ALERION Proiettata verso i 60 €

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Il flottante è esiguo e gli scambi sono quasi inesistenti.
Altre volte in passato è capitato, poi è arrivata una bella gamba rialzista.
 
Il flottante è esiguo e gli scambi sono quasi inesistenti.
Altre volte in passato è capitato, poi è arrivata una bella gamba rialzista.
a me sembra che questa volta sia diverso.....il flottante esiguo dovrebbe aiutare il titolo,invece è il contrario e sono troppi giorni che continua a scendere,poi basta seguire i movimenti e si nota che appena cerca di sollevarsi la buttano giù.......molto manipolata
 
come mai continua a scendere?
C'è qualche notizia che mi è sfuggita? Il fatto che l'azienda continui a comprare azioni mi ispira fiducia. I numeri sono in ordine e non credo ci sia paura che siano taroccati. é solo paura di un delisting? Qualche player che vuole farla scendere per comprarla per intero?
Sono tentato dal continuare a comprare a questi prezzi. Sempre a piccoli passi, ma onestamente a parte il delisting non so cosa possa andare storto. é anche in quel caso dovrebbero comunque comprare il rimanente seppur a un prezzo tutto da definire.
Penso che l'unica interessata a comprimere le quotazioni sia la società stessa, qualora avesse intenzione di procedere ad un delisting. Ho provato a scrivere alla società, utilizzando il canale messo a disposizione ma non ho avuto alcuna risposta. In questa occasione, mi duole dirlo, non hanno brillato per rispetto dei piccoli azionisti. Non ho trovato, come accade per quasi tutte le quotate, una mail di un investor relator il che, di nuovo, la dice lunga sulla attenzione della società nei confronti degli azionisti. Se qualcuno è stato più fortunato o bravo di me e possiede una mail dell'investor relator la pubblichi: avrei qualche domandina da porre ..
 
Penso che l'unica interessata a comprimere le quotazioni sia la società stessa, qualora avesse intenzione di procedere ad un delisting. Ho provato a scrivere alla società, utilizzando il canale messo a disposizione ma non ho avuto alcuna risposta. In questa occasione, mi duole dirlo, non hanno brillato per rispetto dei piccoli azionisti. Non ho trovato, come accade per quasi tutte le quotate, una mail di un investor relator il che, di nuovo, la dice lunga sulla attenzione della società nei confronti degli azionisti. Se qualcuno è stato più fortunato o bravo di me e possiede una mail dell'investor relator la pubblichi: avrei qualche domandina da porre ..
Non mi convince tanto come spiegazione. Se volessero farla scendere non starebbero comprando. Tutto può essere ma l’acquisizione delle azioni proprie di solito si fa per sostenere il prezzo.
Per quanto riguarda l’attenzione della società, sono in crescita e Profittevoli, ma rimangono una società abbastanza piccola. Poi si può sempre far meglio.
 
Non mi convince tanto come spiegazione. Se volessero farla scendere non starebbero comprando. Tutto può essere ma l’acquisizione delle azioni proprie di solito si fa per sostenere il prezzo.
Per quanto riguarda l’attenzione della società, sono in crescita e Profittevoli, ma rimangono una società abbastanza piccola. Poi si può sempre far meglio.
Io mi domando per quale ragione la consob non intervenga essendo il flottante inferiore inferiore al 10% e la lasci in balia di una operatività minuscola
 
Non mi convince tanto come spiegazione. Se volessero farla scendere non starebbero comprando. Tutto può essere ma l’acquisizione delle azioni proprie di solito si fa per sostenere il prezzo.
Per quanto riguarda l’attenzione della società, sono in crescita e Profittevoli, ma rimangono una società abbastanza piccola. Poi si può sempre far meglio
potrebbero comprare sapendo che che il prezzo del delisting è superiore al prezzo attuale
 

