Atletica 2018

- Stefano Baldini si dimette e attacca Giomi e Locatelli: "Chi sbaglia paga"

- Atletica, Stefano Baldini si dimette: “In Italia non si cresce, non vengono ammessi gli errori. Mi sono stancato, la mia asticella e alta” – OA Sport

- Stefano Tilli sulla Gazzetta: "il primo ad aver fallito e Giomi" "Decentramento o anarchia?"


Atletica, flop anche la 4x100: nessun oro

Atletica, Stefano Tilli: “Perché il progetto è

https://www.oasport.it/2018/08/atle...-specchio-di-un-mondo-che-non-vuole-cambiare/



e QUI
puoi vedere l' intervista citata nell' articolo linkato sopra. Baldini è in prima fila a sx.
Sentila tutta, ma:
- Emanuela Audisio poco prima del 16' ( fa osservazioni su trost, giorgi, grenot - e Piccardi dietro sorride-... e ascolta bene la risposta del D.T.)....
- l' intervento di Giomi al 24'30"- citato nell' articolo dalla Piccardi- in risposta al D.T. ....
- l' intervento di Gaia Piccardi è al 26'25": parla di Ingebritsen, ed il D.T. risponde....:o
ahahahaha li sto sentendo adesso..due vecchi rincitrulliti...ma largo ai giovani (trentenni,quarantenni,cinquantenni) di valore...ma come siamo messi in italia??? tortu è un ragazzo eccezionale con un allenatore molto collaborativo,ha fatto tutti i raduni di staffetta :D :D bene ho un consiglio spassionato da dare a salvino,non mandarlo in giro a perdere tempo a fare raduni di staffetta dopo i risultati grotteschi che abbiamo visto a berlino
 
Atletica, Alfio Giomi: "Se falliamo a Berlino è inutile pensare a Tokyo"
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Stiamo perdendo solo tempo..bisogna azzerare i vertici,nominare un comitato di persone al di sopra di ogni sospetto che godano del rispetto di tutti( penso a rondelli,donati,Baldini e perche no? Anche a tilli).questo comitato i deve fornire le linee guida per la ricostruzione.uno o piu manager esterni devono poi applicarlo sulla base dell esperienza inglese.occorre un intervento del CONI immediato,ma so già che non sará cosi..
 
Papa Tortu contro Tilli… e il piccolo infortunio di Filippo prima della 4x100

..." Si parte dal piccolo risentimento di Filippo che racconta Salvino: “si è trattato di una leggera contrattura“, dice, patita il giorno prima della semifinale della staffetta e rilevata dopo un’ecografia eseguita anche a poche ore dalla gara “si è trattato di un affaticamento che ha interessato il bicipite femorale“.


Salvino poi prospetta uno scenario fosco nel caso la staffetta avesse potuto partecipare alla finale: Filippo avrebbe potuto non correre perchè “sarebbe stato rischiosissimo“. Lui stesso dice di esser stato terrorizzato prima della gara, che ha visto in TV con Baldini in zona mista, ma “Filippo ha dimostrato ancora una volta carattere e attaccamento ai suoi compagni, avrebbe fatto di tutti per trascinarli in finale e poi sul podio“.

Oggi invece Filippo sta riposandosi in Sardegna, allenandosi in acqua, ma per il resto della stagione non ci sono ripensamenti: “il programma prevede la presenza ai Tricolori di staffette a metà settembre“. "...
 
Papa Tortu contro Tilli… e il piccolo infortunio di Filippo prima della 4x100

..." Si parte dal piccolo risentimento di Filippo che racconta Salvino: “si è trattato di una leggera contrattura“, dice, patita il giorno prima della semifinale della staffetta e rilevata dopo un’ecografia eseguita anche a poche ore dalla gara “si è trattato di un affaticamento che ha interessato il bicipite femorale“.


