Vendesi penisola vista mare

Molti più stupratori islamici che di tutte le altre religioni - Mattinonline

L'imam islamista Nicholas Blancho: "Non stringo la mano alle donne"

L'imam Nicolas Blancho in diretta sulla TSR: "Picchiare le donne è un diritto" - Mattinonline

Focus.it - La situazione in Svezia ed altri Paesi europei

...Quando un numero sufficiente di persone sentono che il sistema non funziona più, l'intero tessuto della società democratica può sfilacciarsi. Cosa succede quando il sistema di welfare statale collassa, e non ci sono più soldi per "oliare" la tensione montante tra gli immigrati e i nativi Europei? E cosa succede quando le persone scoprono che i loro stessi leader, attraverso la rete dell'Unione Europea e il Dialogo Euro-Arabo descritto da Bat Ye'or nel suo libro "Eurabia", hanno per primi incoraggiato i Musulmani a stabilirsi da noi? Oltre a questo ci sarà una massiccia disoccupazione, e decine di migliaia di persone saranno adirate, arrabbiate ed umiliate, tradite dal sistema, dalla società e dai loro stessi leader democratici. Questa è una situazione simile a quella della Grande Depressione che ha portato all'ascesa dei Nazisti nel 1930. Ci stiamo forse dirigendo ancora una volta in questa direzione, con la paura, la crescita del fascismo e dell'omicidio politico? La differenza è che la "minaccia Ebrea" nel 1930 era interamente fittizia, mentre la "minaccia Islamica" oggi è terribilmente reale. Ciononostante, il trauma causato dagli eventi di 70 anni fa sta annebbiando il nostro giudizio di oggi, dal momento che qualsiasi discorso riguardo alla minaccia causata dall'immigrazione Musulmana o riguardo al preservare la nostra cultura è congedata come "la retorica usata contro gli Ebrei dai Nazisti." Agli Europei è stato insegnato a spaventarsi così tanto della propria ombra al punto di non essere in grado di vedere che le tenebre possono anche venire dall'esterno...

 
CDD Comitato di Coordinamento difendiamo la democrazia : Marra:Ma a che serve se il super-massone Giuliano Amato diventa giudice costituzionale? Monte Paschi il 27.11.13 dal GUP per usura per una mia denunzia del 2009.

Il Fatto Quotidiano, con un articolo di Vincenzo Iurillo, ha già, a fine agosto, dato la notizia dell’importantissima richiesta, da parte del PM Alfredo Greco, di rinvio a giudizio per usura, su una mia denunzia del 2009, del Monte Paschi, e della fissazione, al 27.11.2013, dell’udienza preliminare dinanzi al GUP del Tribunale Penale di Vallo della Lucania.
Questione giudiziaria di cui però devo ora illustrare sia l’aspetto cruciale che il modo in cui in essa (che rappresenta un passaggio importantissimo della lotta alle banche) si inserisce la vergognosa, sfrontatissima nomina alla Corte Costituzionale del super-massone, aspenino eccetera, Giuliano Amato, da parte del super-massone Napolitano (mi rifiuto di chiamarlo Presidente).
La magistratura, cioè, è sempre stata al servizio delle banche, ed è piena di massoni deviati e persino pedofilo satanici. E questo lo sapevamo.
E sappiamo che anche la Corte Costituzionale – oltre ad avere vari giudici variamente chiacchierati in quanto in odore di massonicità – è globalmente anch’essa filo-massonica non fosse altro che perché finge di non capire che la massoneria è illecita, dato che la sua essenza è nella segretezza (che è vietata), così come finge di non capire che il bilderberg è un’organizzazione criminale.

Sennonché, non tutti i magistrati sono massoni di fatto o in pectoree, ora che lo sfascio creato dal potere bancario è divenuto insopportabile, ecco che, qui e là, qualche giudice coraggioso e dignitoso sta trovando lo spazio per aprire quelle indagini e quei processi che probabilmente avrebbe voluto fare da anni, ma che fin qui non c’erano le condizioni per fare, come il PM Alfredo Greco che, già dal 15.11.2011, in seguito alla mia denunzia del 2009, iscrisse nel registro degli indagati Giuseppe Mussari e Antonio Vigna, quali presidenti e direttore pro tempore del Monte Paschi.

Provvedimento al quale sono poi seguiti altri, sicché il potere bancario – avendo fiutato il pericolo di ‘epidemia’ – corre ai ripari. Corre ai ripari cercando di rafforzare i ranghi massonici nell’ambito della magistratura mediante nomine come quella di Giuliano Amato, personaggio orrendo, ‘residente’ in quella land of darkness(terra dell’oscurità) in cui si decide e si organizza il condizionamento e la rovina morale e materiale della società mondiale.
Nomina contro la quale presenterò una denunzia alla Procura di Roma, alla quale già presentai la denunzia per la nomina di Mario Monti a Presidente del Consiglio da parte del circolo criminale occulto bilderberg, perché non ritengo che la magistratura possa rimanere all’infinito in silenzio di fronte a simili crimini, ora anche al suo stesso interno.
Perché – va bene che la magistratura è piena di PM e giudici massoni deviati, alcuni dei quali pure pedofilo satanici, ma almeno non lo si sapeva, e i nomi, per il momento, salvo alcuni, non sono venuti fuori con chiarezza – ma che Amato è espressione della peggiore massoneria e della finanza più criminale lo sanno tutti, sicché per nominarlo giudice della Corte Costituzionale ci voleva solo una faccia di bronzo come Napolitano.
Napolitano che del resto ha nominato poco fa senatori a vita quattro personaggi due dei quali massoni conclamati (Claudio D’Abbado e Renzo Piano), uno (Elena Cattaneo) che con la politica c’entra come i cavoli a merenda, ma che c’è da giurare farà sempre quello che le diranno gli stessi ambienti che guidano Napolitano, e un altro che è intimo alle logiche massoniche, cioè lo pseudo-scienziato Rubbia, ovvero quell’asino secondo il quale si può andare indietro ma non avanti (o viceversa, non ricordo) nel tempo; laddove il tempo non è che un numero di codice per ‘etichettare’ le forme della realtà che si succedono, sicché non si può né riandare alle forme che essa ha avuto né anticipare quelle che avrà (approfondisci da La definizione del concetto di tempo, in La storia di Giovanni e Margherita). Nomine eseguite per incarico del potere massonico\bancario allo scopo di alterare la maggioranza al Senato, dove c’è già Mario Monti (quindi 5 voti sicuri per le banche).
Si stanno in pratica organizzando in modo che il Governo fa i decreti legislativi anticostituzionali, il Parlamento (che è già sotto il controllo della massoneria) immancabilmente li converte in legge, e la Corte Costituzionale, quando le arrivano i ricorsi per la loro anticostituzionalità, li boccia.
Nonostante, cioè, siamo già in un regime di assoggettamento quasi totale della magistratura alla potere bancario tramite il potere massonico, si stanno organizzando perché questo controllo divenga più serrato, perché il rischio è che, anche un solo PM come Alfredo Greco, che non obbedisce agli ordini, può mettere in crisi il regime, specie poi se trova un GUP che la pensa come lui.
Una situazione molto grave, perché che i politici, da Napolitano a Renzi a quello squallido di Pannella ecc, sono tutti massoni, bilderberghini e così via lo sapevamo, ma se comincia una colonizzazione massonica esplicita anche della Corte Costituzionale si potrà solo aspettare che il regime sia travolto dai conflitti interni o dalla tragedia climatica e ambientale.
Pannella che definisco squallido perché i finti rivoluzionari come lui o Grillo o Bonino (quest’ultima è bilderberghina) mi disgustano peggio ancora di quelli conclamati.
Perché quanto Grillo e i grillini siano fasulli lo si capisce ad esempio anche dal fatto che hanno sì protestato contro Amato, ma adducendo che così guadagnerà ancora di più, ovvero guardandosi bene dal dire che il vero problema è che è un pericoloso massone.
Argomenti che non possono prendere perché Casaleggio è intimo al peggiore potere bancario, che equivale a dire massonico, e lo stesso Grillo non ha ancora spiegato cosa ci faceva a bordo del Britannia, la nave della marina inglese, nel 1992, in occasione di quella gravissima riunione massonico\bilderberghina, e soprattutto continua a non spiegare perché di banche si limita a parlare il minimo indispensabile (qualcosa la deve pur dire o far dire, visto quanto ne parlava prima che lo arruolassero).
E veniamo ora alla questione Monte Paschi. Ebbene, sono una trentina d’anni che la magistratura mi fa crepare sulla questione della responsabilità penale, per l’usura, del presidente e del direttore della banca, in questo caso del Monte dei Paschi, e non invece del funzionario dell’agenzia dov’era il conto corrente o il mutuo usuraio.
In sostanza, quando presento queste denunzie per usura, denunzio la banca in persona del presidente e del direttore. E lo faccio nella logica che se una banca pratica l’usura nei confronti ad esempio di Paolo Rosi, non è perché ha in antipatia Paolo Rossi, ma perché pratica l’usura con tutti.
I PM, invece, quando proprio l’usura non la si può negare, la richiesta di rinvio a giudizio magari (raramente) la fanno, ma la fanno nei confronti del malcapitato funzionario dell’agenzia, che non c’entra nulla, perché i criteri secondo i quali vengono concessi i mutui o i fidi vengono stabiliti in sostanza dalla proprietà della banca attraverso gli organi che la rappresentano, per cui la responsabilità non può che essere della banca in persona del suo legale rappresentante.
Cose ovvie, ma che PM e giudici hanno sempre finto di non capire allo scopo palese di circoscrivere i processi al singolo caso per consentire così alle banche di poter continuare a praticare l’usura verso tutto il resto della collettività.
Una questione sulla quale ho avuto negli anni scontri violentissimi con la magistratura o con singoli magistrati, sperando che il principio passasse sia pure magari non in una mia causa per non dare a vedere che davano ragione a me, come spesso accade.
Ed ecco invece che, sorprendendomi piacevolmente, il PM Alfredo Greco, il 15 novembre 2011, iscrisse Giuseppe Mussari e Antonio Vigna, rispettivamente, all’epoca, presidente e direttore del Monte Paschi, nel registro degli indagati, per cui, alla fine, il GUP ha fissato l’udienza preliminare per il 27 novembre 2013.
Ora, cosa farà il GUP, se cioè li rinvierà a giudizio o no, proprio non lo so, e se dicessi che conto nel rinvio a giudizio mi comporterei come colui che spera troppo, perché sono decenni che assisto con disgusto allo svilupparsi di una giurisprudenza assurda e mostruosamente in favore delle banche e contro la società, sicché se il GUP, che non so chi sia, li rinvia a giudizio, fa una cosa assolutamente nuova, inattesa e straordinaria, nonostante sia una cosa logica, e che la magistratura avrebbe dovuto fare da sempre.
Il guaio è, però, che ora il nostro Governo a guida bilderberg sa di avere il super-massone Amato alla Corte Costituzionale, per cui ha pochi timori a riprendere il varo dei suoi decreti legge filo-bancari da far poi approvare a questo parlamento per la quasi totalità di invertebrati.
Un controllo della Corte Costituzionale indispensabile anche per altri motivi, perché la Corte, qui e là, negli ultimi tempi qualche legge gliel’ha bocciata.
Insomma è un disastro: siamo proprio in mano ai criminali..
 
