Truffa Etruria..!!!

Per chi se lo fosse dimenticato, qui fanno credere che la trattativa sia una questione di %

di adesione all' oopa. MA E' TUTTA UNA FINTA.

assaggio decisivo raccontato da fonti della Bpel di allora. La drammatica riunione del 16 giugno: il giorno dopo lo stop. L'INTERVENTO DI MATTARELLA, L'APPELLO AL PAPA
Pop.Vicenza: Zonin, non presiederò spa Pop.Vicenza: Zonin, non presiederò spa
Diventa fan di Arezzo

Arezzo, 23 dicembre 2015 - 16 giugno 2014. E’ il giorno in cui l’acquisto di Banca Etruria da parte della Popolare di Vicenza sembrava cosa fatta, almeno agli occhi di Bankitalia. E il 17 giugno è quello in cui l’affare sfuma. Con Vicenza pronta a sfilarsi quasi di corsa. O almeno questa è l'impressione dele nostre fonti di area Bpel.

Da Vicenza era arrivata la proposta di acquisto, firmata dal presidente veneto Gianni Zonin, attraverso un’Opa totalitaria al 90%. Il 16 giugno, di buon mattino, la carovana aretina parte alla volta di via Nazionale: presidente Lorenzo Rosi, vicepresidente vicario Alfredo Berni, vicepresidente Pierluigi Boschi, l’avvocato Andrea Zoppini, già sottosegretario alla giustizia del governo Monti.

Anche da Vicenza la delegazione è al massimo livello. Per Bankitalia presenti Carmelo Barbagallo, direttore generale della Vigilanza, e Ciro Vacca. Gli aretini hanno in tasca un faticoso accordo «raggiunto direttamente con Sorato». Ma la riunione non andrà in quella direzione. Il 28 maggio, un mercoledì, la Popolare vicentina aveva presentato l’offerta vincolante di acquisto con Opa totalitaria al 90%, pagamento ai soci di un euro ad azione (cash o in concambio con azioni di BpVi ), il delisting del titolo Bpel da Piazza Affari, la trasformazione della banca da cooperativa in Spa.

Freddi i vertici Etruria, il presidente Rosi si dice disposto a trattare ma non a quelle condizioni. Ma nei giorni successivi la prospettiva sembra capovolgersi e la trasferta a Bankitalia si apre in uno scenario che farebbe presagire la fusione. Contatti febbrili avrebbero portato a un accordo: «L’intesa si fondava su cessione delle filiali del nord a Vicenza, sinergie commerciali con la vendita di prodotti finanziari in comune, sinergia sull’oro, primo alleggerimento del personale. Ma eravamo convinti che Zonin non volesse l’accordo».

Il 17. la delegazione aretina pone una sola eccezione: «Poiché quello di Bpel è un azionariato diffuso, non è possibile garantire l’adesione al 90% come previsto nell’offerta vincolante di acquistoi». Il corollario: se l’adesione arriva all’80 o all’85% Vicenza si accontenti. Lo stop, sempre secondo la versione di parte Bpel, arriva da Zonin: Opa è e Opa deve restare. Insomma, o il 90% o nulla. Barbagallo e Vacca prendono atto, chiedono che si arrivi a una soluzione e la riunione si scioglie. Il giorno dopo, 17 giugno da Vicenza arriva il non possumus: senza le condizioni iniziali nessuna integrazione.

RIPRODUZIONE RISERVATA

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in realtà vi era un patto segreto tra le due banche, che era di non comprare e

di non vendere niente, quindi ERA UN' OPA FARLOCCA FIN DALL' INIZIO E LE

DUE BANCHE LO SAPEVANO BENE. E' QUESTO L' ULTIMO FILONE IN CUI I

MAGISTRATI SI DEVONO CONCENTRARE VERAMENTE, PERCHE' SARA' MOLTO

DIFFICILE RIUSCIRE A PROVARLO, E CI DEVE ESSERE LA VERA VOLONTA' DI

ANDARE FINO IN FONDO.
 
queste sono le ultime porcherie, che ancora devono essere scoperchiate a dovere. Quindi se qualcuno riuscisse a contattare Borghi o qualche esponente
del movimento 5 stelle, ed invitarlo a recarsi in televisione per es, da Formigli a Piazza Pulita per spiegare ai comuni mortali che i reati penali si commettono, non solo per esempio uccidendo una persona, ma anche in maniera molto più raffinata e sofisticata, come è appunto avvenuto in questa tragica storia, che ha mandato in fumo milioni e milioni di risparmi di gente onesta, farebbe una cosa molto gradita.
 