Salvino poi prospetta uno scenario fosco nel caso la staffetta avesse potuto partecipare alla finale: Filippo avrebbe potuto non correre perchè “sarebbe stato rischiosissimo“. Lui stesso dice di esser stato terrorizzato prima della gara, che ha visto in TV con Baldini in zona mista, ma “Filippo ha dimostrato ancora una volta carattere e attaccamento ai suoi compagni, avrebbe fatto di tutti per trascinarli in finale e poi sul podio“.

Oggi invece Filippo sta riposandosi in Sardegna, allenandosi in acqua, ma per il resto della stagione non ci sono ripensamenti: “il programma prevede la presenza ai Tricolori di staffette a metà settembre“. "...

Tilli replica a papa Tortu sul Corriere dello Sport: "sono sorpreso dell'attacco personale"
 
Brutale articolo del Corriere della Sera sull'atletica italiana: la fotografia sconvolgente di quello che resta

MILANO – in tutti gli anni che abbiamo seguito i disastri giomiani, mai un articolo di un grande quotidiano era stato tanto brutale e spietato come quello in edicola oggi sul Corriere della Sera, a firma di Marco Bonarrigo e Gaia Piccardi.

Il Titolo a 9 colonne sarebbe anche promettente, “all’Italia che non sa più vincere serve un manager illuminato“. Ma il sottotitolo rende già promettente e succulenta la lettura: “baronie, liti, tagli alle preparazione: l’Europeo ha messo a nudo tagli endemici“. Urca, ci si tuffa nella lettura.

L’articolo ha un incipit nel quale si discetta sul fatto che, insomma, l’Italia di Berlino non fosse stata poi così male, nonostante in prospettiva 3 dei 4 bronzi (quelli del mezzofondo) in prospettiva globale saranno molto difficili da conservare. Eppure, continua l’articolo, l’Italia atletica sarebbe riuscita a “mandare tutto a catafascio“. Perchè?

“…le scomposte dimissioni a mezzo stampa del d.t. dei giovani Stefano Baldini, l’unico che non aveva subito critiche, sono state seguite dal gioco dei quattro cantoni sui giornali. Il presidente Giomi che risponde a Baldini, Tortu senior all’ex sprinter Tilli, e via dicendo. Liti di condominio”.

Liti di condominio quindi, alle quali siamo peraltro abituati da tempo immemore, e non iniziano con l’impero Giomi e non termineranno con lui. E’ sostanzialmente e solamente il provincialismo di questo sport di organizzazioni improvvisate.

L’impietosa fotografia della stessa organizzazione di questo sport continua: “si brancola nel caos“, ci scrivono Bonarrigo e Piccardi, e intanto il tempo scorre veloce verso i mondiali di Doha e le Olimpiadi di Tokyo. Anche qui, si dà una spiegazione del “caos”:

“blocchi di vecchi poteri e dell’invadenza dei corpi militari”.

Già, una situazione politica granitica che si è strutturata negli anni e che di fatto ha bloccato lo sviluppo in senso moderno dell’intero sistema. Lo vedrete peraltro negli appuntamenti stagionali da qui alle elezioni: baronati che si presentano sulle tribune negli eventi clou a intessere la propria opera di convincimento ai presidenti delle società per le prossime elezioni.


Nel frattempo, nell’articolo, continuano a martellare i due giornalisti del Corriere: si tocca il punto nevralgico, i soldi. O meglio: l’utilizzo di risorse che non portano a risultati. La Fidal, dicono, è la Federazione più ricca degli sport individuali, e la sua disponibilità è paragonabile a quella britannica, che invece di medaglia ne porta a casa vagonate (18, di cui 7 d’oro). A questo, aggiungiamo noi, sul conto dell’atletica italiana andrebbe aggiunto il valore degli stipendi (con contributi inclusi) che vengono elargiti per tutti gli atleti dei gruppi sportivi, compresi anche tutti i dipendenti pubblici che lavorano nei rispettivi uffici e le spese di logistica e manutenzione degli impianti: le risorse dirette e indirette versate per questo sport sono davvero un’enormità rispetto ad altri sport e alle altre federazioni, e i risultati non le giustificano di certo.