Borsa: tre anni con i cigni neri (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-DJ)--Sono stati tempi duri per gli analisti, questi primi anni Venti del XXI secolo. Da quando il 31 dicembre 2019, ultimo giorno del vecchio decennio, e' stato rilevato il primo storico caso di nuovo coronavirus e' iniziata sui mercati finanziari e nel mondo intero quella che il matematico e filosofo Nassim Nicholas Taleb potrebbe definire un'era di cigni neri. Eventi imprevisti e imprevedibili che, per la loro magnitudo, sono in grado di cambiare il mondo e che dimostrano come in realta' a governare le nostre vite sia niente meno che il caso. Chi poteva, in fondo, prevedere una pandemia globale che avrebbe provocato quasi 7 milioni di morti e costretto in casa per oltre due anni miliardi di persone? E chi poteva prevedere, a emergenza sanitaria ormai sotto controllo grazie ai vaccini, il ritorno in Europa di una guerra di invasione che non si vedeva da 75 anni con tutte le sue conseguenze: inflazione, shock energetico, blocchi alle catene di fornitura? Le nuove regole. La prima lezione che si puo' apprendere da questi tre anni di Covid, prima ancora di tracciarne un bilancio, e' che investire seguendo presunte regole scolpite nella pietra puo' essere rischioso, perche' tutto puo' cambiare da un momento all'altro, scrive MF-Milano Finanza. Due esempi. Presunta regola numero uno: passare le proprie giornate chiusi in casa diventera' la nuova normalita', e il trend dell'economia sara' la stay-at-home-economy. Il titolo Netflix, preso come simbolo di questa tendenza, tra il 2020 e il 2021 al Nasdaq guadagna l'87% e supera i 300 miliardi di capitalizzazione. Poi arriva il 2022, la chiusura delle attivita' in Russia costa al colosso dello streaming la perdita di 700 mila abbonati, il settore tecnologico e' sotto pressione a causa delle strette delle banche centrali e le persone tornano a uscire di casa dopo due anni di lockdown. La societa' perde il 50% del suo valore, scendendo sotto i 150 miliardi. Presunta regola numero due. Le banche centrali, tanto piu' dopo la crisi innescata dall'emergenza sanitaria, sono disposte a tutto pur di sostenere le economie, e pertanto continueranno a tenere i tassi di interesse a zero e ad acquistare massicciamente titoli di Stato. Poi arriva l'inflazione, esasperata dalla guerra e dalla successiva crisi energetica, e gli istituti cambiano passo, iniziando una serie di strette monetarie mai viste. Risultato: i bond sovrani, praticamente scomparsi dai portafogli dei gestori, tornano improvvisamente a offrire rendimenti, anche se l'ondata di vendite dello scorso anno ha scottato non pochi investitori che gia' avevano in pancia le obbligazioni statali dei Paesi sviluppati. La seconda lezione e' che la volatilita' sui mercati esiste e con essa bisogna convivere. Si prenda ad esempio il Ftse Mib: il bilancio dei tre anni, strano ma vero, e' praticamente piatto (+0,9%). Nel 2020 l'indice principale di Piazza Affari ha perso il 5,4%, segnando tuttavia un recupero del 25% dopo il giovedi' nero, 12 marzo 2020, in cui il governo Conte decreto' l'inizio del lockdown totale nel Paese e il paniere perse quasi il 17%. Nel 2021, anno delle riapertura e della grande fiducia nei maxi piani di ripresa come Pnrr e Next Generation Eu, il Ftse Mib ha messo a segno una crescita del 23%, per poi perdere il 13% lo scorso anno, complici la guerra in Ucraina, la crisi energetica, la politica aggressiva della Bce e l'inflazione galoppante.

