Truffa Etruria..!!...CAP. 4

di Letizia Giorgianni

La risoluzione delle ormai celebri quattro banche del novembre 2015 ha avuto gli effetti di un terremoto che ha sconvolto gli assetti di un intero sistema bancario, provocando ripercussioni anche su altri istituti e mettendo a nudo falle al sistema inimmaginabili ed un malcostume diffuso che non potevamo neppure immaginare. Il 22 novembre del 2015 è, infatti, successa una cosa senza precedenti nell’ultimo secolo di storia d’Italia. Per la prima volta, dei risparmiatori hanno perso i propri investimenti per effetto di un provvedimento del Governo. Quella notte, un Consiglio dei ministri convocato d’urgenza ha salvato quattro piccole banche (Banca Marche, Etruria, CariFerrara e CariChieti), ma a pagarne il costo sono stati, oltre agli azionisti, circa 12mila obbligazionisti subordinati che hanno perso i soldi investiti. Per alcuni i risparmi di una vita.

Un fulmine a ciel sereno. Una doccia fredda perché seppur i problemi di queste banche fossero ormai noti, fino allora non si erano mai viste banche fallire, tutt’al più cambiavano nome e si fondevano per appianare i bilanci, e del bail-in, siamo onesti, i più non ne sapevano niente: oltretutto nessun risparmiatore era stato messo in guardia dagli impiegati che, anzi, rassicuravano sui famigerati titoli che molti invece volevano vendere. Titoli (per chi ancora avesse le idee confuse) che rendevano quanto i titoli di Stato e che quindi erano stati venduti con semplicità ai risparmiatori, Un rendimento alto infatti avrebbe potuto allarmare sui rischi.

Senza poi tralasciare le rassicurazioni che arrivavano su questi istituti da parte dei vertici apicali di questa vicenda, a partire dal ministro Padoan. Per dovere istituzionale o per opportunità, Governo e Authority hanno fatto a gara nel dirci che pericoli non ce n’erano e che le banche italiane, a differenza di quelle tedesche, non erano imbottite di titoli tossici. Dichiarazioni del tutto fuori luogo, visto quel che poi è accaduto.

Ma fin qui niente di nuovo; la notizia dei tanti risparmiatori finiti con il cerino in mano ha impegnato giornali e televisioni per un anno intero. E allora meglio affrontare la vicenda facendo un passo indietro e raccontandovi perché Banca Etruria è arrivata ad avere una situazione così disastrosa, e per far questo non mi soffermerò sulla crisi, perché ben altre cose hanno influito sul dissesto di questa banca, legata dalle altre tre poste in risoluzione da diversi tratti comuni: una gestione spregiudicata, dove ad esser violati non sono stati solo le regole della sana finanza ma anche gli articoli del codice penale.

In questi due anni le notizie si sono rincorse, accompagnate dal clamore mediatico suscitato dalla vicenda, ma forse un fiume in piena di informazioni a volte provoca l’effetto contrario, che non è informazione, ma confusione e pressapochismo.

Tra i componenti degli ultimi cda di ex Banca Etruria (perchè adesso si chiama Banca Tirrenica) c’è una lunga lista di nomi, tra cui Lorenzo Rosi, (presidente nell’ultimo Cda della Banca ), Pierluigi Boschi (vice presidente durante la carica di Rosi) e Luciano Nataloni (ex consigliere della Banca, di cui potremo mostrarvi in anteprima anche un interessante documento).

Sono innumerevoli, infatti, le aziende riconducibili sia a Rosi che all’ex consigliere Nataloni, (indagati per conflitto di interesse), che hanno ricevuto dall’istituto di credito finanziamenti che non sono poi stati restituiti. Contribuendo ovviamente ad allargare notevolmente il buco di bilancio.

L’8 gennaio 2016 (come riferito anche dalla stampa) gli uomini della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, su richiesta della Procura di Arezzo, perquisiscono ben 14 società che avevano ricevuto finanziamenti da Banca Etruria. Società (questo è il dato fondamentale) riconducibili all’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, e all’ex consigliere Luciano Nataloni. Le società perquisite dagli uomini della Guardia di Finanza hanno sede in Toscana, Emilia Romagna e Lombardia. In sostanza, l’ipotesi della Finanza è che i due avrebbero concesso finanziamenti di Banca Etruria a società in qualche modo a loro riconducibili senza fare la necessaria comunicazione agli organi dell’istituto.

