San Siro
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Innanzitutto, con semplicità ed efficacia, rilevi che il nostro Istituto Centrale, poiché posseduto dalle banche private ha totalmente perduto la sua funzione di Regolatore. E questa cosa, da un punto di vista bancario, è una perversione assoluta di tutta la nazione italiana. Immaginiamo, visto che è Banca d'Italia che fa le ispezioni per controllare la regolarità delle banche italiane, immaginiamo dicevo, Banca d'Italia che fa un'ispezione a Intesa San Paolo, maggiore azionista (quasi il 20%), di Banca d'Italia medesima. O sempre Banca d'Italia che fa un'ispezione a Unicredit, secondo azionista con circa il 15% del capitale azionario. Immaginiamo anche che Banca d'Italia faccia un'ispezione all'ultima delle Casse Rurali e Artigiane che, magari, è in conflitto d'interesse con Intesa San Paolo. Non so perchè ma viene il sospetto che, in quest'ultimo frangente possano essere rilevate parecchie irregolarità mentre nel caso di ispezione a Intesa San Paolo sorge il dubbio che non emergano rilievi significativi. Da queste poche e banali parole si comprende agevolmente come tutto il sistema è truccato. Alla faccia del libero mercato, della sana competizione e di tutte le altre baggianate che vengono propinate nei media.
Mi viene in mente che durante la crisi del 2011 (più pericolosa di quella del 2008 innescata da Lehman) per impedire il collasso dell'intero mercato mondiale cambiarono la valutazione a bilancio dei bond e degli equity di tutto il mondo! dal prudenziale, corretto e dunque appropriato valore di mercato, al sostanzialmente falso e truffaldino valore di carico (il prezzo di acquisto!). Come a dire che se acquisti un automobile a 100 dopo 10 anni la valuti ancora a 100 e non al presumibile valore di mercato cioè 10 o anche meno.
Queste elementari osservazioni, che sono tra l'altro sotto gli occhi di tutti, e che per rilevarle non occorre avere conseguito una laurea alla Bocconi con Master in UK o in Usa, ci dicono con chiarezza che il mercato non è regolato da libere e corrette competizioni. Magari brutali ma oneste. Come ci viene raccontato dalla propaganda degli ultimi 30 anni sulla meritocrazia e dunque giustizia di un mercato che fa emergere i migliori. Queste elementari osservazioni dicevo, ci fanno chiarissimamente comprendere come siamo governati economicamente (ma anche politicamente poiché i politici sono diretta emanazione del potere economico) da dei farabutti che ne infischiano di leggi, regole e corretta competizione.
Chiedo scusa se l'ho fatta lunga ma è sinceramente repellente e molto ridicolo assistere a disquisizioni teoriche su leggi economiche disattese, in modo doloso e truffaldino, prima di tutti, da coloro che le costruiscono.
Per quanto riguarda ciò che affermi sulla possibilità di stampare denaro a piacere quando, prima dell'€, ne avevamo facoltà, bisogna tuttavia ricordare che il limite era dato dalla possibilità di piazzare il debito pubblico risultante. E dunque era in realtà il mercato che poneva rigidi e non oltrepassabili limiti.
Oggi è probabilmente peggio perché è l'Europa cioè la Germania servita dal maggiordomo francese che decide quanta acqua darci. Noi obbediamo più o meno ciecamente. La nostra ancora di salvezza è data dal nostro debito pubblico in mano tedesco-francese che sconsiglia il default italiano. E loro fanno fatica a disfarsene per via del ghiotto interesse remunerato dal nostro colossale e sostanzialmente non più redimibile, debito pubblico. Riguardo alla barzelletta che siamo too big too fail questo è vero solo sino a che parte importante del nostro debito è in mano estera. Se fosse prevalentemente in mano italiana, non saremmo più solidi e riparati dal potenziale fallimento della nostra Repubblica (come alcuni sprovveduti sostengono), ma saremmo esposti ad un rischio di default reso certo nel momento (temo non lontanissimo) in cui le agenzie di rating ci assegnassero il ranking di debito spazzatura.
Possiamo star certi che il fallimento italiano (conseguente alla eventuale mancata sottoscrizione del nostro debito compiuto magari dai nostri connazionali il cui spirito patriottico, cioè la sua totale assenza, è noto da lungo tempo), nonostante la proporzione immane delle sue passività, non innescherebbe nessuna reazione a catena. Non vedo perché dovrebbe farlo.
Scusate, ma la storia della proprietà privata della Banca d'Italia è un residuato della propaganda signoraggista.
In realtà non ha mai avuto incidenza sulle politiche monetarie.
Lo spartiacque che ha cambiato tutto è stato il cosiddetto divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia.
Da quel momento, la Banca d'Italia non ha più sostenuto, via sistema bancario, la collocazione del debito pubblico.
Da quel momento lo stato italiano si è presentato al mercato come se fosse un qualunque soggetto privato. Errori dovuti a inesperienza o insipienza riguardo ai meccanismi delle aste, hanno fatto sì che il debito venisse rifinanziato a condizioni rovinose, tanto che il rapporto con il PIL schizzò in alto non per un aumento della spesa ma un incremento dei tassi.
Il divorzio faceva parte delle nuove politiche neoliberali, in cui il ruolo dello stato non è più quello di fare da mediatore fra le classi sociali.
Il ruolo dello stato è semplicemente quello di un organismo tecnico che deve assicurare il pieno funzionamento dei mercati.
Ormai è così in tutta Europa, dove a governare è una coalizione di partiti di destra e di sinistra, uniti contro i cosiddetti populisti.
Un cambio epocale, che di fatto ha segnato la fine dell'idea stessa di politica ma anche di democrazia (vedi il post Brexit).
PS. La tua analisi del debito pubblico italiano andrebbe precisata. Il non riuscire a ripagare il debito non costituirebbe un problema. Basta mettere in piedi un sistema di Certificati di Compensazione Fiscale e si risolve ogni problema di carenza di liquidità nel sistema. Andrebbero prese anche altre misure, specialmente in tema di controllo dei capitali. Di fatto, la nuova moneta dovrebbe valere un 20% in meno rispetto all'Euro.
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