Unicredit: solo news n. 4

Banche: ai soci Ue in arrivo 59 mld tra cedole e buyback (MF)​

ROMA (MF-NW)--Tra dividendi e riacquisto di azioni le principali banche europee distribuiranno 59 miliardi di capitale quest'anno, 6 miliardi in piu' rispetto al 2022. Il dato emerge da un report pubblicato da S&P Global Intelligence mentre sta entrando nel vivo la stagione delle trimestrali. Proprio oggi, scrive MF-Milano Finanza, Unicredit aprira' le danze per gli istituti italiani, con numeri attesi in forte crescita. In generale gli analisti di S&P ritengono che, malgrado le incertezze macroeconomiche e la necessita' di rimborsare il Tltro, il quadro generale rimanga positivo. Le 14 maggiori banche europee europee si sono impegnate al pagamento di oltre 33 miliardi di dividendi e ad acquisti di azioni per 26 miliardi sulla base dei risultati riportati nel 2022. Dati che arrivano dopo i quasi 30 miliardi di dividendi e gli oltre 23 miliardi di riacquisti del 2022. pev (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 08:55
 
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Unicredit: Orcel, stiamo superando ambizioni piano​

MILANO (MF-NW)--"Stiamo superando le ambizioni" del Piano industriale. Lo ha affermato Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit commentando i dati trimestrali. "Per il nono trimestre consecutivo - ha aggiunto - UniCredit ha conseguito risultati finanziari eccellenti, migliorando il livello di redditivita' e la distribuzione grazie alla capacita' di sprigionare il valore del Gruppo. Stiamo compiendo progressi significativi nell'esecuzione del piano strategico e siamo nella seconda fase della nostra trasformazione industriale, stabilendo un nuovo punto di riferimento per il settore bancario. Stiamo rafforzando la rete commerciale e ottimizzando i nostri prodotti e servizi per offrire il meglio ai nostri clienti nel modo piu' efficiente. L'utile netto record del primo trimestre, pari a 2,1 miliardi, e' stato ottenuto grazie a una crescita a doppia cifra dei ricavi netti, sostenuta da un margine di interesse estremamente forte e da un'ulteriore riduzione dei costi, che ha generato una leva operativa positiva. Abbiamo continuato a generare organicamente un'elevata quantita' di capitale che ci ha permesso di essere tra i leader del settore con un CET1 ratio del 16,05%, gia' considerando l'intera distribuzione relativa al 2022 di 5,25 miliardi e il dividendo per cassa accantonato nel primo trimestre pari a 0,7 miliardi". glm (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 09:35

Unicredit: Orcel (ad), nostra liquidita' e' solida​

MILANO (MF-NW)--"Il nostro profilo di liquidita' e' solido e la qualita' delle attivita' in portafoglio e' elevata". Lo ha affermato Andrea Orcel nel corso di una call con la stampa precisando che "il miglioramento delle prospettive macroeconomiche e dei tassi d'interesse, il positivo andamento del business, la nostra trasformazione in atto e le rafforzate linee di difesa ci hanno permesso di aumentare la guidance per il 2023 sulle principali metriche". "Prevediamo - ha aggiunto - un utile netto oltre i 6,5 miliardi e una maggiore distribuzione agli azionisti di almeno 5,75 miliardi. Il basso Costo del Rischio di 30-35 punti base per il 2023, che potrebbe essere ulteriormente ridotto al verificarsi di eventuali sviluppi positivi, e' il risultato del nostro solido portafoglio crediti, degli elevati livelli di copertura". "Continueremo a investire nel futuro", ha poi aggiunto il banchiere. glm (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 09:47

Unicredit: Orcel (ad), ci aspettiamo dinamiche differenti da Usa​

MILANO (MF-DJ)--"Non ci aspettiamo dinamiche come quellle viste in Usa" nel settore bancario dove si assiste a un nuero crescente di fallimenti. Lo ha affermato Andrea Orcel, ad di Unicredit, nel corso di una conference call con la stampa nel corso della quale, a chi gli chiedeva un outlook su secondo trimestre, ha risposto "non abbiamo alle viste cambiamenti sostanziali rispetto a quello che abbiamo visto nel 1* trimestre". "Finora - ha aggiunto - l'Europa ha dimostrato una buona tenuta rispetto agli shock esogeni e ai periodi di maggiore incertezza. In UniCredit abbiamo previsto uno scenario macroeconomico difficile e ci siamo preparati rafforzando le linee di difesa e adottando azioni preventive al fine di salvaguardare la nostra performance futura. Pur rimanendo vigili, siamo anche fiduciosi di poter continuare a garantire, per il futuro prossimo, una crescita della redditivita' costante e di elevata qualita', con una base costi e Costo del Rischio strutturalmente ridotti. Quello che stiamo realizzando in termini di trasformazione industriale, tuttora in atto, sta superando le ambizioni di UniCredit Unlocked e continuera' a spingere in avanti i nostri risultati finanziari, le distribuzioni agli azionisti e le modalita' con cui sosterremo i nostri clienti e le comunita' nei prossimi anni". glm (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 09:52

Unicredit: Orcel (ad), buyback miglior investimento per noi (Class Cnbc)​

MILANO(MF-NW)--"Continuiamo a pensare che le nostre azioni siano il miglior investimento per noi". Cosi' Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha risposto a una domanda sulle possibili operazioni di M&A in un'intervista a Class Cnbc. "Continuiamo a migliorare le nostre prestazioni, a pensare che potremmo sostenerle o accelerarle meglio della media del settore e continuiamo ad avere un prezzo delle azioni che, rispetto agli altri, e' basso". Per assumersi il rischio di un'acquisizione, Unicredit dovrebbe trovare una "banca che in termini di multiplo sul profitto, di livello di capitale, livello di coperture e rischio tassi sia simile a noi". bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 11:15

Unicredit: Orcel (ad), struttura settore bancario Usa e Europa e' molto diversa (Class Cnbc)​

MILANO (MF-NW)--"La struttura del settore bancario e i clienti sono diversi" sulle due sponde dell'Atlantico. Cosi' Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha risposto a una domanda sulle differenze tra Stati Uniti e Europa in un'intervista a Class Cnbc. "I due mercati sono completamente diversi". bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 11:24
 

Unicredit: Orcel (ad), aumentare tasse solo su banche non giustificato (Class Cnbc)​

MILANO (MF-NW)--"Aumentare le tasse solo sulle banche, invece che farlo in maniera generalizzata, non mi pare giustificato". Cosi' Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, ha risposto a una domanda sulla tassazione dei profitti bancari in un'intervista a Class Cnbc. "Io credo che il nostro, come qualunque altro settore, debba svolgere il proprio ruolo sociale" e aumentare le tasse solo agli istituti di credito "potrebbe spingerli a non continuare in questo percorso". Il manager ha poi ricordato che "le banche vengono da 15 anni in cui non hanno remunerato il costo del capitale", un lungo periodo in cui "non ho mai visto una riduzione di tasse". Inoltre, "le banche, quantomeno noi, continuano a spendere: abbiamo speso 35 milioni per la nostra Fondazione per l'educazione in Italia, abbiamo pagato 80 milioni in piu' ai nostri dipendenti per aiutarli sul caro energia e abbiamo creato plafond per le famiglie che non riuscivano a pagare i mutui, allungando i tempi di ripagamento". bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 11:30