Totò Riina: "L

"Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Vito Ciancimino"
di Giorgio Bongiovanni - 1° luglio 2013
Il boss mafioso detenuto nel carcere di Opera a Milano è un fiume in piena, le sue dichiarazioni toccano quegli eventi che hanno determinato la svolta nella storia del nostro Paese, consentendo il transito dalla Prima alla Seconda Repubblica e la salita di Cosa nostra sul carro dei vincitori. A partire dal famoso ‘papello’ contenente le richieste avanzate dalla mafia siciliana, nel cui contesto spicca il ruolo di Giovanni Brusca, oggi collaboratore di giustizia. Brusca, ha dichiarato Riina, fu “il primo a parlare del 'papello'”, ma "non ha fatto tutto da solo, c'è la mano dei servizi segreti”. Per poi parlare della famosa e mai più ritrovata agenda rossa del giudice Borsellino: “La stessa cosa vale anche per l'agenda rossa. Ha visto cosa hanno fatto? Perchè non vanno da quello che aveva in mano la borsa e si fanno consegnare l'agenda. In via D'Amelio c'erano i servizi”.


Secondo il capomafia Cosa nostra non avrebbe mai potuto organizzare due stragi come quelle di Capaci e via D’Amelio senza l’appoggio di altri personaggi appartenenti ad ambienti para istituzionali: “Io sono stato 25 anni latitante in campagna senza che nessuno mi cercasse, come è che sono responsabile di tutte queste cose?”. E ancora: “Nella strage di Capaci – ha continuato Riina - mi hanno condannato con la motivazione che essendo io il capo di Cosa nostra non potevo non sapere come è stato ucciso il giudice Falcone. Lei mi vede a me a confezionare la bomba di Falcone?”.
 Le rivelazioni - riferite da La Repubblica - che l’ex capo di Cosa nostra ha rilasciato qualche settimana fa ad alcuni agenti del gruppo speciale della polizia penitenziaria, fanno parte di una relazione che è stata oggi depositata al processo sulla trattativa tra Stato e mafia, nell’ambito della quale, asserisce Riina: “Sono stati loro a venire da me non io da loro”, aggiungendo poi che “Mi hanno fatto arrestare Provenzano e Ciancimino”. Frasi criptiche che dovrebbero in realtà tradursi in una concreta collaborazione con la giustizia. 
“Le ripetute e ravvicinate affermazioni del Riina su vicende processuali o fatti che lo riguardano (come l'arresto) appaiono anomale rispetto a un atteggiamento che da sempre lo ha contraddistinto, di 'riservatezza' nell'approccio con gli operatori tutti” ha detto Giacinto Siciliano, direttore del carcere di Opera, secondo il quale la “’loquacità’ di Riina "potrebbe avere un preciso significato quanto essere riconducibile a un deterioramento cognitivo legato all'età”.
Il boss corleonese, parlando con gli agenti, si è inoltre dichiarato “andreottiano da sempre”: “Appuntato, lei mi vede che possa baciare Andreotti? Le posso dire che era un galantuomo e che io sono stato dell'area andreottiana da sempre” ha detto durante una pausa di processo della trattativa all’agente che gli domandava se fosse vera la storia del bacio tra lui e Giulio Andreotti. 
Inutile dire che possono essere fatte innumerevoli congetture sul motivo che ha spinto Totò Riina, il quale ha sempre negato di essere a conoscenza della trattativa, a rilasciare dichiarazioni di tale peso. La verità è che Riina è ben consapevole, essendo condannato a numerosi ergastoli, che, come quasi tutti i capi di Cosa nostra (escluso Matteo Messina Denaro, tuttora latitante) non uscirà mai più dal carcere. La ragione più plausibile che si nasconde dietro questa improvvisa inversione di rotta è che il capomafia voglia lanciare un messaggio, ricordando tutti i segreti di cui è a conoscenza. Finchè rimane in vita, Riina è una bomba pronta a esplodere in qualsiasi momento contro quello Stato-mafia che ancora oggi occupa le stanze del potere. 
Non è un caso, nè la prima volta che Riina fa delle rivelazioni proprio a ridosso dell’anniversario della strage di via d’Amelio. Nel luglio del 2009, dopo diciassette anni di silenzio, disse sull'uccisione di Paolo Borsellino che “L'ammazzarono loro”. E poi - riferendosi agli uomini dello Stato - aggiunse: “Non guardate sempre e solo me, guardatevi dentro anche voi”. 
Riina, o chi per lui, sta lanciando nuovi messaggi intimidatori: forse Cosa nostra, ancora una volta, vuole ricattare lo Stato-mafia? Aspettiamo e vedremo.
 
Parla la pm Digeronimo: "Io isolata, in magistratura comandano le correnti" - Affaritaliani.it

"Comandano gli apparati. Per fare carriera sai che devi far parte di una corrente e questo ha creato quella che chiamo un'oligarchia di magistrati". Desirèe Digeronimo, il pm della Sanitopoli pugliese appena trasferita da Bari a Roma, racconta la sua vicenda e propone una riforma del sistema giudiziario in una lunga intervista ad Affaritaliani.it. “Il trasferimento è stato solo l’ultimo atto di un progressivo isolamento all’interno della procura di Bari”. Il tutto dopo l’inchiesta sull’ex senatore Pd Tedesco e la segnalazione dei rapporti tra Vendola e Susanna De Felice, il gup che doveva decidere sul rinvio a giudizio del governatore della Puglia. “Persone legate a un gruppo di potere mi hanno delegittimata. Non dovevo essere credibile così non sarebbero state credibili le mie indagini”. Nel 2009 Vendola la attaccò con una dura lettera pubblica: “Chi di dovere avrebbe dovuto dare uno stop e tutelarmi, ma non è successo”. Sui pm in politica: “Il problema non è chi fa politica spogliandosi della toga ma chi la fa indossandola. Candidarmi a sindaco di Bari? Per la mia città io ci sarò sempre".

Desirèe Digeronimo, 48 anni, è stata a lungo sostituto procuratore della Dda di Bari, la sua città. Numerose le sue inchieste sulla camorra barese, alla quale ha inferto duri colpi. Indagando sui rapporti tra politica locale e criminalità organizzata scoperchia il sistema ruotante intorno all’assessore regionale della Puglia alla Sanità, l’ex senatore Pd Alberto Tedesco. Digeronimo e il collega Francesco Bretone, informati dei rapporti di amicizia dei rapporti di amicizia tra la sorella di Nichi Vendola e il gup Susanna De Felice, si rivolgono agli organi competenti ma la loro lettera spedita in via riservata ai capi degli uffici della Procura di Bari e della Procura generale presso la Corte d’appello finisce sui giornali. De Felice ha poi prosciolto Vendola (a pochi giorni dalle elezioni dello scorso febbraio Panorama ha pubblicato la foto dove i due pranzavano insieme ad altre persone). Il Csm ha aperto un procedimento (per fatto incolpevole) per valutare il trasferimento di Digeronimo per incompatibilità ambientale. Procedimento poi chiuso dopo che il 26 luglio 2013 il Csm ha deliberato il trasferimento a Roma, come da Digeronimo richiesto.
Come mai ha deciso di chiedere il trasferimento da Bari a Roma?

