johnny1982
Il tempo batte il tempismo
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non negli anni 70
11 su 12 ... mediamente direi che va bene...
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non negli anni 70
Hardware al numero 1 ovviamente i chip grafici...
Grazie, in effetti avevo iniziato a studiare un po' NVIDIA, ma mi sono un po' raffreddato per il blocco su ARM. Anche il fatto che una fetta degli utili derivino dalla profittabilità del settore mining mi rende lo studio più ostico.
Cosa ne pensi (la domanda è rivolta a tutti), invece di Micron Technology?
ma per inflazione alta cosa si intende? perché dal grafico nella fascia tra 6%-2% (circa) mi sembra che la statistica sia a favore di rendimenti reali buoni, sicuramente migliori degli estremi
e non credo che quest'anno saremo su livelli di CPI sopra quelli del 2021 non solo per eurozona ma anche per US
Ecco il legame tra inflazione e rendimento in borsa.
Vedi l'allegato 2810583
in sintesi con inflazione alta la metà delle volte il mercato azionario va male.
L'inflazione del 2022 non la conosciamo ancora ma sicuramente non sarà tra quelle considerate "moderate", pertanto l'impatto dell'inflazione nel 2022 potrebbe portare ad un forte calo delle azioni (almeno il 10%) per un 50% dei casi (questo è scritto nel libro).
Quindi chi sostiene che l'inflazione non ha alcun impatto sui corsi azionari deve rivedere un attimino il suo punto di vista perchè per il periodo 1926-2002 le cose sono andate diversamente e deve essere consapevole che investire oggi sul mercato azionario lo porta ad avere le stesse probabilità di vincere (o perdere) a testa o croce ossia il 50%.
Ecco il legame tra inflazione e rendimento in borsa.
Vedi l'allegato 2810583
in sintesi con inflazione alta la metà delle volte il mercato azionario va male.
L'inflazione del 2022 non la conosciamo ancora ma sicuramente non sarà tra quelle considerate "moderate", pertanto l'impatto dell'inflazione nel 2022 potrebbe portare ad un forte calo delle azioni (almeno il 10%) per un 50% dei casi (questo è scritto nel libro).
Quindi chi sostiene che l'inflazione non ha alcun impatto sui corsi azionari deve rivedere un attimino il suo punto di vista perchè per il periodo 1926-2002 le cose sono andate diversamente e deve essere consapevole che investire oggi sul mercato azionario lo porta ad avere le stesse probabilità di vincere (o perdere) a testa o croce ossia il 50%.
IL che vuol dire che ora siamo a posto, visto che l'azionario ha già perso il 10% ???
La mia è solo una provocazione ed è interessante la diatriba che si sta' scatenando, in realtà questa è una semplificazione di un problema più complesso che dovrebbe essere collegato ai diversi periodi storici, e purtroppo, pur basandoci sulle statistiche, il futuro è sempre un incognita.
In estrema sintesi concordo con Johnny quando scrive che bisogna puntare su aziende che producono e continuano a produrre valore, nel lungo termine sono quelle che daranno più soddisfazioni, ma la valutazione dei parametri fondamentali per gli ingressi io la guardo, faccio un paragone:
Tra:
NVIDIA : ottima crescita, quotazioni molto alte secondo i parametri standard ( prendiamo per semplicità solo il P/E ), prospettive di crescita future ancora migliori;
oppure
INTEL : Buona crescita ( finora ), quotazioni molto basse secondo i parametri standard ( prendiamo per semplicità solo il P/E ), prospettive di crescita in peggioramento, (almeno nel breve termine);
IO sceglierei nvidia , anche se magari ma non a questi prezzi, accettando di pagarla di più sui fondamentali rispetto ad Intel.
Stesso discorso ( all'ennesima potenza ) di Tesla vs WV ad esempio.