Guardando ai singoli titoli, campione assoluto dei tre anni e' stata Alerion Clean Power, societa' che rientra nel megatrend delle energie rinnovabili e che e' cresciuta di quasi il 950%. Cosi' come operano nell'ambito dei trend secolari, e in particolare della tecnologia, societa' come It Way (+162%) e Sesa (+143%). Mentre altri vincitori del triennio, ad esempio D'Amico (+170%), si sono mossi anch' essi sulle montagne russe: penalizzato nel 2020 e 2021 dal combinato disposto di costi dell'energia in caduta libera e trasporto marittimo bloccato (si tratta di uno dei principali operatori internazionali nel settore delle navi cisterna), il gruppo deve la sua performance complessiva al +300% del 2022, grazie al ribaltamento di quelle tendenze che tanto lo avevano messo in difficolta' nel biennio precedente. In un suo recente articolo The Economist ha descritto i tre anni di pandemia come "un'immagine a specchio tra gli archetipi dello stile growth e di quello value". In altre parole, a fronte di un'iniziale ascesa dei grandi innovatori dell'hi-tech con simultaneo declino delle societa' tradizionali, soprattutto quelle energetiche, nella seconda parte del triennio i rapporti di forza si sono perfettamente invertiti. Prendendo come riferimento l'S&P 500, indice delle societa' a piu' alta capitalizzazione delle borse americane, lo studio del giornale britannico ha rilevato come i due grandi vincitori della pandemia siano stati, a livello settoriale, l'energia (grazie alla performance del 2022) e la tecnologia (grazie ai numeri messi a segno nel 2020-21). La ragione e' in parte stata gia' detta: a inizio pandemia le persone erano chiuse in casa, utilizzavano software per lo smart working (Zoom nel 2020 ha guadagnato il 400%), servizi di streaming o e-commerce (Amazon +80% nel biennio 2020-21); al contempo nessuno prendeva piu' l'auto e il petrolio, causa carenza di domanda, nell'aprile 2020 e' sceso sotto il valore di zero dollari. Lo scorso anno il mondo si e' rovesciato: la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia hanno bloccato l'offerta di greggio e gas, i cui prezzi sono volati alla stelle facendo decollare i titoli del settore; intanto il tech, pressato dal rialzo del costo del denaro e dalle eccessive valutazioni raggiunte in periodo pandemico, ha cominciato a perdere colpi. Nel 2022 Amazon ha lasciato per strada il 44%, ha ampiamente perso i 1.000 miliardi di valore e, proprio questa settimana, ha annunciato il taglio di 18 mila posti di lavoro. Insomma, la morale di tutta la storia e' che tre anni di Covid hanno fatto emergere sui mercati un forte sentimento di incertezza. Chi vincera' e chi perdera' nei prossimi anni? Ci sara' davvero un ritorno dell'economia tradizionale o il 2022 e' stato un fuoco di paglia? I mercati torneranno a muoversi secondo le regole di sempre o sta cambiando il paradigma stesso della finanza? Forse, nell'era dei cigni neri, la vera lezione e' che provare a rispondere a queste domande potrebbe essere impossibile o perfino controproducente. Valgono pero', secondo gestori e analisti, alcune regole di condotta: diversificare il portafoglio, sia a livello geografico che settoriale; selezionare societa' solide, con potere di prezzo nel proprio mercato di riferimento, flussi di cassa elevati e capacita' di essere leader in nicchie o trend dominanti nei prossimi anni; e soprattutto puntare su investimenti di lungo periodo, magari tramite piani di accumulo, perche' storicamente il mercato ha sempre mostrato di essere in grado di rimbalzare dopo le fasi di depressione. Come insegna Warren Buffett, che nel 2022 e' riuscito con la sua Berkshire Hathaway a battere l'S&P 500 per la 38esima volta in 57 anni, il segreto di un investimento vincente e' nell'approccio a lungo termine, in grado di battere l'emotivita'. red fine MF-DJ NEWS

In tre anni Alerion è cresciuta del 950% .... ci sta che prenda un pò di fiato cosicchè G acquisti altre azioni .
Nel frattempo il sole 24 ore qualche ora fa ci da STRONG BUY .... e ci credo .... calcolando l'ebitda del 2022 a 260 mln € valiamo da € 65 a € 75 già ora .... poi la crescita degli impianti nel 2023 sarà importante .
 

