Banche, i cinque maggiori istituti di credito italiani hanno registrato nel 2022 un utile di 12,8 miliardi (+66%)
di Emma Bonotti
I maggiori margini di interesse e il minor costo del credito hanno sostenuto lo scorso anno i risultati di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco Bpm, Bper e Mps. Cosa aspettarsi nel 2023 secondo gli esperti di Dbrs
Intesa
Sanpaolo,
UniCredit,
Banco Bpm,
Bper e
Mps, insieme le
cinque maggiori banche italiane nel 2022 hanno registrato un utile netto pari a 12,8 miliardi, in crescita del 66% anno su anno. Nel solo quarto trimestre il risultato è stato pari a 3,9 miliardi contro una perdita netta di 700 milioni nell’esercizio precedente. Per quali ragioni? Dbrs punta il dito sui
ricavi in crescita, le
spese operative rimaste inalteratee i
minori costi del credito.
I rialzi dei tassi sostengono i ricavi
La stretta monetaria messa in campo dalla Banca centrale europea per rallentare l’inflazione ha sostenuto la crescita dei
margini di interesse delle banche. I ricavi core degli istituti (il margine appunto e le commissioni nette) sono cresciuti del 21% anno su anno, spingendo il fatturato totale in aumento dell’8% rispetto al 2021.
Il futuro? Per gli esperti di Dbrs potrebbe essere ancora più prospero, dato che il beneficio dell’aumento dei
tassi di interesse sarà visibile appieno solo nei prossimi trimestri. Tuttavia, i broker avvertono che la maggiore sensibilità dei depositi e della raccolta all’ingrosso all’aggiornamento dei tassi di interesse potrebbe limitare parte del guadagno. Diversi fattori come la nuova domanda di
prestiti, la concorrenza sul mercato e lo spostamento nel mix di deposito dei consumatori verso prodotti con
remunerazioni più alte potrebbero condizionare i margini di interesse.
Inoltre, nel corso del 2023 il
contributo del Tltro dovrebbe gradualmente svanire. A dicembre dello scorso anno, le banche italiane erano
i maggiori beneficiari dello strumento europeo, con una percentuale del 27% del totale dei fondi raccolti dalle banche nella zona euro.
I costi operativi sono rimasti piatti
La crescita degli utili del 2022 è stata spiegata anche dall’andamento dei
costi operativi, rimasti pressoché
inalterati. L’aumento dei ricavi ha poi ridotto il costo medio del reddito dal 61% del 2021 al 57%. Tuttavia, secondo gli esperti una
solida politica di ottimizzazione dei costi sarà centrale anche nel 2023 per affrontare l’inflazione ancora alta, il caro energia, per sostenere gli investimenti digitali e per rispettare le norme sempre più stringenti in materia di sostenibilità.
L’impatto della guerra
A febbraio 2022, quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, le banche italiane erano discretamente
esposte alla Russia. Come sottolinea Dbrs, gli
accantonamenti per perdite su crediti legati ai due Paesi coinvolti dalla guerra rappresentavano circa il 33% del totale. Nel complesso, al 31 dicembre gli Llp sono diminuiti del 5% rispetto all’esercizio precedente, ma sono aumentati del 30% escludendo gli accantonamenti relativi alla
Russia e l’Ucraina. Guardando al solo quarto trimestre, la voce a
bilancio è scesa del 13%, riflettendo profili di rischio più solidi. Rispetto ai tre mesi precedenti, invece, gli Llp sono più che raddoppiati, principalmente a causa della stagionalità.
Occhio al costo del rischio
Nonostante le turbolenze geopolitiche, nel 2022 il
costo medio del rischio è migliorato rispetto a quello registrato nel 2019 e nel 2021, fermandosi a 58 punti base. Per il momento, le banche prevedono un’ulteriore riduzione del Cor nei prossimi mesi verso un livello medio di circa 45 punti base. Ma gli esperti mettono in guardia: il costo del rischio potrebbe tornare a crescere se l’economia dovesse rallentare più del previsto e se i tassi di
insolvenza dovessero discostarsi in modo significativo dai livelli attuali.
Dbrs, infatti, non esclude che i
tassi di insolvenza possano accelerare, spinti dal caro vita, dalla stretta monetaria della Bce e dall’aspettativa di un’economia più debole che potrebbe incidere sul reddito disponibile delle famiglie e sulla struttura dei costi delle imprese. Nonostante tali aspetti, in questa fase di rinnovata incertezza, le banche versano in condizioni «nettamente migliori» rispetto agli ultimi periodi di rallentamento economico. Le
riserve di capitale, proseguono da Dbrs, sono «adeguate», con un
Cet1 ratio medio a pieno carico pari circa al 14%, ovvero 500 punti base oltre il requisito minimo. «In un contesto di miglioramento della generazione di capitale interno, alcune banche hanno anche rivisto la
guidance sullo stacco delle cedole», concludono gli esperti.
Orario di pubblicazione:
14/02/2023 09:31
Ultimo aggiornamento:
14/02/2023 11:38