China's giant step: Red moon rising

Sorpasso rimandato

Incertezze e tensioni geopolitiche, la Cina guarda con apprensione al 2022

Unica tra le grandi economie mondiali a sopravvivere in territorio positivo al terremoto Covid-19 nel 2020, nell’anno che volge al termine la Cina è entrata in una fase di forte incertezza e di incognite destinate a gravare su una crescita che fino a pochi anni fa pareva inarrestabile. Il 2022, cui la dirigenza del Partito comunista sembra guardare con particolare apprensione, rischia ora di trasformarsi nell’anno in cui Pechino dovrà rimandare ulteriormente il sorpasso nei confronti degli Stati Uniti e, dunque, il primato sull’economia mondiale. La tendenza, del resto, è chiara: il prodotto interno lordo cinese ha chiuso il 2021 mostrando i segni di un rapido e inesorabile rallentamento, con una crescita del 4,9 per cento nel terzo trimestre e una stima del 3,3 per cento negli ultimi tre mesi dell’anno. Se quest’ultima dovesse essere confermata, la Cina mancherebbe anche l’obiettivo di crescita annuale dell’8 per cento (già rivisto al ribasso in precedenza) e confermerebbe lo scetticismo di molti economisti sull’espansione economica dei prossimi anni.

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Abbastanza complicate

Outlook 2022 Cina - Investitori privati - Schroders

Siamo convinti che le relazioni USA-Cina rimarranno abbastanza complicate e anche eventuali progressi in termini di riduzione dei dazi non garantiscono un re-rating significativo del mercato. La Cina continuerà a promuovere la "doppia circolazione" a fronte di tensioni geopolitiche più acute. La correzione del mercato azionario cinese nel 2021 - vale a dire la brusca flessione delle valutazioni di molti titoli dagli elevati livelli raggiunti - fa nascere numerose opportunità in svariati settori. Nel complesso, ci sembra che le valutazioni siano adeguate, pur in presenza di alcune differenze degne di nota tra i vari settori, e offrano una maggiore protezione dal rischio di ribasso in previsione di un contesto macroeconomico ancora difficile nel 2022.

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Due potenze che nutrono la convinzione di essere investite da un ruolo straordinario

Cattivi propositi per il 2022: L'aquila e il dragone affilano gli artigli | Left

Nel frattempo, i piani di scontro tra Washington e Pechino stanno aumentando, acuendo il conflitto tra quelli che potremmo considerare due modelli di “eccezionalismo”. Ossia due modelli di potenze che si considerano uniche e superiori rispetto alle altre società in virtù delle proprie caratteristiche e che nutrono la convinzione di essere investite da un ruolo straordinario rispetto agli altri player internazionali.
I due “eccezionalismi”, però, presentano varie differenze. Una in particolare riguarda il modo di intendere la politica estera. Il paradigma statunitense della «città sulla collina» prevede che tutto il mondo debba seguire lo schema democratico americano, essendo il più perfetto di tutti. In Cina, invece, incontriamo un pensiero secondo cui il Paese del Dragone sarebbe il centro dell’universo e il resto del mondo possa solo provare ad avvicinarsi alla sua perfezione, che sarebbe però inimitabile e irriproducibile altrove.


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Uomini rudi

La Cina vuole uomini rudi (però no, l’impero romano non è crollato per troppa “effeminatezza” e corruzione di costumi)- Corriere.it

La Storia ci ha insegnato che il segnale più preoccupante per i governi non sono le manifestazioni per i diritti ma gli assalti ai forni. Chissà se a Pechino hanno letto Manzoni e hanno sentito di quella scomoda coincidenza tra peste e fame, nel Seicento. Noi sappiamo per certo una cosa: no, l’Impero romano non è caduto perché i cives si erano effeminati. Non ci sono le feste di Eliogabalo, ma la povertà delle campagne e la crisi economica dietro il crollo dei confini dell’Impero.