Borsa: tre anni con i cigni neri (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-DJ)--Sono stati tempi duri per gli analisti, questi primi anni Venti del XXI secolo. Da quando il 31 dicembre 2019, ultimo giorno del vecchio decennio, e' stato rilevato il primo storico caso di nuovo coronavirus e' iniziata sui mercati finanziari e nel mondo intero quella che il matematico e filosofo Nassim Nicholas Taleb potrebbe definire un'era di cigni neri. Eventi imprevisti e imprevedibili che, per la loro magnitudo, sono in grado di cambiare il mondo e che dimostrano come in realta' a governare le nostre vite sia niente meno che il caso. Chi poteva, in fondo, prevedere una pandemia globale che avrebbe provocato quasi 7 milioni di morti e costretto in casa per oltre due anni miliardi di persone? E chi poteva prevedere, a emergenza sanitaria ormai sotto controllo grazie ai vaccini, il ritorno in Europa di una guerra di invasione che non si vedeva da 75 anni con tutte le sue conseguenze: inflazione, shock energetico, blocchi alle catene di fornitura? Le nuove regole. La prima lezione che si puo' apprendere da questi tre anni di Covid, prima ancora di tracciarne un bilancio, e' che investire seguendo presunte regole scolpite nella pietra puo' essere rischioso, perche' tutto puo' cambiare da un momento all'altro, scrive MF-Milano Finanza. Due esempi. Presunta regola numero uno: passare le proprie giornate chiusi in casa diventera' la nuova normalita', e il trend dell'economia sara' la stay-at-home-economy. Il titolo Netflix, preso come simbolo di questa tendenza, tra il 2020 e il 2021 al Nasdaq guadagna l'87% e supera i 300 miliardi di capitalizzazione. Poi arriva il 2022, la chiusura delle attivita' in Russia costa al colosso dello streaming la perdita di 700 mila abbonati, il settore tecnologico e' sotto pressione a causa delle strette delle banche centrali e le persone tornano a uscire di casa dopo due anni di lockdown. La societa' perde il 50% del suo valore, scendendo sotto i 150 miliardi. Presunta regola numero due. Le banche centrali, tanto piu' dopo la crisi innescata dall'emergenza sanitaria, sono disposte a tutto pur di sostenere le economie, e pertanto continueranno a tenere i tassi di interesse a zero e ad acquistare massicciamente titoli di Stato. Poi arriva l'inflazione, esasperata dalla guerra e dalla successiva crisi energetica, e gli istituti cambiano passo, iniziando una serie di strette monetarie mai viste. Risultato: i bond sovrani, praticamente scomparsi dai portafogli dei gestori, tornano improvvisamente a offrire rendimenti, anche se l'ondata di vendite dello scorso anno ha scottato non pochi investitori che gia' avevano in pancia le obbligazioni statali dei Paesi sviluppati. La seconda lezione e' che la volatilita' sui mercati esiste e con essa bisogna convivere. Si prenda ad esempio il Ftse Mib: il bilancio dei tre anni, strano ma vero, e' praticamente piatto (+0,9%). Nel 2020 l'indice principale di Piazza Affari ha perso il 5,4%, segnando tuttavia un recupero del 25% dopo il giovedi' nero, 12 marzo 2020, in cui il governo Conte decreto' l'inizio del lockdown totale nel Paese e il paniere perse quasi il 17%. Nel 2021, anno delle riapertura e della grande fiducia nei maxi piani di ripresa come Pnrr e Next Generation Eu, il Ftse Mib ha messo a segno una crescita del 23%, per poi perdere il 13% lo scorso anno, complici la guerra in Ucraina, la crisi energetica, la politica aggressiva della Bce e l'inflazione galoppante.