E a confermare il quadro già delineato dagli inquirenti sul conflitto di interesse di alcuni ex dirigenti della Banca, indagati dalla Procura di Arezzo per “omessa comunicazione di conflitto d’interessi” fu proprio una lettera anonima, fatta recapitare almeno dieci giorni prima delle perquisizioni, presso la sede dell’Associazione Vittime del Salvabanche.

Un documento prezioso, consegnato poi in Procura, che porrebbe più di un interrogativo sull’opportunità di alcune operazioni condotte dalla banca che si sono rivelate decisive, in maniera negativa, per la sua bancarotta.

Si tratta di una fattura che lo Studio professionale associato dottori commercialisti di Nataloni ha emesso nei confronti della società Td Group, di Pisa; una delle 15 società che sono state perquisite dalla Guardia di Finanza di Arezzo. L’oggetto della fattura, datata 21 dicembre 2015, fa riferimento al pagamento di un acconto, pari a 37.528 euro, per un’attività di advisoring, cioè di fatto di consulenza, che lo studio di Nataloni ha prestato nei confronti di Td Group in base a quanto previsto da un contratto datato 10 ottobre 2012. Secondo gli inquirenti la Td Group è considerata una delle società che ha contribuito maggiormente a provocare sofferenze alla Banca Etruria.

Allora a questo punto occorre ricordare che la Banca, attraverso un’operazione condotta dallo stesso Nataloni, ha destinato a Td Group un finanziamento di 5,6 milioni di euro, secondo quanto contenuto nei dossier della Banca d’Italia citati, il 15 dicembre 2015 dal Corriere della Sera.

Secondo l’accusa è una delle operazioni svolte in situazioni di conflitto d’interesse che hanno generato perdite pari a 18 milioni di euro per la banca. E qualcosa ci dice che non era l’unica operazione fatta in conflitto d’interesse, dove i soldi venivano prestati ad aziende senza nessuna garanzia, non rientravano nell’istituto, ma in parte tornavano in tasca agli ex amministratori.

La giudiziaria di questi giorni ci porta la notizia del fallimento della Casteluovese, azienda aretina punto di riferimento nel settore edile, guidata per anni da Lorenzo Rosi, azienda che già era nel mirino degli inquirenti aretini per i prestiti ricevuti da Banca Etruria quando lo stesso Rosi ne era presidente. Ma gli intrecci che stanno dietro al crac dell’istituto aretino sono così tanti che non sarebbe possibile per me evidenziarli e forse neppure immaginarli.

Eppure capire quello che è successo (e sta succedendo) negli intrecci tra banche, politica, regolatori, è nell’interesse di tutti, visto anche le gigantesche dimensioni economiche del problema. Troppo spesso sotto la retorica dell’economia del territorio da sostenere ad ogni costo, si ripete uno schema simile a quello che si è scoperto in Banca Etruria: un gruppo di manager interni, più una serie d’imprenditori e faccendieri esterni che, invece, di amministrare la Banca la usavano come portafogli personale e come strumento per ottenere vantaggi personali: prestiti facili a chi era nella cerchia giusta che raramente si preoccupava di restituirli.

Se a tutto ciò si aggiunge i ritardi con cui Banca d’Italia decide di intervenire, si capisce che è stato veramente un assurdo far pagare tutte queste colpe altrui ai risparmiatori:

Nel 2013 la Vigilanza svela come stanno le cose ma commissaria l’istituto di credito solo nel 2015: perché questo ritardo? E nel frattempo agli sportelli impiegati e dirigenti (come da email rinvenuta durante una perquisizione fatta dalla Guardia di Finanza alla sede amministrativa di Banca Etruria) spingevano correntisti e risparmiatori a sottoscrivere obbligazioni spericolate a pubblico granulare. Una vera e propria ‘cabina di regia’ come è stata descritta dagli inquirenti che avrebbe organizzato il collocamento delle obbligazioni subordinate non solo alla clientela professionale ma, in base a quelle precise direttive, anche alla clientela con profili di investitore a “rischio basso”.

Dopo aver depredato la Banca, infatti, gli ex amministratori dovevano allontanare il commissariamento e hanno disperatamente cercato di ricapitalizzare la banca facendo carneficina sociale. Ed è proprio in questo scenario che arriva un decreto che di fatto, addirittura, anticipa un regolamento europeo e scarica tutto questo mal costume nei risparmiatori “truffati”. No, tutto questo non può essere accettabile.
 
E a confermare il quadro già delineato dagli inquirenti sul conflitto di interesse di alcuni ex dirigenti della Banca, indagati dalla Procura di Arezzo per “omessa comunicazione di conflitto d’interessi” fu proprio una lettera anonima, fatta recapitare almeno dieci giorni prima delle perquisizioni, presso la sede dell’Associazione Vittime del Salvabanche.