[Esplora il significato del termine: convocata l’assemblea per il 26 marzo Popolare Vicenza, un milione a Zonin nell’annus horribilis della banca Il compenso 2015 all’ex presidente per il lavoro fatto nell’anno più disastroso nella storia dell’istituto. I soci perdevano in media 42 mila euro a testa. Passata ai figli la quota di maggioranza della casa vinicola di Mario Gerevini Gianni Zonin Gianni Zonin shadow 7 1698 17 Un milione. L’ex presidente Gianni Zonin, dimessosi il 23 novembre scorso, indagato dalla procura vicentina per presunti reati nella gestione della Banca Popolare di Vicenza, incassa un milione di euro di compenso (in linea con il 2014) per il lavoro fatto nell’anno più disastroso nella storia dell’istituto. Quello in cui i soci hanno visto letteralmente sparire 5 miliardi di risparmi (42mila euro a testa), famiglie rovinate, aziende distrutte, la banca tramortita, la reputazione ai minimi termini e un drastico piano di salvataggio, appena approvato. shadow carousel Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Popolare Vicenza, l’ira dei soci Popolare Vicenza, l?ira dei soci Prev Next I dettagli degli stipendi saranno resi noti nell’assemblea di bilancio convocata ieri dal consiglio per il 26 marzo. Ma il milione a Zonin, come tutti gli emolumenti del vertice, è già contabilizzato. Sempre ieri si è saputo che l’Antitrust ha aperto un procedimento contro la Popolare, ora spa, per presunta pratica commerciale scorretta, cioè l’aver condizionato, in passato, l’erogazione di prestiti all’acquisto di azioni. Subito dopo le dimissioni, Zonin, con una manovra sulle sue holding, ha assicurato il controllo del gruppo vinicolo ai tre figli. Tre bonifici per un totale di 2,5 milioni sono arrivati nel conto dell’accomandita «Gianni Zonin Vineyards» alla sede storica della Popolare in Contrà Porti. Denaro per ricapitalizzare la sas, retta da un intreccio di titoli in proprietà e usufrutto tra il capostipite e i figli. L’aumento, però, viene sottoscritto solo dai figli che salgono così al 50,02% garantendosi, a cascata, il controllo del gruppo. Forse era previsto o forse è un’operazione dettata dalla prudenza: con l’aria che tira non si sa mai che un ipotetico sequestro vada a toccare la Casa Vinicola Zonin. Il vertice della banca, tuttavia, si muove con grande prudenza. Del resto è noto che gran parte del consiglio (13 su 18) è tuttora espressione della vecchia gestione. Si può chiedere, per esempio, a Marino Breganze (68 anni) di agire eventualmente contro sé stesso o contro chi gli ha garantito la poltrona di vicepresidente per 16 anni, di consigliere per 29, 590mila euro di stipendio, compreso quello da attuale presidente di Banca Nuova? E il segretario del consiglio Giorgio Tibaldo (66) che è lì esattamente da 30 anni, e prende 220mila euro? Di uomini cresciuti fianco a fianco con Zonin è pieno il cda. «Io non parlo e lei non mi citi — dice al telefono uno dei nomi nuovi al vertice — ma ho visto cose che voi umani ...». E il collegio sindacale, che avrebbe titolo per avviare autonomamente azioni di responsabilità? Due su tre sono professionisti di fiducia di Zonin. Il numero uno, Giovanni Zamberlan (in servizio da 28 anni, 200mila euro di emolumenti, quasi il doppio dei sindaci Eni), è ben conosciuto anche dal nuovo presidente della banca, Stefano Dolcetta che lo ritrova alla guida del collegio della «sua» Fiamm e di altre 6 aziende del gruppo. All’assemblea del 26 solo il bilancio è all’ordine del giorno. Nessun ricambio nel consiglio. E la Fondazione Cassa di Prato, che ha fatto un bagno di san]
convocata l’assemblea per il 26 marzo
Popolare Vicenza, un milione a Zonin
nell’annus horribilis della banca
Il compenso 2015 all’ex presidente per il lavoro fatto nell’anno più disastroso nella storia dell’istituto. I soci perdevano in media 42 mila euro a testa. Passata ai figli la quota di maggioranza della casa vinicola
di Mario Gerevini
Gianni Zonin
Gianni Zonin
shadow
7
1698
17

Un milione. L’ex presidente Gianni Zonin, dimessosi il 23 novembre scorso, indagato dalla procura vicentina per presunti reati nella gestione della Banca Popolare di Vicenza, incassa un milione di euro di compenso (in linea con il 2014) per il lavoro fatto nell’anno più disastroso nella storia dell’istituto. Quello in cui i soci hanno visto letteralmente sparire 5 miliardi di risparmi (42mila euro a testa), famiglie rovinate, aziende distrutte, la banca tramortita, la reputazione ai minimi termini e un drastico piano di salvataggio, appena approvato.
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Popolare Vicenza, l’ira dei soci

Popolare Vicenza, l’ira dei soci
Popolare Vicenza, l?ira dei soci
Popolare Vicenza, l’ira dei soci
Popolare Vicenza, l?ira dei soci
Popolare Vicenza, l’ira dei soci
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Popolare Vicenza, l’ira dei soci
Popolare Vicenza, l?ira dei soci
Popolare Vicenza, l’ira dei soci
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Popolare Vicenza, l?ira dei soci

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I dettagli degli stipendi saranno resi noti nell’assemblea di bilancio convocata ieri dal consiglio per il 26 marzo. Ma il milione a Zonin, come tutti gli emolumenti del vertice, è già contabilizzato. Sempre ieri si è saputo che l’Antitrust ha aperto un procedimento contro la Popolare, ora spa, per presunta pratica commerciale scorretta, cioè l’aver condizionato, in passato, l’erogazione di prestiti all’acquisto di azioni. Subito dopo le dimissioni, Zonin, con una manovra sulle sue holding, ha assicurato il controllo del gruppo vinicolo ai tre figli. Tre bonifici per un totale di 2,5 milioni sono arrivati nel conto dell’accomandita «Gianni Zonin Vineyards» alla sede storica della Popolare in Contrà Porti. Denaro per ricapitalizzare la sas, retta da un intreccio di titoli in proprietà e usufrutto tra il capostipite e i figli. L’aumento, però, viene sottoscritto solo dai figli che salgono così al 50,02% garantendosi, a cascata, il controllo del gruppo. Forse era previsto o forse è un’operazione dettata dalla prudenza: con l’aria che tira non si sa mai che un ipotetico sequestro vada a toccare la Casa Vinicola Zonin.