Guardando ai singoli titoli, campione assoluto dei tre anni e' stata Alerion Clean Power, societa' che rientra nel megatrend delle energie rinnovabili e che e' cresciuta di quasi il 950%. Cosi' come operano nell'ambito dei trend secolari, e in particolare della tecnologia, societa' come It Way (+162%) e Sesa (+143%). Mentre altri vincitori del triennio, ad esempio D'Amico (+170%), si sono mossi anch' essi sulle montagne russe: penalizzato nel 2020 e 2021 dal combinato disposto di costi dell'energia in caduta libera e trasporto marittimo bloccato (si tratta di uno dei principali operatori internazionali nel settore delle navi cisterna), il gruppo deve la sua performance complessiva al +300% del 2022, grazie al ribaltamento di quelle tendenze che tanto lo avevano messo in difficolta' nel biennio precedente. In un suo recente articolo The Economist ha descritto i tre anni di pandemia come "un'immagine a specchio tra gli archetipi dello stile growth e di quello value". In altre parole, a fronte di un'iniziale ascesa dei grandi innovatori dell'hi-tech con simultaneo declino delle societa' tradizionali, soprattutto quelle energetiche, nella seconda parte del triennio i rapporti di forza si sono perfettamente invertiti. Prendendo come riferimento l'S&P 500, indice delle societa' a piu' alta capitalizzazione delle borse americane, lo studio del giornale britannico ha rilevato come i due grandi vincitori della pandemia siano stati, a livello settoriale, l'energia (grazie alla performance del 2022) e la tecnologia (grazie ai numeri messi a segno nel 2020-21). La ragione e' in parte stata gia' detta: a inizio pandemia le persone erano chiuse in casa, utilizzavano software per lo smart working (Zoom nel 2020 ha guadagnato il 400%), servizi di streaming o e-commerce (Amazon +80% nel biennio 2020-21); al contempo nessuno prendeva piu' l'auto e il petrolio, causa carenza di domanda, nell'aprile 2020 e' sceso sotto il valore di zero dollari. Lo scorso anno il mondo si e' rovesciato: la guerra in Ucraina e le sanzioni alla Russia hanno bloccato l'offerta di greggio e gas, i cui prezzi sono volati alla stelle facendo decollare i titoli del settore; intanto il tech, pressato dal rialzo del costo del denaro e dalle eccessive valutazioni raggiunte in periodo pandemico, ha cominciato a perdere colpi. Nel 2022 Amazon ha lasciato per strada il 44%, ha ampiamente perso i 1.000 miliardi di valore e, proprio questa settimana, ha annunciato il taglio di 18 mila posti di lavoro. Insomma, la morale di tutta la storia e' che tre anni di Covid hanno fatto emergere sui mercati un forte sentimento di incertezza. Chi vincera' e chi perdera' nei prossimi anni? Ci sara' davvero un ritorno dell'economia tradizionale o il 2022 e' stato un fuoco di paglia? I mercati torneranno a muoversi secondo le regole di sempre o sta cambiando il paradigma stesso della finanza? Forse, nell'era dei cigni neri, la vera lezione e' che provare a rispondere a queste domande potrebbe essere impossibile o perfino controproducente. Valgono pero', secondo gestori e analisti, alcune regole di condotta: diversificare il portafoglio, sia a livello geografico che settoriale; selezionare societa' solide, con potere di prezzo nel proprio mercato di riferimento, flussi di cassa elevati e capacita' di essere leader in nicchie o trend dominanti nei prossimi anni; e soprattutto puntare su investimenti di lungo periodo, magari tramite piani di accumulo, perche' storicamente il mercato ha sempre mostrato di essere in grado di rimbalzare dopo le fasi di depressione. Come insegna Warren Buffett, che nel 2022 e' riuscito con la sua Berkshire Hathaway a battere l'S&P 500 per la 38esima volta in 57 anni, il segreto di un investimento vincente e' nell'approccio a lungo termine, in grado di battere l'emotivita'. red fine MF-DJ NEWS

