Unicredit: solo news n. 4

Il riassunto:

Credit Suisse: chiede segnale supporto a banca centrale svizzera (FT)​

MILANO (MF-DJ)--Credit Suisse chiede alla banca centrale svizzera di rassicurare i mercati. Lo riporta il Financial Times aggiungendo che la banca elvetica si e' rivolta anche alla Finma, per dare una dimostrazione di sostegno a favore del gruppo e rassicurare i mercati dopo che le azioni del colosso sono arrivate a perdere anche il 30% del valore salvo poi ridurre parzialmente le perdite a -17%. Secondo il quotidiano finanziario nessuna delle due istituzioni ha ancora deciso di intervenire pubblicamente. A pesare sull'andamento dell'azione in Borsa e' stata anche l'intervista televisiva realizzata da Bloomberg ad Ammar Al Khudairy presidente della Saudi National Bank, principale azionista di Credit Suisse. Al Khudairy ha escluso potenziali nuovi investimenti nella banca svizzera, dichiarando di non aver intenzione di aumentare la quota nella banca svizzera oltre la soglia del 10% (la banca saudita controlla il 9,9% di Credit Suisse). "La risposta e' assolutamente no, per molte ragioni, a partire dal motivo piu' semplice, che e' di carattere normativo e statutario", ha spiegato Al Khudairy quando gli e' stato chiesto se l'istituto di credito fosse disponibile ad assistere il gruppo elvetico con un'iniezione di liquidita' aggiuntiva dopo l'aumento di capitale chiuso a dicembre 2022 per 4 miliardi di euro, qualora l'operazione si rendesse necessaria. Il piano per rilanciare la banca prevede fino a 9.000 tagli dei posti di lavoro e una riduzione delle spese fino al 15% per fare cassa. La realta' della Confederazione ha chiuso in rosso gli ultimi cinque trimestri e ha segnalato di aver registrato deflussi da record anche nel trimestre finale del 2022, in particolare nel ramo di gestione patrimoniale, che non fanno ben sperare sul 2023. Nell'ultimo anno, il suo titolo ha perso fino al 68% e la banca prevede, infatti, di chiudere anche il 2023 in perdita. cce MF-DJ NEWS

15/03/2023 17:08
 

Credit Suisse prende in prestito fino 50 miliardi di liquidità dalla Bns. Il piano di salvataggio dei bond. Analisti critici​

di Elena Dal Maso (MF)

Dopo una giornata tosta, in cui Credit Suisse ha perso oltre il 30% per poi chiudere con un ribasso del 24%, è intervenuta mercoledì sera 15 marzo la Banca nazionale svizzera (Bns) offrendo liquidità. L’offerta sui bond emessi scade il 22 marzo. Il gruppo aggiorna i mercati sul proprio portafoglio in titoli di Stato​

 
Notizie Teleborsa

CREDIT SUISSE IN RALLY DOPO SOSTEGNO BANCA CENTRALE SVIZZERA​

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(Teleborsa) - Le azioni di Credit Suisse hanno aperto in rialzo del 30% a Zurigo dopo che nella notte la banca svizzera ha affermato che eserciterà un'opzione per prendere in prestito dalla banca centrale fino a 50 miliardi di franchi svizzeri e si è offerta di riacquistare obbligazioni per 3 miliardi di franchi. Nella prima mezz'ora di contrattazioni, le azioni sono state sospese per volatilità, non scendendo comunque sotto un rialzo di almeno il 20% rispetto alla chiusura della seduta precedente.

"Queste misure dimostrano un'azione decisiva per rafforzare Credit Suisse mentre continuiamo la nostra trasformazione strategica per fornire valore ai nostri clienti e ad altri stakeholder", ha commentato il CEO Ulrich Koerner.

In precedenza, la Banca nazionale svizzera (BNS) e l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) si erano espresse sul caso. La FINMA aveva confermato che Credit Suisse "adempie le esigenze particolari in materia di capitale e liquidità per le banche di rilevanza sistemica" ed era stato comunicato che "in caso di emergenza la BNS metterà liquidità a disposizione della banca attiva a livello globale".

Le misure eccezionali sono arrivate dopo che le azioni della banca svizzera erano sono crollate fino al 31% mercoledì nel trading a Zurigo e le sue obbligazioni erano scese a livelli che segnalano una profonda tensione finanziaria. C'è però chi pensa che il prestito della BNS non sarà sufficiente a calmare completamente le acque: gli analisti di JPMorgan hanno affermato che "lo status quo non è più un'opzione", indicando come risultato più probabile un'acquisizione per il Credit Suisse.

Intanto, stamattina il CEO ha inviato un memo ai dipendenti per suggerire loro di concentrarsi sui fatti e che la banca continuerà a concentrarsi sulla sua trasformazione da una posizione di forza. "Una comunicazione efficace è fondamentale per garantire che i nostri clienti e le parti interessate esterne comprendano i punti di forza della banca, la nostra strategia e l'accelerazione dei progressi che stiamo facendo per creare il nuovo Credit Suisse", ha affermato nel messaggio, visionato da Bloomberg.

