarsi adotti il modello Finmeccanica e non Fs (MF)
Oggi 08:15 - MF-DJ
Di Guido Salerno Aletta ROMA (MF-NW)--La cessione della rete di Tim non convince il mercato. E non e'' affatto una novita'' la perdita registrata in Borsa dal titolo di Tim di ieri, lunedi'', passando dagli 0,227 euro dell''apertura agli 0,212 euro della chiusura. A Tim serve una strategia completamente alternativa a quella meramente liquidatoria su cui da anni si sono forsennatamente incaponiti il management e gli organi di vertice: conti alla mano, la cessione si sta dimostrando non solo inutile dal punto di vista finanziario, visto che alla fine di quest''anno, per ragioni interne e nonostante la cessione, il debito sara'' piu'' alto rispetto a quello registrato alla fine del 2023, ma soprattutto perche'' ancora nel 2025 il cash flow netto sara'' pari a zero, mentre lo si prevede di 0,5 miliardi di euro nel 2026. In questi anni nessuno ha pensato all''azienda, ad una chiara prospettiva di sviluppo: con lo scorporo, Tim rimarra'' un call center, un reseller commerciale della rete ceduta a Kkr, che offrira'' condizioni uguali a tutti gli operatori. Non risolutiva dal punto di vista finanziario, la cessione sara'' disastrosa dal punto di vista industriale: una volta abbandonata la scalata al mondo dei contenuti e dei servizi televisivi, immaginata da Tim Vision e dall''integrazione a livello europeo ipotizzata dall''ingresso dei soci francesi, ci si e'' baloccati con i proventi sostanzialmente anelastici derivanti dal trasporto dei bit, ipotizzando come unica scalata il passaggio generalizzato alla fibra ottica. Una strategia, questa, che si e'' rivelata enormemente costosa per gli investimenti richiesti, e poco apprezzata dal mass-market: alle famiglie, la connessione potenziata su rame via X-DSL e'' piu'' che sufficiente. Promuovere la fibra costa troppo in termini di capex e rende troppo poco in termini di incassi per renderla minimamente appetibile abbassando il prezzo di offerta: sara'' un altro bagno di sangue, che Kkr evitera'' dismettendo motu proprio la rete in rame, area dopo area, con uno switch off obbligatorio. Di certo, non ne manterra'' due sovrapposte, ed a pagare saranno le famiglie con un brusco aumento del canone alla linea fissa: un altro monopolista e'' in arrivo. Se, stando anche ai dati appena diffusi da Tim, cedere la rete e'' un esercizio finanziariamente non risolutivo, e'' invece una prospettiva liquidatoria per la perdita di tutte le conoscenze in campo informatico, sia di alto livello tecnologico e sistemistico che diffuse sul territorio. A Tim serve una strategia di sviluppo industriale focalizzata sulle piccole e medie imprese, fornendo chiavi in mano tutti i servizi che non solo si appoggiano alla rete in termini di trasporto, come la solita nuvola dei data center, ma che collassano in essa: deve essere un motore di innovazione sistemica, il pivot di Industria 5.0. Il tema organizzativo di questa prospettiva di sviluppo industriale sara'' delicatissimo, perche'' servono capacita'' innovative personali e gestionali che non devono essere buttate nel vecchio carrozzone della rete. Ne'' si deve "cogliere fior da fiore", selezionando il personale migliore di questa: fu l''errore commesso dalle Ferrovie dello Stato, che per realizzare l''Alta Velocita'' razzio'' le migliori risorse umane disponibili facendo collassare il servizio ordinario. I processi di innovazione tra rete e servizi devono muoversi in parallelo, come ben ha dimostrato Finmeccanica trasformandosi da holding di societa'' in perenne concorrenza tra loro su prodotti e servizi analoghi, in una One Company. Andra'' rottamata piuttosto Open Fiber, che boccheggia tra la posa della fibra ottica nelle aree a fallimento di mercato, finanziata dallo Stato con un enorme dispendio di risorse, e le ambizioni da competitor di Tim nelle altre aree, una strategia elaborata da Enel quando ne era azionista: uscitone alla grande, ora si profila un altro fiasco di cui nessuno paghera'' il conto. Alla Tim serve un catalogo nuovo, e soprattutto completo, di prodotti e di servizi chiavi in mano, che consentano di superare l''infinita maglia burocratica che strozza la volonta'' di innovazione delle imprese piccole e medie, che per questo rinunciano: Tim deve essere in grado di censire ed aggregare quanto di meglio esiste gia'' in Italia, a cominciare dalle start-up che muoiono di inedia per la carenza di investitori e di credito, ma non di mercato. Non sono mai stati i soldi a mancare: l''enorme debito di Tim lo dimostra. Servono idee e uomini capaci: il resto e'' solo aria fritta. (Milanofinanza.it)
 
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