In tre anni Alerion è cresciuta del 950% .... ci sta che prenda un pò di fiato cosicchè G acquisti altre azioni .
Nel frattempo il sole 24 ore qualche ora fa ci da STRONG BUY .... e ci credo .... calcolando l'ebitda del 2022 a 260 mln € valiamo da € 65 a € 75 già ora .... poi la crescita degli impianti nel 2023 sarà importante .
Grazie mille per le tue indicazioni di prezzo, ma non credi che qualcuno (Consob) sia un po' troppo permissiva?Anni fa esisteva , per la quotazione un minimo di flottante al 10%: Al di sotto di questa soglia o veniva reintegrato oppure veniva sospesa la quotazione......In questo caso assistiamo a manovre sul titolo di bassissimo spessore e sempre con il medesimo segno
 
Gostner conferma ancora una volta che Alerion rimarrà quotata, eviterei di riproporre il dubbio delisting, perchè per l'ennesima volta l'AD ci garantisce che ripeto rimane quotata. Quanto al flottante le rilevazioni ufficiali lo davano poco sopra il 10%, in linea quindi con l'intervista che parla dell'11%. Per il resto l'AD conferma che stanno viaggiando nel rispetto del piano industriale e che in sostanza i conti sono in ordine. A questo punto non rimane che aspettare tempi migliori con serenità e fiducia!
 
Gostner conferma ancora una volta che Alerion rimarrà quotata, eviterei di riproporre il dubbio delisting, perchè per l'ennesima volta l'AD ci garantisce che ripeto rimane quotata. Quanto al flottante le rilevazioni ufficiali lo davano poco sopra il 10%, in linea quindi con l'intervista che parla dell'11%. Per il resto l'AD conferma che stanno viaggiando nel rispetto del piano industriale e che in sostanza i conti sono in ordine. A questo punto non rimane che aspettare tempi migliori con serenità e fiducia!
Infatti per me la spiegazione più probabile è che qualcuno cerchi di farla scendere per acquisirla in toto o in parte.
 
ma se il 90% delle azioni le ha in mano Gostner
Si era parlato in passato della possibilità/ricerca di un socio forte. qui siamo tutti convinti che il valore dell’azienda sia superiore con vari livelli. Se il prezzo sta a 28 o 30 magari viene fatta un’offerta rilevante per 40. Se sta a 40 di partenza difficilmente.
Non so se intendevi che tanto lui sa Il valore reale dell’azienda e la possiede al 90% e quindi non accetterà prezzi inferior.
 
gli articoli che trattano la rivalutazione di partecipazione e terreni sono il 108 e il 109 e l'aliquota è il 16%. Ovviamente si possono scegliere singoli titoli e la convenienza ce l'hai solo con plus superiori al 130%. Di seguito gòli articoli:
108. All’articolo 2 del decreto-legge 24dicembre 2002, n.282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003,n.27, recante riapertura di termini in materia di rivalutazione di beni di impresa e di rideterminazione di valori di acquisto, il comma 2 è sostituito dal seguente: « 2. Le disposizioni degli articoli 5 e 7 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, si applicano anche per la rideterminazione dei valori di acquisto delle partecipazioni negoziate e non negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione e dei terreni edificabili e con destinazione agricola posseduti alla data del 1° gennaio 2023. Le imposte sostitutive possono essere rateizzate fino a un massimo di tre rate annuali di pari importo, a decorrere dal 15 novembre 2023; sull’importo delle rate successive alla prima sono dovuti gli interessi nella misura del 3 per cento annuo, da versarsi contestualmente. La redazione e il giuramento della perizia devono essere effettuati entro la predetta data del 15 novembre 2023 ».
109. Sui valori di acquisto delle partecipazioni e dei terreni edificabili e con destinazione agricola rideterminati con le modalità e nei termini indicati dal comma 2 dell’articolo 2 del decreto-legge 24 dicembre2002, n.282, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2003, n.27, come da ultimo modificato dal comma 108 del presente articolo, le aliquote delle imposte sostitutive di cui all’articolo 5, commi 1-bise2, della legge 28 dicembre 2001, n.448,come da ultimo modificato dal comma 107del presente articolo, e l’aliquota di cui all’articolo 7, comma 2, del medesimo decreto-legge n.282 del 2002 sono pari al 16 percento.