Unicredit: Orcel (ad), molto avanti in esecuzione Piano (Class Cnbc)​

MILANOI (MF-NW)--"Siamo veramente molto avanti sull'esecuzione del piano strategico 2022-2024", ha dichiarato Andrea Orcel, amministratore delegato di Unicredit, in un'intervista a Class Cnbc. "Credo che la squadra abbia fatto un lavoro eccezionale ed e' per questo che saremo una delle poche banche che riuscira' ad aumentare i ricavi pur riducendo i costi e aumentando l'efficienza del capitale". Per queste ragioni, il manager e' convinto che la banca possa "andare oltre" gli obiettivi fissati nel piano Unicredit Unlocked. bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

03/05/2023 11:34
 

UNICREDIT: ORCEL, PAYOUT CASH RESTA A 35% UTILE, VEDREMO SE AUMENTARE​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 03 mag - La politica dei dividendi di UniCredit 'al momento rimane invariata', con il 35% dell'utile netto a dividendo cash 'e il resto come buyback'. Lo ha dichiarato l'a.d. Andrea Orcel nel corso della conference call sui conti trimestrali. 'A seconda di cosa succede potremo cambiare questa percentuale in favore del cash', ha aggiunto, sottolineando che la banca prende in considerazione diversi fattori tra cui il dividend yield.
Ppa-
(RADIOCOR) 03-05-23 11:26:05
 

Unicredit, 300 milioni per le uscite volontarie. Gli analisti alzano il target price mentre Goldman Sachs sale ancora​

di Elena Dal Maso

Dopo la brillante trimestrale, ben accolta dal mercato, Unicredit prosegue nel taglio dei costi, che ha visto i dipendenti calare del 10% negli ultimi due anni. Perché gli analisti alzano i target price nonostante il calo atteso dei tassi​


Dopo la brillante trimestrale, ben accolta dal mercato, Unicredit prosegue nel taglio dei costi. Giovedì 4 maggio il titolo sale dello 0,9% a 18,46 euro per 35,53 miliardi di capitalizzazione mentre il Ftse Mib flette dello 0,3%.

La banca, guidata dall’ad Andrea Orcel, dovrebbe utilizzare gli oneri di ristrutturazione previsti per il 2023 per finanziare le uscite volontarie dopo aver ricevuto circa 1.900 richieste dal personale alla fine dello scorso anno. Di queste, meno della metà è stata accolta, scrive Reuters citando due fonti a conoscenza dei fatti.

Presentando i dati relativi al primo trimestre 2023, Unicredit ha alzato la guidance sull’utile 2023 a oltre 6,5 miliardi di euro spiegando che la cifra include 300 milioni di euro di oneri di ristrutturazione che intende contabilizzare soprattutto nel secondo trimestre.

Goldman Sachs sale al 6,6%

Nel frattempo emerge, dalle comunicazioni di Consob, che Goldman Sachs è salita al 6,6% di Unicredit, dal precedente 5,5% comunicato a metà aprile.

In particolare, in Unicredit il gruppo americano detiene lo 0,72% con diritto di voto, l'1,01% in prestito titoli, lo 0,8% in contratti di opzione put, call, future e obbligazioni convertibili con scadenze tra il 19 maggio 2023 e il 15 dicembre 2050, il 4,06% in altri contratti su strumenti finanziari.

Meno posti negli uffici centrali, più giovani a contatto col pubblico

La banca prevede di tagliare ulteriori posti di lavoro negli uffici centrali e assumere invece giovani per rafforzare il franchising commerciale e aumentare le proprie capacità digitali, scrive Reuters. Secondo cui la banca milanese alla fine dello scorso anno ha invitato il personale che desiderava andare in pensione anticipata (a cinque anni dal diritto di ritirarsi dal lavoro).

La banca aveva previsto di tagliare circa 800 posti, cifra poi alzata a 925, ma non è stata in grado di soddisfare altre 1.000 richieste di dipendenti pronti a partire. In questo caso il personale che va in pensione anticipata riceve fino all'80% dello stipendio fino al momento della pensione.

Personale in calo del 10% in due anni

Sul personale di Unicredit torna anche Bloomberg, che ricorda come i dipendenti a tempo pieno erano 74.322 a fine marzo 2023, in calo di circa 7.700, pari al 10% rispetto al primo trimestre nel 2021, in base ai documenti pubblicati mercoledì. L'istituto di credito non aveva mai fissato un obiettivo pubblico per la riduzione di personale.

Unicredit è presente in 13 Paesi ed è una vera banca transfrontaliera, un fatto che aggiunge complessità per l’ad Orcel. Da quando è diventato amministratore delegato nell'aprile 2021, Orcel ha snellito i ranghi del top management e tagliato le strutture di co-head ereditate dal predecessore Jean Pierre Mustier. La banca ha ridotto burocrazia e back-office investendo nel personale che lavora in prima linea.

Gli analisti alzano il prezzo obiettivo

Il giorno dopo i conti oltre le attese, gli analisti alzano il prezzo obiettivo su Unicredit. Equita del +2% a 24,5 euro, confermando il rating buy sulla banca. La Sim milanese sottolinea il fatto che, secondo i manager, «l’obiettivo è di garantire una profittabilità e distribuzione agli azionisti in linea con la guidance 2023 anche per i prossimi anni, nonostante una probabile riduzione dei tassi e incremento del costo del rischio».

Questo obiettivo, ricordano gli analisti, potrà essere raggiunto attraverso: 1) il mantenimento di un limitato pass-through sui depositi (è l’intervallo di tempo nel quale una variazione del tasso di cambio si trasferisce ai clienti) per minimizzare l’impatto negativo sui margini di interesse (NII) in fase di ribasso dei tassi; 2) l’incremento delle commissioni facendo leva sulle fabbriche prodotto (sia sviluppate internamente che in partnership, in questo caso si veda l’accordo con AzimutHolding); 3) una forte disciplina sui costi; 4) il continuo focus su asset quality e costo del rischio.

Equita alza quindi le stime di 2023 sull’utile netto del 19% a 6,7 miliardi, «un livello coerente con il target di Unicredit». Revisione al rialzo più limitata sul 2024-25 (+3% in media) che «incorpora maggiori commissioni, ma continuando a ipotizzare un calo del margine di interesse (NII) dopo il picco atteso per il 2023».

Il titolo tratta con un rapporto price/tangible equity atteso al 2024 sotto le 0,5 volte, atteso distribuire il 40% della capitalizzazione di mercato nei prossimi 3 anni, calcola Equita.

Jefferies ha alzato da 25 a 27,5 euro il prezzo obiettivo su Unicredit confermando la raccomandazione buy. Alla luce dei conti trimestrali gli analisti hanno aumentato le loro stime di net interest income 2023 di circa il 5%. Le previsioni di eps vengono migliorate del 24% per l'anno in corso e dell'8% per il successivo.

Orario di pubblicazione: 04/05/2023 08:20
Ultimo aggiornamento: 04/05/2023 10:07
 
Sul quotidiano oggi:

Il ceo di Unicredit Andrea Orcel fissa i paletti del m&a: matrimonio solo alla pari​

di Luca Gualtieri

Le condizioni del banchiere: una fusione solo con un istituto con la nostra stessa solidità e valutato come noi.​


Il miglior trimestre nella storia di Unicredit è caduto in un periodo non facile per il sistema bancario, sia perché il costo del rischio sembra destinato a crescere, sia perché la raccolta sta diventando sempre più cara.
Leggi anche: Unicredit, utile record di 2,1 miliardi nel primo trimestre. L’ad Orcel: no alla tassa sugli extra-profitti. Gli analisti

La strategia difensiva di Unicredit

Il contesto però non preoccupa il ceo Andrea Orcel che ha commentato i risultati della banca in un’intervista a Class Cnbc. «Costo del credito e costo della raccolta sicuramente aumenteranno. Però la combinazione di un contesto macroeconomico più positivo rispetto al passato, la trasformazione che stiamo portando avanti con il piano Unicredit Unlocked e le nostre linee di difesa, cioè riserve e overlays molto elevati, ci permettono di portare a casa i risultati che stiamo promettendo», ha spiegato il banchiere.