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Le Terre Rare nella Strategia Cinese

2 giorni fa

La centralità del monopolio delle terre rare nella strategia cinese risulta evidente dagli ingenti investimenti che Pechino ha effettuato in tutto il mondo per assicurarsi ulteriori fonti di approvvigionamento. La corsa per mantenere la posizione di monopolio ottenuta passa infatti per l’Africa, l’America meridionale e l’Asia centrale. Proprio in Asia centrale sembra essersi soffermata di recente l’attenzione della Cina, che pare intenzionata a colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti in Afghanistan. Il Paese, benché ancora gravemente segnato dalla guerra, costituirebbe un interessante investimento per Pechino, benché molto probabilmente dovrà sostenere costi elevati per creare da zero quelle infrastrutture necessarie all’estrazione delle preziose risorse di cui sembrerebbe esserci abbondanza: si stima infatti che nel sottosuolo dell’Afghanistan si trovino almeno 1,4 milioni di tonnellate di terre rare.

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Timoniere

Le Olimpiadi “della discordia” e i rischi per la Cina di Xi Jinping | Geopolitica, ATLANTE | Treccani, il portale del sapere

A poche settimane dalle Olimpiadi invernali di Pechino – che la consacreranno quale unica città ad aver ospitato finora sia le Olimpiadi estive (le XXIX del 2008) sia le Olimpiadi invernali – la Repubblica Popolare Cinese (RPC) si è vista costretta sulla difensiva da un boicottaggio diplomatico lanciato dagli Stati Uniti d’America lo scorso 6 dicembre, e seguito da alcuni Paesi occidentali (Australia, Belgio, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito), che prevede il mancato invio di funzionari e diplomatici alla rassegna sportiva in programma dal 4 al 20 febbraio. L’invio di rappresentanti governativi, infatti, sarebbe stato interpretato come una tacita approvazione al governo di Xi Jinping, per il quale l’evento è fonte di notevole prestigio, soprattutto in un momento così delicato che vede l’immagine del Paese e, soprattutto, la reputazione del suo presidente toccare i minimi storici, complice la crisi pandemica del Covid-19 (ma non solo), mentre si appresta a ricevere il suo terzo mandato, che ne sancirà il definitivo inserimento nell’alveo dei “timonieri” della RPC.

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A domande rispondi

Ucraina, il grande gioco eurasiatico di Putin e Xi - Formiche.net

La continuità geopolitica del continente eurasiatico è millenaria. Risale alla diffusione degli indo-europei in Europa e in Asia meridionale. Dal cuore dell’Eurasia unni, turchi e mongoli hanno vagato attraverso le sconfinate lande perseguendo i loro obiettivi strategici. È stato un percorso costante, fino a quando i sovietici non hanno attizzato il fuoco in Asia – con la Guerra di Corea degli anni ’50 e poco dopo con la guerra in Vietnam, prima contro i francesi poi contro gli americani – per distrarre l’Occidente dal suo principale teatro europeo.


Lo stesso sta accadendo oggi in Ucraina. La Cina si farà trascinare in una guerra ad alta o bassa tensione in Ucraina insieme alla Russia? La Russia sosterrebbe la Cina qualora decidesse di muovere su Taiwan o nel Mar Cinese Meridionale? I due Paesi coordinerebbero i loro attacchi su Taiwan e l’Ucraina per dividere le forze americane?

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In Cina nessuno vuole sorprese

La crisi Ucraina come stress test per la Cina

La crisi ucraina è un vero e proprio stress test per la Cina di Xi. Il presidente cinese, infatti, osserverà con attenzione qualsiasi sviluppo degno di nota, così da carpire informazioni utili sul modus operandi americano in caso di braccio di ferro serrato tra Washington e Mosca. Già, perché come Putin ha intenzione di piazzare la bandiera del Cremlino in Ucraina, così Xi medita il ritorno di Taiwan sotto la bandiera cinese. Dal cuore di Pechino, i leader del Partito Comunista Cinese faranno attenzione al comportamento che terrà Joe Biden, alle eventuali armi e agli alleati che l’inquilino della Casa Bianca metterà in campo. Il Dragone è insomma pronto a pesare la vicenda ucraina per misurare la determinazione degli Stati Uniti nell’impedire a Putin di raggiungere i propri obiettivi. Perché? Il motivo è semplice: secondo Xi, quella stessa determinazione potrebbe essere rispolverata da Washington anche per la questione taiwanese. E in Cina nessuno vuole sorprese.

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La Cina e' un Paese in cui la simbologia ha un valore enorme

Perche la Cina "cambia nome" a Taiwan - Formiche.net

I funzionari del Partito Comunista cinese che parlano di Taiwan stanno iniziando a usare una nuova terminologia che oltrepassa la “One China policy” — ossia la negazione di autonomia della Repubblica di Cina definendola parte della Repubblica popolare cinese — e descrive la politica nei confronti dell’isola come “la strategia generale del Partito per risolvere la questione di Taiwan nella Nuova Era”.

