Antonio Donghi

Sarò l'unica voce fuori dal coro ma pur riconoscendogli qualità e riferimenti colti mi lascia una sensazione di disagio, di incomunicabilità e di straniamento che va oltre la fissità da mondo "congelato".

Composizioni a prima vista unitarie e plastiche curate fin nei minimi dettagli, anche deliziosi non nascondo, e con gran gusto del colore lasciano comunque trasparire un elemento distonico, un equilibrio precario, un troppo posato, uno sguardo obliquo, un elemento imprevisto o sorprendente, il tutto fuori dallo spazio e dal tempo con una persistente impressione di finzione e inganno.
In una parola una pittura "inquietante"!

Lori, è la tua rispettabillissima opinione, peraltro non distante dal vero (in particolare pensando a certi interni di Donghi).
Non ti inquieti e ti tenga a distanza tutto ciò, tuttavia. Se ne avrai occasione (almeno che tu non lo abbia già fatto), guarda un suo dipinto dal vero: vi troverai molto altro.
Credimi: Donghi è un autore che ti aiuta a godere della pittura, prima ancora che del soggetto (ove, come tu, con sensibilità, hai notato, talvolta dissimula remote risonanze e profonde inquietudini della propria dolorosa esistenza).
 
Sarò l'unica voce fuori dal coro ma pur riconoscendogli qualità e riferimenti colti mi lascia una sensazione di disagio, di incomunicabilità e di straniamento che va oltre la fissità da mondo "congelato".

Composizioni a prima vista unitarie e plastiche curate fin nei minimi dettagli, anche deliziosi non nascondo, e con gran gusto del colore lasciano comunque trasparire un elemento distonico, un equilibrio precario, un troppo posato, uno sguardo obliquo, un elemento imprevisto o sorprendente, il tutto fuori dallo spazio e dal tempo con una persistente impressione di finzione e inganno.
In una parola una pittura "inquietante"!

Non sei la sola, Lory, a discostarti tra tali numerosi peana.

Però non userei il termine "inquietante" ma, per la mia sensibilità, "scostante".
Donghi, terminato il dipinto, chiude la porta dietro di sé, non opera per l'eventuale lettore ma per se stesso e non vuole che lo spettatore, poi, dialoghi con lui.

Tende alla perfezione tecnica di soggetto, sia onirico che naturalistico, e tratto senza lanciare messaggi, il suo è un mondo personale, certamente attraente e colto, ma completamente definito all'interno, senza aperture. Manca del respiro che possiedono i veri maestri.
Specie di suoi contemporanei che hanno rivoluzionato la storia dell'arte.
 
Lori, è la tua rispettabillissima opinione, peraltro non distante dal vero (in particolare pensando a certi interni di Donghi).
Non ti inquieti e ti tenga a distanza tutto ciò, tuttavia. Se ne avrai occasione (almeno che tu non lo abbia già fatto), guarda un suo dipinto dal vero: vi troverai molto altro.
Credimi: Donghi è un autore che ti aiuta a godere della pittura, prima ancora che del soggetto (ove, come tu, con sensibilità, hai notato, talvolta dissimula remote risonanze e profonde inquietudini della propria dolorosa esistenza).

Di lui ricordo con certezza Margherita, la fanciulla con il cesto delle mele perchè visto dal vivo poco tempo fa e postato a suo tempo credo anche da Brixia. Ho tentato di mantenere distinta valutazione della pittura da inclinazione personale proprio per non creare ambiguità.

Scrissi a suo tempo che nel collezionismo dovrei conugare input intellettuale improntato a linearità quasi minimal e rigore con elementi armonici e benessere "spirituale", luce colore e poesia forse anche come contrappeso e appagamento della mia componente emotiva, anche se un amico mi rimprovera la contraddizione di acquistare spesso lavori un pò meafisici, architetture rigide che forse soddusfano la prima delle due componenti citate.
Questo per dire che nulla da obiettare sulla sua collocazione in musei o collezioni importanti ma non rientra nei miei "sogni proibiti" o forse dovrei dire non è nelle mie corde!
 
Nel thread dedicato ad Antonio Donghi, mi sembra doveroso ricordare
la collezione di Francesco e Chiara Carraro ( Nuovo look per Ca’ Pesaro a Venezia | Artribune )
- dallo scorso anno ottenuta in deposito a lungo termine dalla fondazione veneziana -

:eek: A Collector's Life

Cattura.JPG

Opere dell'arte contemporanea in foto d'epoca, arredi, case di collezionisti, dimore

:bye:
 
Non sei la sola, Lory, a discostarti tra tali numerosi peana.