Il trasferimento è stato solo l’ultimo atto di un cammino progressivo di isolamento all’interno del mio ufficio che io imputo all’azione di personaggi collegati a un gruppo di potere finalizzata alla mia delegittimazione professionale e personale. Non dovevo essere credibile così non sarebbero state credibili le indagini che conducevo. Quando la calunnia si è trasferita dai corridoi alle sedi istituzionali e da là alla diffusione mediatica non ho potuto più limitarmi a resistere ma ho dovuto agire a mia tutela. Il trasferimento è stato un atto consequenziale di rispetto nei confronti dell’istituzione Procura, non potevo trascinare l’ufficio in una strumentale campagna giornalistica di veleni e corvi così come è stata definita. Ho preferito pormi il problema del prestigio di una istituzione assumendomene la responsabilità. Certo, con rammarico devo constatare che chi in tale vicenda aveva il dovere di porsi a tutela di tale prestigio già da molti anni ha mancato, ma io faccio il magistrato. Non potevo non tenerne conto, nemmeno di fronte alle omissioni.

Nell’inchiesta sulla sanità pugliese il nome dell’ex senatore Tedesco fu inizialmente depennato da alcuni suoi colleghi dalle utenze da intercettare. Com’è possibile che sia accaduto?

Sono questioni di cui non intendo parlare, ci sono sedi competenti in cui è giusto e spero siano affrontate. Certo, se quelle erano le carte nel 2007 la mia indagine iniziata nel 2008 non avrebbe dovuto stupire.

Nell’agosto del 2009 lei ha subìto un duro attacco da parte di Vendola, che scrisse una lettera pubblica contro di lei. Crede che la vicenda sia stata poco sottolineata?

Credo che la vicenda avrebbe dovuto comportare immediate conseguenze a tutela della giurisdizione da parte di chi era tenuto a farlo. Uno stop duro e fermo a quella deriva avrebbe cambiato il corso delle cose e non avrebbe consentito quello che io penso sia avvenuto in questi anni, ovvero una costante e dannosa perdita di prestigio dell’ufficio di procura di Bari. Ma del senno di poi, come si dice, sono piene le fosse.

Si è data una spiegazione su come sia avvenuta la pubblicazione della sua nota riservata sulla vicenda Vendola-De Felice?

Ho fatto una denuncia, qualsiasi spiegazione possa dare sarebbe solo un’opinione personale indimostrabile visto che il relativo procedimento è stato archiviato. Certo chi l’ha data in mano a un giornalista non aveva a cuore le istituzioni, la giustizia e l’equilibrio delicatissimo che è alla base del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni. Il mito narra che aperto il vaso di Pandora uscì tutto tranne la speranza ma alla fine fuggì anche quella. Io vivo anche di speranza, spero che un giorno arrivi la verità, la risposta a tante domande e soprattutto la giustizia.

Ilda Boccassini ha detto che alcuni pm svolgono certe inchieste “per altri scopi” rispetto alla giustizia usando magari la magistratura come trampolino di lancio. E’ d’accordo?

La magistratura ormai è un mondo variegato: non siamo tutti uguali, non siamo tutti idealmente motivati nello stesso modo. Credo che le storie siano personali e che vadano giudicate dai fatti, dalle circostanze concrete in cui accade che si arrivi a certe scelte. In genere le indagini serie, fatta salva l’alea del giudizio che prevede un contraddittorio tra accusa e difesa, approdano a processi e condanne… già questo esclude un pregiudizio di strumentalità. Il problema vero non è chi fa politica spogliandosi della toga ma chi la fa indossando la toga. La magistratura non è scevra da simili fenomeni anche se non la immagino come attività organizzata e sistemica di supporto politico a questa o quella parte.

Pensa che il sistema delle correnti interne alla magistratura andrebbe rivisto? Non rende troppo simile la magistratura alla politica?

Il nostro sistema giudiziario necessita di una radicale riforma. Una riforma che restituisca efficienza e credibilità alla giustizia e questo passa non solo da cambiamenti strutturali e innesti di risorse nel servizio giustizia ma anche da una rivoluzione in termini culturali del sistema di rappresentatività dei magistrati all’interno del suo organo di autogoverno. Il nostro sistema giudiziario è specchio del Paese, siamo affetti dalla stessa patologia che affligge l’intera struttura burocratica amministrativa. Il meccanismo dello spoil system ormai è regola: nel bene e nel male comandano gli apparati, vince chi si pone all’interno e a tutela degli apparati. Vince cioè la logica dell’appartenenza. Il tutto avviene all’interno delle correnti. In una situazione come questa avere agganciato al merito e non all’anzianità il criterio per l’attribuzione di incarichi e direttivi, che pure in astratto è cosa sacrosanta, aumenta la discrezionalità di chi decide e diventa facile strumento di derive patologiche del sistema. Oggi sai che per fare carriera, per essere tutelato, per non subire ingiustizie, ma anche per difenderti dalla giusta assunzione di responsabilità nell’esercizio delle tue funzioni, devi fare parte di una corrente, ovviamente una corrente forte capace di sedersi al tavolo della “trattativa” con le altre correnti. In questo meccanismo diventa difficile sottrarsi alla logica dell’appartenenza. Questo sistema ha portato alla nascita di quella che io chiamo un’oligarchia di magistrati che percorrono come cursus honorum i vari steps all’interno dell’Anm e del Csm per fare carriera. La deriva patologica di questo sistema non fa bene all’autonomia e all’indipendenza della magistratura perché aumenta il rischio di una “politicizzazione” di certi meccanismi di autogoverno ma soprattutto non fa bene al servizio giustizia che noi abbiamo il dovere di assicurare ai cittadini. Le correnti da luoghi di discussione e crescita culturale e giuridica si sono trasformati in luoghi di potere.

Serve una riforma della giustizia?

Questo sistema va immediatamente bloccato, occorre ridare ossigeno alla magistratura esattamente come occorre ridare ossigeno al sistema politico e partitico di questo paese. Questo non può essere rimesso a una sorta di presa di autocoscienza del singolo, serve una classe dirigente politica capace di fare le giuste riforme con onestà intellettuale e per il bene della comunità dei cittadini. Io non voglio rinunciare al criterio del merito per la valutazione dei magistrati perché il criterio dell’anzianità ha forti limiti in termini di efficienza del sistema. Un buon criterio per l’individuazione dei magistrati da delegare all’autogoverno potrebbe essere il sorteggio dei rappresentati togati del Csm: un sorteggio temperato, per esempio all’interno di una rosa di persone candidabili scelte secondo criteri oggettivi predeterminati. Questo indebolirebbe molto il sistema di potere delle correnti. Alla facile obiezione che abbiamo diritto di sceglierci i nostri rappresentanti perché non siamo tutti uguali rispondo che il cittadino non ha diritto di scegliersi il suo giudice: esiste il principio del giudice naturale. Ecco, bisognerebbe studiare una forma di consigliere togato del Csm scelto secondo gli stessi valori che sono alla base del principio del giudice naturale. Tuttavia di fronte all’incapacità di tutta la politica di procedere a una seria riforma della giustizia mi domando se la nostra classe dirigente abbia veramente a cuore la salvaguardia dell’autonomia e della indipendenza della magistratura. Una magistratura controllabile è tranquillizzante, ma chi non ha la lungimiranza di capire che è giunto il momento delle giuste riforme deve sapere che una magistratura controllata ha anche un forte potere di ricatto.

La sua vicenda sembra suggerire che fare il magistrato sia come agire un po’ in un campo minato. Possibile che chi tocca alcune inchieste venga isolato e messo da parte anche dai suoi stessi colleghi?

Oggi chi tocca alcuni fili muore. Fa parte della degenerazione del sistema di cui ho parlato. Un simile sistema può trasformarsi in una maionese impazzita e non è affatto detto che a “morire” siano sempre gli stessi. Occorre fermare questa deriva ancorata solo a forme di esercizio del potere, la giustizia deve tornare a essere sempre e in tutte le sue forme un servizio a tutela del cittadino, libero da qualsiasi tipo di condizionamento. La vera democrazia di un Paese nasce da questo fondamentale presupposto.

Da Berlusconi all’Ilva, si sprecano i casi di scontro più o meno aperto tra politica e giustizia. Come si può sanare questa “guerra”?

Il conflitto tra politica e giustizia si può risolvere solo intraprendendo il cammino, difficile ma necessario, che ho descritto prima. Un cammino che può essere intrapreso però solo da chi ha le mani libere per decidere: per cambiare abbiamo bisogno di una classe dirigente non ricattabile né ricattatoria.

Che cosa ne pensa dei referendum sulla giustizia?

Ho firmato i referendum, ciò non significa che approvi tutto quello che viene proposto. Ho sempre sostenuto, per esempio, che il miglior pm è quello che ha fatto il giudice, ma di fronte all’immobilismo stagnante che ha consentito questa deriva patologica è necessario uno choc, una scossa che provenga dalla base. Non abbiamo più tempo da perdere: per il nostro bene di cittadini occorre rimuovere l’immobilismo della politica con proposte forti. Del resto, con le necessarie garanzie a salvaguardia dell’esercizio imparziale delle funzioni requirenti, siamo pronti anche alla separazione delle carriere. Ricostruire in termini di autonomia e indipendenza reciproca il rapporto tra pubblici ministeri e giudici non può che fare bene alla giustizia intesa come servizio.

Da pugliese pensa che sull’Ilva politica e magistratura abbiano la coscienza pulita?