Questi cambiamenti di forma si potrebbero portare dietro aspetti di sostanza: per le potenze certi usi terminologici danno il significato dell’approccio, della postura e della proiezione riguardo una determinata “questione”. La Cina è un Paese in cui la simbologia ha un valore enorme; il Partito/Stato usa i simboli collegati alle parole per descriversi oltre le dichiarazioni. La redutio a questione serve anche a minimizzare il ruolo di Taiwan — e di farlo a uso interno e internazionale.

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Ennesima invettiva

Profezia di Soros sulla Cina: «Non solo Omicron, il regno di Xi in pericolo»- Corriere.it

È una vecchia litania, una vecchia battaglia. Pechino è il suo grande nemico: non ha mai fatto di mistero che ritiene Xi Jinping il più grande nemico delle «società aperte». Ancora lui, George Soros, miliardario-filantropo, ebreo di origini ungherese, lancia l’ennesima invettiva contro la Cina ritenendo il leader del Repubblica popolare non così saldo al timone nonostante il suo mandato formalmente a vita.

Soros ritiene che «il regno di Xi» sia in pericolo. La nuova ondata di Omicron può scuotere dalle fondamenta il regime di Pechino per due ordini di motivi: 1) una copertura vaccinale minore dei Paesi occidentali per un’efficacia più bassa dei preparati cinesi usati nella campagna di somministrazioni; 2) un’immunità di comunità quasi inesistente per la ferrea politica di contagi zero che ha applicato Xi non appena il virus è deflagrato a Wuhan invadendo il mondo. Lockdown durissimi, misure di contenimento rigidissime, spostamenti controllati digitalmente e capillarmente.

Soros sostiene che, nonostante abbia pagato enormi costi nel perseguimento di una politica “zero-Covid”, la popolazione cinese non è stata adeguatamente vaccinata contro Omicron, ma solo contro la variante originale.

Soros vede uno dei suoi maggiori problemi nel boom «insostenibile», fondato sul credito, del settore immobiliare, che rappresenta quasi il 30% dell’economia. I prezzi sono aumentati oltre quello che la gente comune poteva permettersi, con il risultato che a metà del 2021 hanno iniziato a scendere. «La fiducia della gente è stata scossa», afferma Soros, e il calo dei prezzi «metterà contro Xi Jinping molti di coloro che hanno investito la gran parte dei propri risparmi nel settore immobiliare». Anche se «resta da vedere come le autorità gestiranno la crisi», la situazione attuale «non è molto favorevole per Xi». Questa crisi immobiliare sarà aggravata dalla natalità della Cina, la cui popolazione è stimata di circa 130 milioni inferiore alla cifra ufficiale di 1,4 miliardi. Ciò produrrà «carenza di manodopera, tensioni fiscali e un rallentamento dell’economia», sostiene Soros. Soros ritiene che la possibilità di guerra tra Cina e Stati Uniti sia diventata più realistica. Ma, sebbene la Cina abbia dedicato enormi risorse agli armamenti, gli Stati Uniti «non intendono competere» con il suo missile ipersonico controllabile di nuova concezione «perché il successo ipersonico di Xi Jinping non cambia l’equilibrio della potenziale distruzione reciproca che impedisce di attaccarsi a vicenda».
Il missile è «solo una vittoria propagandistica».

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Il 2022 sarà l'anno in cui la Cina vedrà la popolazione calare per la prima volta, un evento storico


A meno che non annetta Taiwan e relativa popolazione :D
 
Dimenticare queste ombre

Sport e ideologia, così la Cina «userà» le Olimpiadi invernali- Corriere.it

È sempre rischioso prendere per buona la facciata esterna dei regimi autoritari. Censura e propaganda cinesi hanno raggiunto un’efficienza tecnologica notevoli, e gli intralci al lavoro della stampa internazionale riducono le fuoriuscite delle cattive notizie. I problemi dell’economia cinese sono notevoli: non riesce a emanciparsi dalla sua dipendenza dai mercati esteri, i consumi interni soffrono per il Covid, il settore immobiliare sprofonda sotto una montagna di debiti. Il fatto che la Germania stia scivolando verso una recessione, è in parte legato alla debolezza del mercato cinese. Ma durante i Giochi la narrazione dominante farà dimenticare queste ombre.

