Ciao.
In Italia gli artisti sono sempre tutti eternamente 'giovani'. Lo Giudice è un classe ’57, della stessa generazione (anno più o anno meno) di Pizzi Cannella, Nunzio, Asdrubali, ecc.
A differenza di questi (e altri), però, non lo trovo in nessuno dei tanti libri di storia dell’arte che ho. Sapresti indicarmene uno che ne parli? Grazie.
La discussione è andata avanti con toni poco urbani e ho visto che è stato eliminato qualche post. Vorrei riprendere da qui, per chiarire, spero senza polemica, il senso della domanda e fare delle considerazioni più generali.
I nomi fatti come premessa alla domanda erano fatti solo per sgombrare il campo dal fatto che Lo Giudice non fosse presente sui libri di storia dell’arte perché troppo giovane. Dopodiché, a differenza di quanto veniva dedotto in maniera sbagliata da Yerle, io non penso che un artista non presente sui libri di storia valga zero. Non sono testi scritti nella pietra ed esistono continue revisioni da parte della critica sul valore degli artisti.
Nel mio caso specifico di espatriato, con limitato accesso a mostre e televisioni italiane, i libri sono ancora il mezzo più accessibile per raccogliere informazioni credibili sugli artisti.
Nel caso di Lo Giudice, anche qui non per polemica, ma per un dato di fatto, su amazon trovo solo una monografia del 2017 di 61 pagine (probabilmente con molte foto) a 32 euro. Nella presentazione del libro si dice che “Pierre Restany, che aveva la capacità di catturare in poche parole lo spirito di un artista, ha detto di lui che era un ‘pittore tellurico’ e che la sua arte era ‘fusione con l'energia cosmica’, definizioni che ancora oggi risuonano corrette e spiegano le opere piene di colore di Lo Giudice.” Due definizioni prive di significato associate ad un critico famoso che non mi invogliano a comprare il libro.
Vengo alle considerazioni più generali, uscendo dal caso specifico, che non conosco bene. È positivo quando delle gallerie investono su un artista. È il loro mestiere. Non importa se siano artisti giovani o meno giovani, già presenti nella storia dell’arte oppure no (fatto che potrebbe avere mille ragioni possibili). Ho però l’impressione che in certi casi, quasi per trovare una scorciatoia, anziché investire per valorizzare il buono che ci vedono e spiegarlo bene a chi non li conosce, ci sia la pretesa da parte di alcune organizzazioni di farli già passare per artisti di importanza conclamata e storicizzata.