Però non userei il termine "inquietante" ma, per la mia sensibilità, "scostante".
Donghi, terminato il dipinto, chiude la porta dietro di sé, non opera per l'eventuale lettore ma per se stesso e non vuole che lo spettatore, poi, dialoghi con lui.

Tende alla perfezione tecnica di soggetto, sia onirico che naturalistico, e tratto senza lanciare messaggi, il suo è un mondo personale, certamente attraente e colto, ma completamente definito all'interno, senza aperture. Manca del respiro che possiedono i veri maestri.
Specie di suoi contemporanei che hanno rivoluzionato la storia dell'arte.

Mai sentito tante amenità. Libero/a, tu, di scriverle, io di sganasciarmi dalle risate.
 
Mai sentito tante amenità. Libero/a, tu, di scriverle, io di sganasciarmi dalle risate.

Orazio – Quinto Orazio Flacco – è uno dei miei autori latini preferiti.
Arguto, attento scrutatore del suo intorno e dell'animo umano, ha il dono di grande ironia, anche se, diremmo, con una leggera puzzetta sotto il naso, lui figlio di un liberto, per l'appartenenza ad un ristretto gruppo culturale.

Specie nelle Odi è un piacere la sua descrizione dell'epoca e la sua filosofia di vita sempre a metà tra il rigore morale, la netta divisione tra bene e male, e il carpe diem da filosofico distacco, con l'eccezione di una trombonata galattica in cui cade nell'”exegi monumentum aere perennius” che liberamente tradotto suona oggi come “ho scritto un capolavoro che sarà più longevo dell'acciaio inox”.
Non esistendo all'epoca l'acciaio inox, ha usato il bronzo.

Capisco perchè ivi hai tratto il tuo nick-name.
 
Ho visto dal vivo alcune opere di Donghi, mi hanno messo i "brividi", a mio parere personale un grandissimo, complimenti a chi ha aperto la discussione. Purtroppo non ho mai avuto la capacità economica per comprarlo ...
 
Ho visto dal vivo alcune opere di Donghi, mi hanno messo i "brividi", a mio parere personale un grandissimo, complimenti a chi ha aperto la discussione. Purtroppo non ho mai avuto la capacità economica per comprarlo ...

Non importa, caro Art1960. Non si può avere tutto nella vita. Ma la sensibilità e il buon gusto, che tu dimostri di avere, non hanno ugualmente prezzo. Un caro saluto.
 
Sarò l'unica voce fuori dal coro ma pur riconoscendogli qualità e riferimenti colti mi lascia una sensazione di disagio, di incomunicabilità e di straniamento che va oltre la fissità da mondo "congelato".

Composizioni a prima vista unitarie e plastiche curate fin nei minimi dettagli, anche deliziosi non nascondo, e con gran gusto del colore lasciano comunque trasparire un elemento distonico, un equilibrio precario, un troppo posato, uno sguardo obliquo, un elemento imprevisto o sorprendente, il tutto fuori dallo spazio e dal tempo con una persistente impressione di finzione e inganno.
In una parola una pittura "inquietante"!

Perché fuori dal coro? Secondo me hai fatto una descrizione perfetta e per niente negativa. Riuscire a provocare tutte queste sensazioni e impressioni, pur con soggetti apparentemente ordinari, è la qualità di Donghi e non mi sembra poco.
 
@Art1960 sai che luogo rappresenta il paeaggio con il borghetto?
Mi fa pensare alla Toscana ma anche alle Marche o all'Umbria...
Si sente il fruscio del vento!
 
Ti aspettavo. E non avevo dubbi. Sono lieto di vedere tante adesioni pregiate come la tua.
Donghi è un pittore che, con le sue eccellenze, appartiene all'Olimpo dei grandi della pittura di ogni tempo.
Speriamo solo che, come per Piero della Francesca (suo massimo riferimento), non debbano trascorrere oltre quattro secoli per vedere riconosciuto quanto gli spetti.

Ti ringrazio mio caro.
Sai benissimo che stimo molto i tuoi raffinati interventi.
Personalmente, come ho sempre detto nel FOL, ci sono degli artisti "figurativi" (insopportabili etichette) che adoro....e tra questi c'è proprio Donghi.
Donghi è un Maestro Eccelso, la sua pittura rappresenta la perfezione assoluta.
Piu che "congelamento", parlerei di una pittura che vuole essere testimone di un "mondo sospeso" , un mondo che rappresenta il punto medio tra la realta e l'immaginazione poetica.
La Pittura di Donghi non è solo colta e raffinata, ma è una pittura caratterizzata da una "finta staticità": dico finta perchè la pittura donghiana è come un forziere che custodisce tutta l'essenza del Maestro.
E' una pittura che riflette l'eterno fluire della vita e delle esperienze umane e sociali che hanno formato "l'Uomo Donghi".