(TELEBORSA) 16-03-2023 09:40
 

UNICREDIT: DELUSI DA PROXY SU STIPENDIO ORCEL, REVISIONE PAGA 'OPPORTUNA'​

Con "no" assemblea remunerazione salirebbe ancora di piu' (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 17 mar - 'Siamo rimasti delusi' nel vedere che i proxy advisor hanno consigliato di votare contro la nuova politica di remunerazione di UniCredit, 'anche perche' e' evidente che alcuni elementi non sono stati presi pienamente in considerazione e alcuni dei punti usati per sostenere la posizione contraria non sono accurati'. E' quanto si legge in una lettera firmata da Jeffrey Alan Hedberg, presidente del comitato remunerazione di UniCredit, inviata ieri agli azionisti per 'presentare il punto di vista della banca' sul tema. Nei giorni scorsi sia Iss che Glass Lewis avevano raccomandato ai soci di bocciare il pacchetto proposto dal cda, che include tra le altre cose un aumento del 30% della retribuzione massima dall'a.d. Andrea Orcel. Secondo UniCredit, la revisione dello stipendio del banchiere 'e' opportuna non solo al fine di avere un sistema di incentivazione funzionante, ma anche considerando il superamento delle ambizioni originali del piano UniCredit Unlocked'. La banca ha infatti 'ottenuto un ritorno del capitale tangibile in aumento del 60% e un utile netto in crescita dell'85% rispetto alla media del periodo 2017-2019'.
La banca e' 'strutturalmente migliorata, come dimostrano la sequenza storica di otto trimestri consecutivi di crescita e l'eccezionale creazione di valore per azione, che hanno creato un track record notevole'. Hedberg sottolinea inoltre che l'aumento della retribuzione fissa di Orcel a 3,25 milioni da 2,5 'e' un atto del cda e non e' soggetta al voto assembleare' e che quindi 'un eventuale voto contrario non avra' impatti su questa decisione'. Gli azionisti dovrebbero quindi concentrarsi sugli altri elementi della proposta, tra cui la riduzione del compenso variabile in caso di "semplice" raggiungimento dei target, la curva di incentivazione piu' ripida e l'aumento al 100% della componente in azioni della paga variabile, che mirano a un 'allineamento a lungo termine' tra gli interessi dell'a.d. e quelli degli azionisti. Di conseguenza, se in assemblea vincesse il "no", la paga di Orcel aumenterebbe piu' di quanto previsto dalla nuova politica di remunerazione, in seguito alla crescita della voce fissa e alla conferma di quella variabile. La nuova proposta del board, chiosa Hedberg, e' invece 'meritocratica, dato che premia il successo con un chiaro allineamento agli azionisti, ma allo stesso tempo e' punitiva se la leadership non ottiene risultati'. 'Speriamo sinceramente che questa lettera chiarisca meglio i punti sollevati dai proxy advisor e vi dia maggiori informazioni per la vostra decisione di voto - conclude Hedberg -. Abbiamo ascoltato attentamente le preoccupazioni sollevate nell'assemblea del 2022 e crediamo di averle affrontate'.
Questa policy 'la cornice per sostenere l'esecuzione di un miglioramento significativo del piano UniCredit Unlocked, ci assicura di poter superare tempi difficili, trattenere personale chiave e rimanere sempre pienamente allineati a voi in qualita' di nostri azionisti'.
Ppa-
(RADIOCOR) 17-03-23 10:01:30
 

Banche centrali: azioni coordinate di Fed, Bce, Giappone, Svizzera e Uk per fornire liquidità dopo le crisi di Svb e Credit Suisse​

di Mauro Romano

Fed, Bce e gli altri istituti nazionali di Giappone, Svizzera, Gran Bretagna e Canada interverranno sul mercato e sentendosi quotidianamente. Saranno intensificate le cooperazioni di swap line, che consentono alle banche centrali non americane un maggiore accesso sul mercato ai dollari. Decisione in vigore fino alla fine di aprile​


Si rafforza il sistema di monitoraggio degli istituti di vigilanza dopo il fallimento della Silicon Valley Bank e il salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs e della Banca centrale svizzera: scendono in campo le banche centrali.
Fed, Bce e gli altri istituti nazionali di Giappone, Gran Bretagna e Canada interverranno sul mercato fornendo liquidità e sentendosi quotidianamente e non più settimanalmente. Le banche centrali occidentali hanno annunciato uno sforzo coordinato per migliorare l'accesso delle banche alla liquidità, sperando di calmare le preoccupazioni cheagitano il settore bancario globale.

L'iniziativa speciale sarà lanciata lunedi 20 dalla Fed e dalle banche centrali di Canada, Regno Unito, Giappone, Unione Europea e Svizzera. L'annuncio è arrivato poche ore dopo che la Svizzera ha mediato l'acquisizione da parte di UBS della sua travagliata rivale svizzera Credit Suisse grazie a una linea di credito della Banca Nazionale della Svizzera da 100 miliardi di franchi.

Il rafforzamento delle swap line in dollari

Le banche centrali intensificheranno le cosiddette operazioni di swap line, che consentono alle banche centrali non americane un maggiore accesso sul mercato ai dollari. «Per migliorare l'efficacia delle linee di swap nel fornire finanziamenti in dollari, le banche centrali che attualmente offrono operazioni in dollari hanno deciso di aumentare la frequenza delle operazioni con scadenza a 7 giorni da settimanale a giornaliera», hanno dichiarato le banche centrali in un comunicato congiunto. La decisione sarà in vigore fino alla fine di aprile.

«La rete di linee di swap tra queste banche centrali è un insieme di strumenti permanenti disponibili e funge da importante sostegno alla liquidità per alleviare le tensioni nei mercati globali dei finanziamenti, contribuendo così a mitigare gli effetti di tali tensioni sull'offerta di credito a famiglie e imprese», ha aggiunto il comunicato.

I mercati sono sotto schoc dopo il fallimento della Silicon Valley Bank e la chiusura della Signature Bank negli Usa e dal timore di una carenza di liquidità in seguito all'aumento dei tassi di interesse per combattere l'inflazione.

Nel 2020, la Fed ha fornito e successivamente esteso una linea di swap simile quando la pandemia di Covid-19 ha causato una crisi di liquidità a livello globale.

I commenti delle banche centrali all'operaziome Credit Suisse - UBS


«Accolgo con favore l'azione rapida e le decisioni prese dalle autorità svizzere. Sono necessarie per ripristinare condizioni di mercato ordinate e garantire la stabilità finanziaria». Ad affermarlo in una nota è la presidente della Bce, Christine Lagarde, commentando l'annuncio dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs.
«Accogliamo con favore gli annunci delle autorità svizzere oggi a sostegno della stabilità finanziaria. Le posizioni patrimoniali e di liquidità del sistema bancario statunitense sono solide e il sistema finanziario statunitense è resiliente. Siamo stati in stretto contatto con le nostre controparti internazionali per supportare la loro implementazione». Lo hanno dichiarato in una nota congiunta nella serata di domenica 19 il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, e il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell.
«Accogliamo con favore l'ampia serie di azioni decise oggi dalle autorità svizzere per sostenere la stabilità finanziaria. Ci siamo impegnati a stretto contatto con le controparti internazionali durante i preparativi per gli annunci di oggi e continueremo a sostenerne l'attuazione. Il sistema bancario britannico è ben capitalizzato e finanziato e rimane sano e salvo». Ad affermarlo è la Bank of England, la banca centrale britannica commentando la fusione tra Ubs e Credit Suisse.

Orario di pubblicazione: 19/03/2023 22:29
Ultimo aggiornamento: 19/03/2023 23:56
 
Credit Suisse, Giorgetti: ripercussioni insignificanti sul sistema bancario italiano
Giancarlo Giorgetti

Credit Suisse, Giorgetti: ripercussioni insignificanti sul sistema bancario italiano​

di Andrea Pira

Il ministro sorpreso dall’inversione dell’ordine di priorità di garanzia tra azionisti e obbligazionisti​


Il caso Credit Suisse avrà ripercussioni “insignificanti” sul sistema bancario italiano. Il ministero dell’Economia è tuttavia sorpreso dal cambio di ordine di gerarchia scelto della Svizzera.