Il caso dell’Ilva è emblematico del ruolo di supplenza assunto dalla giustizia rispetto al silenzio e all’inerzia delle istituzioni deputate a decidere e a controllare che ci sia la giusta coniugazione tra interesse pubblico e privato. Quando si giunge a questo punto è già troppo tardi: qualsiasi azione si intraprenda non sarà mai possibile che nel conflitto tra diritti, in questo caso tra lavoro e salute, ci sia un contemperamento che garantisca il giusto equilibrio. Ci sarà sempre un diritto soccombente. Nella vicenda Ilva si è arrivati al punto di non ritorno e le responsabilità sono diffuse, ma le maggiori responsabilità sono quelle politiche perché la magistratura una volta imboccata la strada ha un percorso obbligato.

Da Ingroia a De Magistris ci sono stati alcuni casi “sfortunati” di pm in politica. Pensa che questo passaggio di ruolo sia legittimo?

Candidarsi è un diritto, ci sono motivazioni complesse che portano un magistrato a farlo, solo che spesso rimangono confinate all’interno della propria coscienza. Nella gamma dei magistrati candidati in politica a mio avviso ci sono motivazioni nobili e meno nobili, dai crediti acquisiti che vengono saldati dagli apparati di potere alla mera ambizione personale. Ma la motivazione può essere più profonda, può derivare dalla presa di consapevolezza dei limiti del sistema giudiziario, della sua patologia. Tale presa di coscienza nasce spesso da un’esperienza personale che mette in crisi il proprio sistema valoriale e innesca un processo di allontanamento. E’ come un grande amore tradito, quello che fa più male, ma anche quello che per autodifesa vuoi rimuovere dal cuore. In questo caso scegliere di candidarsi unisce la voglia di cambiare il nostro sistema paese alla necessità di continuare a credere in quegli stessi ideali che ti hanno fatto amare la toga e alla consapevolezza che per affermarli occorre andare all’esterno. Giustizia ed equità passano dal cambiamento delle regole e le regole le cambia la politica. In fondo in questi casi ti candidi perché credi ancora in qualche cosa e pensi di poterla realizzare, perché non ti vuoi rassegnare alla logica che il mondo deve andare per forza così. Tuttavia, credo he se è un diritto candidarsi e poterlo fare senza perdere un posto di lavoro, è anche un dovere del magistrato e un diritto dei cittadini avere la garanzia sostanziale e formale di una magistratura terza e imparziale. Occorrerebbe quindi regolamentare la materia facendo sì che un magistrato che affronti un impegno politico possa tornare a svolgere le sue funzioni in altri settori della pubblica amministrazione, in ruoli diversi da quelli giurisdizionali. Ci sono tanti posti riservati ai magistrati nella pubblica amministrazione… non sarebbe difficile farlo.
 
OLTRE " I MAGISTRATI MASSONI E LO STATUTO DELLA FRATELLANZA GIURIDICA" di Solange Manfredi .FRAMASSONERIA, MASSONERIA DEVIATA o "SAVIA " che hanno a che fare con l'imitazione agile, veloce e smilza dei draghetti o varani di Komodo ?! - CDDGRANDEDISCO


"FRATELLANZA GIURIDICA. I magistrati e la massoneria."



Di Solange Manfredi
pubblicato il 20 luglio 2010 nel blog di Paolo Franceschetti


1. Premessa.


Da qualche giorno i giornali riportano la notizia di una inchiesta romana su una associazione a delinquere, denominata nuova loggia P3, che vedrebbe coinvolti politici, faccendieri, criminalità organizzata, e magistrati.



I magistrati coinvolti sono persone ai vertici della magistratura, ex Presidenti dell’A.N.M., ex Consiglieri del C.S.M. , avvocati generali della Cassazione, ovvero:


- il dr Arcibaldo Miller, Capo degli Ispettori del Ministero della Giustizia e membro dell’A.N.M;

- il dr Antonio Martone, ex Presidente dell’A.N.M., ex Avvocato Generale della Corte Suprema di Cassazione ed oggi capo di una Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche;

- il Sottosegretario di Stato Giacomo Caliendo, ex Consigliere del C.S.M ed ex Presidente dell’A.N.M;

- il Presidente della Corte di Appello di Salerno Umberto Marconi, consigliere del CSM ed ex membro dell’ANM;

- il Presidente della Corte di Appello di Milano Alfonso Marra;

- il Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione Vincenzo Carbone.

Niente di nuovo, l’intreccio in odor di massoneria tra magistratura e potere c’è sempre stato.

Solo per fare un esempio, da più di un anno si sta celebrando, nel più assoluto silenzio, un processo sulla compravendita di sentenze in Cassazione che, visto il coinvolgimento di personaggi legati dal vincolo massonico, è stato denominato Hiram (figura allegorica della massoneria, nonchè nome della rivista ufficiale del Grande Oriente d’Italia).


Ed ancora l’intreccio tra magistratura e potere massonico (di oggi e di ieri) è ben evidenziato nel libro di Gioaccino Genchi “Gioacchino Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato”.


Per non parlare degli scandali che negli anni ’80 e ’90 videro coinvolti magistrati iscritti alla loggia P2.

Ma, a questo punto, una domanda sorge spontanea: perché nella maggior parte degli scandali che vede coinvolti magistrati compare sempre anche la massoneria?

Come fanno i massoni a poter sempre contattare il magistrato giusto al momento giusto?

2. La "Fratellanza Giuridica".

La risposta non è semplice ma forse, in questa sede, si può aggiungere un dato che potrebbe essere importante per capire gli intrecci di “certo” potere.

Quando mio padre (avvocato) morì, 15 anni fa, nella cassaforte di casa trovai, insieme al suo tesserino di affiliazione alla massoneria, centinaia di documenti massonici.

Tra questi rinvenni un piccolo libricino rilegato che riportava in copertina:
“Fratellanza Giuridica" Statuto

Appena ne lessi il contenuto rimasi sconvolta, come sconvolti sono rimasti avvocati e giudici (non massoni ovviamente) a cui l’ho mostrato.


L'esistenza di uno Statuto che, all’interno delle varie logge (e quindi tra massoni già vincolati dal giuramento di silenzio, assistenza ed aiuto reciproci e dal divieto di denunciare un fratello al Tribunale profano 1), univa in una “più fraterna collaborazione” avvocati – cancellieri – docenti di materie giuridiche – dottori commercialisti – magistrati – notai – ragionieri ed ufficiali giudiziari, in altri termini tutti i tasselli “sensibili” di un Tribunale, era sconvolgente.


Un legame cosi' stretto tra i protagonisti delle vicende giudiziarie si prestava veramente a deviazioni infinite.

Il fatto, poi, che gli elenchi di questa “Fratellanza Giuridica” fossero a disposizione dei massoni iscritti alle varie logge italiane poteva rendere ogni Tribunale raggiungibile da qualsiasi fratello in cerca di aiuto massonico.

Nessun rischio a chiedere un “aiutino”: il massone infatti ha giurato sia di aiutare sia di non denunciare mai un fratello al Tribunale profano. Non a caso ogni scandalo che ha riguardato magistrati e massoni è sempre stato originato dalla scoperta di documenti durante una perquisizione o, come in questo caso, da intercettazioni telefoniche; ma mai in nessun caso un'indagine ha avuto origine dalla denuncia di un fratello verso un altro fratello.

Se all'interno della stessa loggia, della stessa cittadina, si ritrovano regolarmente per studiare, lavorare, o altro... avvocati, cancellieri, magistrati e ufficiali giudiziari, si sa, l'occasione fa l'uomo ladro. La frequentazione, l'amicizia, ma, soprattutto, il giuramento di reciproco aiuto ed assistenza, fanno sì che in queste "logge" possa scattare la richiesta di “aiutino”. In fondo, per insabbiare un processo, per depistare, per creare confusione, basta poco: una notifica sbagliata, un fascicolo sparito, una nullità non rilevata, ecc.. piccoli errorini, idonei a deviare il corso di un processo; ma errorini per cui in Italia non si rischia assolutamente nulla.

Certo si parla di possibilità, non è detto che accada però, come già sottolineato, l'occasione fa l'uomo ladro.

Proprio per questo i magistrati ed avvocati più attenti a livello deontologico (non vi preoccupate, è una razza ormai quasi estinta) evitano le frequentazioni con avvocati almeno dello stesso foro in cui esercitano.

Il motivo di tale comportamento è chiaro (o dovrebbe esserlo) il giudizio del magistrato, per non lasciare adito ad alcun dubbio, deve essere il più possibile scevro da condizionamenti di qualunque genere.


Chi frequenta i Tribunali, invece, spesso si trova a dover costatare comportamenti ben diversi, e si può incappare in situazioni in cui avvocati e magistrati dello stesso foro dividono l'affitto di una garconier con cui andare con le rispettive amanti.

Sarà, dunque, forse un caso che più di 7 processi su dieci saltano per notifiche sbagliate? Sarà forse un caso che spesso le indagini o processi che vedono coinvolti massoni hanno un iter burrascoso con avocazioni di indagine (Why not, Toghe Lucane), trasferimenti di sede (Piazza Fontana, Golpe Sogno, Scandalo loggia P2) od altro?

Probabilmente si, non vogliamo in alcun modo pensar male anche se, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma, raramente, si sbaglia.

3. Lo Statuto.

Trascrivo qui il contenuto dello Statuto rinvenuto tra i documenti di mio padre.

