Alighiero Boetti II

... detto ciò non voglio rinnegare l'importanza dei ricami

ma se proprio volete seguire i consigli per gli acquisti di Biagio (ops:p, investimenti)
cercate di trovarli con provenienze blindate, per conto mio

del resto vale per tutti e boetti non è escluso:o

e se non sono bianchi cangianti che vi frega?:cool:

Bestia come si sono ingialliti quei ricami, sai di che anno è la foto?
 

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ti basta avere i quattrini e ti prendi un ricamo
un ricamo come tanti tagli di lucio che riempiono le case di tanti collezionisti "uguali"
che li associa l'avere spesso tanti quattrini.

Ho visto collezioni molto raffinate ricche di ricerca e di cultura
e meno di mercato : mi sono sempre emozionato :o

Se per quello anche per prendere una ciofeca "basta avere i quattrini". E' una questione di scelte.
Il punto centrale è che la propria sensibilità personale non può essere usata a metro assoluto di giudizio.

Ognuno di sensibilità ha la sua. Che non vale per gli altri.
Non viene il minimo sospetto che se uno si emoziona davanti ad alcune cose, altri si possano emozionare davanti ad altre?
E' troppo mettere in conto questa libertà di emozione soggettiva?

A parte che io tutte ste case piene di Tagli di Fontana e Arazzi di Boetti non le vedo, e quando mi capita di vedere qualcosa di quel livello, rimango a bocca aperta. Non certo per il valore "commerciale" delle opere, ma per la loro valenza storico-artistica, la loro importanza e il godimento che dalle opere mi deriva.


A me pare di vedere una sorta di strana ossessione in negativo verso le opere che abbiano un notevole valore economico, come se il fatto di costare tanto, per qualche assurdo cortocircuito, togliesse loro qualcosa.
Forse non è chiaro che - non tutte ma - tante opere che costano molto, raggiungono quei valori perchè sono opere importanti, a volte addirittura fondamentali, e perchè sono in tanti a desiderarle.

E' necessario che un'opera sia molto costosa per emozionare? Assolutamente no.
Anche 'opera di un artista ignoto o per assurdo il disegno di un bambino può essere emozionante. Da lì in su quindi è tutto possibile.
Ma non è che se un'opera costa molto invece perda la qualità dell'emozione. Ma quando mai!

C'è chi si emoziona davanti ad una natura morta del '600 e chi si emoziona davanti ad una Portofino di Faccincani, chi davanti ad un Arazzo di Boetti e chi davanti ad una carta di La Pietra. Non capisco proprio il problema.

I propri canoni non sono mai assoluti o validi per tutti, e spesso sono viziati dalla mancanza della giusta chiave di lettura di un artista e di un'opera, che possa poi permettere di comprenderla e di stabilire quel rapporto empatico.

Può benissmo essere che se uno non riesce ad emozionarsi davanti ad un Taglio di Fontana o ad un Arazzo di Boetti, il limite sia semplicemente suo e non di chi ha queste opere in casa e ne trae costantemente emozioni. Forse questo bisognerebbe metterlo in conto.
Poi, è chiaro che non tutte le opere debbano o possano emozionare tutti. Ma bisognerebbe contemplare che ci possa essere chi ne trae reale godimento.

Io un Taglio di Fontana non ce l'ho. So che certamente lo vorrei fortemente.
Un piccolo taglio, magari rosso. Ma non certamente per il valore dell'opera o per dire "ho in collezione un Taglio di Fontana", perchè probabilmente non lo direi quasi a nessuno, ma per il godimento che quell'opera potrebbe darmi, perchè so che potrei stare a contemplarla per ore... esattamente come un arazzino.
 
caro Biagio,

al tuo taglio rosso come ve ne sono tanti
io ti risponderei con dei buchi sparsi su tela grezza

un pò come quello alla Tate, di cui mai si sono preoccupati di "ripulire"
... certi scempi lasciamoli ai galleristi prezzolati ...