“Per il sistema bancario italiano siamo tranquilli, le ripercussioni per il sistema bancario italiano ritengo che siano del tutto insignificanti. L'ordine di priorità di garanzia tra azionisti e obbligazionisti ha sorpreso, mi sembra che le autorità Ue abbiano appena ribadito l'ordine delle priorità, ha commentato il ministro, Giancarlo Giorgetti, a margine di un appuntamento di Intesa Sanpaolo in fondazione Cariplo, interpellato sul salvataggio dell’istituto elvetico acquistato da Ubs per 3 miliardi di franchi svizzeri dopo la profonda crisi delle scorse settimane.

A chi gli chiedeva se la Banca Nazionale Svizzera avrebbe potuto agire in maniera più tempestiva o comunque in modo diverso, ha aggiunto: "Non vado a sindacare quello che fanno gli altri".

Giorgetti: Bce faccia attenzione ai rialzi

Il titolare del Tesoro è invece intervenuto sulle scelte della Banca centrale europea. Il rialzo dei tassi, ha spiegato il titolare di Via XX settembre "va calibrato con molta attenzione, aumentare i tassi di interesse è utile per domare l'inflazione, ma può causare qualche problema alla stabilità finanziaria".

Orario di pubblicazione: 20/03/2023 12:43
Ultimo aggiornamento: 20/03/2023 13:19
 
Ubs-Credit Suisse, il nuovo colosso elvetico balzerà al primo posto tra le private bank straniere in Italia


Ubs-Credit Suisse, il nuovo colosso elvetico balzerà al primo posto tra le private bank straniere in Italia​

di Paola Valentini

Grazie all’acquisizione del Credit Suisse, Ubs rafforza anche la sua quota sul mercato italiano del private banking. Raggiunge, in base ai dati Magstat, il gradino più alto del podio con 52,68 miliardi di euro (20,6% del mercato degli operatori esteri e 4,5% mercato del private banking in Italia). La segue Bnp Paribas con 43,98 miliardi di euro e Allianz Bank con 33,15 miliardi​


L’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs per 3 miliardi di franchi svizzeri (3,24 miliardi di dollari) avrà impatti anche in Italia. Dove i due gruppi sono da sempre attori di primo piano nel private banking. Anzi sono, presi singolarmente, al terzo e quinto posto con asset di 27,1 miliardi di euro per Ubs Europe, guidata per il mercato tricolore da Paolo Federici, e 25,58 miliardi per Credit Suisse Italy, al cui timone c’è Gabriele D’Agosta (ex Ubs), su un totale delle masse gestite da operatori esteri di oltre 255 miliardi, in base all’Osservatorio Magstat 2022 sul private banking italiano.

Insieme quindi, sempre secondo i dati Magstat, Credit Suisse e Ubs, creano in Italia un polo da oltre 52,68 miliardi salendo al gradino più alto del podio tra le straniere (20,6% del mercato degli operatori esteri e 4,5% mercato del private banking in Italia), superando Bnp Paribas, che finora è stata prima con 43,98 miliardi e la seconda, Allianz Bank con 33,15 miliardi di masse che scende al terzo posto. Quarta resta Credit Agricole con 25,72 miliardi e diventa quinta Deutsche Bank con 20 miliardi, prendendo il posto del Credit Suisse. Questo considerando i tali dati sono a fine 2021 e che nel frattempo Credit Suisse potrebbe aver perso masse, ma, secondo voci di mercato, non in misura tale da far scendere dal primo posto il nuovo gigante elvetico in Italia. Poi bisogna anche capire se a livello di singoli Paesi il nuovo gruppo deciderà di cedere asset e divisioni o di riorganizzarsi. In ogni Ubs è la prima private bank per masse nel mondo anche senza Credit Suisse.

La copertura territoriale si integra

L’Osservatorio Magstat inoltre rileva che Credit Suisse conta su 67 private banker di cui 28 a provvigione, e 6.609 clienti, mentre Ubs ne ha 101 tutti dipendenti e i clienti sono quasi 11 mila per Ubs (10.908). Minori differenze invece ci sono sul fronte del numero di uffici sul territorio che sono 10 per Ubs e 8 per Credit Suisse: sono entrambe presenti a Milano, Roma, Brescia, Firenze, Padova, Modena. Mentre Ubs ha sedi anche a Torino, Bologna, Treviso e Napoli e Credit Suisse a Varese e Parma. Insieme quindi hanno una copertura territoriale che si integra bene. Invece per quanto riguarda il solo risparmio gestito in Italia in base alle statistiche di Assogestioni la divisione Asset Management di Credit Suisse gestiva masse per 11,5 miliardi mentre il patrimonio di Ubs Am era di 17,1 miliardi.

L’identikit del settore

Ma quale peso hanno gli operatori stranieri in Italia? Secondo la fotografia scattata da Magstat a fine 2021, le private bank estere sul mercato italiano sono 32 (erano 30 a fine 2020). Le masse di 255,6 miliardi rappresentano il 21,8% del mercato servito family office escluso (il 19,8% del mercato servito comprensivo del family office) e dispongono di 3.339 private banker distribuiti in 342 filiali/uffici dedicati che seguono 305.362 clienti. Alcuni sono presenti con più strutture/divisioni come Bnp Paribas e Credit Agricole. Nel 2021 sono tornati ad operare in Italia: Société Générale, Barclays Private Bank e Zurich Italia che ha rilevato la rete di consulenti finanziari Deutsche Bank Financial Advisors. E proprio la Svizzera rappresenta il gruppo più nutrito di private bank estere in Italia: sono 16. E le prime sono state proprio Credit Suisse e Ubs, presenti rispettivamente dal 1991 e dal 1996. A queste si sono aggiunte negli anni, tra le altre, Pictet, Edmond de Rothschild, Lombard Odier, Julius Baer e Vontobel.

Orario di pubblicazione: 20/03/2023 09:58
Ultimo aggiornamento: 20/03/2023 11:01
 
Bini Smaghi: banche europee solide. Lagarde (Bce) parlerà alle 15:00


Bini Smaghi: banche europee solide. Lagarde (Bce) parlerà alle 15:00​

di Francesca Gerosa

Per il numero uno di Societe Generale il deal Ubs-Credit Suisse è un caso non replicabile secondo le leggi europee, ovvero quello di colpire prima gli obbligazionisti e poi gli azionisti. Già la scorsa settimana la presidente della Bce aveva garantito che il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di solide posizioni di capitale e liquidità. Il rendimento del Bund 10 anni tocca il minimo da metà dicembre​


Di fronte alla crisi bancaria (Credit Suisse -60,3% alla Borsa di Zurigo dopo il salvataggio da parte di Ubs) e alle azioni coordinate di Fed, Bce, Giappone, Svizzera e Uk per fornire liquidità al sistema c’è molta attesa per il discorso che la presidente della Bce, Christine Lagarde, terrà alle 15:00 al parlamento europeo.