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Primo tra gli uomini

Le Olimpiadi della Cina e di Xi Jinping - Rivista Contrasti

Il Dragone è del tutto impermeabile al giudizio dell’Occidente, forte del fatto che gran parte dei Paesi del mondo dipende dalla propria capacità produttiva e commerciale. Xi, leader machiavellico, pare ignorare la prima regola del Principe, che suggerisce al sovrano di evitare che la propria superiorità pesi su rivali e cortigiani, poiché, segue la seconda, niente è più micidiale di rivali e cortigiani frustrati. Ma in fondo, come biasimarlo? Il suo rivale frustrato, l’Occidente, con il mondo che sta cadendo, si sposta un po’ più in là. Oppone un timido boicottaggio che sa di ripicca bambinesca e lascia trasparire tutta la mestizia per la manifesta superiorità avversaria. Non sappiamo come andranno i Giochi, chi sarà il vincitore, il Pròtos anthròpon, com’era definito nell’Antica Grecia. L’impressione è che, ben oltre il medagliere, a spiccare come “primo tra gli uomini” a Beijing2022, altri non sarà che Xi-Jinping.

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Un Paese dal DNA imperiale

Cina: pericolose inaffidabilità imperiali - Difesa Online

Secondo Kissinger la potenza planetaria cambia con cadenza secolare: il PCC, convinto del declino occidentale opera per imporre un modello politico-economico capace di accantonare capitalismo, democrazia, comunismo sovietico.

La Cina è un Paese dal DNA imperiale che vuole dimostrare di poter cancellare un passato umiliante. Non è così facile. Pechino è l’ultimo grande soggetto politico comunista, stigma che non impedisce la coesistenza di falce e martello e doppiopetto sartoriale: è come la tana del bianconiglio, nulla è come appare.

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Crollo

Crolla la democrazia nel mondo. Dall’Afghanistan ai regimi autoritari della Cina, Egitto, Russia, Ruanda, Vietnam

Secondo il Democracy Index 2021 dell’Economist Intelligence Unit, la percentuale della popolazione mondiale che vive in una sorta di democrazia è crollata l’anno scorso al 45,7% dal 49,4% dell’anno precedente.

Dei 167 territori esaminati, solo 21 sono stati ritenuti democrazie a pieno titolo, rappresentando il 6,4% della popolazione mondiale, mentre 53 rientravano nella categoria delle “democrazie imperfette”.

Nella categoria “regime ibrido” figurano in particolare Bangladesh, Senegal, Ucraina, Hong Kong, Tunisia, che hanno registrato uno dei cali maggiori. Tra i “regimi autoritari” si annoverano Algeria, Egitto, Russia, Ruanda, Vietnam, Cina. In fondo alla classifica, l’Afghanistan, in mano ai talebani da sei mesi, è ora il Paese considerato il meno democratico del mondo.

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Un nuovo ordine mondiale

Cosa dice l'America sui piani della Cina per dominare il mondo - Startmag

Il segretario di Stato americano Antony Blinken, nel suo primo viaggio ufficiale in Australia per il dialogo sulla sicurezza denominato Quad, ha affermato che la Cina sta cercando di istituire un nuovo ordine mondiale caratterizzato da illiberalismo che le permetterà di dominare il mondo.

Parlando al quotidiano The Australian in un’intervista esclusiva, Blinken ha affermato che negli ultimi anni il mondo ha visto la Cina diventare più aggressiva a livello internazionale e più repressiva a livello nazionale.
“A mio avviso, non c’è dubbio che l’ambizione della Cina nel tempo sia quella di essere la principale potenza militare, economica, diplomatica e politica non solo nella regione ma nel mondo”, ha detto il Segretario di Stato. “Quello che abbiamo visto negli ultimi anni è che la Cina agisce in modo più repressivo a casa e in modo più aggressivo nei confronti della regione”.