Piccardi e Bonarrigo tornano poi sull’imbarazzante paragone con nuoto e ciclismo, sul fatto che i revisori dei Conti avrebbero imposto alla Fidal, a gennaio, tagli tecnici al bilancio in seguito “alla mancata capienza delle entrate federali“. Insomma, non si vince, ma si riesce a spendere. E così vengono elencati questi tagli, ci sarebbe stato un taglio del 9% delle spese per l’alto livello, quasi dimezzate la spese per ricerca e documentazione e promozione sportiva (ma non si doveva “tornare nelle scuole”?). -21% i contributi per l’attività sportiva e addirittura -24% la gestione degli impianti: una ritirata su tutto il fronte, quindi, in quelle che dovrebbero essere scelte strategiche.


Poi arriva lo spettacolare paragrafo sulla “trasparenza“: ma come, la Federazione inglese rende noto fino all’ultima sterlina di ogni suo dipendente, mentre…

“la Fidal non evidenzia chi viene pagato e quanto e per fare cosa: non si conoscono i salari dei dirigenti, i compensi dei commissari tecnici, quelli del collaboratori e dei tanti «consulenti e ambasciatori». I dirigenti di base chiedono da anni, ad esempio, di conoscere mansioni e retribuzione di Dino Ponchio, ex c.t. federale ora onnipotente capo di gabinetto del presidente Giomi: domanda inevasa”.

Se non altro si potrebbe anche capire il perché di certe uscite non felici col mezzo televisivo. E si continua con la raffica di accuse: i tecnici dell’alto livello lamenterebbero stipendi da fame per i 7.500 euro lordi percepiti. E qui arrivano una serie di frasi sibilline:

Per allenare uno dei 40/50 atleti di alto livello anche i coach più bravi a volte devono combattere contro il potere di «baroni» sulla breccia da decenni: dopo il disastroso Mondiale di Londra 2017 (un bronzo a bilancio), alcuni coach avvicinati da atleti in crisi tecnica sono stati invitati (eufemismo) via mail o sms a occuparsi d’altro dal barone di turno, che a volte subappalta i suoi «assistiti» non potendo seguirli tutti di persona. Impensabile parlare di professionismo a queste condizioni.

Frase di una portata devastante: è evidente che si hanno le prove di questo modo di condurre la gestione tecnica e che spiega più di mille altre parole, come l’organizzazione dell’atletica italiana sia collassata.


Si passa ai casi tecnici, come la Trost, in “involuzione tecnica”, la Giorgi e le sue tante squalifiche, con Damilano che si sarebbe defilato in quanto non contattato da nessuno e quindi spinto a sottoscrivere un contratto in esclusiva con la federazione cinese.

Il futuro immediato ora prevede un Consiglio Federale che dovrà, si legge nell’articolo, garantire quanto meno una dignitosa presenza a mondiali e olimpiadi: l’impressione evidente è, traducendo, che il clima sia di abbandono generalizzato. Giomi dovrebbe chiedere, benché “furioso”, il ritiro delle dimissioni di Baldini, e viene messa in dubbio la prosecuzione tecnica di Locatelli:

“zavorrato dagli errori mortali di Berlino: la medaglia della 4×400 all black donne buttata via, la modestia della 4×400 uomini (che avrebbe almeno potuto riscrivere un record italiano vecchio di 32 anni), il flop della 4×100 squalificata”.

E si conclude con la constatazione che riesumare soluzione già sperimentate sarebbe una sconfitta: del resto questi ultimi mandati federali si sono rivolti solo al passato remoto per trovare la chiave di volta, senza mai rischiare nulla: e i risultato hanno certamente “pagato”.

«Ci serve una figura da fuori, uno come Berruto» diceva Giomi nel 2016 dopo gli zero tituli di Rio. Un manager terzo, ecco, slegato da meccanismi incrostati e stantii. Peggio di così non può andare.

Game-set-Match quindi? Macchè, rassegniamoci: è solo la procrastinazione di un problema che solo nella sala comando della nave che affonda continuano a non vedere.
 
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