Il vertice della banca, tuttavia, si muove con grande prudenza. Del resto è noto che gran parte del consiglio (13 su 18) è tuttora espressione della vecchia gestione. Si può chiedere, per esempio, a Marino Breganze (68 anni) di agire eventualmente contro sé stesso o contro chi gli ha garantito la poltrona di vicepresidente per 16 anni, di consigliere per 29, 590mila euro di stipendio, compreso quello da attuale presidente di Banca Nuova? E il segretario del consiglio Giorgio Tibaldo (66) che è lì esattamente da 30 anni, e prende 220mila euro? Di uomini cresciuti fianco a fianco con Zonin è pieno il cda. «Io non parlo e lei non mi citi — dice al telefono uno dei nomi nuovi al vertice — ma ho visto cose che voi umani ...».

E il collegio sindacale, che avrebbe titolo per avviare autonomamente azioni di responsabilità? Due su tre sono professionisti di fiducia di Zonin. Il numero uno, Giovanni Zamberlan (in servizio da 28 anni, 200mila euro di emolumenti, quasi il doppio dei sindaci Eni), è ben conosciuto anche dal nuovo presidente della banca, Stefano Dolcetta che lo ritrova alla guida del collegio della «sua» Fiamm e di altre 6 aziende del gruppo. All’assemblea del 26 solo il bilancio è all’ordine del giorno. Nessun ricambio nel consiglio. E la Fondazione Cassa di Prato, che ha fatto un bagno di san
 
ha provato a intestare le quote di maggioranza della sua azienda vinicola con ottimi

fatturati, come si legge dall' articolo ai figli, ma non so quanto riuscirà a resistere
 
Per chi se lo fosse dimenticato, qui fanno credere che la trattativa sia una questione di %

di adesione all' oopa. MA E' TUTTA UNA FINTA.

assaggio decisivo raccontato da fonti della Bpel di allora. La drammatica riunione del 16 giugno: il giorno dopo lo stop. L'INTERVENTO DI MATTARELLA, L'APPELLO AL PAPA
Pop.Vicenza: Zonin, non presiederò spa Pop.Vicenza: Zonin, non presiederò spa
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Arezzo, 23 dicembre 2015 - 16 giugno 2014. E’ il giorno in cui l’acquisto di Banca Etruria da parte della Popolare di Vicenza sembrava cosa fatta, almeno agli occhi di Bankitalia. E il 17 giugno è quello in cui l’affare sfuma. Con Vicenza pronta a sfilarsi quasi di corsa. O almeno questa è l'impressione dele nostre fonti di area Bpel.

Da Vicenza era arrivata la proposta di acquisto, firmata dal presidente veneto Gianni Zonin, attraverso un’Opa totalitaria al 90%. Il 16 giugno, di buon mattino, la carovana aretina parte alla volta di via Nazionale: presidente Lorenzo Rosi, vicepresidente vicario Alfredo Berni, vicepresidente Pierluigi Boschi, l’avvocato Andrea Zoppini, già sottosegretario alla giustizia del governo Monti.

Anche da Vicenza la delegazione è al massimo livello. Per Bankitalia presenti Carmelo Barbagallo, direttore generale della Vigilanza, e Ciro Vacca. Gli aretini hanno in tasca un faticoso accordo «raggiunto direttamente con Sorato». Ma la riunione non andrà in quella direzione. Il 28 maggio, un mercoledì, la Popolare vicentina aveva presentato l’offerta vincolante di acquisto con Opa totalitaria al 90%, pagamento ai soci di un euro ad azione (cash o in concambio con azioni di BpVi ), il delisting del titolo Bpel da Piazza Affari, la trasformazione della banca da cooperativa in Spa.

Freddi i vertici Etruria, il presidente Rosi si dice disposto a trattare ma non a quelle condizioni. Ma nei giorni successivi la prospettiva sembra capovolgersi e la trasferta a Bankitalia si apre in uno scenario che farebbe presagire la fusione. Contatti febbrili avrebbero portato a un accordo: «L’intesa si fondava su cessione delle filiali del nord a Vicenza, sinergie commerciali con la vendita di prodotti finanziari in comune, sinergia sull’oro, primo alleggerimento del personale. Ma eravamo convinti che Zonin non volesse l’accordo».