Bini Smaghi: deal Ubs-Credit Suisse non replicabile secondo le leggi europee


Lorenzo Bini Smaghi, membro del board Bce fino al novembre 2011 e oggi presidente di Societe Generale, a Class Cnbc, all'indomani dell'acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, ha garantito che «i depositi europei sono assicurati. Il sistema bancario europeo è solido. C'è dietro una rete di sicurezza delle banche centrali europee a livello globale e non vedo problemi di solidità per il sistema bancario europeo». Il deal per il salvataggio di Credit Suisse con l’azzeramento integrale del valore nominale di tutte le sue obbligazioni AT1, per un importo di 16 miliardi di franchi «è un caso molto specifico in Svizzera e non credo sia replicabile secondo le leggi europee, quello di colpire prima gli obbligazionisti e successivamente gli azionisti», ha aggiunto.

Lagarde ha già assicurato che le banche europee hanno solide posizioni di capitale e liquidità


La scorsa settimana, come atteso, la Bce ha alzato i tre tassi di interesse di 50 punti base, al fine di assicurare un veloce ritorno dell’inflazione al 2%, non ha voluto confermare il proprio approccio flessibile, dichiarando che le future decisioni di politica monetaria saranno in funzione della valutazione delle prospettive di inflazione desunte dai dati che via via saranno resi noti, e non ha mancato di fare accenno all’attuale crisi bancaria, dicendo di stare attentamente monitorando le tensioni in atto sui mercati. Nel confermare che al momento non esiste una crisi di liquidità in Europa, ha inoltre ricordato che il settore bancario dell’area dell’euro è dotato di una buona capacità di tenuta con solide posizioni di capitale e liquidità. Tuttavia, qualora la crisi dovesse aggravarsi e interessare l’Eurozona, la Bce dispone di tutti gli strumenti necessari per fornire liquidità a sostegno del sistema finanziario al fine di preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria.

Il rendimento del Bund tocca il minimo da metà dicembre


Nel frattempo, i rendimenti dei titoli di Stato dell'Eurozona sono in calo. Quello del Bund ha toccato il minimo da metà dicembre, con il decennale, in calo al 2,02%, dopo essersi spinto fino all’1,95%. Il tasso a 10 anni del Btp mostra un calo decisamente meno marcato al 3,97% dal 4,055% della chiusura di venerdì, mentre lo spread con la Germania, dopo essersi allargato fino a 202 punti base, ora cala a 195. Al contempo, il rendimento del Treasury Usa 10 anni flette al 3,35% con i futures sui Fed Funds che prezzato al 70% la possibilità che il Fomc in agenda domani e dopo opti per mantenere i tassi invariati.

Orario di pubblicazione: 20/03/2023 11:03
Ultimo aggiornamento: 20/03/2023 12:23
 

BANCHE: ENRIA, SISTEMA HA TENUTO, MA LO CHOC MACROECONOMICO NON E' FINITO​

Con alta inflazione e altre strette sfida piu' difficile (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Bruxelles, 21 mar - 'Nel complesso, finora, il settore bancario ha dato prova di una grande capacita' di tenuta allo choc macroeconomico indotto dalla guerra, persino piu' di quanto da noi stessi atteso sulla base dell'analisi di vulnerabilita' pubblicata a maggio 2022'. Il responsabile della vigilanza bancaria Bce Andrea Enria conferma le valutazioni della banca centrale sulla situazione nell'area euro nel rapporto appena pubblicato sull'attivita' 2022. Verso la fine del 2022 le prospettive macroeconomiche hanno ricominciato a migliorare, sottolinea Enria, 'ma cio' non significa che lo choc macroeconomico sia terminato. Se le spinte inflazionistiche dovessero persistere, il necessario processo di serrata normalizzazione della politica monetaria potrebbe a sua volta incidere sui portafogli e sulle linee di business di specifiche banche, comportando molteplici sfide e generando potenzialmente vincitori e vinti'. Enria alle 14,30 si confrontera' con gli europarlamentari nel corso di un'audizione presso la commissione Problemi economici e monetari: audizione attesa dato il crollo della Svb in California e il caso Credit Suisse.

Enria ha sintetizzato la situazione del sistema bancario: alla fine del terzo trimestre del 2022 il coefficiente aggregato di capitale primario di classe 1 (Common Equity Tier 1, Cet1) si attestava al 14,7 per cento, appena al di sotto del livello osservato alla fine del 2019. La qualita' degli attivi ha continuato a migliorare: alla fine di settembre 2022 il volume delle esposizioni deteriorate detenute dagli enti significativi e' sceso a 349 miliardi di euro, segnando il livello piu' basso mai registrato dalla prima pubblicazione dei dati di vigilanza sulle banche significative nel 2015.

Anche la redditivita' e' stata la piu' elevata in termini storici: nel terzo trimestre del 2022 il rendimento medio del capitale delle banche ha raggiunto il 7,6 per cento.

Sulla scorta di questi risultati positivi, per il 2023 le banche hanno previsto di distribuire dividendi in linea con quanto gia' fatto nel 2022 quando, con la revoca delle restrizioni legate alla pandemia, sono ripresi la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni proprie.

Dice Enria: 'Non abbiamo sollevato obiezioni rispetto ad alcun piano formulato da singole banche, intrattenendo tuttavia un dialogo di vigilanza bilaterale con tutti gli enti nell'ambito della nostra ordinaria valutazione delle loro evoluzioni patrimoniali'.

Per quanto riguarda le sfide future, Enria dice che innanzitutto ci sono delle sfide di tipo congiunturale: 'In assenza di una soluzione alla crisi energetica, il rischio di credito potrebbe aumentare in quei portafogli di prestiti alle imprese la cui attivita' economica e' maggiormente dipendente dall'energia. Piu' in generale, il rallentamento segnato dalla nostra economia verso la fine dello scorso anno e' stato accompagnato da una recrudescenza dei fallimenti delle imprese e cio' impone un atteggiamento piu' vigile riguardo alla qualita' degli attivi'.

Da un lato 'la serrata normalizzazione della politica monetaria e, in particolare, i crescenti tassi di interesse sono stati una determinante significativa della ripresa della redditivita''. Dall'altro lato, cio' 'potrebbe anche determinare un deterioramento della qualita' degli attivi, con debitori in difficolta' nel rimborsare i finanziamenti, in categorie di portafogli di prestiti particolarmente sensibili ai tassi di interesse'. Il cambiamento nel contesto dei tassi di interesse, inoltre, 'potrebbe causare aggiustamenti disordinati in alcuni segmenti del mercato finanziario e tra gli intermediari finanziari non bancari, accrescendo il rischio di controparte per le banche che hanno concentrato le proprie esposizioni nei confronti di questi specifici mercati e operatori'.