Il flight to quality un vantaggio

Un’area a cui il mercato sta guardando con grande attenzione è quella del costo della raccolta, che tende a salire anche per la preoccupazione innescata dalle grandi crisi, da Silicon Valley fino al caso del Crédit Suisse. «Stiamo facendo parallelismi che non esistono tra il mercato americano e quello italiano o europeo. La struttura dell'industria è diversa, la struttura dei clienti è diversa, la struttura del mercato è diversa. Anche se situazioni come queste ci pongono la sfida di prepararci per eventuali shock, i due mercati sono completamente diversi».

In relazione alle crisi, Orcel ha citato il fenomeno del flight to quality. In situazioni come queste gli investitori si orientano verso «gli operatori più forti come siamo noi, con un 16% di capitale, una liquidità molto forte, un rischio di tasso nel bilancio quasi inesistente. Siamo considerati una banca forte», ha puntualizzato il ceo. Ad alimentare il flight to quality è il senso di incertezza legato alla volatilità del mercato.

«Questa volatilità sta facendo pensare alle persone che è meglio pagare un pochino di più e stare in una banca che è più solida e più strutturata, una banca che non corre i rischi che possono emergere da altre parti». Insomma, per il banchiere, «in un certo senso il costo che noi sosteniamo per avere maggior capitale, maggior liquidità, minori rischi» è giustificato.

Il buyback la migliore strategia

Con il capitale rafforzato e il titolo raddoppiato in dodici mesi, è il momento per un'operazione straordinaria? «Continuiamo a pensare che le nostre azioni siano il miglior investimento per noi», ha spiegato Orcel a Class Cnbc, alludendo alle operazioni di buyback lanciate da Unicredit. «Vediamola così: continuiamo a migliorare le nostre prestazioni. Continuiamo ad avere un prezzo delle azioni più sostenuto rispetto alla media dell’industria anche se, confrontato in relativo, ancora basso. Quindi l'investimento nelle nostre azioni è quello che i nostri soci preferiscono che noi facciamo».

I paletti sulle aggregazioni

Quindi nessuna aggregazione in vista? «Se prendete gli indicatori di Unicredit e vedete una banca che possa avere una valenza strategica per noi e che abbia indicatori simili, ma sia valutata più o meno alla stessa maniera, allora ci siamo. Però questo significa avere una banca che, in termini di multiplo sul profitto, di capitale e di coperture sia simile a noi».

Il contesto macro

Per quanto riguarda il contesto macroeconomico, secondo Orcel, «per il momento l’Italia continua ad andare meglio dell’Europa e ad essere più stabile. In aprile non abbiamo visto deviazioni significative. Anzi, vediamo continuare il beneficio da aumento dei tassi e un costo del rischio ancora molto benigno. Quindi siamo positivi sull’andamento del secondo trimestre. Dal terzo trimestre in poi dovremmo vedere se ci sarà un cambio di rotto significativo», ha concluso il banchiere.

E sulla possibile tassa governativa allo studio del governo sugli extra-profitti delle banche derivanti dall’aumento dei tassi, il top manager ha detto che Unicredit «ha pagato 80 milioni ai dipendenti sul caro energia e ha creato un plafond per permettere a famiglie e imprese di pagare i mutui. Aumentare le tasse solo sulle banche e non su tutte le società in maniera solidale non pare giustificato».

MF - Numero 086 pag. 3 del 04/05/2023
 

Unicredit, Goldman Sachs teme eventuali fusioni e acquisizioni che diluiscano i ritorni agli azionisti​

di Francesca Gerosa

Post conti del primo trimestre 2023 Goldman Sachs, che detiene il 6,61% di Unicredit, ha alzato le stime sul gruppo e ora vede a fine anno un utile di 7 miliardi di euro. Inoltre, si aspetta che la banca distribuisca agli azionisti, tra buyback e dividendi, più di quanto previsto. Nuovo target price e buy confermato​


Mentre in molti si interrogano sulla partecipazione di Goldman Sachs del 6,61% sia in Unicredit sia in Intesa Sanpaolo, proprio la banca d’affari americana in una nota dello scorso 4 maggio, raccolta da milanofinanza.it, ha aggiornato al rialzo le sue stime sull’istituto guidato da Andrea Orcel in seguito ai solidi risultati del primo trimestre 2023.

Goldman Sachs vede l’utile 2023 di Unicredit a 7 miliardi, oltre la stima della banca

In particolare, Goldman Sachs ha aumentato le previsioni sul margine di interesse per quest’anno a 12,609 miliardi: «prevediamo che il margine di interesse raggiunga il picco quest'anno, ma che rimanga al di sopra dei livelli del 2022 nel 2024-2025», sulle commissioni a 7,418 miliardi e diminuito il costo del rischio allo 0,33% (0,30-0,35% la guidance 2023 e 0,39% la stima del consenso, 37%/29%/27% e 52% in Italia, Germania, Europa centrale ed Europa dell’Est) a seguito di un primo trimestre migliore del previsto e ora ipotizza un utile netto di 7 miliardi di euro pre-AT1 & cashes per quest'anno contro una guidance di oltre 6,5 miliardi e una stima del consenso raccolto dalla stessa banca di 5,5 miliardi di euro con un Rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) di circa l'11% e un coefficiente patrimoniale Cet1% del 16,7% (consenso 15,3%) che permetterà a Unicredit di distribuire a valere sul bilancio 2023 un dividendo di 1,41 euro per azione (yield del 7,7%), sul bilancio 2024 di 1,47 euro per azione (yield dell’8,1%) e sul bilancio 2025 di 1,69 euro per azione (yield del 9,2%).

Distribuirà agli azionisti 20 miliardi di euro di capitale

Infatti, Goldman Sachs ha previsto che Unicredit distribuisca agli azionisti circa 20 miliardi di euro di capitale (oltre il target di 16 miliardi), pari a oltre il 50% dell'attuale capitalizzazione di mercato dell’istituto di credito, nel periodo 2021-2024, con un rendimento totale del 16% l’anno nel 2023 e nel 2024 (5,1 miliardi di euro in media per ogni anno, 5,8, 5,8 e 6,6 miliardi tra dividendi e buyback per il 2023,2024 e 2025 rispettivamente). Sulla base di queste modifiche alle stime ha aumentato il target price sull’azione del 14% a 29,75 euro (contro i precedenti 26 euro), il che implica un potenziale upside del 56% rispetto al prezzo attuale in borsa a 19,028 euro (+0,46% rispetto a venerdì 5 maggio). Il rating è quindi confermato a buy.

Goldman Sachs teme eventuali fusioni e acquisizioni che diluiscano i ritorni agli azionisti


D’altra parte « Unicredit è una banca commerciale ben diversificata dal punto di vista geografico che offre i propri servizi in Italia, Germania ed Europa centrale e orientale. Abbiamo calcolato livelli di capitale solidi, con un Cet1 che dovrebbe rimanere al di sopra del 15% nel periodo 2023-2025. Allo stesso tempo, l'aumento dei tassi di interesse dovrebbero favorire l'incremento del margine di interesse quest'anno», si legge ancora nella nota di Goldman Sachs che spiega che i principali rischi di ribasso includono ulteriori pressioni sul capitale derivanti dalla chiusura delle attività in Russia, il deterioramento delle condizioni macroeconomiche, eventuali fusioni e acquisizioni che diluiscano i ritorni agli azionisti (secondo l'ad di Unicredit, Andrea Orcel, l'acquisto di azioni proprie è il modo migliore per utilizzare il denaro della banca e nessuna operazione di M&A può rappresentare una valida alternativa, ndr), il rallentamento dei rialzi dei tassi e la riduzione del margine di interesse.