Confermo 14% ma diversi aspetti da comunicarsi con successivi decreti attuativi.
Tassazione OICR: affrancamento quote Legge di Bilancio 2023



Passando in rassegna le disposizioni normative in commento, i commi 112 e 113 della Legge di Bilancio 2023 prevedono la possibilità di considerare realizzati i redditi di capitale (di cui all’art. 44 del TUIR) e quelli diversi di natura finanziaria (di cui all’art. 67 del TUIR) derivanti dalla cessione o dal rimborso di quote o azioni di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), assoggettando ad imposta sostitutiva, con aliquota del 14%, la differenza tra il valore delle quote o azioni rilevato dai prospetti periodici alla data del 31 dicembre 2022 e il costo o valore di acquisto o di sottoscrizione.

Il contribuente esercita l’opzione per l’applicazione di tale regime attraverso apposita comunicazione all’intermediario presso il quale è intrattenuto il rapporto di custodia, amministrazione, gestione di portafogli o altro stabile rapporto, entro il 30 giugno 2023. In assenza di tali rapporti, l’opzione può essere esercitata, dal contribuente, nella propria dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2022. La norma prevede che l’opzione non può essere esercitata in relazione alle quote di OICR immesse in rapporti per i quali è stata esercitata l’opzione del cd. risparmio gestito di cui all’art. 7 del D.Lgs. n. 461/1997 che, come noto, determina modalità di tassazione dei proventi maturati del tutto peculiari.

Tale opzione si estende a tutte le quote o azioni appartenenti ad una medesima categoria omogenea, possedute alla data del 31 dicembre 2022 nonché alla data di esercizio dell’opzione. Aspetto questo, come si dirà oltre, che necessita di opportuni chiarimenti.

L’imposta sostitutiva del 14% è versata dagli intermediari entro il 16 settembre 2023, ricevendone provvista dal contribuente, ovvero, qualora applicata direttamente da quest’ultimo, entro il termine per il versamento a saldo delle imposte dovute in base alla dichiarazione dei redditi e pertanto, tipicamente, entro il 30 giugno 2023.

Come in precedenza accennato, gli effetti dell’affrancamento considerano come “realizzati” i redditi di capitale ed i redditi diversi, con la conseguenza che, in caso di realizzo di plusvalori, la tassazione complessiva dell’OICR definirà un risparmio di 12 punti percentuali rispetto a quella ordinaria che, si ricorda per il caso che qui si esamina, prevede l’applicazione dell’aliquota del 26%.

Inoltre, aspetto rilevante, rispetto al regime della rivalutazione delle partecipazioni societarie[1], l’affrancamento delle quote di OICR non applica l’imposta sostitutiva del 14% sull’intero valore delle quote al 31/12/2022 (ovvero il NAV unitario delle stesse), ma solamente sulla parte che eccede “il costo o valore di acquisto o di sottoscrizione, prevedendo di fatto un risparmio “netto” del 12% rispetto alla tassazione ordinaria.

Pertanto, in ipotesi di quote plusvalenti alla data del 31/12/2022, l’affrancamento delle quote degli OICR risulta particolarmente appetibile in tutti i casi di disinvestimento nel breve termine (fatte salve, ovviamente, le dovute considerazioni in ipotesi di fluttuazioni imprevedibili del mercato[2]), in quanto l’imposta “colpisce” solamente i maggiori valori non ancora realizzati (determinandosi, di fatto, un incremento del costo fiscale delle quote possedute per effetto dell’assolvimento dell’imposta).

