Scritto da Masca
Non capisco. Al contrario di voi che state postando, non riesco a capire questo concetto. Ciò che sta dentro la scatola ci sta che io sia dentro essa o fuori, che a me interessi sapere o che non sappia neppure che ci sia una scatola.
Altrimenti tutto quello che non so, non esiste.
Potreste spiegarmi ancora?
Grazie, Masca
Masca, la meccanica quantistica non è una cosa semplice. La conosco, ma non so spiegartela. Posso però spiegarti l'esperimento del gatto.
La storia del gatto di Schrödinger, una teoria che poi diventerà il concetto base delle ipotesi quantistiche sulla realtà:
"A un elettrone è data la scelta di passare in una di due fenditure, che stanno all’ingresso di una scatola chiusa in cui si trova un gatto.
Dietro a una sola di queste due fenditure c’è un’ampolla contenente del veleno che, se l’elettrone dovesse sceglierla come punto di passaggio, causerebbe la sua rottura riversando il veleno nella scatola e determinando così la morte del gatto.
In questo esperimento la scelta dell’elettrone non può essere osservata, altrimenti l’osservatore, con la sua presenza, potrebbe, evidentemente, influenzare la scelta.
Durante l’esperimento il gatto - che non è possibile osservare fino a quando non si aprirà la scatola - è potenzialmente sia vivo che morto, ma solo l’osservazione diretta da parte dell’osservatore determinerà la risposta finale."
Questa premessa ci lascia quindi pensare che, in base alla scelta "autonoma" dell’elettrone, l’osservatore constaterà poi l’una o l’altra evenienza.
Tuttavia, la fisica quantistica ci stupisce affermando che è “la coscienza dell’osservatore che fa precipitare lo stato del gatto, a priori equi-probabile tra i due stati di vita e di morte, in una delle due opportunità.”
Ovvero, è lo stato d’animo dello sperimentatore, la sua convinzione e aspettativa anche inconscia, il fattore determinante la scelta, che credevamo autonoma, dell’elettrone.
C'è da specificare che, “per garantire l’oggettività l’esperimento deve essere indipendente dalle influenze dell’ambiente; quindi il laboratorio è isolato il più possibile dalle interazioni esterne. Malgrado queste precauzioni, l’oggettività non c’è, perché a progettare l’esperimento e a esaminarne i dati c’è sempre il soggetto, con i suoi limiti di osservabilità e gli schemi teorici simili a quelli di tutti gli altri soggetti. [...]
Il principio di indeterminazione di Heisenberg pone in evidenza la dipendenza reciproca tra soggetto osservatore e oggetto osservato.”