Andando oltre la fase congiunturale, 'la normalizzazione dei tassi di interesse e la stretta quantitativa potrebbero costringere alcune banche a rivedere le rispettive strategie di pro

Quanto alle criticita' del settore bancario, Enria indica che 'le carenze nel controllo dei rischi continuano a incidere sui punteggi relativi al rischio di credito e una serie di rilievi ha riguardato l'efficacia degli organi sociali e delle funzioni di gestione dei rischi, conformita' e revisione interna: le nostre preoccupazioni per il controllo dei rischi e la governance delle banche sono esacerbate dall'incertezza che caratterizza il contesto esterno, in quanto gli indicatori retrospettivi dei livelli di rischio potrebbero fornire un quadro inesatto nella formulazione di previsioni concernenti le tendenze e i rischi futuri'.

Considerando andamenti piu' negativi dell'economia, Enria indica che 'per specifici portafogli e linee di business, i costi associati al deterioramento della qualita' degli attivi potrebbero superare i benefici in termini di reddito apportati dall'aumento dei tassi di interesse, soprattutto se la crescita economica dovesse rallentare. I debitori potrebbero avere difficolta' a ripagare le somme dovute nell'ambito di portafogli tradizionalmente molto sensibili al costo del credito. Il credito al consumo, il credito immobiliare e le attivita' caratterizzate da un elevato grado di leva finanziaria (leveraged finance) sono rilevanti esempi di ambiti sui quali le autorita' di vigilanza concentrano la propria attenzione'.

Quanto ai mercati finanziari, indica Enria nell''intervista' pubblicata nel rapporto Bce, 'potrebbero divenire turbolenti durante il processo di adeguamento dei tassi di interesse. Il prolungato periodo di bassi tassi di interesse ha favorito un aumento senza precedenti dei livelli di debito e alcuni soggetti poco o per nulla regolamentati hanno assunto posizioni con un elevato livello di leva finanziaria, spesso molto concentrate, che potrebbero rapidamente sgretolarsi se le prospettive economiche o il contesto dei tassi di interesse variassero in modo inatteso'. Il fallimento di Archegos nel 2021 e le turbolenze legate agli investimenti determinati dalle passivita' nel Regno Unito nel 2022 dimostrano come, in assenza di interventi regolamentari, questi episodi possano facilmente propagarsi al settore bancario, insiste Enria.

La progressivita' nell'aumento dei tassi di interesse e nella stretta quantitativa 'impone alle banche di porre maggiore attenzione ai rischi di liquidita' e di provvista. Se le banche non adatteranno rapidamente le loro capacita' di gestione dei rischi e di indirizzo strategico, un piu' difficoltoso contesto di provvista potrebbe mettere in discussione strategie di gestione di attivi e passivi troppo semplicistiche e chiaramente obsolete, come le pratiche di 'carry trade' adottate da alcuni enti per sfruttare il sostegno straordinario offerto dalla politica monetaria. C'e' il rischio che le banche possano essere colte di sorpresa'.

Il responsabile della vigilanza Bce ritiene che nell'ambito del controllo dei rischi e nell'ambito della 'governance' interna delle banche 'non si sono osservati progressi sufficienti' perche' 'si sono continuate a riscontrare carenze nell'aggregazione e nella segnalazione dei dati per via della scarsa efficacia della governance dei dati e delle procedure di gestione della qualita' dei dati stessi, della frammentazione delle infrastrutture informatiche e della ridotta portata e lungimiranza degli interventi attuati dalle banche per porvi rimedio. Cio' rende difficoltoso, per gli organi sociali, accedere alle informazioni necessarie a gestire i rischi o a orientare la strategia all'interno dell'organizzazione'.

In secondo luogo, diversde banche 'devono ancora migliorare ulteriormente le loro funzioni di controllo interno, soprattutto per far fronte alla carenza di personale, alla bassa considerazione accordata a tali funzioni e a lacune nei processi, ad esempio in relazione ai programmi di verifica della conformita' e alla definizione della propensione al rischio delle banche'.

Le indagini Bce condotte nel 2022 hanno riguardato le prassi di gestione del rischio adottate dalle banche in relazione ad aree collegate alla crisi pandemica e alla normalizzazione dei tassi di interesse, in particolare i prestiti nel settore degli immobili commerciali e residenziali, i rischi di tasso di interesse e di differenziale creditizio sul portafoglio bancario e il rischio di controparte. Adesso 'per agevolare progressi concreti dove e' piu' necessario, siamo determinati a sfruttare appieno tutti gli strumenti e i poteri di vigilanza a noi attribuiti dalla legislazione europea e degli Stati nazionali'. E 'nei casi in cui le misure qualitative non siano state in grado di garantire che le banche rimediassero in maniera tempestiva alle carenze identificate, potremmo imporre requisiti patrimoniali mirati di secondo pilastro, misure di 'enforcement' o sanzioni per assicurare che siano compiuti i dovuti passi in avanti'. Per rendere ancora piu' efficace l'azione di vigilanza, laddove i progressi delle banche siano troppo lenti e i relativi risultati costantemente insoddisfacenti, la Bce valutera' nuovamente il modo in cui incrementare l'intensita' delle misure di vigilanza da applicare in un arco temporale chiaramente definito.

Aps
(RADIOCOR) 21-03-23 14:09:32
 

EQUITA: BANCHE ITALIANE SONO SOLIDE, LIQUIDE E BEN CAPITALIZZATE. UNICREDIT TITOLO "PREFERITO"​

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(Teleborsa) - Le banche italiane sono ben "attrezzate" per far fronte ad un peggioramento dello scenario macroeconomico, grazie a robuste riserve di capitale e liquidità, mentre il tasso dynamic garantirà un livello di redditività più elevato rispetto al passato.

Lo affermano gli esperti di Equita in un aggiornamento sul settore bancario dopo i recenti eventi che hanno coinvolto il comparto. A seguito del recente sell-off, "ribadiamo la nostra preferenza per Unicredit nel panel delle banche commerciali, e FinecoBank e Banca Mediolanum nel risparmio gestito.
Ecco le principali evidenze: - il settore ha migliorato significativamente l'efficienza nel corso degli ultimi anni, garantendo maggiore flessibilità nella gestione operativa. Il settore si caratterizza per elevati livelli di capitale (buffer medio su SREP > 500bps), liquidità (LCR e NSFR > 100%) e un'asset quality significativamente migliorata (NPE Ratio medio < 4%) che a nostro avviso rendono le banche ben equipaggiate per fronteggiare un deterioramento dello scenario macro; - la dinamica dei tassi continuerà a fornire un forte boost all'NII e supporterà un livello di profittabilità strutturalmente superiore rispetto alla fase di tassi negativi. Con uno spread commerciale che a gennaio ha raggiunto i 280 bps (livello più alto da dicembre 2008) e un deposit beta su livelli ancora contenuti, riteniamo ragionevole che il ROTE medio converga al 10%.

