Abramovich o Dumas ?

state tranquilli ragazzacci, non sono stato io:D
anche se magari avrei fatto di peggio:p

Firenze, aggredita Marina Abramovic, uomo le spacca quadro in testa / IL VIDEO / SEQUENZA - Cronaca

Dovrebbe essere felice :D quella si stagliuzzava, si infilava aghi e via dicendo...un quadro spiaccicato nella sua testaccia non dovrebbe averle fatto male .(comunque la cosa potrebbe essere stata studiata a tavolino per stupire come solito, fa.Magari erano d'accordo solo loro due così la cosa sembrava più realistica e drammatica come il lancio della madonnina in testa al Berlusca-quello si, lancio vero:D:D)
 
... oggi a Firenze ...

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Personalmente entrando non avrei dato le spalle, soprattutto se sono "scoperte".
:bow::p Ciao!!
 
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nemmeno io,

infatti Roby manco guardava la tipa con le tetXYXte alle ginocchia.

Per Roby, se vedi la Marina dille che se ne torni in America, qui ci ha fatto
venire due maroni a tutti:p
 
oggi Angela Vettese ha pubblicato questo:

"Marina nonna della performance, come ama definirsi? Massimo zia. Cate Blanchett mon amour. Marina è puro storytelling alla Giorgio Vasari. Abramovic ha copiato almeno Yoko Ono (Cut piece, Kyoto, 1964, dieci anni dopo Rythm 0, Napoli, Marina), Rebecca Horn (Energy Clothes, 1968, Marina invece 2000, Como e Calder Foundation), Gina Pane (Scala chiodata e lamette, 1971/1972, ripetute da Abramovic dopo il 1974). Il suo massimo apporto ha riguardato il rapporto di coppia, da attribuirsi almeno al 50% al compagno Ulay, Suoi sono l'autocontrollo (sedersi sul ghiaccio, lavare ossa per ore) e soprattutto la teatralizzazione di sé con l'aiuto di professionisti ("Live and Death of Marina Abramovic" con William Defoe e regia di Bob Wilson) e il trasformare l'artista visiva in una celeb; l'attenzione che le porta un'attrice famosa lo dimostra."


Mitica Angela Vettese:clap::clap::clap:
 
.
 

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“...Si confonde e, confondendo, si distorce la natura di quello che la Abramovic fa. In questo status di erronea confusione tra celebrità e grandezza, l’artista è sottoposta a una denigrazione culturale consistente non nel porla sullo stesso piano di artiste pop, ma nel metterla sotto gli stessi riflettori del mondo in cui ha scelto di entrare: quello mainstream, dei social, quello in cui tutti possono dire la loro pur non sapendo.”

Marina Abramovic e un’artista ma facciamo fatica ad ammetterlo


«Io ero lì per tutti quelli che erano lì. Le persone mi aprivano il cuore e in cambio, ogni volta, aprivo il mio. Il dolore fisico che provavo era un conto. Ma il dolore nel mio cuore, la sofferenza dell’amore puro, era molto più grande. Ed era la sensazione più incredibile che avessi mai avuto. Non so se questa è arte dissi a me stessa. Avevo sempre pensato che l’arte fosse qualcosa di espresso mediante determinati media: pittura, scultura, fotografia, cinema, musica. E sì anche performance. Ma questa performance andava oltre la performance. Questa era la vita. Può essere l’arte isolata dalla vita? Deve esserlo? Cominciai ad essere sempre più convinta che l’arte deve essere vita, deve appartenere a tutti».
(M. Abramovic)
 
:D
 

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E la Vettese ha scordato di citare Acconci.

La Zia Marina:specchio::specchio:



"intervista a Vito Acconci – su Marina Abramović.

(di Emiliano Dante)

Pescara, 12 aprile 2007;


E. D.: Credo che sia il caso di iniziare chiedendo cosa ne pensa della versione di Seedbed fatta da
Marina Abramović.
:rolleyes:
V.A.: Non so se quel pezzo significhi ancora qualcosa. Perche le cose cambiano. Il tempo cambia.
Questi non sono piu gli anni Settanta. Gli anni Settanta hanno molto poco a che fare con questo
periodo storico. Quando Marina mi ha chiesto il permesso di rifare Seedbed – anche se non c’era
bisogno di chiedermelo, e materiale crudo, con cui lei puo fare quello che le pare – io le ho chiesto
perche voleva farlo. E’ di un’altra epoca. Tu non e che devi riprodurre la seconda guerra mondiale!
Non sono sicuro di averle detto cosi, ma, certo, le ho detto che, se voleva, poteva farlo. Non ha piu
niente a che fare con me.
 