Il 17. la delegazione aretina pone una sola eccezione: «Poiché quello di Bpel è un azionariato diffuso, non è possibile garantire l’adesione al 90% come previsto nell’offerta vincolante di acquistoi». Il corollario: se l’adesione arriva all’80 o all’85% Vicenza si accontenti. Lo stop, sempre secondo la versione di parte Bpel, arriva da Zonin: Opa è e Opa deve restare. Insomma, o il 90% o nulla. Barbagallo e Vacca prendono atto, chiedono che si arrivi a una soluzione e la riunione si scioglie. Il giorno dopo, 17 giugno da Vicenza arriva il non possumus: senza le condizioni iniziali nessuna integrazione.

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cash o concambio azioni Vicenza????????????
fuori il comunicato o non riportiamo eresie
l'offerta era solo cash.
se qualcuno ha documenti ufficiali diversi li posti
grazie
 
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Arezzo, 23 dicembre 2015 - 16 giugno 2014. E’ il giorno in cui l’acquisto di Banca Etruria da parte della Popolare di Vicenza sembrava cosa fatta, almeno agli occhi di Bankitalia. E il 17 giugno è quello in cui l’affare sfuma. Con Vicenza pronta a sfilarsi quasi di corsa. O almeno questa è l'impressione dele nostre fonti di area Bpel.

Da Vicenza era arrivata la proposta di acquisto, firmata dal presidente veneto Gianni Zonin, attraverso un’Opa totalitaria al 90%. Il 16 giugno, di buon mattino, la carovana aretina parte alla volta di via Nazionale: presidente Lorenzo Rosi, vicepresidente vicario Alfredo Berni, vicepresidente Pierluigi Boschi, l’avvocato Andrea Zoppini, già sottosegretario alla giustizia del governo Monti.

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Il 17. la delegazione aretina pone una sola eccezione: «Poiché quello di Bpel è un azionariato diffuso, non è possibile garantire l’adesione al 90% come previsto nell’offerta vincolante di acquistoi». Il corollario: se l’adesione arriva all’80 o all’85% Vicenza si accontenti. Lo stop, sempre secondo la versione di parte Bpel, arriva da Zonin: Opa è e Opa deve restare. Insomma, o il 90% o nulla. Barbagallo e Vacca prendono atto, chiedono che si arrivi a una soluzione e la riunione si scioglie. Il giorno dopo, 17 giugno da Vicenza arriva il non possumus: senza le condizioni iniziali nessuna integrazione.

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queste sono le ultime porcherie, che ancora devono essere scoperchiate a dovere. Quindi se qualcuno riuscisse a contattare Borghi o qualche esponente
del movimento 5 stelle, ed invitarlo a recarsi in televisione per es, da Formigli a Piazza Pulita per spiegare ai comuni mortali che i reati penali si commettono, non solo per esempio uccidendo una persona, ma anche in maniera molto più raffinata e sofisticata, come è appunto avvenuto in questa tragica storia, che ha mandato in fumo milioni e milioni di risparmi di gente onesta, farebbe una cosa molto gradita.

Buona sera a tutti Hunt dai documenti e dalla nostra memoria non ci risulta che ci sia nessun documento ufficiale che parli di concambio azionario carta contro carta anziii fu un punto di forza la proposta cash ed il titolo anche se per poco si allineò poco sotto l'euro ( circa 0.96 ) cosa che non sarebbe accaduta se ci fosse stata l'ipotesi di carta contro carta....
p.s. se puoi o hai / trovi una fonte che descrive questo passaggio fondamentale per l'azione legale ci fai una cortesia , grazie in anticipo.

per quanto riguarda borghixx l ho contattato in privato due volte in circa dieci giorni , ma questa volta non ho avuto nessun riscontro a differenza della prima volta che mi contatto' a distanza di pochissimi minuti.....

Angelo
 
In effetti la Lega sembra interessata quasi esclusivamente a capitalizzare elettoralmente le vicende giudiziarie e si dimentica della sorte dei truffati.
KO!
 
Buona sera a tutti Hunt dai documenti e dalla nostra memoria non ci risulta che ci sia nessun documento ufficiale che parli di concambio azionario carta contro carta anziii fu un punto di forza la proposta cash ed il titolo anche se per poco si allineò poco sotto l'euro ( circa 0.96 ) cosa che non sarebbe accaduta se ci fosse stata l'ipotesi di carta contro carta....
p.s. se puoi o hai / trovi una fonte che descrive questo passaggio fondamentale per l'azione legale ci fai una cortesia , grazie in anticipo.

per quanto riguarda borghixx l ho contattato in privato due volte in circa dieci giorni , ma questa volta non ho avuto nessun riscontro a differenza della prima volta che mi contatto' a distanza di pochissimi minuti.....

Angelo
Buonasera Furio, io ho trovato l'articolo su google dicitando FINTA OPA ZONIN. L' articolo parla di passaggio decisivo raccontato da fonti della Bpel di allora senza specificare quale dipendente o dirigente ha spifferato questa cosa. E comunque l' articolo lo narra in forma alternativa e tra parentesi.
Poi è storia che a livello di comunicati ufficiali si parlava di almeno opa al 90% cash.....Sono però, sempre più convinto che si trattava di una pura sceneggiata, per fare cadere nella rete più gente possibile, anche perchè
era tutto subordinato alla trasformazione in Spa, che non arrivava mai, e che nessuno in realtà voleva. Qui hanno emesso una serie di comunicati falsi e nebulosi che procrastinavano sempre più in la la trasformazionein spa, fino a farla diventare un' attesa estenuante ed inverosimile, tanto che solo Renzi riuscì obbligandola con decreto. Subito dopo l' emissione del decreto schizzarono le quotazioni da 0,38 circa a 0,58 giorno in cui venne sospeso.
 