Orario di pubblicazione: 08/05/2023 10:43
Ultimo aggiornamento: 08/05/2023 12:44
 

Banche: per Intesa Sanpaolo e Unicredit derby di ricavi (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Per Intesa Sanpaolo e Unicredit il primo trimestre di quest'anno e' stato da record. Le due maggiori banche italiane, scrive MF-Milano Finanza, hanno realizzato complessivamente ricavi per 12 miliardi di euro (6,06 miliardi per Intesa e 5,9 miliardi per Unicredit), con una crescita media del 14% rispetto all'anno precedente, e profitti per circa quattro miliardi di euro (1,96 miliardi per Intesa e 2,06 miliardi per Unicredit). Numeri che hanno battuto le stime gia' ottimistiche del mercato e messo il turbo ai titoli, saliti in media del 6% nell'ultima settimana. Le ragioni dell'exploit? Da un lato il rialzo dei tassi, di cui ha beneficiato il margine di interesse (balzato mediamente del 50% anno su anno), e dall'altro il mantenimento di una buona qualita' dell'attivo, nonostante l'incerta congiuntura economica. Il margine di interesse. La prima riga del conto economico e' quella che ha dato maggiori soddisfazioni a Carlo Messina e Andrea Orcel nel primo trimestre dell'anno. Non si tratta di una novita'. Da diversi mesi la politica monetaria sta ridando smalto all'attivita' tradizionale delle banche che nel decennio precedente era stata assai poco redditizia. Il trasferimento dei tassi sui depositi (cosiddetto pass-through) non ha peraltro ancora avuto effetti significativi. Intesa ha registrato un margine di interesse di 3,25 miliardi, in rialzo del 6,2% rispetto a dicembre e del 66,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Per Unicredit invece c'e' stato un balzo del 43,6% anno su anno a 3,3 miliardi e un calo del 3,4% rispetto a dicembre. Piazza Gae Aulenti specifica inoltre che gli andamenti "sono stati influenzati dai tassi di interesse piu' elevati sui prestiti alla clientela e dai migliori risultati di Treasury & Markets, specialmente sui portafogli di investimento in Italia, Germania ed Europa centrale". Le commissioni. La seconda principale voce dei ricavi e' stata in chiaro scuro. Per Intesa le commissioni sono calate del 3,8% a 2,14 miliardi rispetto al quarto trimestre del 2022, soprattutto per la diminuzione di quelle legate all'attivita' bancaria commerciale (-7,5%), solo parzialmente compensata dalla crescita di quelle sull'attivita' di gestione, intermediazione e consulenza (+0,3%). Per Unicredit invece le commissioni sono aumentate del 10,7% trimestre su trimestre, grazie soprattutto alle componenti da investimento (+13,1% a 700 milioni) e da finanziamento (+24% a 500 milioni). Questa seconda voce ha beneficiato soprattutto della ripresa dell'attivita' dei mercati di capitale globali dopo il ribasso stagionale del quarto trimestre 2022. Altri ricavi. Dalle assicurazioni Intesa ha incassato 397 milioni, numero di poco superiore a quelli di marzo e di dicembre 2022. Per quanto riguarda le attivita' di negoziazione invece entrambi i gruppi hanno registrato un calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, imputabile principalmente alla flessione dei business di trading e tesoreria, solo in parte compensata dalla componente relativa alla clientela. I costi operativi. Entrambi i gruppi li hanno visti calare nel primo trimestre. Intesa ha registrato una discesa del 19% a 2,54 miliardi, mentre per Unicredit la contrazione e' stata del 5,8% a 2,3 miliardi. Nel dettaglio e' stata forte la discesa delle spese per il personale, diminuite rispettivamente del 18,8% e del 9%. Il rapporto costi/ricavi, a cui il mercato guarda sempre con attenzione come a un indicatore chiave del livello di efficienza, e' sia per Intesa che per Unicredit a buoni livelli nell'ambito delle maggiori banche europee: 41,9% e 39,2%. La qualita' dell'attivo. Il lavoro di pulizia fatto negli ultimi anni e la tenuta del tessuto economico hanno consentito alle due banche di mantenere i crediti deteriorati a livelli molto bassi. Per Intesa lo stock e' sceso ulteriormente del 2,1% a 5,38 miliardi (1,2% degli impieghi complessivi al netto delle rettifiche); per Unicredit invece e' stabile a 6,5 miliardi (pari all'1,4% degli impieghi). La situazione di relativa tranquillita' e' testimoniata anche dal basso livello di rettifiche su crediti: 189 milioni per Intesa e meno di 100 milioni per Unicredit, cifre assai lontane dai valori di qualche anno fa. Un altro indicatore a cui il mercato guarda con attenzione e' il costo del rischio, cioe' il rapporto tra gli accantonamenti e gli attivi ponderati in base al rischio. Per le due banche il valore e' sceso molto, posizionandosi a 17 centesimi di punto per Intesa e 8 centesimi per Unicredit, grazie ai limitati flussi di posizioni in default, alla riduzione del portafoglio in Russia e ai rimborsi. Patrimonio e liquidita'. Grazie soprattutto alla generazione organica, per i due gruppi il capitale e' cresciuto nel corso del primo trimestre, con un Cet1 ratio al 13,7% (era al 13,5% a fine 2022) per Intesa e al 16,05% per Unicredit che ha segnato un rialzo di 6 punti base. Anche gli indicatori di liquidita' evidenziano una posizione di forza per i due istituti, con un liquidity coverage ratio al 176% per Ca' de Sass e al 163% per piazza Gae Aulenti. Le stime per l'intero anno. I risultati positivi incassati finora hanno spinto il vertice dei due gruppi a rivedere al rialzo le stime di crescita per il 2023. Intesa ha portato il target per l'utile netto a 7 miliardi rispetto al risultato "ben al di sopra dei 5,5 miliardi" previsto in precedenza. La banca guidata da Messina (che si aspetta un margine di interesse oltre 13 miliardi a fine anno) ha pertanto precisato che la formula del piano di impresa 2022-2025 e' confermata e le "relative iniziative industriali sono ben avviate". Se il payout cash al 70% dell'utile netto consolidato e' confermato, e' stata inoltre ventilata una ulteriore distribuzione agli azionisti "da valutare anno per anno". Si respira ottimismo anche in piazza Gae Aulenti. Unicredit ha previsto un utile netto di oltre 6,5 miliardi e un target di distribuzione agli azionisti salito a un valore maggiore o uguale a 5,75 miliardi rispetto ai precedenti 5,25 miliardi. L'impegno nel sociale. Dopo la donazione di 100 milioni negli anni della pandemia, Intesa ha rafforzato le misure per contrastare la poverta' e le disuguaglianze. La banca ha messo in campo 10,5 miliardi di euro di credito sociale e rigenerazione urbana tra il 2022 e il primo trimestre 2023. Messina ha peraltro auspicato che eventuali prelievi fiscali legati agli extraprofitti siano utilizzati per contrastare la crescita delle disuguaglianze. Nel 2023 invece la Fondazione UniCredit garantira' un contributo complessivo di 20 milioni, a sostegno di progetti per contrastare la dispersione scolastica, facilitare la transizione scuola-lavoro e promuovere l'accesso all'universita'. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

08/05/2023 08:13
 
Unicredit chiede i danni a BKS Bank. Fra i soci, anche le Generali
Andrea Orcel, ceo Unicredit

Unicredit chiede i danni a BKS Bank. Fra i soci, anche le Generali​

di Elena Dal Maso

Attraverso la controllata austriaca, la banca milanese, guidata dal ceo Andrea Orcel, chiede il risarcimento dei danni ai manager di BKS Bank per negligenza in vista dell’assemblea di fine mese​


Unicredit, guidata dal ceo Andrea Orcel, viaggia piatta mercoledì 10 maggio attorno a 19,08 euro per azione e 37 miliardi di capitalizzazione mentre il Ftse Mib sale dello 0,15%.