“Io buco; passa l'infinito di lì, passa la luce, non c'è bisogno di dipingere"
diceva Fontana ben prima di arrivare ai tagli colorati ed esteticamente appaganti.

ma non voglio inquinare questo 3D, quindi non andrò oltre, per il resto c'è tanta storia sui buchi, credimi:bye:

seppoi potessi accostarla ad un Boetti ci metterei una carta del 1974;)
 

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caro Biagio,

al tuo taglio rosso come ve ne sono tanti
io ti risponderei con dei buchi sparsi su tela grezza

un pò come quello alla Tate, di cui mai si sono preoccupati di "ripulire"
... certi scempi lasciamoli ai galleristi prezzolati ...

“Io buco; passa l'infinito di lì, passa la luce, non c'è bisogno di dipingere"
diceva Fontana ben prima di arrivare ai tagli colorati ed esteticamente appaganti.

ma non voglio inquinare questo 3D, quindi non andrò oltre, per il resto c'è tanta storia sui buchi, credimi:bye:

seppoi potessi accostarla ad un Boetti ci metterei una carta del 1974;)

Io preferisco il Taglio Rosso, ma non per questo vado a denigrare chi preferisce una bellissima tela con i buchi... e nemmeno la carta.
Che di Tagli Rossi ce ne siano tanti o pochi, non cambia nulla. Casomai cambia tra averlo o non averlo. Goderselo o non goderselo, apprezzarlo o non saperlo apprezzare. Come tutto.

A conti fatti: io uno dei "tanti" Tagli rossi non ce l'ho e certamente lo vorrei, e tu non hai uno dei "meno numerosi" buchi su tela grezza.
Se tu avessi quell'opera io sarei contento per te.
Per l'opera e per il tuo godimento. Non per il valore.

Ma se posso scegliere tra i due, io prenderei tutta la vita quella qui sotto.
E se per te è solo "uno dei tanti tagli rossi" quelli "esteticamente appaganti", onestamente non mi impedirebbe di godermelo un millesimo in meno.
Lo stesso vale per gli arazzini. Con la differenza che nella loro concettualità, l'estetica fa espressamente parte dell'opera. E ciò non scalfisce di un millimetro la loro valenza concettuale. Anzi.
E' chiaro che, come per tutto, bisogna fare un percorso. Spesso faticoso, ma che poi apre un mondo che prima non si poteva vedere.

Screenshot_2020-06-23 lucio_fontana_concetto_spaciale_attese1 jpg (immagine JPEG, 1024 × 820 pix.jpg

E rilancerei l'accostamento con questa carta di Boetti del 1975: Da Uno a Cento.

boetti da uno a cento.jpg
 
I
E se per te è solo "uno dei tanti tagli rossi" quelli "esteticamente appaganti", onestamente non mi impedirebbe di godermelo un millesimo in meno.
Lo stesso vale per gli arazzini. Con la differenza che nella loro concettualità, l'estetica fa espressamente parte dell'opera. E ciò non scalfisce di un millimetro la loro valenza concettuale. Anzi.

beccati 'sta pappardella:

Sol LeWitt nel suo Paragraphs on Conceptual Art del 1967 scrisse : «L’arte concettuale è fatta per impegnare la mente del visitatore piuttosto che il suo occhio o la sua emotività. Qualsiasi cosa attiri l’attenzione sulla componente fisica dell’opera costituisce un ostacolo alla comprensione dell’idea».:o

e nel Douglas Huebler pronuncia la famosa frase «The world is full of objects, more or less interesting; I do not wish to add any more. I prefer, simply, to state the existence of things in terms of time and/or place».