Al contempo, la norma potrebbe risultare idonea per attuare valide politiche di pianificazione anche nelle ipotesi di riorganizzazione degli investimenti detenuti (attraverso, ad. esempio, operazioni di apporto ad altri fondi da parte degli operatori istituzionali), e questo anche considerando che l’attuale sistema di tassazione degli OICR non prevede, nella stragrande maggioranza dei casi che qui si esaminano, la possibilità di compensare “plusvalenze” e “minusvalenze” realizzate.

Di converso è necessario rilevare che in alcuni casi la rivalutazione potrebbe risultare di ridotta o nulla efficacia ad esempio per quegli OICR, tipicamente mobiliari, che investono il loro patrimonio anche – o meglio, soprattutto – in titoli di stato ed equiparati, italiani ed esteri. Per tali fondi, infatti, le previsioni di cui all’art. 26-quinques del DPR n. 600/1973 e dell’art. 10-ter della L. n. 77/1983, prevedono la tassazione effettiva sui proventi riferibili ai predetti titoli in misura pari al 12,5%[3]. Altro esempio è rappresentato dagli investimenti detenuti da investitori esteri che beneficiano di esenzioni o riduzioni convenzionali.

Inoltre, e come accennato in precedenza, necessita di chiarimenti la definizione di “categoria omogenea” di quote: un’interpretazione troppo ampia potrebbe includere quote per le quali il contribuente non individua un interesse (tipicamente, ma non esclusivamente, finanziario) ad anticipare la relativa tassazione anche valutato il residuo periodo di detenzione degli investimenti.

Infine, allo stato, risulterebbe da chiarire, proprio per l’atipicità del wording previsto dai commi 112 e 113, che, si ricorda, fa esplicito riferimento al concetto di “redditi realizzati”[4], se i proventi distribuiti in costanza di partecipazione all’OICR siano coperti, o meno, dall’imposta sostitutiva assolta. Sul punto, infatti, il comma 112, riferendosi ai redditi di capitale per quanto di interesse, li considera realizzati in relazione alla cessione o al rimborso delle quote.

Infatti, se da un lato tale possibilità darebbe ampia rilevanza all’efficacia dell’affrancamento delle quote di OICR (allargando le casistiche di interesse anche ai fondi che adottano politiche di investimento “a distribuzione dei proventi” e/o che hanno scadenze di lungo periodo), dall’altro il tenore letterale della norma impone particolare cautela su tale aspetto sino a quando non saranno emanati gli opportuni chiarimenti di prassi.

In ogni caso è opportuno ricordare che si potrà sempre procedere, in coerenza con le previsioni del regolamento del fondo (se previste) con l’antergazione della fase di rimborso delle somme investite (c.d. rimborsi parziali pro-quota) rispetto a quella della distribuzione dei proventi, aspetto, questo, confermato anche dalla prassi dell’Amministrazione finanziaria. In tal senso operando, l’affrancamento ovvierebbe ad ogni eventuale interpretazione della norma che dovesse considerare come rilevanti, oltre alle cessioni, solo i rimborsi delle quote.

In conclusione, la norma sembra essere di potenziale interesse, ferma restando la necessità di attendere gli opportuni chiarimenti dell’Amministrazione finanziaria e, come sempre nell’ambito delle leggi di rivalutazione, di effettuare i calcoli di convenienza economico/finanziaria. In tal senso, specifica attenzione dovrà essere posta, ad esempio, dagli investitori esteri che potrebbero risultare ora “incisi”, rispetto alle esenzioni del passato, dalle modifiche alle modalità di tassazione delle plusvalenze in società ed enti “immobiliari” a partire dal 1° gennaio 2023.
 
nel frattempo mi sono rotto di vederla scendere e ne ho appena acquistati altri 350 pezzi
 
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