La controllata Bank Austria, che detiene una quota di minoranza in BKS Bank, ha chiesto ai manager dell’istituto regionale il risarcimento dei danni per negligenza. E’ quanto emerge dalla proposta di delibera in vista dell’assemblea degli azionisti del 24 maggio. Il titolo della banca austriaca, quotata alla Borsa di Vienna, mercoledì sale dell’1,44%.

Chi sono i soci di BKS Bank ( Unicredit e Generali)

Unicredit detiene il 29,8% di BKS Bank (fonte Marketscreener, i dati arrivano da Factset, Morningstar, S&P), Oberbank Ag il 19,2%, Bank für Tirol und Vorarlberg Ag il 18,9%, Assicurazioni Generali il 7,40%,

Wüstenrot Wohnungswirtschaft reg. GmbH il 3%, BKS Bank Ag l’1,85%, BKS-Belegschafts Beteiligung Privatstiftung l’1,60%.

BKS Bank, quotata a Vienna dal 1986, è stata fondata nel 1922 a Klagenfurt, in Carinzia e nel 1983 ha mosso i primi passi in Stiria. La banca regionale opera a Vienna dal 1992 e nel 2003 ha esteso la presenza anche nel Bürgenland e in Bassa Austria. L’istituto è presente da anni anche sui mercati di Slovenia, Croazia, Slovacchia, Italia settentrionale e Ungheria occidentale.

BKS Bank forma un gruppo di tre banche (3 Banken Gruppe) assieme a Oberbank Ag e a Bank für Tirol und Voralberg Ag (BTV).

Unicredit: danni per 3,1 milioni su Wüstenrot Bausparkasse

Bank Austria scrive che i manager della banca austriaca hanno causato danni per 3,1 milioni di euro acquistando azioni di Wüstenrot Bausparkasse a un prezzo più alto e vendendole a ai soci del sindacato a un prezzo di mercato inferiore. Lo riporta il terminale Bloomberg.

BKS Bank, da parte sua, nega l'illecito spiegando che le operazioni sono state effettuate in conformità con quanto previsto dall’accordo di sindacato.
Wüstenrot ha venduto la partecipazione nel cosiddetto 3-Banken Group l'anno scorso, questa cooperazione di 3 istituti di credito regionali rafforzata dalla proprietà incrociata, per creare una propria banca autonoma.

Bank Austria ritiene poi che la direzione di BKS Bank abbia causato danni trasferendo i diritti di sottoscrizione in BTV a Oberbank durante l’aumento di capitale. BKS Bank ha ribattuto che anche questa transazione era nell'interesse della banca.

L’aumento di capitale

BKS Bank, come spiega lo stesso istituto di credito sul proprio sito, chiude domani, 11 maggio, un aumento di capitale avviato il 24 aprile scorso. A seguito dell’operazione, saranno emesse fino a 2.862.860 nuove azioni ordinarie.

Agli azionisti attuali spetta il diritto di opzione nella misura di 1 nuova azione ogni 15 azioni ordinarie esistenti. Il prezzo di sottoscrizione è di 13,20 euro. L’operazione vale attorno a 38 milioni di euro.

Unicredit, un primo trimestre 2023 brillante

Unicredit ha chiuso il primo trimestre 2023 con ricavi per 5,930 miliardi di euro, in rialzo del 18,3% anno su anno, oltre le attese del consenso per 5,292 miliardi, i costi operativi per 2,327 miliardi sono in calo dello 0,6% sul 2022 (2,398 miliardi attesi), i crediti deteriorati per 12,602 miliardi risultano in decisa contrazione (-29,2%), mentre l’utile netto per 2,062 miliardi è quasi decuplicato rispetto ai 274 milioni di un anno fa quando il gruppo aveva dovuto svalutare la partecipata in Russia e si confronta con aspettative degli analisti per 1,308 miliardi.

Sul fronte della solidità patrimoniale, il Cet 1 ratio al 16,05% è del 2,1% superiore a quello del 2022, le attese erano per il 15,25%.

Il rapporto costi/ricavi al 39,2% è in calo del 7% anno su anno e il costo del rischio di soli 8 punti base è in flessione di 108 punti nei dodici mesi.

Orario di pubblicazione: 10/05/2023 09:21
Ultimo aggiornamento: 10/05/2023 11:13
 
Unicredit supera i requisiti Mrel. Cosa cambia dal 1° gennaio 2024

Unicredit supera i requisiti Mrel. Cosa cambia dal 1° gennaio 2024​

di Francesca Gerosa

Al 31 marzo 2023 la banca vantava coefficienti Mrel pari al 30,90% delle attività ponderate per il rischio (Rwa) e al 9,34% della leva finanziaria (Lre). Ancora voci di fusione tra Unicredit e Banco Bpm​


Unicredit supera ampiamente i requisiti Mrel fissati dalle Autorità di Risoluzione. Al 31 marzo 2023, infatti, la banca guidata da Andrea Orcel vantava coefficienti Mrel (Minimum Requirement for own funds and Eligible Liabilities) pari al 30,90% delle attività ponderate per il rischio (Rwa) e al 9,34% della leva finanziaria (Lre). Mentre i coefficienti di Mrel subordinato a fine marzo erano pari al 23,83% degli Rwa e al 7,21% della Lre.

Cosa è il Mrel

Il Mrel è un requisito introdotto per assicurare il corretto funzionamento del bail-in, garantendo alle banche una capacità sufficiente di assorbimento delle perdite e di ricapitalizzazione.

I requisiti minimi


A seguito delle comunicazioni ricevute dal Comitato di Risoluzione Unico e da Banca d'Italia, a Unicredit su base consolidata si applicano i seguenti requisiti minimi di fondi propri e passività ammissibili:

-Mrel intermedio vincolante confermato pari al 20,73% degli Rwa a cui sommare il requisito combinato di riserva di capitale (CBR); 5,9% della Lre.

-Mrel intermedio vincolante subordinato - ovvero da soddisfarsi con strumenti subordinati - confermato pari all’11,79% degli Rwa – a cui sommare il requisito combinato di riserva di capitale; 5,68% della Lre.

Cosa cambia dal 1° gennaio 2024


A partire dal 1° gennaio 2024 il Mrel applicabile su base consolidata diventerà fully loaded e sarà pari al 22,13% degli Rwa a cui andrà sommato il requisito combinato di riserva di capitale applicabile a quella data; 6,02% della Lre. Mentre il requisito di Mrel subordinato sarà pari al 15,36% degli Rwa a cui andrà sommato il requisito combinato di riserva di capitale applicabile a quella data; 6,02% della Lre. I requisiti di subordinazione considerano il beneficio della cosiddetta senior allowance, ovvero la possibilità di soddisfare parte del requisito con strumenti senior (non subordinati).