Nonostante questi elementi di supporto e le garanzie sulla liquidità fornite dalle banche centrali per fronteggiare eventuali nuove fasi di stress Equita continua ad essere neutrale sui finanziari adeguato per il momento, considerando: - le recenti tensioni sui mercati e i conseguenti timori di contagio su nuovi soggetti; - le ultime indicazioni macro che suggeriscono il rischio di un rallentamento economico maggiore di quanto atteso, con possibili ripercussioni negative sugli spread.

Questi elementi suggeriscono un incremento del cost of equity sul settore, almeno nel breve termine.

Tra le banche commerciali, il titolo preferito da Equita rimane Unicredit per il miglioramento della performance operativa, la forte posizione patrimoniale e una remunerazione attraente a valutazioni interessanti (P/TE < 0,5x).

Nel settore del risparmio gestito Equita conferma buy per Banca Mediolanum e Finecobank, con il recente sell-off ingiustificato, sostiene la Sim milanese.

(TELEBORSA) 22-03-2023 11:24
 

CREDIT SUISSE: crisi bond AT1 contagia banca tedesca che finanzia infrastrutture (Milanofinanza.it)​

(di Elena Dal Maso - Milanofinanza.it) MILANO (MF-DJ)--La scelta della Svizzera, una decisione congiunta di governo, Banca centrale e regolatore, la Finma, di bruciare 16 miliardi di bond At 1 di Credit Suisse nell'ambito della fusione con Ubs, sta mettendo sotto stress il settore del debito subordinato in Europa. Infatti una banca tedesca che finanzia progetti immobiliari e di infrastrutture, ha comunicato giovedi' 23 marzo al mercato che non intende esercitare la call, il richiamo previsto nel prospetto di emissione dei subordinati, per 300 milioni di euro. Un fatto raro nel mondo finanziario, perche' rompe il rapporto di fiducia fra emittenti e investitori e costringe poi al pagamento di interessi decisamente piu' alti. La decisione di Deutsche Pfandbriefbank sul bond in questione (PNC 4/2023, ISIN XS1808862657) e' stata assunta dopo una "valutazione attenta di vari fattori, incluse le condizioni di mercato e i costi economici". Il bond, emesso da Deutsche Pfandbriefbank con una cedola del 5,75%, ora viene resettato a nuovi valori, attorno all'8,42%, ovvero alla curva midswap a 5 anni in euro cui sommare il 5,383% (a partire dal 28 aprile 2023). La curva swap a 5 anni e' attorno al 3,04%. La prossima call e' attesa in aprile 2028. Il mercato degli At1, strumenti nati dopo la crisi finanziaria del 2008 per rendere piu' solide le banche europee, e' un mercato ristretto e non regolamentato che fino ad ora ha funzionato bene. Ma dopo la decisione di azzerare i bond At1 di Credit Suisse che valgono 16 miliardi, i valori delle emissioni oggi quotate hanno ricevuto notevoli scossoni, in parte rientrati sul fronte dei prezzi. Il problema restano gli scambi, ha spiegato un desk operativo a milanofinanza.it. molto sottili dopo la decisione inattesa della Svizzera. Le banche, anche in Italia, aspettano tempi migliori per collocare At 1 senza correre il rischio di pagare premi troppo alti o addirittura di non trovare investitori di qualita'. Come spiega una nota di Invesco, nell'ambito degli Accordi di Basilea III del 2009, le autorita' di regolamentazione hanno preso provvedimenti forti per ridurre la probabilita' che in futuro siano necessarie nazionalizzazioni di banche. Tra questi, quello di richiedere alle banche di aumentare il rapporto tra il capitale Tier 1 e gli asset ponderati per il rischio a un livello minimo di cui una parte in una nuova classe di titoli denominata Capitale aggiuntivo di Classe 1 (obbligazioni AT1). Le obbligazioni AT1 sono strumenti di debito caratterizzati da un trigger (evento) che ne determina la perdita automatica di valore nel caso in cui uno dei fattori chiave della solidita' finanziaria dell'emittente scenda al di sotto di un livello prestabilito. Sono state progettate come meccanismo di assorbimento delle perdite. Nel caso in cui la banca si trovasse ad affrontare una situazione di mancanza di capitale, entrano in gioco le obbligazioni, la cui svalutazione rafforza la posizione finanziaria della banca riducendone le passivita'. Il problema con Credit Suisse e' che il governo ha cancellato i bond At1 preservando le azioni, mentre nella gerarchia dell'Eurozona prima viene annullato l'equity, poi i bond a partire dagli At1. La prima obbligazione AT1 e' stata emessa dalla banca spagnola BBVA nell'aprile del 2013. red/cce MF-DJ NEWS

23/03/2023 15:55
 
Borse oggi in diretta | Indici europei in calo in attesa del Consiglio Europeo, spread stabile a 186 - MilanoFinanza News


Stralcio:

A Milano soffrono ancora le banche e i titoli del risparmio gestito



Il listino milanese delle blue chip è tutto vestito di rosso con le banche e i titoli del risparmio gestito più venditi di altri. Unicredit perde il 2,66% a 16,46 euro. Come riportato da Mf-Milano Finanza, gli azionisti di Unicredit vanno alla conta sul compenso del ceo, Andrea Orcel. Piazza Gae Aulenti ha incontrato i principali azionisti in vista dell’assemblea del 31 marzo. Dopo le bocciature dei proxy le proiezioni danno in bilico il voto sulla remunerazione del ceo, ma l’obiettivo è portarsi tra il 50% e il 60%. Invece, Unipol ha confermato di aver chiuso il 2022 con un utile netto consolidato di 866 milioni di euro. Proporrà all'assemblea la distribuzione di un dividendo di 37 centesimi, in crescita del 23,3% rispetto all'anno precedente. Da monitorare anche gli altri titoli assicurativi visto che l’Ivass starebbe valutando la possibilità di prolungare il periodo di congelamento delle polizze di Eurovita. Il 23 marzo ha reso noti i conti 2022 Iren che, nell'aggiornamento del piano 2023-2030, ha aggiunto altri 200 milioni agli investimenti previsti raggiungendo quota 10,5 miliardi per accelerare la transizione energetica e la crescita organica. Invece, il Capital Market Day per la presentazione del piano strategico per il triennio 2023-2026 di Mediobanca si terrà il 24 maggio.
 
Qualche dettaglio...


