mambofortaleza1
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Tim firma la vendita a Kkr, Vivendi impugna la delibera
Mentre Tim firma la cessione della rete a Kkr, Vivendi avvia le pratiche per impugnare la delibera del cda che domenica ha deciso di accettare l’offerta vincolante del fondo Usa. Il legal counsel della media company transalpina, Frédéric Crépin, ha scritto una lettera, recapitata ieri a consiglieri e sindaci di Tim e per conoscenza alla Consob, nella quale chiede l’acquisizione, entro giovedì, dei verbali dei cda Telecom che hanno discusso e deliberato sull’operazione. Vivendi nella lettera ribadisce di essere stata lesa nei suoi diritti di azionista, di ritenere «illegittima» la delibera, annunciando appunto l’intenzione di impugnarla.
Le incertezze sulle mosse legali dei francesi, insieme con le condizioni dell’offerta per la rete (ratificate ieri con la firma del contratto), inferiore alle attese, hanno provocato uno sbandamento del titolo in Borsa che, in avvio di seduta non era riuscito a fare prezzo per eccesso di volatilità, e dopo aver aperto a 27,3 centesimi, alla fine ha chiuso a 25,1 centesimi, in ribasso del 3,35%. Solo giovedì, nella conference call già prevista per la semestrale, Tim illustrerà agli analisti i dettagli dell’operazione.
Il prezzo-base indicato per l’infrastruttura è di 18,8 miliardi, in termini di enterprise value (debito più equity), inferiore ai 20 miliardi sui quali aveva fatto mente locale il mercato. Tuttavia ci sono poste variabili che potranno aumentare il valore del prezzo già al momento del closing: il perfezionamento dell’operazione è previsto entro l’estate dell’anno prossimo. Il comunicato Tim di domenica cita espressamente «il trasferimento di parte del debito a Netco», valore quantificabile indicativamente in 300 milioni. Telecom, ha ottenuto in passato prestiti a lungo termine a costi, anche inferiori al 3-4%, ai quali oggi nemmeno il Tesoro Usa riuscirebbe a rifinanziarsi. Altro possibile fattore di incremento del prezzo, fino a 400 milioni, è l’introduzione e l’entrata in vigore, entro fine 2025, di incentivi allo studio per tutto il settore delle tlc in quanto grande consumatore di energia. Si aggiungono poi earn-out, pagamenti addizionali fino a 2,5 miliardi, legati alla realizzazione, entro i 30 mesi successivi alla data del closing, di operazioni di consolidamento - il riferimento è alla cosiddetta “rete unica”, la fusione con open Fiber - e «modifiche regolamentari idonee a generare benefici a favore di Netco», formula un po’ criptica che però potrebbe far riferimento all’introduzione del meccanismo Rab, col quale per esempio si stabiliscono i pedaggi delle autostrade, che riconosce di fatto una remunerazione che premia gli investimenti effettuati. Il tutto porterebbe il valore della rete a 22 miliardi.
Per Sparkle, la società dei cavi sottomarini, è stato dato mandato all’ad Pietro Labriola di verificare la possibilità di alzare l’offerta entro il 5 dicembre, ma è possibile che si decida di soprassedere alla vendita.
L’indebitamento netto di Tim, prendendo per riferimento solo il valore-base di 18,8 miliardi per la rete, dovrebbe calare di 14 miliardi, portando il rapporto net debt/Ebitda sotto 2. Togliendo dai 18,8 miliardi di enterprise value i 10,5 miliardi della parte debito e 1,8 miliardi già pagati da Kkr per il 37,5% di FiberCop, si arriva a 6,5 miliardi di incasso netto per Tim. Moody’s ha messo sotto osservazione il rating della società con implicazioni positive.
Nel cda che domenica ha deliberato di accettare l’offerta di Kkr ci sono stati 11 sì e tre no. Giulio Gallazzi che, come Cristiana Falcone e Marella Moretti, era tra i contrari ha motivato il suo voto col fatto che non si è sondato preventivamente il mercato, contestando altresì al presidente Salvatore Rossi di non aver gestito i rapporti con gli azionisti, in primis Vivendi, che detiene la quota del 23,75% del capitale ordinario, ma ha ritirato dal board i suoi manager, già a gennaio, per avere le “mani libere”.
Giancarlo Giorgetti, titolare del Mef che ha prenotato il 20% della Netco, ha commentato a margine di un evento a Varese che Vivendi, come tutti gli azionisti, ha i suoi diritti e li farà valere nelle sedi opportune, «però il progetto è quello»: lo scorporo della rete ormai avviata a uscire dal perimetro di Tim.
Se veri numeri del Sole oggi, riduzione debito netto e' di 17 mld (e non 14 che e' solo la riduzione del monte debito), con 3,8 mld di debito netto residuo in ServCo.
Che furbi che sono quelli di Vivendi ahahahaha usano l'aggetivo " illegittima" chiedono sostanzialmente la nullità della delibera o l'annullabilità vogliono andare di art. 2370 lol lol