Scritto da Acqua
Dal labirinto del moto, al libirinto del tempo: quella di un giardino in cui ogni sentiero (evento) si dirama in un altro e questo in un altro ancora... senza che lo spettatore del primo evento riesca a trovarne lo sbocco definitivo e, soprattutto, a tornare indietro sino al momento in cui esso ebbe luogo.
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Il giardino dei sentieri che si biforcano è un’immagine incompleta, ma non falsa, dell’Universo quale lo concepiva Ts’ui Pen. A differenza di Newton e di Schopenhauer, il suo antenato non credeva in un tempo uniforme e assoluto. Credeva in infinite serie di tempo, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti, paralleli.
Questa trama di tempi che s'accostano, si biforcano, si tagliano o s'gnorano per secoli, comprende tutte le possibilità. Nella maggior parte di questi tempi noi non esistiamo; in alcuni esiste lei ed io no; in altri io, e non lei; in altri, entrambi.
In questo, che un caso favorevole mi concede, lei è venuto a casa mia; in un altro traversando il mio giardino, lei mi ha trovato cadavere; in un altro io dico le stesse parole, ma sono un errore, un fantasma.