Unicredit: scontro sui compensi (MF)​

ROMA (MF-DJ)--Gli azionisti di Unicredit vanno alla conta in vista dell'assemblea che venerdi' 31 marzo votera' il bilancio e, soprattutto, la remunerazione del vertice. Sul tappeto ci sara' il nuovo stipendio del ceo Andrea Orcel che il cda vuole alzare fino a 9,75 miliardi al superamento di alcuni obiettivi. La banca, scrive MF-Milano Finanza, sta completando gli incontri con i grandi soci nel corso del processo di engagement, cioe' il dialogo sulle tematiche relative al bilancio, alla governance e alla sostenibilita'. I meeting (che si concluderanno questa settimana) hanno riguardato alcuni dei maggiori investitori globali come BlackRock, Fidelity, Norges Bank, Vanguard e Capital Research. Se gli azionisti hanno chiesto chiarimenti su molti aspetti che verranno discussi in assemblea, per ora le carte sulle intenzioni di voto restano coperte. Per conoscere i primi dati la banca e i suoi advisor dovranno attendere lunedi'. Il punto piu' delicato dell'ordine del giorno sara' quello relativo alla relazione sulla remunerazione e, in particolare, al compenso del ceo. Nelle scorse settimane i proxy advisor Iss e Glass Lewis hanno consigliato agli investitori istituzionali di votare contro alla luce di alcuni specifici addebiti formali. L'aumento del 30% dello stipendio dell'ad e il meccanismo scelto per convertire i premi in azioni "potrebbero risultare in un aumento eccessivo della remunerazione", spiega Iss nelle sue motivazioni. Unicredit ha provato a rispondere alla bocciatura dei proxy: "Siamo rimasti delusi nel vedere che i proxy advisor hanno consigliato di votare contro", ha scritto in una lettera il presidente del comitato di remunerazione, Jeffrey Alan Hedberg, secondo il quale il nuovo sistema proposto sarebbe invece piu' meritocratico. Il clima rimane teso. Se e' ancora presto per fare previsioni attendibili, le prime proiezioni parlano di un livello di consensi che potrebbe posizionarsi tra il 50 e il 60% delle preferenze. Alcuni azionisti si sono peraltro gia' espressi a favore. Il piano di remunerazione proposto dalla banca per Orcel "e' in linea con gli azionisti", ha dichiarato in un'intervista a Bloomberg Edoardo Mercadante, fondatore del fondo Parvus che detiene il 5,2%. Sulla stessa lunghezza d'onda si e' espresso Oliver B te, ceo di Allianz (storico socio di Unicredit al 3,34%): "come azionisti siamo assolutamente favorevoli al cambiamento dell'incentivo del ceo". Voto positivo esprimera' Fondazione Cariverona (1,6%) e, si mormora, anche la famiglia Del Vecchio (1,9%). Bastera' per far passare la delibera? alu fine MF-DJ NEWS

24/03/2023 08:45
 
È di nuovo panic selling, ora è Deutsche Bank sotto attacco


È di nuovo panic selling, ora è Deutsche Bank sotto attacco​

di Francesca Gerosa

Volano i credit default swap di Deutsche Bank, complice l’annuncio del riscatto in anticipo di titoli Tier 2 subordinati da 1,5 mld di dollari a tasso fisso con scadenza al 2028. Nagel (Bundesbank) non commenta il caso DB, ma dice di non essere sorpreso. Pesano sul comparto anche le due banche tedesche che hanno rinunciato al rimborso delle loro obbligazioni AT1. Gli stessi bond che Credit Suisse ha dovuto svalutare nell'ambito del matrimonio riparatore con Ubs​


È di nuovo panic selling sulle banche europee. Sono sotto una pioggia di vendite (-2,2% lo Stoxx settoriale europeo), ma Deutsche Bank affonda di più alla Borsa di Francoforte (-13,78% a 8,04 euro), trascinandosi dietro la rivale Commerzbank(-8,3%), dopo che già alla vigilia aveva perso il 3% circa del suo valore, mentre balzano i credit default swap (strumento di copertura contro il rischio di insolvenza) legati all’istituto tedesco: a 189,7 punti base dai 142 di ieri, 23 marzo. Secondo Refinitiv si tratta del maggior aumento giornaliero dei Cds di Deutsche Bank mai registrato.

Deutsche Bank riscatterà 1,5 miliardi di dollari di titoli Tier 2, volano i rendimenti di alcuni bond della banca


Deutsche Bank ha annunciato questa mattina che riscatterà in anticipo i titoli Tier 2 subordinati da 1,5 miliardi di dollari a tasso fisso con scadenza al 2028. In particolare, saranno riscattati il 24 maggio insieme agli interessi maturati fino alla data di rimborso, ha precisato l'istituto di credito tedesco, assicurando di aver ricevuto tutte le autorizzazioni normative necessarie per l'operazione. Di riflesso vanno al tappeto anche alcune obbligazioni di Deutsche Bank. Gli Additional Tier-1 7,5% denominati in dollari vedono il rendimento balzare al 22,87%. Mentre il bond tasso fisso senior novembre 2027 in euro rende il 4,5% lordo annuo dal 4,25% del 17 marzo, ma i bond senior sono saliti poco anche perché in questa settimana i rendimenti di mercato (governativi) sono scesi parecchio e hanno bilanciato l'aumento del rischio di credito.

Nagel (Bundesbank) non commenta il caso DB, ma dice di non essere sorpreso


L'attuale volatilità sui mercati finanziari non sorprende il numero uno di Bundesbank, Joachim Nagel, che crede servirà tempo perché le acque si calminodopo le recenti turbolenze del settore bancario innescate dal fallimento delle californiane Silicon Valley Bank e Signature Bank. «Non sono così sorpreso che i mercati siano un po' più volatili rispetto a prima di questi eventi», ha detto Nagel che, però, non ha voluto commentare il flop in Borsa di Deutsche Bank, si è limitato a dire che «Nelle settimane successive a questi eventi, la strada è spesso accidentata».

Altre banche nella bufera


A pesare sul sentiment generale del comparto bancario europeo anche l'annuncio di due banche tedesche – Deutsche Pfandbriefbank e Aareal Bank - che rinunciano al rimborso delle loro obbligazioni AT1. Gli stessi bond che Credit Suisse ha dovuto svalutare per 17 miliardi di dollari nell'ambito del matrimonio riparatore con Ubs. Senza dimenticare la notizia che Credit Suisse (-8% a Zurigo) e Ubs (-7,63%) sarebbero sotto esame nell'ambito di un'indagine del Dipartimento di Giustizia Usa per verificare se abbiano aiutato gli oligarchi russi a eludere le sanzioni europee.

Gli investitori vendono gli anelli deboli


A detta di Jon Jonsson, gestore di portafogli di credito presso Neuberger Berman, gli investitori stanno rivedendo le loro posizioni, scaricando «gli anelli deboli. La gente vuole evitare tutto ciò che potrebbe essere oggetto di attenzione». In ogni caso il gestore non crede ci sia motivo di preoccuparsi al momento per Deutsche Bank, ma avverte: «le cose si stanno muovendo molto rapidamente in questi giorni. È certamente una banca che ha lottato a lungo con la redditività».