Ovviamente, e per estrema correttezza, avverto il lettore che non posso assicurare che detto statuto sia vero, ma, dati i rapporti che intratteneva mio padre (avvocato), ciò che mi aveva detto riguardo i magistrati che frequentavano regolarmente la nostra casa e il fatto di averlo rinvenuto all’interno di una cassaforte insieme a centinaia di documenti giuridici firmati da “fratelli”, mi fa propendere per il si.

Se così fosse parrebbero esistere "Fratellanze" costituite esclusivamente da magistrati, avvocati, cancellieri, ufficiali giudiziari, professori universitari, ecc.. le cui "deviazioni" potrebbero condizionare il sistema giudiziario ostacolando il corso di processi importanti.



A.G.D.G.A.D.U.


GRAN LOGGIA NAZIONALE
DEI LIBERI MURATORI D’ITALIA

“GRANDE ORIENTE D’ITALIA”
*
STATUTO
DELLA
“FRATELLANZA GIURIDICA”
(Approvato a Roma, il 21 settembre 1968)

1

La Fratellanza Giuridica è costituita da Fratelli attivi e quotalizzanti nelle rispettive Logge della Comunione italiana, appartenenti alle seguenti categorie professionali, e che ne facciano domanda:avvocati e procuratori legali –cancellieri – docenti di materie giuridiche – dottori commercialisti – magistrati – notai – ragionieri – ufficiali giudiziari.

2

La Fratellanza Giuridica ha come principali finalità:

a) Dare, quando richiestane, pareri giuridici al Grande Oriente o ai vari Organi massonici, attraverso la Gran Segreteria;

b) Promuovere lo studio dei problemi interessanti i vari aspetti del diritto, internazionale e nazionale, e quelli delle singole categorie iscritte alla Fratellanza;

c) Consentire una più fraterna collaborazione, nell’ambito di ciascuna categoria, per l’esercizio dell’attività degli iscritti;

d) Indicare nominativi di difensori d’ufficio, se richiestane dai Tribunali massonici;

e) Curare la raccolta della giurisprudenza delle decisioni degli organi giudiziari massonici, anche comparata con l’opera giudiziaria delle altre Comunioni regolari;

f) Studiare ed approfondire ogni altra questione attinente all’esercizio professionale degli iscritti, nel rispetto delle leggi e delle tradizioni massoniche.

3

La Fratellanza Giuridica ha sede presso il suo Presidente effettivo.

Essa può essere sciolta in qualunque momento, o per decisione del Gran Maestro, previo il parere favorevole del Consiglio dell’Ordine, o per decisione dell’Assemblea degli iscritti.

Le elezioni e le decisioni dei vari Organi della Fratellanza Giuridica sono valide a maggioranza semplice ed impegnano anche gli assenti e, per il caso di scioglimento, con il voto favorevole di almeno due terzi degli iscritti.

Le cariche non sono rinunciabili ed impegnano gli eletti sino a quando non siano accettate eventuali loro dimissioni, da inoltrarsi al Consiglio Direttivo.

4

Sono Organi della Fratellanza Giuridica:
a) L’Assemblea degli iscritti;
b) Il Consiglio Direttivo;
c) L’Ufficio di Presidenza;
d) Ufficio di Segreteria e Tesoreria.

5

L’Assemblea degli iscritti è convocata dall’Ufficio di presidenza almeno una volta l’anno, entro il 31 marzo, o quando appaia opportuno, ovvero quando gliene faccia richiesta la maggioranza semplice del Consiglio Direttivo oppure almeno un quinto degli iscritti.

Alla Assemblea sono demandate tutte le decisioni comunque riguardanti la Fratellanza Giuridica, anche nelle materie di spettanza dei singoli Organi.

6

Il Consiglio Direttivo è composto dai Delegati circoscrizionali, che durano in carica tre anni e sono rieleggibili.

I Delegati circoscrizionali vengono eletti, anche mediante schede inviate per posta, dagli iscritti alla Fratellanza Giuiridica, nell’ambito delle circoscrizioni regionali massoniche.

Il Consiglio Direttivo si riunisce per convocazione dell’Ufficio di Presidenza, almeno due volte l’anno, ovvero quando ne faccia richiesta, allo stesso Ufficio di Presidenza, almeno un terzo dei suoi membri.

7

Le riunioni del Consiglio Direttivo sono valide con la presenza di almeno la metà dei suoi componenti. In caso di parità di voti prevale quello del presidente.

8

Ciascun delegato circoscrizionale deve promuovere riunioni di iscritti, iniziative e attività varie, nell’ambito della propria circoscrizione, in armonia con le leggi massoniche, con le finalità della Fratellanza Giuridica, con le deliberazioni dell’Assemblea e del Consiglio Direttivo.

9

L’Ufficio di Presidenza è composto:
a) Dal Gran Maestro;
b) Dal presidente effettivo, che viene eletto dal Consiglio Direttivo;
c) Da un Vice-Presidente.
Al Presidente effettivo (o, in caso di suo impedimento o assenza, al Vice-Presidente) spettano la rappresentanza, la direzione, le decisioni di ordinaria amministrazione della Fratellanza Giuridica.

10

L’Ufficio di Segreteria è composto:
a) Dal Gran Segretario;
b) Da un Segretario o da un Vice-Segretario, nominati dal Consiglio Direttivo, ai quali spetta la tenuta degli schedari, dei verbali, della corrispondenza della Fratellanza Giuridica. L’Ufficio di Segreteria effettua il controllo annuale della regolare appartenenza alle Logge della Comunione di tutti gli iscritti della Fratellanza.
Il Segretario o il Vice-Segretario possono essere eletti anche al difuori del Consiglio Direttivo, nel qualcaso vi partecipano senza diritto di voto.

11

Il Tesoriere è nominato da Presidente effettivo, anche non fra i Delegati circoscrizionali, nel qual caso partecipa al Consiglio Direttivo senza diritto di voto.

Il Tesoriere cura l’amministrazione, la contabilità, la riscossione delle quote e degli eventuali contributi volontari, e quant’altro attiene alla economia della Fratellanza Giuridica.

Il Tesoriere redige, entro il 31 dicembre di ciascun anno il bilancio consuntivo degli incassi e delle spese, ed un bilancio preventivo per l’anno successivo, da sottoporre all’approvazione dell’Assemblea.

12

Per far fronte alle spese di organizzazione e funzionamento della Fratellanza Giuridica, tutti gli iscritti devono versare una quota annuale.

13

Entro il 31 maggio di ciascun anno il Consiglio Direttivo:
a) Predispone ed approva bilanci consuntivi e preventivi redatti dal Tesoriere da sottoporre all’Assemblea;
b) Fissa l’ammontare della quota annuale obbligatoria a carico degli iscritti;
c) Redige una relazione morale sull’attività compiuta nell’anno precedente che, se approvata dall’Assemblea, viene inviata alla Gran Maestranza;
d) Delibera la destinazione delle somme pervenute per contributi volontari dai vari iscritti.

14

Ogni notizia relativa agli elenchi degli iscritti potrà essere chiesta e fornita dai rispettivi Delegati circoscrizionali, a ciascuno dei quali tali elenchi verranno consegnati, ovvero, in mancanza, dall’Ufficio di Segreteria.

15

Il presente Statuto potrà essere modificato con delibera di almeno un terzo degli iscritti, i Assemblea.

16

E’ demandata al Consiglio Direttivo la formulazione del regolamento di attuazione del presente Statuto.

Note:

1. come rivela una sentenza a sezioni unite del Tribunale massonico del 28/X/1978, per il principio n. 1 Cap. IV degli Antichi Doveri” il massone anche se a conoscenza di un reato non può neanche minacciare di denunciare un fratello a quello che viene definito “Tribunale Profano”, ovvero l’organo giudiziario previsto dalla Costituzione italiana, pena l'immediata espulsione dalla loggia.
 
Paolo Ferraro: Una partita a più livelli, costruita per sessanta anni attraverso strategie complesse, non può essere giocata su piani solo culturali e politici tradizionali. Pena la sconfitta definitiva. - Signoraggio.it

La massoneria deviata e gli apparati massonici collegati ai poteri forti internazionali che gestiscono le varie attività criminali di condizionamento e controllo sotterraneo della democrazia , in nome e per conto ma anche in lieve autonomia rispetto ai poteri oligarchico militari e finanziari , hanno in pugno una buona parte delle massonerie più nazionali non allineatesi.
La Supergladio ha vinto e il potere di ricatto distrugge ogni opposizione sempre massonica interna alla casta.
L’ultimo ricatto, il più potente è stato orchestrato con una sceneggiata, certo, ma era reale e ha piegato il P2 Berlusconi definitivamente .
Ora la nazione gestita dalle caste vere è in mano alla SUPERGLADIO.
Ma sono culturalmente e politicamente SCONFITTI per la prima volta .
Decidetevi a prendere atto della portata importanza e correttezza di questa analisi .
Occorre attaccare le casematte ed i poteri forti sotterranei , usando i gangli non deviati delle istituzioni e difendendone persone e ruoli, non basta il potere politico legislativo visibile e formale.
Non basta il voto politico e non basterebbe neanche una azione illegale (sbagliata doppiamente ) .
L’obiettivo prioritario è disaggregare la strutture pericolose e segrete che gestiscono realmente agenda della storia, persone e ruoli, prima che occupino tutti i gangli dello Stato .
Poi occupare sistematicamente ed in modo organizzato l’informazione.
UNA PARTITA A PIU’ LIVELLI, COSTRUITA PER SESSANTA ANNI ATTRAVERSO STRATEGIE COMPLESSE, NON PUO’ ESSERE GIOCATA SU PIANI SOLO CULTURALI E POLITICI TRADIZIONALI. PENA LA SCONFITTA DEFINITIVA