P.S: Naturalmente non ti nego che per la figurazione, il grande amore per me rimane De Pisis.;)
 
Ti ringrazio mio caro.
Sai benissimo che stimo molto i tuoi raffinati interventi.
Personalmente, come ho sempre detto nel FOL, ci sono degli artisti "figurativi" (insopportabili etichette) che adoro....e tra questi c'è proprio Donghi.
Donghi è un Maestro Eccelso, la sua pittura rappresenta la perfezione assoluta.
Piu che "congelamento", parlerei di una pittura che vuole essere testimone di un "mondo sospeso" , un mondo che rappresenta il punto medio tra la realta e l'immaginazione poetica.
La Pittura di Donghi non è solo colta e raffinata, ma è una pittura caratterizzata da una "finta staticità": dico finta perchè la pittura donghiana è come un forziere che custodisce tutta l'essenza del Maestro.
E' una pittura che riflette l'eterno fluire della vita e delle esperienze umane e sociali che hanno formato "l'Uomo Donghi".


P.S: Naturalmente non ti nego che per la figurazione, il grande amore per me rimane De Pisis.;)

Il sublime de Pisis... Che meraviglia! Un altro che incanta e fa battere forte il cuore - vero, caro Menzio? - con l'ordinarietà di cose altrimenti invisibili.
Lo adorava Montale, tanto da chiedere di inserire in copertina di alcune edizioni delle sue poesie un dipinto del sommo ferrarese.
Quando se ne andò, annegato nel male oscuro delle sue inquietudini, Morandi disse: "Ha dipinto la bellezza alla sua massima vertigine."
Grazie per averci ricordato il suo illustre nome, caro Artpop!
 
Il sublime de Pisis... Che meraviglia! Un altro che incanta e fa battere forte il cuore - vero, caro Menzio? - con l'ordinarietà di cose altrimenti invisibili.
Lo adorava Montale, tanto da chiedere di inserire in copertina di alcune edizioni delle sue poesie un dipinto del sommo ferrarese.
Quando se ne andò, annegato nel male oscuro delle sue inquietudini, Morandi disse: "Ha dipinto la bellezza alla sua massima vertigine."
Grazie per averci ricordato il suo illustre nome, caro Artpop!

Grazie sempre a te!:bow:
 
Il sublime de Pisis... Che meraviglia! Un altro che incanta e fa battere forte il cuore - vero, caro Menzio? - con l'ordinarietà di cose altrimenti invisibili.
Lo adorava Montale, tanto da chiedere di inserire in copertina di alcune edizioni delle sue poesie un dipinto del sommo ferrarese.
Quando se ne andò, annegato nel male oscuro delle sue inquietudini, Morandi disse: "Ha dipinto la bellezza alla sua massima vertigine."
Grazie per averci ricordato il suo illustre nome, caro Artpop!

Eh si, de Pisis rimane sempre il primo amore, non c'è niente da fare:)

La cena del cappuccino.jpg

Il marinaio francese.jpg
 
Sono un fan di Piero della Francesca. Naturalmente i pittori che a lui in qualche modo si rifanno mi dicono molto.
Cercavo di capire dove stia il fascino di Donghi, fascino non del tutto morbido, come peraltro non privo di ruvidezze era Piero.
E' un fascino che riconosco anche, per esempio, al De La Tour, come pure al mio preferito dei moderni, Alexandre Lunois, qui riprodotto
1691440d1357408646-un-grande-o-no-alexandre-lunois-i-fidanzati.jpg1688448d1356461583-un-grande-o-no-alexandre-lunois-lunois9.jpg
Tornando a Donghi. Diciamo che la "meditazione verticale" del pittore si riflette sulla "verticalità meditante" dei soggetti rappresentati, il che comporta il trascurare il superfluo non per disprezzo del reale ma perché viene superato trascendentemente.
E che, se la vita lievita da dentro mentre l'arte e la conoscenza scavano da fuori, la pala del realismo scava sinché incoccia nel duro delle pietre, mentre qui lo slancio della vita si espande compostamente e senza creare entusiasmi esagerati, fermandosi alla soglia dove nasce il disordine del qui e ora. Peccato gli sia toccato vivere nei luoghi e nei tempi in cui visse: meritava di più.
Altro, qui, non intendo dire.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Sono un fan di Piero della Francesca. Naturalmente i pittori che a lui in qualche modo si rifanno mi dicono molto.
Cercavo di capire dove stia il fascino di Donghi, fascino non del tutto morbido, come peraltro non privo di ruvidezze era Piero.
E' un fascino che riconosco anche, per esempio, al De La Tour, come pure al mio preferito dei moderni, Alexandre Lunois, qui riprodotto
Vedi l'allegato 2494219Vedi l'allegato 2494221
Tornando a Donghi. Diciamo che la "meditazione verticale" del pittore si riflette sulla "verticalità meditante" dei soggetti rappresentati, il che comporta il trascurare il superfluo non per disprezzo del reale ma perché viene superato trascendentemente.
E che, se la vita lievita da dentro mentre l'arte e la conoscenza scavano da fuori, la pala del realismo scava sinché incoccia nel duro delle pietre, mentre qui lo slancio della vita si espande compostamente e senza creare entusiasmi esagerati, fermandosi alla soglia dove nasce il disordine del qui e ora. Peccato gli sia toccato vivere nei luoghi e nei tempi in cui visse: meritava di più.
Altro, qui, non intendo dire.