Anche sull'utilità di cercare la nuova Apple se la vecchia Apple continua a crescere a doppia cifra concordo, ma nei fatti metto una bella % sulla vecchia e tante piccole % su piccole realtà che spero possano diventare le leader nel loro settore.
ok però 2002 significa 20 anni fà... la politica monetaria attuale non è cambiata leggermente rispetto al passato? chiedo senza polemica ma per capire, penso che i tassi negativi 100 anni fà non erano contemplati, o sbaglio? questo non può incidere?
inflazione .. di che paese ? indice azionario .. quale?
L'inflazione del 2022 non la conosciamo ancora ma sicuramente non sarà tra quelle considerate "moderate", pertanto l'impatto dell'inflazione nel 2022 potrebbe portare ad un forte calo delle azioni (almeno il 10%) per un 50% dei casi (questo è scritto nel libro).
Quindi chi sostiene che l'inflazione non ha alcun impatto sui corsi azionari deve rivedere un attimino il suo punto di vista perchè per il periodo 1926-2002 le cose sono andate diversamente e deve essere consapevole che investire oggi sul mercato azionario lo porta ad avere le stesse probabilità di vincere (o perdere) a testa o croce ossia il 50%.
Si continua con la carrellata di Earnings: Mcdonald delude le aspettative.
Solo dal 2009 le banche centrali hanno iniziato a sostenere i mercati
Tutto quello che è accaduto prima, andrebbe visto in un'altra ottica
Il libro e tutti i dati che commento sono sempre i soliti: L'investitore intelligente di B. Graham nella nuova edizione italiana aggiornata da J. Zweig.
Nel libro si parla sempre e solo di USA partendo dal Dow per poi arrivare allo S&P (senza disdegnare commenti sul Nasdaq, chiaramente non fatti da Graham che è morto nel 1976).
I commenti (ed insegnamenti) del libro penso che valgano universalmente anche perchè molto spesso il libro parte da esempi e situazioni anche molto più antiche. Ciò non toglie che quando lui scriveva di IBM (che oggi è un dinosauro) ai suoi tempi corrispondeva alla NVidia o alla Tesla di oggi, etc.
Quello che conta (nel paragrafo in questione) è che l'inflazione può avere effetti deleteri se è molto alta indipendentemente da paese e indice di riferimento. Poi è evidente che ci saranno settori e titoli che saranno più o meno colpiti in funzione di tante altre variabili ma di solito se il mercato scende in media del 10% (tanto per buttare un numero) non è che ci saranno molti titoli che si salvano da una diminuzione delle quotazioni.
Variante della frase: "Questa volta è diverso."
A tal proposito ho messo in lista da leggere anche il seguente testo:
Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria
Vedi l'allegato 2810620
sintesi:
Nel corso della Storia, paesi ricchi e paesi poveri hanno contratto debiti e crediti, hanno subito tracolli e vissuto momenti di ripresa, lungo una sequenza straordinaria di crisi finanziarie. Gli esperti e i politici hanno sempre proclamato "questa volta è diverso", affermando che la nuova situazione avesse poco a che fare con i disastri del passato. Questo libro è la dimostrazione che quello che dicono è sbagliato. Passando al vaglio sessantasei paesi appartenenti ai cinque continenti, "Questa volta è diverso" rappresenta uno sguardo comprensivo e accessibile alla varietà delle crisi finanziarie e ci guida attraverso otto folli secoli di panico bancario, default e inflazione, dalla svalutazione della moneta nel Medioevo alla catastrofe attuale. Carmen M. Reinhart e Kenneth S. Rogoff, prestigiosi economisti che con le loro ricerche hanno influenzato il dibattito politico e scientifico legato alla crisi d'inizio millennio, sostengono che le crisi sono riti di passaggio sia per i mercati emergenti, sia per quelli consolidati. E traggono importanti lezioni dalla Storia per mostrare quanto abbiamo imparato. Con analisi persuasive e messe di dati inoppugnabili, Reinhart e Rogoff dimostrano come i tracolli dei vari paesi colpiscano all'unisono con straordinaria frequenza, durata e ferocia. Esaminano le caratteristiche delle cadute delle monete, l'inflazione e l'inadempienza delle nazioni nei confronti dei debiti internazionali.