Ancora voci di fusione tra Unicredit e Banco Bpm


A Piazza Affari il titolo Unicredit (+0,69% negli ultimi tre mesi per una capitalizzazione di 36,6 miliardi di euro) resta sorvegliato speciale per una possibile fusione con Banco Bpm (-6% negli ultimi tre mesi per una capitalizzazione di 5,9 miliardi di euro).

Orario di pubblicazione: 15/05/2023 08:27
Ultimo aggiornamento: 15/05/2023 08:51
 

Banche: tassi a senso unico (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Le banche italiane non guadagnavano da oltre dieci anni sul margine di interesse. La differenza tra interessi attivi e passivi e' stata a lungo ridotta al lumicino, quando non addirittura contratta nei bilanci degli istituti di credito. Non tanto perche' gli impieghi non siano cresciuti molto ma piuttosto perche' la politica monetaria espansiva con i tassi a zero ha compresso la marginalita'. In appena un anno pero', il quadro e' radicalmente cambiato e con i risultati del primo trimestre 2023 le banche hanno toccato il massimo storico dei ricavi. Secondo l'analisi elaborata da Bain&Co, dal marzo 2022 al marzo di quest'anno i ricavi delle prime cinque banche italiane sono saliti del 15% grazie soprattutto alla spinta degli interessi netti. In termini assoluti questa voce del bilancio e' passata dai 5,5 miliardi del marzo 2022 agli 8,5 miliardi del marzo scorso, con un balzo complessivo nel periodo del 55%. Anche il peso sul totale ricavi e' cambiato profondamente, passando dal 42% del primo trimestre 2022 al 57% del primo trimestre di quest'anno quando le commissioni hanno pesato solo per il 36% e gli altri ricavi per il 6%. Da cosa deriva questo sprint? Per farsi un'idea bisogna guardare i risultati che i primi cinque gruppi italiani hanno riportato nel 2021 e nel 2022. In questo arco temporale gli interessi netti aggregati su base annuale sono saliti di 4,4 miliardi da 21,7 a 25,9 miliardi, anche se l'effetto volume e' stato negativo per un miliardo. A trainare il margine insomma e' stato interamente l'effetto prezzo, con un contributo di circa 4,3 miliardi di euro. La dinamica e' stata omogenea nel campione analizzato, con l'eccezione di Bper per cui l'effetto volume ha surclassato l'effetto prezzo, probabilmente per effetto dell'acquisizione degli sportelli Ubi e per l'intervento su Carige. Andando piu' nel dettaglio, sempre nel periodo 2021-2022 il rapporto tra interessi attivi e crediti e' salito dal 2,44 al 2,99% e quello tra interessi passivi e raccolta diretta e' passato da 0,48 a 0,65%: la forbice si e' pertanto allargata passando dall'1,96% di fine 2021 al 2,34% del dicembre scorso. Anche se il dato non tiene conto dei risultati del primo trimestre, appare evidente che le banche italiane hanno sinora trasferito sui depositi solo una piccola parte degli incrementi dei tassi. Una dinamica che spiega il boom dei ricavi di questo ultimo anno. "Un elemento particolarmente interessante", spiega a MF-Milano Finanza Manfredi De' Mozzi, senior partner e responsabile Emea per la capability sme & corporate banking di Bain & Company, "e' legato al fatto che l'andamento del margine interesse e' stato realizzato senza un aumento del rischio di portafoglio, con un ritorno sugli attivi ponderati per il rischio (rwa) che e' passato da 2,7% al 3,4% (gli rwa sono infatti in riduzione del 4% nel 2022 rispetto al 2021). Se confrontiamo anche l'effetto volume e l'effetto prezzo, e' evidente come la totalita' dell'incremento del margine di interesse sia legato al contributo del prezzo, con una forbice tra tassi attivi e passivi in crescita di circa 40 punti base (principalmente riconducibile al rialzo dei tassi di interesse)", spiega De' Mozzi. Quello che si puo' dire sui primi mesi del 2023 e' che l'effetto volume e' stato prevalentemente negativo. I prestiti alle aziende su base annua in Italia sono scesi dello 0,5% a febbraio: in valore assoluto i finanziamenti sono calati di 29 miliardi da settembre. Hanno pesato fattori della domanda: alcune aziende hanno preferito ricorrere alla liquidita' accumulata durante la pandemia. Ma i sondaggi della Bce hanno indicato anche una restrizione delle condizioni creditizie. Queste dinamiche pero' non dovrebbe avere effetti sui ricavi bancari, almeno sino alla fine del 2023. "Secondo il nostro osservatorio", spiega De' Mozzi, "la crescita verra' confermata nel corso di tutto il 2023, con un attesa di incremento del margine di interesse di oltre il 30%". Il trend non si e' comunque finora tradotto in un cambio di rotta per gli istituti italiani, che hanno tuttavia confermato la volonta' di diversificare le fonti di ricavo puntando soprattutto sulle commissioni. "In termini di strategie e' evidente come il grosso sforzo compiuto negli anni scorsi dal sistema per l'evoluzione del business model in particolare su wealth management e bancassurance attraverso modelli di servizio, strategie di offerta e partnership focalizzate allo sviluppo della componente commissionale sia stato di successo e resti confermato come trend nel lungo periodo", conclude De' Mozzi. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

