ghesbocio
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Ma neanche in Italia è così: anzi, essere da remoto (senza traffico in strada, pause nei corridoi, gente da rincorrere negli ascensori) aiuta ad avere routine quotidiane più regolari.
Poi esistono i truffatori (aziende che dichiarano la cig per fare pagare i dipendenti allo stato ma continuano a farli lavorare) o i maleducati (gente che ti chiama comunque alla fine della giornata).
I primi sembra che siano un'eccezione italiana rispetto al resto del mondo. In questo aiuta purtroppo un tessuto imprenditoriale frammentato, dove si tutelano troppo i piccoli (aka sono aziende che dovrebbero fallire ma rimangono in piedi aetificialmente).
I secondi sono invece un'eccezione anche in Italia ed è sufficiente, quando ci si ha a che fare, non dargli corda.
Sarò sfortunato io, ma conosco bene entrambe le categorie. Ieri sera a cena (prima volta da marzo), un caro amico mi ha raccontato della sorella messa in cig ma di fatto in smartworking con tutta l’azienda (e no, non sporgerò denuncia, non ho prove, e non mi sentirò per questo minimamente complice del truffatore), e un altro ha detto che al momento lavora saltuariamente e non sa neanche se sta consumando ferie o se è in cig (mi è sembrato strano ma non ho approfondito). 2 su 3 insomma. Io invece sono in smartworking da marzo e il mio dirigente è tenacemente e coriacemente uno di quelli convinti di lavorare solo lui, mentre il resto del mondo cerca di fregarlo; piazza praticamente ogni giorno una “call” alle 18 (ma qualche volta alle 19), e nessuno (a parte il sottoscritto) ha mai provato ad obiettare alcunché. È della generazione che la natura provvederebbe nel giro di poco a espellere dal mondo del lavoro, ma per effetto collaterale delle “riforme” di mrs fornero ce lo dovremo tenere almeno altri 7 anni.