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Sarà.
Mi rimane il ragionevole dubbio che quando si scriverà sulla Storia dell'Arte del '900, comunque sarà citata e qualcosa vorrà pur dire.

Non ho però capito se si contesta l'artista (spero) o in generale la performance come forma d'arte (che poi è la posizione di Gino).

Sul fatto che abbia ripetuto azioni altrui è irrilevante nella sua idea. La Abramovich vive il momento con tutti i suoi sensi e sentimenti e cerca di trasmetterli allo spettatore; questa è la sua forma d'arte, piaccia o meno. Una forma di introspezione e di specchio della vita (morte, cammino, amore, fiducia, dolore, ecc...)
 
certamente sarà scritta sui libri di storia dell'arte.

Resta il fatto che la Angela Vettese ha ragione in questa affermazione :
"Marina nonna della performance, come ama definirsi?
Massimo zia. "

tutto qui:o
 
Sarà.
Mi rimane il ragionevole dubbio che quando si scriverà sulla Storia dell'Arte del '900, comunque sarà citata e qualcosa vorrà pur dire.

Non ho però capito se si contesta l'artista (spero) o in generale la performance come forma d'arte (che poi è la posizione di Gino).

Sul fatto che abbia ripetuto azioni altrui è irrilevante nella sua idea. La Abramovich vive il momento con tutti i suoi sensi e sentimenti e cerca di trasmetterli allo spettatore; questa è la sua forma d'arte, piaccia o meno. Una forma di introspezione e di specchio della vita (morte, cammino, amore, fiducia, dolore, ecc...)

Certo che per lei è irrileveante se copia, mi sembra evidente che se uno non ha idee le deve prendere dagli altri. Si chiama artigianato non arte.
Tutti viviamo il momento con i nostri sensi, abbiamo sentimenti e li trasmettiamo agli altri, ai nostri figli, ai nostri interlocutori del lavoro, in auto in coda: sai che ideona quello di portare in scena la vita! Io non mi rispecchio in ciò che lei rappresenta perchè lei non è credibile.
Meglio guardarsi un film (anche brutto, ma almeno c'è del lavoro dietro) che l'Abramovich.
 
In un momento storico di smarrimento ideologico e dove il mezzo tecnologo ti inonda di informazioni fredde e premasticate, lei è empatica, ti rassicura.
Copiare dagli altri togliendo ogni significato storico o di critica sociale aumenta il riscontro con il pubblico che vuole solo essere rassicurato.
Lavora su una sua capacità e riesce a restituirla meglio di altri.
Risponde a un'esigenza contemporanea giusta o sbagliata che sia.
Sempre a mio parere.
:) Ciao!! a tutti.

Empatia.

In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.

Nella critica d'arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.
 
Sarà.
Mi rimane il ragionevole dubbio che quando si scriverà sulla Storia dell'Arte del '900, comunque sarà citata e qualcosa vorrà pur dire.

Non ho però capito se si contesta l'artista (spero) o in generale la performance come forma d'arte (che poi è la posizione di Gino).

Sul fatto che abbia ripetuto azioni altrui è irrilevante nella sua idea. La Abramovich vive il momento con tutti i suoi sensi e sentimenti e cerca di trasmetterli allo spettatore; questa è la sua forma d'arte, piaccia o meno. Una forma di introspezione e di specchio della vita (morte, cammino, amore, fiducia, dolore, ecc...)

La performance è da un bel pò che è forma d'arte consacrata nei libri di storia dell'arte.Il gesto ad esempio, quello che sottende l'arte di nomi ormai nell'Olimpo dell'Arte, non è altro che una performance che nell'informale ha trovato Patria.Se riconosciamo nel gesto il mezzo idoneo a dare origine a certa arte informale non possiamo disconoscere che il gesto stesso sia performance.Dunque perchè discriminare performance da altra performance meno materica?
Detto questo l'arte della Abramovich a me non piace per niente, così pure come certa arte informale.Ma ciò non toglie che possa piacere ad altri e dunque va rispettata .
 
Empatia.

In psicologia, la capacità di porsi in maniera immediata nello stato d'animo o nella situazione di un'altra persona, con nessuna o scarsa partecipazione emotiva.

Nella critica d'arte e nella pubblicità, la capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato a immedesimarsi.

Es. "Brutto empatico che non sei altro!"
 
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