22 marzo 2016 7:10 Politica, Arezzo notizie


Una nuova mozione di sfiducia per il ministro Maria Elena Boschi: ad annunciarla è stato il M5S in seguito alla notizia dell’apertura di un nuovo filone di indagine sulla vecchia Banca Etruria, che vedrebbe l’intero Cda del quale faceva parte il padre della ministra sotto la lente della procura di Arezzo. Una indagina, la quinta, che riguarda la bancarotta.
Il ciclone innescato dai pentastellati non sembra esaurirsi con l’annuncio della mozione, che dovrebbe essere votata in Senato. Lo stesso Grillo nel suo blog ha tuonato contro la Rai, rea secondo lui di aver censurato la notizia delle indagini a carico di Pierluigi Boschi.
 
22 marzo 2016 7:10 Politica, Arezzo notizie


Una nuova mozione di sfiducia per il ministro Maria Elena Boschi: ad annunciarla è stato il M5S in seguito alla notizia dell’apertura di un nuovo filone di indagine sulla vecchia Banca Etruria, che vedrebbe l’intero Cda del quale faceva parte il padre della ministra sotto la lente della procura di Arezzo. Una indagina, la quinta, che riguarda la bancarotta.
Il ciclone innescato dai pentastellati non sembra esaurirsi con l’annuncio della mozione, che dovrebbe essere votata in Senato. Lo stesso Grillo nel suo blog ha tuonato contro la Rai, rea secondo lui di aver censurato la notizia delle indagini a carico di Pierluigi Boschi.

non porterà a nulla. Anzi le daranno il visto per restare a fare la bella addormentata. Io, invece, proporrei di sollecitare lei, e ce ne sarebbe motivo, per fare il famoso decreto per i rimborsi.

OK il padre è filibustiere e lei non è responsabile dei loschi affari del padre, anche se non è così. E allora se ha coscienza, non dico di interdire il padre o tagliarne i ponti, ma sanare il macello fatto dal genitore non è una nefandezza anzi... Se invece non muove dito è correa. Facesse lei! O si dà da fare o verrà beccata per correità di coscienza.
Mi pare corretto. questo devono fare coloro che invocano dimissioni o mozioni che tanto verranno sempre bocciate.
Dopodiché, se non muove dito, attaccarla di brutto ad ogni occasione ma senza sconti. Tanto le mozioni vengono bocciate ma almeno moralmente verrà ritenuta solidale con le nefandezze paterne a meno che...
 
non porterà a nulla. Anzi le daranno il visto per restare a fare la bella addormentata. Io, invece, proporrei di sollecitare lei, e ce ne sarebbe motivo, per fare il famoso decreto per i rimborsi.

OK il padre è filibustiere e lei non è responsabile dei loschi affari del padre, anche se non è così. E allora se ha coscienza, non dico di interdire il padre o tagliarne i ponti, ma sanare il macello fatto dal genitore non è una nefandezza anzi... Se invece non muove dito è correa. Facesse lei! O si dà da fare o verrà beccata per correità di coscienza.
Mi pare corretto. questo devono fare coloro che invocano dimissioni o mozioni che tanto verranno sempre bocciate.
Dopodiché, se non muove dito, attaccarla di brutto ad ogni occasione ma senza sconti. Tanto le mozioni vengono bocciate ma almeno moralmente verrà ritenuta solidale con le nefandezze paterne a meno che...

Io invece proporrei custodia cautelare in carcere, per tutto il CDA 2013- 2014-2015. Sequestro immediato di tutti beni degli amministratori, loro, mogli, e figli. Quindi immobili, denaro contante, C/C, polizze vita,azioni, obbligazioni, aziende vinicole e quant'altro in attesa dello svolgimento dei processi e a garanzia e a tutela delle migliaia di danneggiati distribuiti in mezza Italia.
 
La dichiarazione di bancarotta fraudolenta rappresenta una bella svolta nei processi.
Guardate bene cosa NON HANNO COMMESSO!!!!
Chiaramente le televisioni non hanno riportato bene e chiara la notizia.


Banca Etruria, indagati i membri dell'ex cda. C'è anche il padre della ministra Boschi
Banca Etruria, indagati i membri dell'ex cda. C'è anche il padre della ministra Boschi
Pier Luigi Boschi


L'ipotesi di reato è bancarotta fraudolenta. La decisione del pool di magistrati guidato da Giuseppe Rossi
di FABIO TONACCI
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20 marzo 2016
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Il cda della vecchia Banca Etruria è indagato per bancarotta fraudolenta. Nel registro degli indagati anche Pier Luigi Boschi, il padre della ministra delle Riforme Maria Elena Boschi.

Tutti i quindici componenti dell'ultimo consiglio di amministrazione di Banca Etruria sono iscritti nel registro degli indagati per concorso in bancarotta fraudolenta. Nell'elenco compare anche Pierluigi Boschi, papà della ministra delle Riforme Maria Elena Boschi.