Gino caro... Ma hai detto tanto, e in punta di penna. Torna più spesso da queste parti!
 
bella “l’atmosfera” di questo thread !

...”pittore fra i più abili misteriosi del novecento”
“nell’Olimpo nei grandi della pittura di ogni tempo”:eek:
...fa venire i “brividi”, lo vorrei in casa, a me piace questo quadro, “si sente il fruscio del vento”, “Maestro Eccelso” “perfezione assoluta”, :eek: voglio essere seppellito nel quadro, ecc...ecc...

scusate ;)
ma a parte quel che ci vede uno che guarda un suo quadro, e le mitiche emozioni, sensazioni, brividi e quant’altro...

c'è qualcuno in grado di spiegare con parole comprensibili anche a uno ignorante :D come il sottoscritto la collocazione di Donghi nell’ambito delle ricerche artistiche del suo tempo ? :confused:
cioè che i suoi quadri sono ben dipinti (come quelli di Sciltian ma anche di Ventrone per es.) lo vedo anche io,
ma perché quel che ha fatto Donghi ha un senso artistico e deve essere ricordato ?:confused:
anche Nunziante ama a Bocklin e ridipinge pure bene l’isola dei morti, ma allora perché Donghi è meglio di Nunziante ? :confused:

sono domande sincera :yes: senza polemica :)
sono quelle a cui bisogna dare risposta per far comprendere Donghi ai tanti che leggono...


altrimenti... dopo un po’ di tempo e di quadri visti uno magari si accorge che le “emozioni” cambiano ;) e che è meglio andare a guardarsi Piero (anche se non si può appendere in casa:D), faccio per dire :D non lo so
però magari un artista può essere compreso oltre che guardato...



PS. eventuali risposte magari non siano “copia incolla” presi qua e là in rete, che altrimenti sono al punto di prima ! :mad::D
e colgo l’occasione per un saluto all’amico @nonomnias che sa il mio apprezzamento per i suoi modi e la sua ragionevolezza :yes:, e non so se hai avuto il tempo di leggere il mio post nel thread censurato, dove avevo cercato di mettere una pezza alla mancanza di par conditio, che tu lamentavi con un ardore degno di miglior causa :D
 
Ultima modifica:
bella “l’atmosfera” di questo thread !

scusate ;)
ma a parte quel che ci vede uno che guarda un suo quadro, e le mitiche emozioni, sensazioni, brividi e quant’altro...

c'è qualcuno in grado di spiegare con parole comprensibili anche a uno ignorante :D come il sottoscritto la collocazione di Donghi nell’ambito delle ricerche artistiche del suo tempo ? :confused:
cioè che i suoi quadri sono ben dipinti (come quelli di Sciltian ma anche di Ventrone per es.) lo vedo anche io,
ma perché quel che ha fatto Donghi ha un senso artistico e deve essere ricordato ?:confused:
anche Nunziante ama a Bocklin e ridipinge pure bene l’isola dei morti, ma allora perché Donghi è meglio di Nunziante ? :confused:

sono domande sincera :yes: senza polemica :)
sono quelle a cui bisogna dare risposta per far comprendere Donghi ai tanti che leggono...
Adriano, sai che questa sfida mi ha sempre intrigato e dà la linea al mio interesse verso l'arte.
Qui queste cose non le scrivo più, solo "altrove" :fiufiu:
Ho fatto una minieccezione per un pittore che certo non interessa i mercantucoli acidi di questo forum, ma attira gente che stimo.
E comunque, mi ci vedi a dare altre infornate gratis a Saffada?
Mi dispiace.
 
Ultima modifica di un moderatore:
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