Un documento prezioso, consegnato poi in Procura, che porrebbe più di un interrogativo sull’opportunità di alcune operazioni condotte dalla banca che si sono rivelate decisive, in maniera negativa, per la sua bancarotta.
 
Ecco il punto:

Nel 2013 la Vigilanza svela come stanno le cose ma commissaria l’istituto di credito solo nel 2015: perché questo ritardo?

Qui urge il prima possibile LA COMMISSIONE D' INCHIESTA. Ancora troppi misteri non chiariti.
 
Com'e' che adesso le salvano tutte le banche anche se hanno problemi di liquidita'???
 
Magari mollano qualche soldo... parlo dello Stato...!!!
 
ti informiamo che a seguito della decisione assunta dal Commissario Liquidatore di Banca Popolare dell'Etruria del Lazio S.p.A., attualmente in liquidazione coatta amministrativa, Monte Titoli ha provveduto, con valuta 17 maggio 2017, alla*cancellazione e allo scarico di tutti gli strumenti finanziari emessi dalla società quali azioni ordinarie e obbligazioni.*

Di conseguenza, i titoli in questione verranno rimossi dai depositi senza alcuna compensazione in denaro.*

Si ricorda che per quanto riguarda gli aspetti fiscali collegati all'operazione, la minusvalenza relativa all'azzeramento delle azioni emesse da Banca Popolare dell'Etruria e de Lazio non risulta deducibile per i clienti in regime amministrato, mentre consentirà alle persone fisiche che detenevano le obbligazioni l'effettiva emersione di una minusvalenza fiscale utile ai fini del d lgs 21 novembre 1997 n. 461 così detta legge sul capital gain.*

Un saluto cordiale

Email dalla mia banca.....
Ci dobbiamo mettere il cuore in pace?
 
Scordatevi di recuperare anche un solo centesimo delle vostre azioni....:'(
Il commissario liquidatore ha dato indicazioni alle banche di scaricare e cancellare le vecchie azioni in portafoglio...la minusvalenza non risulta deducibile per il cliente in regime di risparmio amministrato (cioè per le masse) cosa diversa per gli azionisti persone giuridiche soggetti a regime IAS (cosa che non ci riguarda)...
Quindi nemmeno si possono recuperare le minus altro che restituzione del valore agli azionisti.... in quel posto l'hanno preso ... mentre ora salvano tutti... :mad:

Ma il commissario liquidatore ha potere di normare il trattamento fiscale delle minusvalenze sulle azioni eliminate dal listino? Non dovrebbe essere il potere legislativo a stabilire tali norme? Non dovrebbe richiamarsi a precise norme legislative nel comunicare la indeducibilità di tali perdite? Forse tutte queste domande sono banali.......
 
Ma il commissario liquidatore ha potere di normare il trattamento fiscale delle minusvalenze sulle azioni eliminate dal listino? Non dovrebbe essere il potere legislativo a stabilire tali norme? Non dovrebbe richiamarsi a precise norme legislative nel comunicare la indeducibilità di tali perdite? Forse tutte queste domande sono banali.......

Ripeto quanto già detto in passato, le minus mi sono state caricate il 17-05 e in buona parte già portate a compensazione con plusvalenze successive.
 
I comuni mortali in regime amministrato non hanno possibilità di recuperare le minus
 
Bancarotta fraudolenta Banca Etruria, il 22 giugno l'udienza preliminare


banca etruria.jpgConfconsumatori pronta a costituirsi parte civile nel processo penale. Tutte le informazioni per i risparmiatori grossetani che vogliono recuperare i risparmi

Grosseto: Gli ex vertici e dirigenti della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio sono imputati di bancarotta fraudolenta della vecchia banca dinanzi al tribunale di Arezzo. Nella richiesta di rinvio a giudizio si legge di oltre 140 milioni di prestiti erogati in favore degli stessi amministratori, amici e prestanomi che hanno causato il dissesto della banca; prestiti che, secondo l’accusa, avrebbero causato o concorso a causare il dissesto della banca.