Orario di pubblicazione: 24/03/2023 11:50
Ultimo aggiornamento: 24/03/2023 13:00
 

BANCHE: AT1 ANCORA NEL MIRINO, IN ITALIA MERCATO DA 17 MILIARDI - FOCUS -​

A inizio giugno finestra di rimborso su titoli Unicredit (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 24 mar - At1 (additional Tier 1) ancora sotto osservazione, dopo l'annuncio a sorpresa che le autorita' elvetiche hanno deciso di azzerare i titoli emessi da Credit Suisse, per un valore di circa 16 miliardi di franchi svizzeri. Un altro colpo di scena e' arrivato in Germania, dove ieri la banca Deutsche Pfandbriefbank ha annunciato che non esercitera' l'opzione 'call' prevista ad aprile su un bond 'Additional Tier 1' da 300 milioni. Stessa strada sara' quella percorsa da Aareal Bank. Gli annunci, sebbene fatti nel rispetto delle regole, hanno ovviamente di nuovo creato preoccupazione e gli investitori hanno iniziato ad andare a caccia di At1 prossimi alla scadenza: nella lista compaiono anche quelli di Unicredit, richiamabili il prossimo giugno.

Va chiarito che i bond AT1 non hanno formalmente una scadenza, tuttavia gli emittenti indicano delle finestre durante le quali i sottoscrittori hanno la possibilita' di essere rimborsati alla pari. In genere tali opzioni sono sempre state rispettate, anche se nel febbraio del 2019 accadde che il Santander decise di non rimborsare un'obbligazione subordinata alla prima data possibile, per via delle avverse condizioni di mercato. Insomma non rimborsare gli At1 alle scadenze indicate e' lecito, anche se e' considerato una mossa "sgarbata" nei confronti degli investitori, che in cambio di solito traggono tuttavia beneficio, ottenendo rendimenti piu' generosi. Ad esempio i tassi degli At1 di Deutsche Pfandbriefbank passeranno dal 5,38% all'8,42%. Il problema, pero', e' il rapporto di fiducia tra emittenti e investitori che viene messo indubbiamente alla prova. Comunque l'istituto tedesco avra' fatto i suoi conti e preferito pagare tassi piu' elevati oggi, piuttosto che esporsi al rischio di dover rafforzare il capitale o emettere tra un mese un At1 a condizioni ancora piu' svantaggiose.

Il mercato europeo degli At1 vale circa 250 miliardi di euro, quello italiano circa 17 miliardi. Come indicato dagli analisti di Bestinver, un'altra finestra temporale a breve termine e' quella degli At1 di Unicredit, che sono richiamabili il prossimo 3 giugno. In circolazione ci sono titoli per un controvalore di 1,2 miliardi di euro. Al momento pagano una cedola del 6,62%, ma in caso di mancato richiamo dovrebbero staccare quasi il 9%. Il prezzo di questi At1 e' in calo di oltre il 2%: chi compra mette sul piatto 93,3, chi vende attorno a 95. Sono inoltre sotto osservazione i titoli di Deutsche Bank in dollari, che tuttavia hanno scadenze piu' distanti nel tempo: saranno richiamati nel 2025 e perdono il 2,5%. L'istituto oggi ha annunciato il rimborso anticipato di un bond Tier 2 da 1,5 miliardi in scadenza nel 2028. Nonostante una mossa simile sia in genere accolta favorevolmente dal mercato, come sinonimo di solidita' della banca, oggi paradossalmente ha provocato uno scossone alle azioni e anche ai bond dell'istituto, considerato come possibile anello debole del sistema bancario tedesco.

Da ricordare che gli At1 sono strumenti a meta' tra azioni e obbligazioni. Aumentano infatti il Cet1 delle banche, ossia il capitale primario, senza la necessita' che l'istituto debba emettere nuove azioni. Fino alla scorsa settimana erano di fatto considerati porti abbastanza sicuri. A cambiare le carte in tavola e' pero' stata la decisione delle autorita' elvetiche di azzerare gli At1 di Credit Suisse, senza che invece sia stato toccato il capitale stesso della banca. In verita', hanno commentato gli esperti, nel prospetto degli At1 di Credit Suisse era indicata la clausola che fossero suscettibili di azzeramento.

Per calmare le acque nei giorni scorsi le autorita' europee hanno rassicurato che questo non accadra' in Europa. Lunedi' scorso, infatti, la Vigilanza Bce, l'Eba e il Single Resolution Board (Srb), in una nota congiunta, hanno tenuto a ricordare le regole stabilite in Europa nei casi di crisi e l'ordine in base al quale gli azionisti e i creditori di una banca in dissesto dovrebbero sopportare le perdite. In particolare, hanno sottolineato le autorita', gli strumenti di capitale ordinario sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarebbe necessario procedere alla svalutazione degli strumenti Additional Tier1, (At1).

'Questo approccio e' stato costantemente applicato in casi passati e continuera' a guidare le azioni della vigilanza bancaria Bce e dell'SRB negli interventi di crisi. Gli At1 sono e rimarranno un'importante componente della struttura del capitale delle banche europee', e' scritto nella nota diffusa dalle autorita'. In pratica in Europa prima viene ridotto o azzerato il capitale azionario, poi le obbligazioni subordinate. Indicazione che ha fatto risalire la china agli At1 europei, venduti invece a piene mani sulla notizia dell'azzeramento dei titoli di Credit Suisse.

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(RADIOCOR) 24-03-23 15:53:04
 

UNICREDIT: INTENZIONATA A RIMBORSARE AT1 CON PRIMA FINESTRA UTILE​

A partire da giugno 2023 (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 24 mar - Unicredit resta intenzionata a richiamare il prestito perpetuo "Additional Tier 1" collocato a maggio 2017 alla prima finestra utile che scatta il 3 giugno prossimo. E' quanto si apprende da fonti di mercato dopo la tensione che si e' scatenata oggi sui titoli At1 a seguito della decisione di due istituti tedeschi di non esercitare la prima opzione di richiamo. L'At1 di Unicredit, emesso per un ammontare di 1,25 miliardi, paga una cedola a tasso fisso per i primi 6 anni pari a 6,625% all'anno pagata su base semestrale. Se non venisse esercitata la facolta' di rimborso anticipato, la cedola verrebbe ridefinita a partire da giugno 2023 e a intervalli di 5 anni sulla base del tasso swap di pari scadenza vigente al momento maggiorato di 638,7 punti base, calcolato su base annuale e ricalcolato su base semestrale in conformita' con le convenzioni di mercato.
fon
(RADIOCOR) 24-03-23 18:09:14
 
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