15/05/2023 09:05
 

Banche: le prime 5 italiane hanno triplicato profitti 1* trim a 4,8 mld (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Le cinque maggiori banche italiane hanno triplicato gli utili nel primo trimestre dell'anno sull'onda del rialzo dei tassi della Bce, che ha fatto salire in modo rilevante il margine di interesse. stata questa la tendenza di gran lunga piu' significativa nei conti presentati dalle banche, assieme al calo delle rettifiche su crediti, secondo quanto emerge dai dati elaborati da Value Partners. In dettaglio, scrive MF-Milano Finanza, i profitti sono saliti a 4,8 miliardi, dagli 1,6 dello stesso periodo di un anno fa. La differenza tra i due valori, pari a 3,2 miliardi, ha beneficiato per 3,06 miliardi del maggiore margine di interesse, salito nel periodo del 56%. In termini assoluti la crescita maggiore e' stata quella di Intesa (+1,3 miliardi) e Unicredit (+1 miliardo), mentre in percentuale gli aumenti piu' rilevanti sono stati per Mps (+57%) oltre a Intesa (+66%, mentre il +93% di Bper risente anche del cambiamento di perimetro). Le minori rettifiche su crediti (-72%) hanno invece dato un contributo positivo per 1,7 miliardi ai profitti, soprattutto per la forte riduzione di Unicredit (-1,2 miliardi su base annua) e Intesa (-513 milioni) rispetto agli accantonamenti fatti un anno fa per le esposizioni in Russia e Ucraina. Il costo del rischio, misurato in termini di rettifiche nette annualizzate in rapporto ai crediti netti alla clientela, e' sceso a 23 punti base, un valore storicamente basso, dai 79 di un anno fa. Marco De Bellis, partner di Value Partners, evidenzia che i tassi piu' alti possono avere anche un impatto negativo sui prestiti: "La crescita dei tassi della Bce consente agli istituti di incrementare in modo significativo i ricavi e rendere piu' solidi i bilanci, ma rischia di avere impatti sulla domanda a tendere. Al momento pero' le erogazioni rimangono stabili, con una leggera flessione del 0,1% trimestre su trimestre". Inoltre, precisa, "le banche analizzate mostrano una solidita' patrimoniale ben al di sopra dei requisiti richiesti dalla normativa con un 14,6% di capitale Cet1 fully loaded. Il rapporto cost/income e' del 43%. Questa solidita' di bilancio puo' portare gli istituti a confermare il ruolo sistemico di stimolo dell'economia reale". In termini assoluti i maggiori profitti sono stati quelli di Unicredit (2,1 miliardi), seguita da Intesa (2 miliardi), Bper (291 milioni), Banco Bpm (265 milioni) e Mps (236 milioni). I fattori positivi hanno largamente superato quelli negativi, come il calo delle commissioni (-3%) e degli altri proventi. "Questi risultati stanno portando gli istituti a rivedere al rialzo i target per il 2023", osserva Carlo Bandera, senior vice president di Value Partners. "Sul fronte della raccolta si registra un incremento a livello aggregato, con una sostanziale stabilita' di quella diretta e un aumento piu' marcato di quella indiretta, salita del 3,1%. Cosi' si conferma il rapporto di fiducia che le banche hanno instaurato con i clienti". La principale fonte di guadagno per le banche e' lo spread tra tassi incassati sui prestiti e quelli pagati per la raccolta complessiva che include i depositi dei clienti. Questo margine ha raggiunto il 3% a marzo, secondo i dati Abi, vicino al 3,35% toccato nel 2007 prima della crisi finanziaria. C'e' chi dice che i profitti siano eccessivi e vadano tassati. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato che "il governo non trascura e non trascurera'" la crescente divergenza tra margine di interesse e rendimento dei conti correnti. Il governo sta percio' studiando un prelievo sugli extraprofitti. Il presidente dell'Abi Antonio Patuelli si e' detto contrario e ha sottolineato che l'Ires pagata dalle banche e' superiore a quella delle altre societa' e che i depositi non vanno considerati strumenti di investimento. A livello europeo si e' mossa l'European Banking Federation che ha rilevato dopo l'ultimo board: "Qualsiasi misura che comprometta la redditivita' delle banche puo' potenzialmente causare effetti negativi di secondo impatto sull'economia", ovvero una contrazione del credito. Un altro punto evidenziato dall'Abi riguarda il rischio dei maggiori accantonamenti per far fronte a maggiori fallimenti di imprese nei prossimi mesi, come conseguenza dell'aumento dei tassi. Secondo i dati di Value Partners relativi ai cinque maggiori gruppi, nel primo trimestre dell'anno i crediti deteriorati lordi sono aumentati dello 0,2% rispetto alla fine del 2022, a poco piu' di 34 miliardi. cambiata la composizione dei prestiti problematici: sono aumentate le sofferenze (+3,4% a 10,9 miliardi), mentre sono diminuite leggermente le inadempienze probabili (-1%) e le posizioni scadute e sconfinanti (-4%). Le coperture sui deteriorati totali sono al 51%, mentre quelle sulle sofferenze al 71%. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

15/05/2023 08:40
 

Unicredit: coworking nella torre a piazza Gae Aulenti (MF)​

ROMA (MF-NW)--Unicredit razionalizza la propria presenza in piazza Gae Aulenti. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo guidato da Andrea Orcel avrebbe appena subaffittato quasi 10 piani della Torre B a Spaces, il gestore internazionale di uffici e spazi di coworking molto attivo sulla piazza di Milano. Proprio in questi giorni il nuovo locatario starebbe iniziando l'attivita' commercializzazione. Oggi l'immobile (21 piani per 100 metri di altezza e oltre 23 mila metri quadrati) e' di proprieta' del gruppo Coima a cui Unicredit versa un affitto. L'iniziativa rientra nei piani di razionalizzazione e di controllo dei costi previsti dal piano di Unicredit che prevede nel triennio 500 milioni di risparmi. Sondaggi sul mercato per individuare uno o piu' soggetti sono in corso da oltre un anno, ma sarebbero entrati nel vivo solo negli ultimi mesi. Oltre a Spaces infatti altre aziende potrebbero presto raggiungere un accordo con la banca. "La commercializzazione procede molto positivamente, in linea con le attese e l'appetibilita' per una delle piazze piu' prestigiose di Milano per gli uffici", ha spiegato una fonte. red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

18/05/2023 08:31
 

Rischio sovrano: Moody’s rinvia il giudizio sull’Italia​

di Luca Gualtieri

L'agenzia di rating aveva fissato per venerdì 19 maggio l'eventuale revisione del merito di credito, ma ha scelto di aspettare. Fitch e S&P hanno già confermato la loro valutazione​


Moody's rinvia l'aggiornamento sul rating sovrano dell'Italia. L'agenzia di rating, che aveva fissato per venerdì 19 maggio l'eventuale revisione del merito di credito, in una nota include la Penisola fra gli emittenti il cui rating non è stato aggiornato pur essendo in calendario.

I verdetti delle altre agenzie


Il giudizio di Moody's sull'Italia era molto atteso dopo che Fitch e S&P hanno confermato la loro valutazione. In una nota Moody's elenca gli emittenti per il quale il rating non è stato aggiornato nonostante fossero in calendario e, oltre all'Italia, ci sono Malta e la città di Zagabria.

Il rating del Portogallo invece è stato aggiornato come previsto, con Moody's che ha confermato il suo giudizio Baa2 e rivisto al rialzo l'outlook a positivo d stabile.

Orario di pubblicazione: 20/05/2023 11:09
Ultimo aggiornamento: 20/05/2023 11:16
 

Unicredit: clienti big, si cambia (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-NW)--Germania docet. Unicredit riorganizza la copertura del large corporate in Italia, il coverage cioe' dei grandi clienti industriali con oltre un miliardo di fatturato che operano nel mercato sotto la diretta responsabilita' di Remo Taricani. E, come avviene gia' al di la' delle Alpi, applica il modello per settori (cinque industry) e non per area geografica o seniority. Lo scopo? Aumentare il livello di dialogo strategico con i grandi gruppi che genera, a cascata, cross selling e maggiori ricavi per la banca. Il capo del Large Corporate & Wealth Management in Italia, Massimiliano Mastalia spiega a MF-Milano Finanza il nuovo modello.