Chiaro?:D

e concludo ... Gillo Dorfles già nel lontano 73 in Italia presagiva questa contraddizione fra concettuale ed estetica:
«Dietro il mito della concettualizzazione si sono riaffermati i nuovi rituali della feticizzazione dell’unicum , dell’idolatria del “fatto a mano”; dei cerimoniali delle “mitologie personali”, delle Selbstdarstellungen, dei comportamentismi Zen… Si tratta di semplici manierismi destinati a naufragare e a dileguarsi di fronte ad una futura ripresa di modi più consistenti e fattuali? […] Fintanto che la società capitalistica continuerà a mercificare le opere – anche quando queste sono state ideate senza un preciso intento estetico – non sarà possibile liberarsi da questi inciampi»

:bye:
 
beccati 'sta pappardella:

Sol LeWitt nel suo Paragraphs on Conceptual Art del 1967 scrisse : «L’arte concettuale è fatta per impegnare la mente del visitatore piuttosto che il suo occhio o la sua emotività. Qualsiasi cosa attiri l’attenzione sulla componente fisica dell’opera costituisce un ostacolo alla comprensione dell’idea».:o

e nel Douglas Huebler pronuncia la famosa frase «The world is full of objects, more or less interesting; I do not wish to add any more. I prefer, simply, to state the existence of things in terms of time and/or place».

Chiaro?:D

e concludo ... Gillo Dorfles già nel lontano 73 in Italia presagiva questa contraddizione fra concettuale ed estetica:
«Dietro il mito della concettualizzazione si sono riaffermati i nuovi rituali della feticizzazione dell’unicum , dell’idolatria del “fatto a mano”; dei cerimoniali delle “mitologie personali”, delle Selbstdarstellungen, dei comportamentismi Zen… Si tratta di semplici manierismi destinati a naufragare e a dileguarsi di fronte ad una futura ripresa di modi più consistenti e fattuali? […] Fintanto che la società capitalistica continuerà a mercificare le opere – anche quando queste sono state ideate senza un preciso intento estetico – non sarà possibile liberarsi da questi inciampi»

:bye:


Straordinario Gillo Dorfles, capisci perché parlava così delle televendite e chi si vendeva a questo tipo di mercificazione??? Quello era un critico d'arte credibile!!! :clap::clap::clap:
 
beccati 'sta pappardella:

Sol LeWitt nel suo Paragraphs on Conceptual Art del 1967 scrisse : «L’arte concettuale è fatta per impegnare la mente del visitatore piuttosto che il suo occhio o la sua emotività. Qualsiasi cosa attiri l’attenzione sulla componente fisica dell’opera costituisce un ostacolo alla comprensione dell’idea».:o

e nel Douglas Huebler pronuncia la famosa frase «The world is full of objects, more or less interesting; I do not wish to add any more. I prefer, simply, to state the existence of things in terms of time and/or place».

Chiaro?:D

e concludo ... Gillo Dorfles già nel lontano 73 in Italia presagiva questa contraddizione fra concettuale ed estetica:
«Dietro il mito della concettualizzazione si sono riaffermati i nuovi rituali della feticizzazione dell’unicum , dell’idolatria del “fatto a mano”; dei cerimoniali delle “mitologie personali”, delle Selbstdarstellungen, dei comportamentismi Zen… Si tratta di semplici manierismi destinati a naufragare e a dileguarsi di fronte ad una futura ripresa di modi più consistenti e fattuali? […] Fintanto che la società capitalistica continuerà a mercificare le opere – anche quando queste sono state ideate senza un preciso intento estetico – non sarà possibile liberarsi da questi inciampi»

:bye:

Ma infatti! Un bel taglietto di Fontana rosso è da mettere alle spalle in un collegamento televisivo al posto della libreria mentre l’imprenditore di successo dice: “ Questi politici sono tutti senza know how”.
Poi, al collegamento successivo, il milionario si collega con un bel Christo alle spalle, e poi ancora, lo si rivede con un violino di Arman.

:sborone:
 
Ma infatti! Un bel taglietto di Fontana rosso è da mettere alle spalle in un collegamento televisivo al posto della libreria mentre l’imprenditore di successo dice: “ Questi politici sono tutti senza know how”.


eggià, l'acculturato Briatorone, dici?
e lo ricordi il Della Valle quello delle Tot's che con la sua r moscetta (riprendo addietro le parole del mitico Acci)
che pavoneggiava un taglio giallo.

