Crac Banca Etruria, verso il processo d'appello per Fornasari, Bronchi, Berni e Soldini
L'ex presidente e l'ex direttore generale dell'istituto di credito furono condannati a 5 anni di reclusione. Notifiche arrivate in questi giorni
Giuseppe Fornasari, ex presidente di Banca Etruria
Processo d'appello al via per i vertici di Banca Etruria. Il prossimo 28 aprile, presso la corte fiorentina, l'ex presidente Giuseppe Fornasari, l'ex direttore generale Luca Bronchi, l'ex vice presidente Alfredo Berni e l'allora membro del cda Rossano Soldini torneranno di fronte al giudice. Le notifiche sarebbero arrivate proprio in questi giorni.
I quattro erano stati condannati il 31 gennaio del 2019 per bancarotta semplice (Soldini) e bancarotta fraudolenta dal gup Giampiero Borraccia. Una pena di cinque anni per Fornasari e Bronchi, di due per Berni e di un anno per Soldini. Tutti e quattro avevano optato per il rito abbreviato.
Il processo ordinario: una sentenza che fa sperare gli imputati
Nel frattempo presso il tribunale di Arezzo si è celebrato il processo ordinario che ha visto oltre 20 imputati. L'esito però è stato ben diverso da quanto avvenuto in udienza preliminare: perché il collegio dei giudici, presieduto da Giovanni Fruganti, lo scorso 1 ottobre ha pronunciato una raffica di assoluzioni (solo Rigotti è stato condannato). E proprio quest'ultima sentenza potrebbe far sperare Fornasari, Bronchi, Berni e Soldini.
Le motivazioni delle condanne del gup
Il giudice Giampiero Borraccia, nel formulare le motivazioni della sentenza, utilizzò termini pesanti. Nelle oltre 200 pagine parlò di azioni "miopi, compiacenti, perseveranti nella bancarotta" intraprese con "avventatezza". In particolare il riferimento era ai milioni di euro che secondo il giudice sarebbero stati assegnati senza reali garanzie a persone o imprese che non sarebbero state in grado restituirli, e a investimenti sterili (come il cantiere navale dello yacht, alcune ristrutturazioni immobiliari), ma anche alle erogazioni alle società di Rigotti. E poi le linee di credito aperte con i soci, nonostante il palese conflitto di interessi. Tra le tante situazioni dubbie anche quella della liquidazione per oltre 700 mila euro netti per il direttore Bronchi.
L'ex presidente e l'ex direttore generale dell'istituto di credito furono condannati a 5 anni di reclusione. Notifiche arrivate in questi giorni
Giuseppe Fornasari, ex presidente di Banca Etruria
Processo d'appello al via per i vertici di Banca Etruria. Il prossimo 28 aprile, presso la corte fiorentina, l'ex presidente Giuseppe Fornasari, l'ex direttore generale Luca Bronchi, l'ex vice presidente Alfredo Berni e l'allora membro del cda Rossano Soldini torneranno di fronte al giudice. Le notifiche sarebbero arrivate proprio in questi giorni.
I quattro erano stati condannati il 31 gennaio del 2019 per bancarotta semplice (Soldini) e bancarotta fraudolenta dal gup Giampiero Borraccia. Una pena di cinque anni per Fornasari e Bronchi, di due per Berni e di un anno per Soldini. Tutti e quattro avevano optato per il rito abbreviato.
Il processo ordinario: una sentenza che fa sperare gli imputati
Nel frattempo presso il tribunale di Arezzo si è celebrato il processo ordinario che ha visto oltre 20 imputati. L'esito però è stato ben diverso da quanto avvenuto in udienza preliminare: perché il collegio dei giudici, presieduto da Giovanni Fruganti, lo scorso 1 ottobre ha pronunciato una raffica di assoluzioni (solo Rigotti è stato condannato). E proprio quest'ultima sentenza potrebbe far sperare Fornasari, Bronchi, Berni e Soldini.
Le motivazioni delle condanne del gup
Il giudice Giampiero Borraccia, nel formulare le motivazioni della sentenza, utilizzò termini pesanti. Nelle oltre 200 pagine parlò di azioni "miopi, compiacenti, perseveranti nella bancarotta" intraprese con "avventatezza". In particolare il riferimento era ai milioni di euro che secondo il giudice sarebbero stati assegnati senza reali garanzie a persone o imprese che non sarebbero state in grado restituirli, e a investimenti sterili (come il cantiere navale dello yacht, alcune ristrutturazioni immobiliari), ma anche alle erogazioni alle società di Rigotti. E poi le linee di credito aperte con i soci, nonostante il palese conflitto di interessi. Tra le tante situazioni dubbie anche quella della liquidazione per oltre 700 mila euro netti per il direttore Bronchi.