PAOLO FERRARO

Limitarsi a caste e potere politico visibile e
 
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...stro-cerniera-tra-stato-e-cosa-nostra/736287/

Secondo la Procura di Caltanissetta sarebbe Giovanni Aiello, un ex agente ora in pensione, l'uomo dal volto deformato che sarebbe stato presente a Capaci e avrebbe avuto un ruolo in altri delitti rimasti irrisolti. Con in tasca la tessera dei servizi segreti

Ha percorso come un’ombra tutta la Palermo delle stragi, per poi scomparire definitivamente, lasciando traccia di sé soltanto dentro ai verbali di collaboratori e testimoni. È stato indicato come un fantasma, un uomo taciturno con la faccia butterata, orribile, mostruosa, sempre presente quando c’era una strage da fare, un eccidio in cui si dovevano coprire le tracce per sottrarre dalla scena ogni possibile indizio rivelatore. Adesso “Faccia da Mostro“, il killer con tesserino dei servizi in tasca, che sullo sfondo di ogni strage agiva da uomo cerniera tra Cosa Nostra e Stato, sembra aver recuperato un nome, dopo essere quasi svanito dalle inchieste. Faccia da Mostro invece esiste, non è un’invenzione, e la sua identità sarebbe quella di un ex dirigente di polizia in pensione, con il volto sfigurato a causa dell’accidentale esplosione di un’arma da fuoco: il suo nome, secondo la Procura di Caltanissetta, è Giovanni Aiello.

Identità già nota alla Procura, quella di Aiello, che lo aveva iscritto nel registro degli indagati, per poi chiederne ed ottenerne l’archiviazione nel dicembre del 2012. Adesso però sono arrivati nuovi elementi e la procura nissena ha nuovamente stretto il cerchio sul nome di Aiello, che è ritornato al centro delle indagini dei pm guidati da Sergio Lari. Pochi mesi fa, a fare il nome di Aiello davanti ai colleghi di via Giulia, era stato il procuratore aggiunto della Direzione Nazionale Antimafia Gianfranco Donadio, incaricato dall’ex procuratore nazionale Piero Grasso di seguire le indagini sulle stragi. Donadio ha dunque recuperato alcune testimonianze di collaboratori di giustizia, che indicavano in Aiello l’uomo con la faccia butterata operativo a cavallo delle stragi che insanguinarono l’Italia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90.

Il primo a fare il nome di Aiello era stato il pentito Vito Lo Forte, la cui testimonianza però è ancora oggi tutta da riscontrare. A parlare di Faccia da Mostro era stato anche Luigi Ilardo, il boss nisseno infiltrato dai Carabinieri al seguito di Bernardo Provenzano e poi misteriosamente ucciso nel 1996. “Noi – disse Ilardo al colonnello dei carabinieri Michele Riccio – sapevamo che c’era un agente a Palermo che faceva cose strane e si trovava sempre in posti strani. Aveva la faccia da mostro. Siamo venuti a sapere che era anche nei pressi di Villagrazia quando uccisero il poliziotto Agostino”. Ed è proprio a Villagrazia di Carini che Faccia da Mostro fa per la prima volta il suo ingresso sulla scena: pochi giorni prima dell’omicidio del poliziotto Nino Agostino, il il 5 agosto del 1990, un uomo con il volto deturpato andò a bussare a casa sua: “Era un uomo con i capelli biondi, dal viso orribilmente butterato” ha raccontato Vincenzo Agostino, padre del poliziotto ucciso, di cui oggi non si conoscono ancora gli assassini.

Tracce di Faccia da Mostro però si trovano anche oltre lo Stretto: l’ultimo collaboratore a fare il nome del misterioso killer di Stato è infatti un calabrese affiliato alla ‘Ndrangheta, si chiama Nino Lo Giudice, è soprannominato il Nano, e fino a pochi mesi fa era un collaboratore di giustizia. Prima di ritrattare quanto raccontato, accusando i magistrati che lo avevano interrogato di “drogare” le sue dichiarazioni, il Nano aveva fatto cenno a Faccia da Mostro, individuandolo in Aiello, e aggiungendo che “agiva sempre con una donna, una tale Antonella: tutti e due facevano parte a servizi deviati dello Stato e la donna era stata ad Alghero in una base militare dove la fecero addestrare per commettere attentati e omicidi”. Nel giugno scorso però Lo Giudice ha ritrattato le sue dichiarazioni, rendendosi latitante.

C’è un altro uomo che però indica in una donna la partner dell’orrore di Faccia da Mostro: è Giuseppe Maria Di Giacomo, esperto killer del clan catanese dei Laudani. Piste, ipotesi, spifferi, testimonianze ancora oggi tutte al vaglio degli inquirenti, che in queste ore, oltre ad indagare su Aiello, lavorano per capire chi sarebbe la tale Antonella citata da Lo Giudice, addestrata dai servizi per diventare una sorta di killer di Stato.

Agli atti della procura di Caltanissetta però adesso c’è anche un altro verbale che allarga il quadro delle indagini: quello del collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera. L’uomo che il 23 maggio del 1992 avvisò i killer di Giovanni Falcone dell’arrivo delle auto blindate dall’aeroporto, ha fatto per la prima volta cenno ad una presenza estranea a Cosa Nostra nelle fasi preparatorie del botto di Capaci: quando i boss si erano riuniti per collegare le singole cariche d’esplosivo che avrebbero ucciso Falcone, tra loro c’era anche un uomo estraneo all’organizzazione, sconosciuto al livello operativo di Cosa Nostra che parlava “soltanto a bassa voce”.

Dichiarazioni che per la prima volta suggeriscono una compartecipazione estranea a Cosa Nostra per l’assassinio di Falcone, ma operativa nelle fasi finali dell’attentato, e che somigliano molto a quelle rese da Gaspare Spatuzza sull’eliminazione di Paolo Borsellino, avvenuta 57 giorni dopo la strage di Capaci. “Mentre veniva imbottita di esplosivo la Fiat 126 nel garage tra noi c’era uno elegante, biondino, mai visto prima, parlava con Gaetano Scotto” ha raccontato il collaboratore ricostruendo la fase preparatoria della strage di via d’Amelio. L’interrogativo è inevitabile: l’uomo che partecipa con i boss alla preparazione della strage di via d’Amelio è lo stesso notato da La Barbera nei giorni precedenti al botto di Capaci ? E a che titolo partecipa alla strage? È quell’uomo è sempre Faccia da Mostro?

C’è un piccolo sacchetto di carta, di quelli utilizzati dalle farmacie, che viene ritrovato subito dopo la strage di Capaci ad appena 63 metri di distanza dall’enorme cratere che squarcia l’autostrada. Sopra il sacchetto, come se fossero stati spostati dall’esplosione, vengono ritrovati un guanto di lattice, del mastice adesivo e una torcia: tutta roba probabilmente utilizzata nelle fasi preparatorie della strage, quando gli attentatori riempiono il ventre dell’autostrada con fusti pieni d’esplosivo trascinati sotto l’asfalto grazie ad alcuni skateboard.

All’epoca della strage era impossibile rilevare le impronte digitali dal guanto di lattice: oggi, però, la tecnologia permette di ricostruirle anche da una particella di impronta papillare. È a questo che stanno lavorando i consulenti nominati dalla Caltanissetta: sul guanto di lattice è infatti stata riscontrata la presenza di frammenti di Dna, che già dopo le prime analisi sembra avere una struttura abbastanza rara, non troppo diffusa. L’uomo che usò quel guanto più di vent’anni fa ha, quindi, lasciato una firma indelebile sul luogo della strage: per capire se si tratta di un killer ancora sconosciuto bisognerà solo aspettare la fine degli accertamenti, quando quel frammento di Dna sarà paragonato a quello dei boss che facevano parte del commando che uccise Falcone. E tra loro potrebbe esserci stato sempre lui: l’uomo delle stragi impunite, con un tesserino dei servizi in tasca e una faccia orribile, da mostro.
 
DALLE CASTE AI POPOLI. NO AL DOMINIO ED ALLE NUOVE SCHIAVITU'. Una strategia che vinca poteri finanziari e teste dell'Idra cambiando anche il corpo economico delle nostre società, e sostituisca il potere dei popoli ai grandi poteri finanziari , impattando tutti i progetti striscianti finalizzati al dominio e controllo nell'occidente , attraverso corpi dello Stato, corpi politici, esercito e psichiatria e scienza deviati e criminalità organizzate . Dai sei referendum sulle leggi a favore delle banche, e attraverso essi, al progetto di unire e fondere forze e valori comuni contro le massonerie vincenti, oltre le teorie ingenue , abbandonando obsolete distinzioni e costruendo le ideologie del terzo millennio .
Per una alternativa dal basso che superi la arcaica distinzione tra sinistra e destra ripartendo dalla tutela dell'uomo, del lavoro, dei soggetti deboli e elimini le caste massoniche che attanagliano il paese.

Dalle caste ai popoli. Una alternativa che vinca teste dell'Idra e poteri occulti on Vimeo
 
Vittime della P2: Chi comanda la "Nuova P2"?


