Si prenda uno dei tanti Capogrossi (ne avremmo un mucchio di artisti di ottimo livello), purché ci siano tante opere da mettere in gioco.
Si prenda un archivio ben disponibile a scendere a compromessi con il mercato e ad accettare alleanze con gallerie pronte a fare (anche in sintonia) operazioni di “movimento” nelle case d’asta.
(non tutti gli archivi e fondazioni sono propensi, eh, non diamolo per scontato).
Si dia il giusto tempo per fare digerire un largo consenso (del resto molti collezionisti osservano con maggior dedizione gli incrementi su artprice che non le presenze museali).
Ed ecco che l’opera d’arte diventa un feticcio appetibile.
In estrema sintesi non pretendo che Soths o Christies si mettano a fare ricerca su emergenti o “capogrossi dimenticati”, ma rispetto a Phillips, Artcurial, Van Ham ed altre … quando sfoglio certi cataloghi mi vien da dire chenoiachebarba, in attesa arrivi qualche occulta operazione di marketing ed allora il Caprogossi si trasforma in un Salvo
. E ciò non mi pare un buon servizio per il mercato, per lo meno è un esercizio di abile mercato ma non un servizio per l’arte.
Scusate per la filosofia utopica
o forse soltanto uno scherzo
... lecito di venerdi, o no?
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