Boschi padre dal maggio 2014 al febbraio 2015 è stato vicepresidente senza deleghe della Popolare aretina.

A far scattare l'iscrizione è stata la delega di indagine data alla Guardia di Finanza di Arezzo per la buonuscita da 1,2 milioni di euro deliberata dal cda all'ex direttore generale Luca Bronchi (anche lui indagato) nel luglio 2014, quando già la.banca si trovava nei fatti in stato di dissesto finanziario.

Trovano fondamento, dunque, le indiscrezioni pubblicate da alcuni quotidiani oggi, anche se dalla procura di Arezzo non escono né conferme né smentite. C'è il massimo riserbo pure sul prossimo possibile sequestro della cifra all ex dg.

La liquidazione di Bronchi, deliberata da tutto il cda, non è l'unico motivo per cui i consiglieri sono sotto indagine. Per la stessa logica seguita dagli inquirenti dopo la dichiarazione di insolvenza del Tribunale Fallimentare, anche i 15 milioni di euro di consulenze date dalla banca nel biennio 2013-2014 e i fidi milionari concessi ad aziende locali decotte e non più rientrati diventano presunte malversazioni, capitoli da verificare della ipotizzata bancarotta fraudolenta. Non è escluso che anche i membri del precedente cda possano finire sotto indagine.

Le nuove indagini - il quinto filone sulla gestione dell'Etruria - sono partite con l'insolvenza della vecchia Banca Etruria, stabilita dal Tribunale fallimentare aretino lo scorso mese, e toccano i vertici dell'istituto in carica in quel periodo. L'inchiesta è seguita da un pool di quattro magistrati, guidato dallo stesso procuratore capo Roberto Rossi, team dedicato esclusivamente all'ipotesi di bancarotta fraudolenta.

Il filone più consistente è proprio quello dei fidi, i prestiti elargiti "agli amici" su interessamento dei consiglieri di amministrazione e diventati crediti deteriorati: Bankitalia ha segnalato 198 posizioni per un totale di 185 milioni di euro e ha scoperto decine di fidejussioni inconsistenti. Fino a quando l'istituto è stato "in bonis", cioè con liquidità sufficiente a operare, la procura di Arezzo non ha considerato tali spese come malversazioni.

La dichiarazione di insolvenza, però, ha ribaltato tutto. Il Tribunale fallimentare ha rigettato ogni punto del ricorso presentato dai legali dell'ex presidente Rosi, a cominciare dalla questione di legittimità costituzionale del decreto salva-banche, definita "priva di rilevanza ai fini decisionali e completamente infondata". Lo stato finanziario in cui è stata consegnata la vecchia Banca Etruria al momento della messa in liquidazione, poi, non ha lasciato scampo.

La situazione della liquidità "era gravissima - si legge nella sentenza - scesa a soli 335 milioni di euro". Il patrimonio netto era integralmente eroso e in negativo di 1,1 milioni, mentre il deficit patrimoniale si era
assestato a 305,3 milioni di euro. "Il giudizio circa la capacità di superare lo stato di dissesto non può che essere negativo. Emblematico anche il debito di 283 milioni di euro nei confronti del Fondo di risoluzione intervenuto per capitalizzare la Nuova Banca Etruria".

banca etruria

Pier Luigi Boschi

© Riproduzione riservata
20 marzo 2016
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209 commenti

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18 ore fa
asterix14
nuovo codice penale, edito da Casaleggio e Associati: se il padre è oggetto di indagine, i figli si devono dimettere da incarichi pubblici.

n.b. si ripete 'indagato' non 'condannato'

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21 ore fa
roy00
che paese senza alcun futuro. Povero il mì babbo, se la prendono sempre con gli onesti.

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21 ore fa
cirpol

Ormai la Pubblica Opinione ingoia tutto, digerisce tutto, dopo aver avuto un sussulto di dignità con la stagione di "Mani Pulite" gli Italiani si sono totalmente assopiti e si vedono passare sotto gli occhi qualsiasi porcheria tra uno sbadiglio e l'altro.

La classe politica è assolutamente impresentabile, non per niente ho usato il termine "classe" in quanto la correttezza e la congruità di una minoranza di singoli, non toglie significato alla mia asserzione.

Once upon a time ( si quasi come in una favola), c'erano i Moro, I Berlinguer, Gli Almirante i La Malfa (padre si intende), gente tra loro anche totalmente diversa, ma tutti accomunati da una etica politica, essi non rappresentavano queste o quelle lobbies, ma le loro idee, giuste o sbagliate che fossero. Adesso abbiamo I Renzi, I Salvini, gli Alfano, I Berlusconi e, per non farci mancare niente.... anche i Grilli.

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3
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17 ore fa
berni54
Concordo al 100%

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22 ore fa
paroline
ma poverino!!! non era innocente???

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3
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21 ore fa
yourmom
innocente no! ma è una brava persona.....

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2
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22 ore fa
barbagiannibarba
repubblica rimpicciolisce sempre piu' la notizia......non fate cosi' italiani capiscono tutto.......notizione vanno ben evidenziate, non soffocate......

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22 ore fa
barbagiannibarba
altro che referendum istituzionale ....con sondaggio taroccato;.....facciano sondaggio su pensiero italiani sul babbo e vediamo cosa dicono italiani......