Salvo Mandarà, l'"ufficioso" anchorman del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, intervistando il giudice Paolo Ferraro in diretta streaming su "La Cosa" ha toccato in modo approfondito il tema di una misteriosa Organizzazione Segreta che, dal dopoguerra, determina le sorti di molte nazioni, soprattutto l'Italia.

Certo, il Giudice Paolo Ferraro con la sua esperienza ha dato utili spunti di riflessione su questo argomento, ma da notare è il fatto che si comincia a parlare sempre più insistentemente di questa Organizzazione Segreta, denominata dal Giudice Ferraro, simbolicamente, come una specie di Super- Gladio e dal sottoscritto di Nuova P2.

Una cosa importante è stata detta da Salvo Mandarà: che oggi la rete è una specie di "salvavita" per chiunque si azzardi a parlare od indagare su questo argomento. A questo proposito ha giustamente fatto rilevare che se nel 1992 fosse esistito il web, Falcone e Borsellino sarebbero ancora vivi. Così come il giudice Paolo Ferraro deve la sua vita nell'aver pubblicizzato al massimo la sua storia sul Web.

Preciso di non condividere minimamente le scelte politiche del Giudice Paolo Ferraro in "Forza Nuova" , ma ritenendomi persona onesta e leale come lui (quindi suscettibile di sbagliare in buona fede) ed avendo avuto a che fare con questa Organizzazione Segreta (cioè averne subito le vigliaccate criminali), mi tolgo tanto di cappello di fronte a questo uomo che ha il coraggio di denunciare "l'indenunciabile".

"Nessuno deve sapere chi sono i capi della Nuova P2, neanche i più influenti aderenti" oppure "chiunque ne entri a far parte, anche nei suoi più ininfluenti gruppi di massa sia civili che paramilitari , non potrà mai più uscirne". Queste sono due frasi letterali che mi dissero in Germania due emissari di questa Organizzazione Segreta in Germania nel 1992 all'Internationales Haus Sonnenberg" un centro culturale internazionale.

La rete sta diventando un pericolo per questi misteriosi "padroni del vapore", i quali non tollerano minimamente persone come il giudice Paolo Ferraro (od il sottoscritto) che si rifiutano di farsi rovinare supinamente l'esistenza da questi criminali senza scrupoli.



SUPERGLADIO SOVRANAZIONALE MELANIA E Ripe di Civitella

95 SUPERGLADIO SOVRANAZIONALE MELANIA E Ripe di Civitella on Vimeo
 
CDD STORIA | Scoop.it

Paolo Ferraro Due's insight:
Melania Rea E Sara Tommasi vittime di un sistema scoperto da Paolo Ferraro


E’ difficile credere che i governi, avvalendosi di equipe di neuropsichiatri abbiano sperimentato e messo a punto tecniche di manipolazione mentale su civili e militari.
L’eredità del MK-ULTRA è stata invece continuata e sviluppata nel progetto MONARCH ed esportata nei Paesi dove la presenza dei Servizi inglesi e americani è forte.In Italia le infiltrazioni dei servizi segreti e delle sperimentazioni psichiatriche avvengono non solo in cliniche quanto all’interno degli avamposti militari, come scoperto e reso pubblico proprio dal magistrato Paolo Ferraro.E si torna alla caserma di Pascoli Piceno dove prestava servizio come addestratore il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea.Un mese prima della morte della donna, Ferraro avrebbe incontrato Melania nei corridoi della procura di Roma, pare fosse lì per incontrare un magistrato. Melania probabilmente era a conoscenza di pratiche irriferibili all’interno della caserma di Ascoli, e alla Cecchignola di Roma.Una sorta di girone infernale, a detta di Paolo Ferraro, basi segrete per la manipolazione mentale, angherie sulle reclute, festini a base di sesso e droghe.E la storia parte proprio dalla Cecchignola, dove Paolo Ferraro si trasferisce nel 2008, per iniziare la convivenza con una nuova compagna, in un appartamento destinato ai militari.Fatto di per sé strano, l’ex marito della donna, sottufficiale dell’esercito, non si oppone a quell’unione, anzi sembra incoraggiarla.Tutto il condominio è abitato da soggetti appartenenti all’esercito e qualcosa comincia ad insospettire il magistrato: strani sguardi d’intesa tra vicine di casa, che però non si parlano, anzi all’apparenza sembrano detestarsi, bambini che sembrano automi.Soprattutto Ferraro è preoccupato dall’atteggiamento della compagna, troppe zone d’ombra nel suo passato, troppe anomalie nel presente., compreso il rapporto violento con il figlio dodicenne.La donna ammette di aver fatto parte di una specie di setta, ma sono racconti zeppi di blackout, di lacune. Una personalità borderline, paranoica, associata, nei momenti di lucidità, alla consapevolezza di essere sottomessa alla volontà altri.Ferraro si insospettisce sempre più, capisce di essere sorvegliato dai vicini che ne controllano i movimenti e decide di registrare quanto avviene in quella casa durante le sue assenze, e l’incubo ha inizio.Quando il magistrato si reca al lavoro, l’appartamento viene occupato da diverse persone che ne hanno addirittura le chiavi, le registrazioni non lasciano dubbi; la sua compagna si mostra docile, accondiscendente, si sentono, frasi, cantilene che le vengono ripetute, sussurrate, frasi in latino, o anagrammiLa voce atona di lei che risponde come un automa a comandi di altre persone. Gemiti suoni risposte strozzate, tentativi di rifiuto “Bevi. No non mi va”. Quindi, inconfondibili, i rumori di rapporti sessuali multipli con il coinvolgimento di minori.Così acquistano un senso anche le dichiarazioni di Sara Tommasi, implicata in un giro di prostituzione e pellicole porno.La Tommasi ha sostenuto di essere stata drogata e manipolata, seguita e ricattata per farla tacere “Mi mettono in casa il gas dai bocchettoni. Mi addormento e dormo tantissimo. Mi danno sostanze perché sia più lasciva durante le riprese, dietro ci sono i servizi segreti”. Esagerazioni di una starlette in cerca di facile visibilità? Delirio di una mente fragile? Forse, però il pensiero corre anche alle cene eleganti di Arcore e , ancora più inquietante, alservizio escort gestito dalla Camorra, nonché secondo la procura di Napoli, da Fabrizio Corona e Lele Mora.Ma torniamo a Ferraro e al ruolo della sua compagna. La donna sarebbe stata, a sua insaputa, scelta e programmata per adescare il magistrato, per entrare nella sua vita. Il problema sarebbe sorto quando lei si è effettivamente innamorata di Ferraro, scatenando un contrasto tra i comandi subipnotici e i suoi sentimenti.La programmazione si basa proprio sulla capacità di dissociazione che consente la creazione di nuove personalità indipendenti l’una dall’altra.Per questo nei file audio e nella vasta documentazione raccolta da Ferraro si distinguono degli immediati passaggi da uno stato di coscienza a un altro, con cambio evidente di tono di voce e di personalità – tre, di cui una di ragazzina – innescato a seconda delle volte da un semplice comando, invito, suono.Il pm mette la compagna di fronte all’evidenza, l’ascolto dei file audio. Lei dapprima si mostra incredula, poi impaurita, adottando un atteggiamento aggressivo negando l’autenticità dei nastri.Anche il padre e l’ex marito della donna si mostrano reticenti, stanno sulla difensiva, come se sapessero molto di più di quanto volessero dire. Ferraro decide di depositare una denuncia, di aprire un fascicolo presso la procura di Roma, ma commette l’imperdonabile errore di aver indagato come privato in una vicenda più grande di lui.Ma non poteva essere consapevole della tempesta che si andava scatenando,un sistema in cui massoneria, occultismo e servizi segreti erano solo la punta dell’iceberg: una tempesta che lo avrebbe spazzato via.I poteri occulti e non lo hanno fermato, carriera stroncata, Trattamento sanitario obbligatorio, somministrazione forzata di psicofarmaci, tutto “per il suo bene”.Ferraro è però riuscito a superare in qualche modo tutto questo, a rendere pubblica la sua storia, addirittura a scherzarci sopra, con un vantaggio, adesso conosce il nemico_Ora l’ex magistrato sa, anche se gli mancano ancora dei tasselli.
 
