Il report di MF:
A2A, i ricavi schizzano del 144% ma i profitti calano
di Nicola Carosielli
In scia al caro prezzi, nel primo semestre il fatturato della multiutility lombarda è salito a 9,78 miliardi di euro, ma l'utile è sceso del 3,5%. Anche i margini crescono, ma solo del 2,9% a causa dei costi
A2A chiude il primo semestre 2022 più che raddoppiando i ricavi a 9,788 miliardi di euro (+141%) rispetto ai 4,05 miliardi del primo semestre 2021, ma con un ebitda in crescita del 2,9% a 708 milioni, quindi disallineata alla prima voce di bilancio, e con un utile netto in calo del 3,5% a 328 milioni di euro. Nonostante il contesto macroeconomico, sono cresciuti gli investimenti della multiutility di Milano e Brescia, arrivando a 463 milioni di euro, con una particolare attenzione al recupero e di energia e materia, al miglioramento delle reti di distribuzione, al potenziamento delle reti idriche e fognarie e allo sviluppo delle rinnovabili.
"In uno scenario fortemente caratterizzato dal perdurare degli effetti della crisi geopolitica ed economica e da quelli sempre più evidenti del climate change, la diversificazione delle attività di business ha permesso al gruppo di confermare la propria solidità e capacità di reazione", ha commentato l'amministratore delegato, Renato Mazzoncini, aggiungendo come "nel primo semestre dell'anno, A2A ha ulteriormente incrementato i propri investimenti in infrastrutture strategiche per la transizione ecologica per poter superare l’emergenza e contribuire all’indipendenza energetica del Paese. Confermiamo il nostro obiettivo di crescita nelle rinnovabili e nell’economia circolare, contando sulle potenzialità offerte da acqua, sole, vento e rifiuti, le nostre materie prime".
Perché i margini crescono molto meno dei ricavi
Quel che balza subito all'occhio è il gap della crescita tra ricavi ed ebitda, segno evidente che anche per le multiutility il caro energia con una mano dà, ma con l'altra toglie. E molto. Va, infatti, evidenziata la contrazione della marginalità unitaria del comparto energy retail (sia elettrico sia gas), che è stata peraltro concentrata per circa l'80% nel primo trimestre dell'anno. I motivi, spiegano dal gruppo, sono da rinvenire: nella differente distribuzione temporale della marginalità dei contratti a prezzo fisso rispetto all'anno precedente particolarmente penalizzante nel primo trimestre dell'anno; negli impatti negativi collegati a consumi dei clienti finali; negli oneri di sbilanciamento, anch'essi enfatizzati dal livello dei prezzi dell'energia dell'anno in corso.
Il calo dell'utile netto
La bottom line è risultata di 328 milioni di euro, in riduzione del 3,5% rispetto a quanto registrato nello stesso periodo del 2021. Eppure, escludendo le partite straordinarie, l'utile netto ordinario di pertinenza del gruppo sarebbe pari a 186 milioni di euro, quindi in diminuzione di 16 milioni rispetto al primo semestre del 2021. Le poste straordinarie hanno interessato: l'anno in corso per complessivi 142 milioni di euro relativi alla plusvalenza, al netto della tassazione, sulla cessione di alcuni asset (vendita immobili e gli atem ritenuti non strategici) e agli impatti del DL 21/2022 (il cosiddetto "dl Taglia Prezzi") e 50/2022 ("dl Aiuti"), mentre per l'anno precedente per complessivi 138 milioni di euro relativi agli effetti del riallineamento civilistico – fiscale dei beni materiali e immateriali del gruppo.
Investimenti e m&a (nelle rinnovabili)
Gli investimenti sono stati pari a 463 milioni di euro, in crescita del 12% rispetto al primo semestre dell'anno precedente. In particolare, sono stati realizzati investimenti di sviluppo per 287 milioni di euro (+13%) finalizzati al recupero di energia e materia, al miglioramento della qualità delle reti di distribuzione, al potenziamento delle reti idriche e fognarie, allo sviluppo degli impianti di depurazione, alla crescita degli impianti eolici e fotovoltaici, a contribuire all’adeguatezza e alla sicurezza della rete elettrica nazionale e alla digitalizzazione del gruppo.
Alle operazioni di m&a (focalizzate sulla transizione energetica) sono stati destinati 536 milioni di euro, focalizzate nel settore della transizione energetica. Nei primi sei mesi il gruppo ha accelerato la crescita degli impianti Fer con l'acquisizione di: due portafogli eolici e fotovoltaici localizzati in Italia e Spagna. A seguito di tale operazione la potenza rinnovabile installata complessiva di A2A risulta pari a 2,6 Gw; di Volta Green Energy, piattaforma dedicata ad attività di costruzione, sviluppo e gestione di impianti a fonte rinnovabile, con cui A2A ha acquisito una pipeline di progetti eolici e fotovoltaici con una potenza installata attesa di circa 800 Mw. In Borsa post conti il titolo A2A sale dell'1,99% a 1,2545 euro. (riproduzione riservata)
Ultimo aggiornamento: 29/07/2022 12:05