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1
22 ore fa
cirpol
il miglior sondaggio saranno le prossime elezioni amministrative.

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3
1
22 ore fa
volobasso
Avete messo l'articolo dopo le previsioni del tempo. Certo che è una faticaccia per voi di Repubblica dover attenuare tutti i giorni i guai del governo Renzi?

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8
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22 ore fa
takeda
Hai perfettamente ragione!!!! Repubblica il miglior "depenalizzante" per il governo renzi.............

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5
1
22 ore fa
cassis
come è stato possibile che le banche non prestassero un euro a piccole società bisognose di aiuto finanziario sapendo che pacchi di milioni di euro non sarebbero mai rientrati?Ci sono stati casi di suicidi! ma,si sa,non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.....

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4
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23 ore fa
grandeclaudiano
non c'è conflitto di interessi, quando si parla di banche la ministra esce a va da prada a comprarsi le scarpe col tacco 12

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7
1
23 ore fa
oscarda
Siete pronti per l'ennesima farsa all'italiana?

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Io invece proporrei custodia cautelare in carcere, per tutto il CDA 2013- 2014-2015. Sequestro immediato di tutti beni degli amministratori, loro, mogli, e figli. Quindi immobili, denaro contante, C/C, polizze vita,azioni, obbligazioni, aziende vinicole e quant'altro in attesa dello svolgimento dei processi e a garanzia e a tutela delle migliaia di danneggiati distribuiti in mezza Italia.

In Italia, questo che sarebbe giustizia, è pura Utopia.
 
provvedimento deliberato nel giugno 2014
Banca Etruria: il gip deciderà prima di Pasqua sulla maxi-liquidazione dell’ex dg Bronchi

di Redazione - lunedì, 21 marzo 2016 20:43 - Cronaca, Economia, Politica
Stampa Stampa

Banca EtruriaAREZZO – Potrebbe essere questione di giorni, molto probabilmente prima di Pasqua, la decisione del gip di Arezzo sulla sorte della maxiliquidazione da un milione e duecentomila euro concessa dall’ultimo cda di Banca Etruria all’ex dg Luca Bronchi. Il procuratore Roberto Rossi ne ha infatti chiesto il sequestro nell’ambito dello sviluppo delle inchieste sulla banca che ha portato a porre la lente
d’ingrandimento sugli ultimi due cda dell’istituto di credito.

Il provvedimento sulla liquidazione deliberato dall’ultimo cda di Banca Etruria il 30 giugno del 2014 dall’intero consiglio, ad eccezione del consigliere Giovanni Grazzini che si astenne, è all’origine della richiesta, da parte del procuratore Rossi di una serie di ulteriori accertamenti delegati ai nuclei tributari della Guardia di Finanza sull’ipotesi di bancarotta fraudolenta. Gli ultimi due cda della vecchia Banca Etruria sono stati guidati rispettivamente da Giuseppe Fornasari e da Lorenzo Rosi e l’inchiesta riguarderebbe complessivamente 22 persone, dal momento che 8 membri dei due cda sono coincidenti. I due presidenti peraltro sono già indagati nell’ambito degli altri
filoni d’inchiesta. Giuseppe Fornasari è a processo per ostacolo alla vigilanza ed ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini per
false fatturazioni mentre Lorenzo Rosi è indagato nell’ambito del filone di inchiesta relativo al conflitto di interessi.

L’ultima tranche di inchiesta è scaturita dalla dichiarazione di insolvenza da parte del tribunale fallimentare di Arezzo e
dalla trasmissione degli atti alla procura: in particolare gli accertamenti riguardano le consulenze da 17 milioni che
riguardano entrambi i cda, le sofferenze da tre miliardi con gli incagli, i prestiti agli imprenditori “vicini” ai membri dei
 
scandaloso, vergognoso, grottesco la buona uscita data al Dott. Cabiati per non avere fatto praticamente nulla, per avere accompagnato la banca al commissariamento, pagato da un CDA colluso e compiacente, in una una situazione in cui tutti gli amministratori sapevano che la banca stava precipitando. Sono da ERGASTOLO.
Dai Rossi!!!! ALTRA LIQUIDAZIONE DA SEQUESTRARE IMMEDIATAMENTE.

ipendi, fidi e consulenze
Tutte le accuse al cda di Etruria
I tre filoni dell’inchiesta in cui è indagato anche il padre del ministro Boschi
di Fiorenza Sarzanini
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Una richiesta formale al giudice per ottenere il sequestro della cifra concessa come indennizzo all’ex direttore generale Luca Bronchi. E così ottenere la certificazione che quell’accordo per l’esborso di un milione e duecentomila euro tra il consiglio di amministrazione e il manager era illegittimo.

I tre filoni

La Procura di Arezzo procede spedita nell’inchiesta sulla bancarotta di Banca Etruria che ha fatto finire nel registro degli indagati i quindici componenti del consiglio di amministrazione in carica prima del commissariamento deciso nel febbraio 2015, guidato dal presidente Lorenzo Rosi e dai suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme Maria Elena. Ed esamina le contestazioni contenute nella dichiarazione di insolvenza del tribunale e nella relazione degli ispettori di Bankitalia, concentrandosi su tre filoni: gli esborsi per gli altri «stipendi d’oro»; le consulenze elargite a pioggia, spesso inutilmente; i finanziamenti concessi a società che erano in conflitto di interessi con gli stessi amministratori. La convinzione è che queste operazioni siano state autorizzate nonostante fosse evidente che avrebbero portato l’istituto al fallimento vista la situazione patrimoniale già drammatica.