PROGETTO TAVISTOCK

PROGETTO TAVISTOCK “IL LAVAGGIO DEL CERVELLO O MENTE ALVEARE”

Tutti sappiamo che la televisione è il canale più comunemente usato nella pratica della diffusione di modelli, mode e tendenze ed è il più utilizzato da chi vuole controllare le masse nei paesi democratici. Dissento dal pensare che ci sia la possibilità di decidere cosa le persone devono pensare, un potere manipolatorio, categorico e impositivo.
In realtà la televisione non impone nulla in termini di cosa pensare, bensi lavora su quel fenomeno che la sociologia della comunicazione Tavistockiana chiama Agenda Setting, ovvero la facoltà di decidere “riguardo a cosa” la massa deve pensare. Per capire ciò bisogna prendere in considerazione la teoria della Dissonanza Cognitiva di Leon Festinger unanimemente considerato uno dei più importanti studiosi americani. Il 15 gennaio 1934 uno spaventoso terremoto sconvolse la provincia indiana del Bihar. Per qualche tempo, nelle regioni vicine a quella colpita, si diffusero voci allarmistiche che predicevano nuovi e peggiori disastri. Queste voci, raccolte da Prasad, circa vent’anni dopo dovevano cadere sotto gli occhi di Leon Festinger che era allora impegnato nel lavoro di ordinare e integrare teoricamente la grande quantità di dati che erano stati sino ad allora raccolti nel campo della comunicazione e dell’influenza sociale. L’esame dei dati di Prasad costituì la molla da cui doveva nascere la teoria della dissonanza cognitiva. Come mai, si chiese Festinger, in una situazione del genere potevano nascere e diffondersi così facilmente delle voci terrorizzanti? Non sarebbe stato più logico che tra quelle popolazioni, già in preda al terrore, nascessero invece delle voci che tendessero a ridurre la paura? La risposta di Festinger è che queste voci non erano destinate a provocare paura, bensì a giustificare quella che già la gente aveva. Esisteva cioè una discordanza tra quanto queste persone, non direttamente colpite dal terremoto, vedevano attorno a loro, e la paura che provavano e che non era giustificata da quanto vedevano. A questa discordanza tra elementi cognitivi (intendendo per elemento cognitivo ogni conoscenza, opinione o credenza che un individuo o un gruppo ha su se stesso o sul mondo che lo circonda) venne dato il nome di dissonanza cognitiva. Secondo la teoria che nacque allora, esiste in ogni persona, in presenza di una dissonanza, una pressione tendente a ridurla, tanto maggiore quanto più forte è la dissonanza. La riduzione può ottenersi (ed è il caso delle popolazioni indiane) aggiungendo nuovi elementi consonanti (le voci di prossime sciagure); potrebbe però aversi, a seconda delle circostanze, anche cambiando gli elementi dissonanti o diminuendone l’importanza. La portata della teoria così abbozzata è indubbiamente molto ampia, ed abbraccia gran parte dei problemi della psicologia sociale, particolarmente nel campo dell’influenza e della comunicazione. Dai processi decisionali e dalle conseguenze delle decisioni all’induzione forzata di un comportamento esteriore in contrasto con le opinioni private dell’individuo, ai problemi di comunicazione e di diffusione delle informazioni, al comportamento dei gruppi, ai fenomeni di massa, Festinger analizza in un quadro unitario, sulla base di numerose ricerche sperimentali, il potere predittivo e interpretativo della teoria. Dunque progetto Tavistock e Agenda Setting potendo decidere gli argomenti su cui le persone ragioneranno, si scambieranno pareri, si formeranno opinioni, chi controlla la tv è in grado di creare una realtà parziale ed OMETTERE da questa realtà tutto ciò che non vuole si conosca.
E’ dunque l’OMISSIONE il vero potere, L’OMISSIONE di tutti quegli argomenti, quei valori, quei modelli, quei pensieri, quelle sensazioni, quegli atteggiamenti, quei comportamenti che sono ostili al leader e al regime mediatico.

Il progetto Tavistock già dal 1913 fu finanziato per primo dalla Famiglia Reale Inglese ai Rothschild. Scopo del finanziamento IL LAVAGGIO DEL CERVELLO e IL CONTROLLO MENTALE (due tecniche diverse che possono sembrare uguali nel loro significato letterale) della popolazione britannica. Al finanziamento della Famiglia Reale Inglese ai Rothschild imparentati con la famiglia reale si aggancia anche quella del Lord Northcliffe per matrimonio. Da un’inizio un po’ grezzo a Wellington House, crebbe un’organizzazione che aveva l’obbiettivo di plasmare il destino della Germania, della Gran Bretagna e soprattutto degli Stati Uniti tanto da diventare un’organizzazione altamente sofisticata per manipolare e creare l’opinione pubblica; esattamente quello che nel progetto Tavistock viene chiamato “LAVAGGIO DEL CERVELLO DI MASSA”. Durante il corso della sua evoluzione il progetto Tavistock fu ampliato nella dimensioni e ambizione, quando nel 1937, si decise di utilizzare la monumentale opera dell’autore tedesco Oswald Spengler “Untergange des Abenlandes” (Il declino della civiltà occidentale) come modello corrispondente le condizioni che dovevano essere create prima di un Nuovo Ordine Mondiale. Negli anni 60 si decide di coinvolgere i rimanenti paesi della comunità europea in questo orribile progetto. Proprio così, il progetto Tavistock è un orribile progetto che sta portando anche il nostro paese sull’orlo di un precipizio. Oggi in Italia il progetto Tavistock è al suo massimo splendore visto che l’attività di OMISSIONE su fatti denunciati pubblicamente è più che viva sia in televisione che per mezzo stampa...

Altro gioiello creato dal Progetto Tavistock è il Common Purpose International che ha adottato come logo il simbolo del sole, diffondendosi in vari paesi come la Francia, Germania, il Ghana, l’Ungheria, India, Irlanda, Olanda, Sudafrica, Spagna, Svezia, Svizzera e Turchia Common Purpose UK - Leadership Development Courses and Workshops. Common Purpose significa scopo comune, si sta diffondendo anche negli Stati Uniti e lo scopo ufficiale è: << mirare a migliorare il funzionamento della società espandendo la prospettiva, le capacità decisionali e l’influenza di ogni tipo di leader. L’organizzazione gestisce una pluralità di corsi formativi per leader di ogni età, formazione e settore allo scopo di dotarli dell’ispirazione, dell’informazione e delle opportunità di cui hanno bisogno per cambiare il mondo>>.
Alla vista di una dichiarazione d’intenti tanto blanda, sorgono immediatamente due interrogativi: uno scopo comune (uniformità) a quale fine? E “il cambiamento del mondo” in quale direzione dovrebbe andare? Il fondatore ufficiale nonché il direttore generale del Common Purpose è Julia Middleton che è stata anche Responsabile della selezione del personale presso l’ufficio di John Prescott, vice primo ministro di Tony Blair. Prescott era incaricato della formazione di “assemblee regionali” in tutta la Gran Bretagna, uno degli elementi del piano volto ad abolire le nazioni e trasformarle in “regioni” impotenti, sottoposte all’oppressione dell’Unione Europea. Ovviamente tali assemblee regionali inglesi come la Lega Nord di Bossi e Maroni, hanno cercato di far passare quell’iniziativa come un modo per “restituire potere alla gente”. Gli inglesi le hanno chiamate “assemblee regionali” in Italia è passato con il nome di federalismo. tony-blair-common-purposejohn-prescott-common-purpose-300x3001julia-middleton-common-purpose

Il superstato europeo quindi è congegnato in modo da essere sottoposto a un controllo centralizzato e gestito nei livelli gerarchici inferiori da leader insipienti e decerebrati, programmati per pensarla tutti allo stesso modo. Il Tavistock Institute of Human Relations di Londra è il centro dove si è sviluppato il progetto della “mente alveare”, ovvero un comportamento di gruppo e organizzativo. Il Tavistock ufficialmente opera a stretto contatto con organismi del “settore pubblico” (controllati dallo stato)...
 
http://www.aamterranuova.it/Ambient...o-integrale-desecretato#.UnZTsgVGDqs.facebook

RIFIUTI TOSSICI IN CAMPANIA: ECCO IL TESTO INTEGRALE DESECRETATO

Sessantatre pagine che l’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati ha desecretato e reso pubbliche; trovate il documento integrale nell’allegato Pdf. Sono le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone alla Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti in Campania rese il 7 ottobre 1997. Sedici anni fa si sapeva già che sotto quelle terre c’erano rifiuti tossici pericolosissimi e che l’impatto sulla popolazione sarebbe stato devastante.


Rifiuti tossici in Campania: ecco il testo integrale desecretato
Quello che Terra Nuova mette a disposizione è il testo desecretato del resoconto stenografico dell’audizione del pentito Carmine Schiavone. Il documento è consultabile presso l'Archivio storico della Camera. Da quelle 63 pagine emerge una realtà agghiacciante: traffico illegale di scorie pericolose, fusti di rifiuti tossici interrati nelle cave, coperture politiche e massoniche, l’impatto devastante sulla salute della popolazione e sull’ambiente. Nel 1997 Schiavone aveva già raccontato tutto, ma quei documenti erano stati secretati. Afferma che i documenti sono stati consegnati a inquirenti e istituzioni.

Poi continua a citare nomi, luoghi e intrecci di interesse e di potere.

Schiavone cita i nomi dei referenti del clan per gli affari nello smaltimento illegale dei rifiuti. Cita gli stessi imprenditori che continueranno a fare affari con lo Stato negli anni successivi, quando l’emergenza rifiuti diventerà incontrollabile. E che ora sono sotto processo. Cita anche una serie di località nell’hinterland di Napoli e luoghi molto frequentati, a due passi dai centri abitati. I camion delle ecomafie imperversavano poi lungo il litorale domizio. Sotto terra sono finite anche scorie nucleari, venivano interrate di notte e vi si gettava sopra terreno. Insomma, una bomba ambientale che ha fatto ammalare migliaia di persone. “Lo Stato, dunque, da 16 anni, sapeva tutto – dice il parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello - E che cosa ha fatto nel frattempo? Sapevamo che tante amministrazioni comunali erano in odor di camorra, ma ignoravamo che lo fossero quasi tutti i comuni del Casertano. Sapere che le la maggior parte delle opere pubbliche, in un modo o nell’altro, dipendevano dalla camorra ci sconvolge. Ma lo Stato? Possibile che abbia abdicato alla sua autorità lasciandoci in balia di questa organizzazione criminosa e violenta? Schiavone, nel 1997, avvertiva che entro 20 anni saremmo morti tutti di cancro. Oggi ci accorgiamo che quelle parole furono una macabra profezia”.
 
Indietro