Quello manco sa che Lucio molti anni prima fece un qualche buco :D:p
 
beccati 'sta pappardella:

Sol LeWitt nel suo Paragraphs on Conceptual Art del 1967 scrisse : «L’arte concettuale è fatta per impegnare la mente del visitatore piuttosto che il suo occhio o la sua emotività. Qualsiasi cosa attiri l’attenzione sulla componente fisica dell’opera costituisce un ostacolo alla comprensione dell’idea».:o

e nel Douglas Huebler pronuncia la famosa frase «The world is full of objects, more or less interesting; I do not wish to add any more. I prefer, simply, to state the existence of things in terms of time and/or place».

Chiaro?:D

e concludo ... Gillo Dorfles già nel lontano 73 in Italia presagiva questa contraddizione fra concettuale ed estetica:
«Dietro il mito della concettualizzazione si sono riaffermati i nuovi rituali della feticizzazione dell’unicum , dell’idolatria del “fatto a mano”; dei cerimoniali delle “mitologie personali”, delle Selbstdarstellungen, dei comportamentismi Zen… Si tratta di semplici manierismi destinati a naufragare e a dileguarsi di fronte ad una futura ripresa di modi più consistenti e fattuali? […] Fintanto che la società capitalistica continuerà a mercificare le opere – anche quando queste sono state ideate senza un preciso intento estetico – non sarà possibile liberarsi da questi inciampi»

:bye:

Sarà forse forse che:
ogni artista parla per sè... sarà che ogni forma d’arte ogni artista ha la totale libertà di interpretarla e reinventarla in modo personale ... sarà che ci sono gli appassionati di etichette e definizioni artistiche e fanno difficoltà ad uscire anche di poco dai binari... sarà che ci sono critici che nel 1973 potevano non ancora aver visto opere innovative nate nel 1973... sarà che i curatori ci hanno azzeccato molto ma non tutto... sarà che hanno spesso incluso nelle mostre artisti che poi si sono anche rivelati per “minori”... sarà che a volte si arriva in ritardo di 40-50 anni… sarà che se anche non lo si comprende, l’estetica ha dimostrato di poter avere una valenza concettuale… sarà che se uno non ama l’estetica giustamente può non amare il bello… sarà che in un mondo libero c’è chi può essere intellettualmente gratificato da un’opera concettuale in bianco e nero e chi da una concettuale colorata, o da entrambe o anche da una non concettuale…

Sarà sarà quel che sarà ...

Ma incuriosisce molto che chi non perde occasione di parlar male di un artista come Boetti, denigrando ad ogni occasione i ricami, poi abbia in collezione proprio un arazzino...

Non mi pare esista un divieto di vendere un "estetico ricamino colorato” per comprare una bella carta concettuale di Boetti o anche di altri artisti.
Se io volessi essere un collezionista rigoroso e coerente - cosa che non sono e che men che meno predico, visto che per me arazzi concettuali e carte concettuali convivono benissimo - farei così.

Ecco, in finale, il mio spunto costruttivo sarebbe il seguente: ma invece di parlare costantemente in negativo di ciò che uno non ama o non ha compreso (e non è interessato a mettersi in discussione provando a comprendere) o legittimamente non lo appassiona, perchè invece non ci si dedica a scrivere in positivo delle opere o degli artisti che piacciono?

E’ un po’ come uno che entra ogni giorno nel medesimo ristorante, ordina la medesima pietanza e si lamenta dicendo che non gli piace, quando si possono ordinare altre pietanze o cambiare ristorante.
A me pare che sia meglio andare al ristorante che maggiormente ci aggrada, ordinare e gustare ciò che ci gratifica e magari fare i meritati complimenti al cuoco.

Ora che la pappardella – rigorosamente fatta in casa e a mano – è fatta, vado, che l’acqua bolle!
 
Ma incuriosisce molto che chi non perde occasione di parlar male di un artista come Boetti, denigrando ad ogni occasione i ricami, poi abbia in collezione proprio un arazzino...