A questo punto Confconsumatori, stante la rilevanza del dissesto bancario e le modalità di gestione del dissesto che ha visto penalizzati azionisti e obbligazionisti subordinati, procederà a costituirsi parte civile direttamente nel processo penale. E l'associazione è pronta a sostenere anche i risparmiatori grossetani che hanno perso denaro. «Inoltre – fanno sapere da Confconsumatori – l'associazione invita tutti gli azionisti della banca fallita a volersi costituire parte civile, chiedendo così agli amministratori il conto delle loro azioni, per ottenere il risarcimento del danno subìto che non è conseguente a fluttuazioni del mercato, bensì alla condotta degli amministratori. Hanno titolo anche gli obbligazionisti subordinati che, qualora abbiano avuto accesso all’indennizzo forfettario, possono e devono agire per il recupero del 20% non rimborsato dal fondo interbancario».

Gli interessati potranno contattare in Toscana le sedi territoriali della Confconsumatori (i recapiti sono sul sito internet Un'associazione di consumatori, a difesa dei consumatori oppure CONFCONSUMATORI - ASSOCIAZIONE DI CONSUMATORI, PER I CONSUMATORI) oppure scrivendo una email a toscana@confconsumatori.it oppure risparmio@confconsumatori.it, o contattando la sede nazionale. Per la Toscana è possibile anche chiamare il numero 328.7958074. «Quello che occorre per la costituzione in giudizio, sia per azionisti che per obbligazionisti subordinati – spiegano da Confconsumatori – è l’ordine di acquisto del titolo e gli ultimi estratti del conto titoli relativi agli anni precedenti al dissesto».
 
ciao hunt

oggi mi è arrivata una lettera dalla mia banca nella quale mi comunicano di aver azzerato la posizione , il dossier titoli , la quantità , nessun diritto a detrazioni , liquidazione coatta ,praticamente tutti i dati che possono descrivere il furto avvenuto

pensi un tal documento possa bastare ? i dati per una associazione ci sono tutti , almeno per iniziare visto che per produrre tutto ciò che viene richiesto la banca impiega parecchio tempo !

bye
 
Ciao the-King, ti ho risposto in mp
 
ciao hunt

oggi mi è arrivata una lettera dalla mia banca nella quale mi comunicano di aver azzerato la posizione , il dossier titoli , la quantità , nessun diritto a detrazioni , liquidazione coatta ,praticamente tutti i dati che possono descrivere il furto avvenuto

pensi un tal documento possa bastare ? i dati per una associazione ci sono tutti , almeno per iniziare visto che per produrre tutto ciò che viene richiesto la banca impiega parecchio tempo !

bye


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The King la risposta è semplice . Siamo stati rapinati . prima azzerati per decreto e poi elegantemente sfilati dal portafoglio quando la banca ha cambiato nome .
Da tenere presente che il contratto tra UBI e ex Etruria è un documento che dovrebbe essere pubblico ma di fatto è top secret .
Da li passa il filo rosso che stabilisce la continuità tra PEL e UBI . perchè se c'è continuità aziendale è un altro discorso .

Buona fortuna a NOI .
 
Il Punto
Venerdì, 26 Maggio 2017 lavoce.info

Mentre rimane incerto chi pagherà il conto di almeno un miliardo delle banche venete in dissesto, Matteo Renzi ha minimizzato l'entità dei guai di Banca Etruria. In una nuova puntata del fact-checking de lavoce.info abbiamo provato a verificare: i...
 
Il Punto
Venerdì, 26 Maggio 2017 lavoce.info

Mentre rimane incerto chi pagherà il conto di almeno un miliardo delle banche venete in dissesto, Matteo Renzi ha minimizzato l'entità dei guai di Banca Etruria. In una nuova puntata del fact-checking de lavoce.info abbiamo provato a verificare: i...

***** Che vuol dire minimizzato ....Banca etruria non esiste più ....
 
***** Che vuol dire minimizzato ....Banca etruria non esiste più ....

oggi non esiste ma questo non toglie che sia esistita

il sollievo che chiediamo è riferito a quel periodo , alle porcherie che hanno fatto , quelle non sono state nè cancellate nè dimenticate

costituirsi parte civile nel processo penale è una buona cosa

meglio ancora vincere una causa civile sperando di accordarsi strada facendo
 
...per le minus si possono scaricare solo a seguito di compravendita.... nel caso di fallimento vale quanto scritto sopra...questo fa già parte delle norme in essere.... altrimenti dovevano fare una norma che consentisse di scaricare le minus in caso di fallimento ma ripeto ciò non è previsto .... almeno avessero fatto questo..... neanche questo.... nel ****** tutto...
 
Ma il commissario liquidatore ha potere di normare il trattamento fiscale delle minusvalenze sulle azioni eliminate dal listino? Non dovrebbe essere il potere legislativo a stabilire tali norme? Non dovrebbe richiamarsi a precise norme legislative nel comunicare la indeducibilità di tali perdite? Forse tutte queste domande sono banali.......