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La tigre era gia' sveglia da un pezzo

CINQUANT’ANNI DOPO, LA LEZIONE DI NIXON E KISSINGER SULLA CINA - GLI STATI GENERALI

Viene da chiedersi che direzione avrebbe preso la Storia se quell’apertura non ci fosse stata. Probabilmente, la Cina avrebbe comunque preso la strada dello sviluppo: un paese che fino al ‘700 era stata la più grande economia al mondo non avrebbe potuto ritardare il suo “ritorno” per molto tempo. Forse però ci avrebbe messo di più e forse avremmo conosciuto molte più ondate migratorie dal paese (tendiamo infatti a dimenticare la storica emigrazione cinese nel mondo). Nel frattempo, una Repubblica Popolare confinata nell’isolamento politico da parte dell’Occidente e di tanti altri paesi, emarginata nelle organizzazioni internazionali, avrebbe potuto ritrovare fronte comune con l’URSS. Oppure avrebbe continuato a promuovere e sostenere “rivoluzioni” in altri paesi. Un paese di (allora) 800 milioni di persone, potenza nucleare, impegnato intentamente a creare disturbo in Asia, Africa e America Latina avrebbe senz’altro danneggiato anche gli USA. Va anche detto, come osservato da Minxin Pei uno dei più importanti esperti del paese, che ai tempi di Nixon non era assolutamente prevedibile la velocità ed intensità dello sviluppo economico cinese. Chi accusa Nixon di aver “svegliato una tigre” probabilmente non inserisce l’evento nel contesto dell’inizio anni ’70: la tigre era già sveglia da un pezzo e semmai quello che ha fatto Nixon è evitare che diventasse aggressiva in maniera contraria agli interessi USA.

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Escalation

Le minacce regionali dell'Asia - Il Sole 24 ORE

Negli ultimi tre decenni, l'Asia è stata teatro di un'escalation della corsa agli armamenti (guidata dalla Cina). Oggi, è presente una cintura di stati in possesso di armi nucleari che si estende dal Mediterraneo al Pacifico, da Israele alla Corea del Nord. Le acquisizioni di armi offensive stavano raggiungendo nuovi massimi poco prima della recessione COVID-19, ed oggi possono essere considerate una forma efficace di stimolo per guidare la ripresa.

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Motore Cosmico

Cosi la Cina vuole dominare la robotica mondiale

Una torre dell’orologio alta dieci metri con dei manichini meccanici che suonavano le ore. Il luogo, Kaifeng. L’anno, il 1088 dopo Cristo. Quasi un millennio fa. Quella torre, conosciuta come Motore Cosmico, è il primo tentativo di automazione in Cina. Da quell’idea dell’architetto Su Song in avanti, il gigante d’oriente è sempre rimasto interessato a immaginarsi e a costruire automi. Oggi, la Cina è uno dei principali punti cardine dell’innovazione tecnologica, compresa quella legata ai robot.

L’ambizione di Pechino è esplicita: diventare leader globale nel campo della robotica entro il 2025.


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Due mondi differenti

L’incontro tra Mao Zedong e Richard Nixon, 50 anni dopo | Rolling Stone Italia

Quell’incontro tra Mao Zedong e Richard Nixon a fine febbraio del 1972 rimase iconico anche per le fotografie che ritraevano due mondi differenti che venivano a contatto nella loro radicale diversità. Quel meeting venne lungamente preparato dopo una complessa serie di colloqui diplomatici che iniziò negli anni ’50 e che ebbe quel risultato così dirompente. La narrazione occidentale racconta che grazie a quell’apertura la Cina si aprì all’Occidente e alle riforme di mercato del nuovo leader cinese Deng Xiaoping.

La realtà però fu ben diversa. Come spiega la professoressa Gina Tam, docente di storia dell’Asia alla Trinity University di San Antonio, Texas, il premier cinese Zhou Enlai, scomparso all’improvviso a inizio 1976, aveva già da tempo pronto un piano di riforme economiche: «Non bisogna sopravvalutare l’impatto di quell’evento storico, questo è un rischio da non correre. Certi elementi delle quattro modernizzazioni erano già presenti. Ciò non vuol dire che dal punto di vista della politica estera non sia stato cruciale. Non lo è stato nella trasformazione economica».

Una riflessione ulteriore che si può fare però su quell’incontro è che non esistono situazioni geopolitiche fissate per sempre e blocchi contrapposti granitici e immutabili. La forza della diplomazia può fare breccia anche nei contesti più impensabili e con i tiranni che sembrano più tetragoni a qualsiasi apertura. Con tutta la diversità del caso, questa nota va tenuta a mente per qualsiasi contesto di crisi internazionale. Le strette di mano in mezzo ai fotografi trasformano la Storia. Anche se il percorso che ha fatto maturare quel gesto amichevole spesso non viene reso noto fino in fondo.

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