Domanda. Come sta cambiando in Italia la copertura dei grandi clienti industriali di Unicredit?
Risposta. Abbiamo deciso di applicare un modello per settori industriali che abbiamo gia' in Germania e che rispecchia anche l'organizzazione di alcune funzioni centrali come i rischi, ma soprattutto le attivita' di Advisory nell'ambito della fabbrica prodotti Corporate Solutions, ovvero il vecchio investment banking.
D. Puo' spiegare meglio?
R. Specializzare anche la relazione per industry ci permette di focalizzare le competenze e di sfruttare l'impronta paneuropea del gruppo, fornendo ai clienti una consulenza piu' globale.
D. Concretamente quindi come sta cambiando la copertura in Italia?
R. Il coverage dei clienti con fatturati superiori al miliardo, sotto la guida di Marica Campilongo, viene articolato per settore. Ne abbiamo individuati cinque: Consumer, Retail ed Healthcare coordinato da Andrea Mantovani, Energy & Utilities con Stefano Zeni, tech, media e telecom guidato da Luca Gunetti, Industrials con Filippo Pappalardo e Infrastructures con Federica Corti. In questo modo, seguiamo in tutto 350 gruppi che controllano oltre 3 mila societa'. I cinque coordinatori di industry, che hanno un portafoglio diretto con alcuni grandissimi nomi, operano anche da punti di riferimento per gli altri senior banker delle diverse industry, i local account manager e gli specialisti. Questa nuova organizzazione va ad affiancarsi ai coverage specialistici e di prodotto gia' esistenti per Real Estate, Financial Sponsors e Project Financing.
D. Com'era seguito invece prima il large corporate?
R. Storicamente i portafogli erano costruiti sui singoli banker per un mix di fattori quali la conoscenza del cliente, la seniority e la componente geografica. Le quotate, ad esempio, erano seguite da banchieri che avevano know-how, molta esperienza di banca e di operazioni strutturate, indipendentemente dal settore merceologico di appartenenza del cliente.
D. Quali sono i vantaggi di questa nuova organizzazione?
R. Unicredit punta a innalzare il livello del dialogo strategico con i grandi gruppi industriali. Intende accompagnare le imprese in modo ancora piu' mirato grazie al know-how settoriale. Oggi portiamo anche a livello di country competenze verticali molto approfondite su una specifica industry. Questo consente di utilizzare al meglio la piattaforma paneuropea di Corporate Solutions, il tutto a vantaggio dei clienti. Si compone quindi la matrice del piano disegnato dall'ad Andrea Orcel, in cui sono i Paesi a conoscere le esigenze dei clienti e le fabbriche prodotto invece a fornire le migliori soluzioni. Ma non solo.
D. E cioe'?
R. Il secondo vantaggio dell'organizzazione per industry e' quello di riuscire a fare in modo che sull'advisory la banca possa sfruttare la forte competenza che ha nelle diverse geografie. Ed e' piu' facile farlo in una conoscenza verticale di settore piuttosto che generica. Ci permette di essere piu' efficienti ed efficaci.
D. Puo' fare un esempio?
R. La filiera del packaging, oppure quelle dell'automotive o dell'heavy machinery, in Italia e in Germania sono simili. Con la differenza che le aziende tedesche possono sfruttare un mercato domestico piu' grande, mentre le nostre devono esportare di piu'. La possibilita' di combinare le competenze di prodotto nel corporate solutions con coverage analoghi da' la possibilita' alla banca di mettere molto prima in connessione i clienti in entrambe le country. Connessioni che possono creare partnership, obiettivi di investimento o occasioni di m&a. un valore in piu' che la banca puo' dare. Si puo' seguire al meglio i clienti con soluzioni specialistiche e prodotti innovativi, trasferendo all'intera filiera i benefici in termini di servizi e contenuti. E questo rafforza il rapporto con la banca, che viene vista come un consulente a 360 . A livello di business, cio' si traduce in cross selling e maggiori ricavi commissionali.
D. Quali operazioni avete messo a segno nel 2023?
R. Siamo stati unici global coordinator di un prestito da 2 miliardi di euro a Ferrero a servizio di un'acquisizione negli Usa e joint global coordinator dell'ipo di Eurogroup e di Lottomatica e stiamo lavorando per il dual listi'ng di Ferretti. Abbiamo curato le emissioni obbligazionarie di Eni, Enel e nel bond high yield di Tim siamo stata l'unica banca italiana nel consorzio di collocamento. Abbiamo affiancato Snam nell'acquisizione degli asset algerini di Eni, cosi' come Versalis nella recente acquisizione di Novamont. Pensiamo di aver acquisito un ottimo posizionamento in Italia nel supporto dei grandi gruppi, come dimostrano del resto le league table, che anche in questi primi mesi del 2023 ci vedono primi in assoluto sia nei prestiti sindacati che nei bond. E nell'equity capital markets siamo secondi al pari di Jp Morgan e dietro solo a Bnp Paribas.

red fine MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

22/05/2023 08:44
 
Oggi sul quotidiano:


Unicredit si fa il polo dei pagamenti ed è pronta per lo shopping​

di Luca Gualtieri

Ad Alberto Palombi il coordinamento di questa area business in cui la banca vuole crescere anche con operazioni di m&a Entro agosto Banco Bom darà l’esclusiva sul merchant acquiring. Nel radar anche le divisioni di piccole banche​


Unicredit prepara il suo polo dei pagamenti. Se negli ultimi anni gran parte delle banche italiane hanno esternalizzato i servizi legati alle carte di credito, il gruppo di piazza Gae Aulenti intende muoversi in direzione opposta. Proprio per questo, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la banca vuole creare una struttura specifica dedicata a questo specifico business.

La nuova struttura

Il coordinamento dei lavori è stato affidato ad Alberto Palombi, investment banker arrivato nel dicembre scorso dopo esperienze in Ubs, Bofa e Merrill Lynch e oggi in forza nella divisione special situation. L’idea sarebbe quella di potenziare le attività di merchant acquiring che sinora Unicredit ha scelto di non cedere, ma di far crescere internamente. La scelta deriva soprattutto dall'evoluzione che il comparto ha conosciuto a cavallo della pandemia. Una delle conseguenze del Covid è stata infatti la forte accelerazione dell'e-commerce e dei pagamenti digitali in quasi tutti i settori produttivi, anche in una geografia storicamente in ritardo in questo ambito come quella italiana.

Le possibili acquisizioni

Questo trend sta imponendo significative sfide ai merchant acquirer (cioé le istituzioni finanziarie che processano le transizioni per le aziende o gli esercenti) ma, a detta delle società di consulenza, può rappresentare un volano importante per i ricavi. Non è escluso che questo progetto di crescita passi attraverso operazioni straordinarie. Secondo rumor finanziari nel radar di Unicredit ci sarebbero già diversi target, non solo nazionali ma anche esteri e, in particolare, concentrati nel Nord Europa.

In un’altra direzione si sta invece muovendo Banco Bpm. Ieri, a margine di una conferenza bancaria organizzata da Bain & Company, il ceo Giuseppe Castagna ha annunciato che entro l’inizio di agosto il gruppo dovrebbe concedere un’esclusiva a uno degli operatori che si sono affacciati sulla divisione pagamenti dell’istituto. La banca sta infatti esaminando le offerte preliminari ricevute per un asset che potrebbe valere più di 2 miliardi di euro se si considerano, oltre al pagamento upfront da parte di un nuovo partner, anche le commissioni future e le opzioni di crescita. «Pensiamo di poter decidere entro la presentazione dei risultati del primo semestre con chi discutere i termini della transazione», ha spiegato ieri Castagna che presenterà i conti del semestre il 2 agosto.

In generale il mercato prevede che nei prossimi mesi il settore dei pagamenti possa rimettersi in movimento. Dal 2000 ad oggi gli investimenti nel comparto hanno toccato quota 42 miliardi di dollari. Dopo un 2021 da record nel valore e nel volume delle operazioni, c’è stato un rallentamento, con una brusca contrazione a metà anno, proprio come si è verificato in molte altre industrie. Anche il boom delle operazioni per alimentare il comparto Buy Now, Pay Later, si è esaurito.

Durante la bolla la crescita ha stimolato molte operazioni di m&a, sia negli Usa che in Europa: Total System Services in Global Payments, Worldpay in Fidelity National Information Services, First Data in Fiserv, Ingenico in Worldline, Sia e Nets in Nexi. Poi tutto si è fermato, complice anche la brusca contrazione dei multipli di prezzo. Si tratta, tuttavia, di un settore dinamico dove le operazioni straordinarie potrebbero presto riprendere piede. Nei radar degli operatori ci sono anche le divisioni di pagamenti di diverse banche di piccole e medie dimensioni. Tra gli altri si fanno i nomi della Cassa di risparmio di Asti e Banca del Fucino.

MF - Numero 100 pag. 8 del 24/05/2023
 
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