L’istanza al gip

Con la richiesta al gip i pubblici ministeri guidati dal procuratore Roberto Rossi cercheranno di bloccare i beni di Bronchi e lo accusa di concorso nel reati di bancarotta proprio con i membri del cda. Un’accusa analoga potrebbe scattare a questo punto per il responsabile Marketing Fabio Piccinini che aveva percepito una buonuscita da 125 mila euro. Ma non solo. Ci sono infatti altre due contestazioni degli ispettori. La prima riguarda «la partecipazione alle spese legali e processuali dell’ex presidente del cda Giuseppe Fornasari decisa dagli amministratori senza prevedere l’eventuale ripetizioni di dette spese in caso di soccombenza». Ma ancor più grave viene ritenuto quanto stabilito per «la definizione e remunerazioni del nuovo direttore generale Daniele Cabiati». Denuncia infatti Bankitalia: «Non sono state rispettate le policy aziendali. In particolare si è rilevato che la lettera inviata l’8 agosto 2014 al dottor Cabiati, a firma dell’allora presidente Lorenzo Rosi, introduce la possibilità di riconoscergli una retribuzione variabile da 300 mila euro contrariamente a quanto indicato nel documento sulle “politiche di remunerazione” approvato dall’assemblea dei soci del 4 maggio 2014. Si aggiunge che gli obiettivi aziendali a cui detta retribuzione è subordinata si sarebbero dovuti indicare in una successiva comunicazione che invece non è stata rinvenuta agli atti».

I «fidi» agli amici

Un filone dell’inchiesta, dove sono indagati Rosi e il consigliere Luciano Nataloni per non aver dichiarato il conflitto di interessi, contesta la concessione di finanziamenti a società che erano riconducibili agli stessi due amministratori e su questo sono già in corso da tempo le verifiche della Guardia di Finanza. Adesso dovranno essere svolti nuovi accertamenti sul ruolo di altri componenti del cda che hanno invece dichiarato espressamente il conflitto ma hanno ottenuto ugualmente i «fidi» per verificare la regolarità delle procedure e soprattutto l’esistenza di garanzie. Si tratta, come denunciano gli ispettori di Bankitalia, di «198 posizioni per un importo totale accordato al 30 settembre 2014, di circa 185 milioni di euro». Nella relazione si evidenzia che «non sono state osservate da parte di vari esponenti aziendali le prescrizioni in tema di conflitti di interesse» specificando come «la proposta di definire un perimetro dei potenziali interessi degli esponenti era stata rigettata dal cda perché — come riferito in una relazione della Compliance — avrebbe rischiato di “ingessare” l’attività dell’organo di supervisione strategica» del quale faceva parte lo stesso Boschi.
20 marzo 2016 (modifica il 21 marzo 2016 | 10:55)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
Banca Etruria, 15 indagati per bancarotta fraudolenta. Ci sarebbe anche papà Boschi

CRONACA
Lun, 21 Marzo 2016, 16:58

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I componenti dell'ultimo cda di Banca Etruria sarebbero formalmente indagati dalla procura di Arezzo con l'ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, tra di loro dunque anche Pierluigi Boschi, padre del ministro Maria Elena. Sotto la lente dell'accusa alcune maxi uscite che sembrerebbero macroscopiche se messe in relazione alla drammatica situazione in cui versava l'istituto prima del commissariamento: 1,2 milioni di liquidazione all'ex direttore generale Luca Bronchi e 15 milioni spesi in consulenze. Le spregiudicate operazioni vennero effettuate tutte malgrado l'evidente condizione di dissesto. Sulla somma liquidata a Bronchi ci sarebbe una richiesta di sequestro della Procura sul tavolo del Gip. Tutto l'ex cda votò a favore della liquidazione a Bronchi con l'eccezione di Grazzini che si era astenuto. L'ipotesi accusatoria è che dunque si siano volute garantire figure amiche con soldi che di fatto la banca non aveva più. Nello stesso filone vengono setacciate circa 200 operazioni in cui erano stati concessi prestiti e fidi ad aziende ormai disastrate per circa 180 milioni di euro. La notizia dell'indagine a carico di Boschi ha suscitato le prime reazioni di Lega Nord e Movimento 5 stelle che hanno chiesto le dimissioni della figlia annunciando una nuova mozione di sfiducia nei confronti del ministro. Gli indagati in tutto sarebbero 15 tra cui anche ex amministratori e componenti non solo dell'ultimo cda.
 
in pratica si dicevano tra loro, siccome stiamo precipitando cerchiamo di rubare e

mangiare il più possibile, tanto la banca ormai abbiamo deciso di portarla al fallimento.

Questo è il significato dei tre articoli precedenti, che piano piano i magistrati stanno

portando a galla.
 
Esattamente. Sintesi perfetta. Ora gli auguro la stessa fine di michele sindona
 
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