PAGATI PER NON LAVORARE I CAMPI NUOVI RENTIER AGRICOLTORI EMILIANI?
In nome di una lotta ideologica ai cambiamenti climatici e all'inquinamento, l'Ue dichiara guerra all'agricoltura.
E l'Emilia-Romagna esegue: da questo mese gli agricoltori che cessano la produzione dei seminativi riceveranno dei soldi. [...]
Avete capito bene. Si tratta di una sorta di reddito di cittadinanza agricolo.
Il contadino non lavora la sua terra e percepisce dei soldi dalle istituzioni.
Una droga di Stato creata appositamente su base ideologica perché parte dal presupposto che l’agricoltura, con i suoi trattamenti fitosanitari e zootecnici, debba essere bandita e rappresenti un male per il pianeta.
[...] quale che sia il numero degli agricoltori effettivi che aderiranno a questo “suicidio di Stato”, è evidente che il messaggio che si manda a chi lavora la terra è il seguente: il tuo lavoro fa male all’habitat, al paesaggio e all’ecosistema.
Una deriva ideologica che parte dall’idea neomalthusiana che l’uomo sia il nemico del pianeta.
In cambio, la Regione pagherà gli agricoltori per tenere i trattori in capannone.
[...] l’agricoltore si deve impegnare a non rendere quel terreno una palude o un ricettacolo di animali e vegetazione infestante. E per farlo deve comunque lavorare. Solo che non può godere del frutto del suo lavoro.
Il frutto è un compenso di sussistenza. I primi 844mila euro per il ritiro dei seminativi sono già stati erogati e i soldi che i contadini percepiranno, vanno dai 500 ai 1500 euro all’ettaro a seconda della tipologia di seminativo che verrà tolta dalla produzione per 20 anni. [...]
Fabio Muzzarini, agricoltore di Reggio Emilia ci spiega quanto sia perverso questo sistema:
«È persino peggio del reddito di cittadinanza – spiega – perché è persino controproducente.
Ammettiamo che aderisca a questo programma di ritiro dei seminativi: potrei arrivare ad avere 5800 euro all’anno per vent’anni.
Se invece lo dessi in affitto per coltivarlo avrei un incasso di 5000 euro con in più il guadagno dell’agricoltore per la vendita dei prodotti.
Ci vivrebbero due famiglie, invece di una. È un controsenso».
«Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici – prosegue - è un’utopia, perché i prodotti agricoli da qualche parte bisognerà pure comprarli, quindi non si capisce a che cosa possa servire questo piano se non a mettere in ginocchio l’agricoltura di casa nostra e importare da chissà dove gli stessi prodotti che noi scegliamo di non coltivare più.
A questo poi si deve aggiungere che se smetti di seminare per l’Emilia, il prodotto lo devi importare dall’estero e per portarlo da noi devi farlo viaggiare; quindi, l’inquinamento che speri di ridurre da un lato, ce l’hai da un altro.
Io dico no a questo falso sostegno e spero che siano in tanti ad opporsi. L'agricoltura invece andrebbe incentivata con il sostegno nell'utilizzo di prodotti sempre più sostenibili».
Cia-Agricoltori Italiani
Emilia e Ue, guerra all'agricoltura: «Ci pagano per non lavorare i campi»