:no::no::no:
guarda che io stavolta criticavo il taglio rosso eh?
:D;):D

buon appetito anche a te, vadoooooo:gluglu::gluglu:
 
:no::no::no:
guarda che io stavolta criticavo il taglio rosso eh?
:D;):D

buon appetito anche a te, vadoooooo:gluglu::gluglu:

Nell'ultimo post certo, alle abituali critiche si sono aggiunte anche quelle contro il "troppo estetico" Taglio di Fontana, con critica en passant per Christo per tramite del suo collezionista Briatore, ma le altre mille mila volte qui le critiche da parte tua su Boetti e sugli arazzini (quando non tocca all'Archivio o alla Fondazione) sono diventate un classico all'ordine (e disordine) del giorno...
E rilevavo come fossero ancora più incomprensibili provenendo tra l'altro da chi ha in collezione proprio un arazzino.

Per questo avevo chiuso con lo spunto costruittivo di valutare piuttosto di parlare positivamente di ciò di cui si è appassionati piuttosto che di criticare quotidianamente ciò che uno non ama...

Ultimamente invece mi pare di notare che in generale la critica prevalga un po' su tutto: i Tagli di Fontana li ha anche Della Valle e non vanno bene perchè sono troppo belli (poi quelli rossi sono un po'... rossi), gli Arazzi di Boetti sono troppo estetici (non importa che abbiano mille concetti al loro interno), i Christo li ha anche Briatore che ha pure gli Arman quindi meglio lasciar stare, vade retro.
Al limite bruciamo tutto (storia dell'arte compresa)... ecco mi pare che siamo alle (tragi)comiche.
 
Unsold arazzo da dorotheum chi può lo compri anche se non bellissimo
 
Unsold arazzo da dorotheum chi può lo compri anche se non bellissimo

Certamente non dei più belli... ma con un po’ di amorevoli cure di mani sapienti certamente è migliorabile:
andrebbe tolto dal supporto sul quale è stato steso male e in modo approssimativo (è tutto storto), e risteso in modo corretto.

La qualità del ricamo rimane quella che è, non è che l’opera si trasforma in capolavoro, ma un po’ sicuramente si può migliorare.
 
Certamente non dei più belli... ma con un po’ di amorevoli cure di mani sapienti certamente è migliorabile:
andrebbe tolto dal supporto sul quale è stato steso male e in modo approssimativo (è tutto storto), e risteso in modo corretto.

.

sivabbè, sufficiente una discreta sarta ma la prassi?
contattare l'archivio, spiegare le intenzioni e le modalità del restauro
ed attendere una autorizzazione?

Sennò ti ritrovi una autentica differente dall'opera:mmmm::mmmm::mmmm:

tu terresti una autentica differente dall'opera che una sarta ha amorevolmente sistemato?:mmmm::mmmm:
 
sivabbè, sufficiente una discreta sarta ma la prassi?
contattare l'archivio, spiegare le intenzioni e le modalità del restauro
ed attendere una autorizazzione?

Sennò ti ritrovi una autentica differente dall'opera:mmmm::mmmm::mmmm:

tu terresti una autentica differente dall'opera che una sarta ha amorevolmente sistemato?:mmmm::mmmm:

Una sarta? :mmmm:
MA NOOO!
Mica l’opera va cucita o scucita ... il ricamo è quello e tale deve rimanere. Non va toccato nemmeno un punto.
In ogni caso non è un abito e la sarta non c’entrerebbe cmq nulla.

Nè ho parlato di alcun intervento di restauro, perché l’opera non è danneggiata e non ha bisogno di essere restaurata.

Molto semplicemente ci vuole una persona che abbia una certa manualità, rimuova con cura le puntine sul retro e liberi la tela dal supporto.

(Gli arazzi ovviamente nascono privi di supporto: quello veniva aggiunto successivamente dagli assistenti di Boetti o in altri casi da corniciai incaricati dai galleristi. Non sempre la tela veniva stesa al meglio. Come in questo caso.)

A quel punto con maggior cura si può provvedere con la necessaria manualità a riposizionare in modo più corretto la tela sul supporto.

Tutto qui. L’opera non subisce alcun restauro nè mutazioni, viene solo stesa più dritta.

Certamente si può contattare preventivamente l’archivio per informare e per chiedere un aggiornamento dell’autentica.
 
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