...per le minus si possono scaricare solo a seguito di compravendita.... nel caso di fallimento vale quanto scritto sopra...questo fa già parte delle norme in essere.... altrimenti dovevano fare una norma che consentisse di scaricare le minus in caso di fallimento ma ripeto ciò non è previsto .... almeno avessero fatto questo..... neanche questo.... nel K.u.lo tutto...
 
ROMA. All’assemblea annuale di Bankitalia, che si svolgerà domani con il consueto rito della ‘messa cantata’, alla presenza dei soliti banchieri, alcuni dalla ‘spiccata indole delinquenziale’ tra i maggiori ‘soci’ della banca centrale, molti poco onorabili bancarottieri, imprenditori, sindacati, e la sedicente élite che ha divorato il Paese, con la presenza straordinaria del presidente della Repubblica Sergio Mattarella (per la prima volta nella storia), sulla cui benevolenza il Governatore confida per un rinnovo dell’incarico che gli scade il 31 ottobre 2017, bisognerebbe avere il coraggio della verità su un sistema bancario pieno di buchi, crediti marci, fidi clientelari, spacciato per solido dalla narrazione interessata di Mef e mandarini di Palazzo Koch.
Serve una severa autocritica su un sistema bancario gravato da 345 miliardi di crediti deteriorati lordi, frutto di troppi affidamenti
clientelari, su crac e dissesti bancari col concorso del controllore, a cominciare da Mps oggetto di ulteriore ricapitalizzazione da 9 miliardi con fondi pubblici; con Veneto Banca e Popolare di Vicenza, che hanno bruciato risparmi di una vita a 210.000 famiglie per 18,9 mld; l’esproprio criminale del risparmio a 130.000 famiglie di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, prima distrutte da una gestione fallimentare, poi regalate ad Ubi Banca, sui cui dirigenti pende una inchiesta penale della Procura di Bergamo, per reati gravissimi.
Il governatore di Bankitalia Visco chieda scusa ai risparmiatori truffati ed umiliati con l’epiteto di ‘analfabeti funzionali’, accusati di
non avere una cultura finanziaria sufficiente per prevenire veri e propri atti di banditismo bancario nell’acquistare bond subordinati, la cui pericolosità era invece ben conosciuta dalla Banca Centrale, come risulta dall'appunto per il direttorio di Bankitalia del 30 dicembre 2015, con all’oggetto: 'titoli di debito subordinati emessi dalle banche italiane', dove il dipartimento economia e statistica della Banca d'Italia, fa il punto sui dati relativi ai bond subordinati, consistenza e tipologia dei sottoscrittori, ed aggiornamento imposto per: 'Le recenti vicende legate alla risoluzione delle crisi aziendali di quattro intermediari, che hanno generato una forte richiesta di informazioni sull'ammontare dei titoli subordinati emessi dalle banche'.
Le obbligazioni subordinate in essere al 31 ottobre 2015 - si legge nell'appunto - sono pari a 67 miliardi, l'11 per cento del totale delle
obbligazioni emesse dalle banche pari a 623 miliardi di euro alla data del 30 settembre ed il 46,1% di tali rischiosi bond subordinati, espropriabili dal 1 gennaio 2016 con la normativa del 'bail in', erano in mano alle famiglie italiane, contro il 3,3% dei Fondi.
Bankitalia ed il Governatore Visco, perfino da questo documento (classificato come riservato), sapevano da molto tempo sui rischi tangibili delle obbligazioni subordinate, e ciononostante non ha attivato alcuna doverosa e trasparente informazione, per offrire la possibilità ai sottoscrittori retail di tali bond spazzatura con la direttiva Ue del bail-in del maggio 2014, quelle famiglie poi truffate ed espropriate dal decreto salva banche del 22 novembre 2015, di prendere cognizione sui loro rischiosissimi investimenti.
Il Governatore, in un atto di umiltà, ravvedimento operoso e risarcimento postumo a 350.000 famiglie espropriate di Banca Marche, Banca Etruria, CariFerrara, Carichieti, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, MPS, CariCesena, chieda scusa e si dimetta, invece di auspicare un pietoso reincarico, facendo ammenda sui danni provocati al sudato risparmio, immolato sul feticcio del bail-in approvato all’insaputa di Visco e del ministro Padoan. Domani saremo presenti ancora una volta davanti Palazzo Koch dalle ore 9,00, per vedere sfilare le facce di questi noti banchieri.
 
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