Ecuador non paga i suoi debiti...

  • Ecco la 67° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Nell’ultima settimana borsistica, i principali indici globali hanno messo a segno performance positive. In assenza di dati macro di rilievo, gli operatori si sono focalizzati sugli utili societari e sulle banche centrali. La stagione delle trimestrali è infatti entrata nel vivo in Europa e a Piazza Affari con oltre la metà dei 40 titoli che compongono il Ftse Mib ad alzare il velo sui conti. Per quanto riguarda le banche centrali, la Reserve Bank of Australia ha lasciato i tassi di interesse invariati, come previsto. Anche la Bank of England ha lasciato fermi i tassi, con due voti a favore di un taglio immediato sui nove totali. La Riksbank svedese ha invece tagliato i tassi per la prima volta in otto anni, riducendo il costo del denaro di 25 punti base al 3,75%, evidenziando la divergenza dell’Europa dalla linea dura della Fed. Per continuare a leggere visita il link

Questo avviene dappertutto. Anche il debito italiano ha beneficiato per l'80% le elites, gli amici degli amici e solo per il 20% la popolazione comune e le nuove generazioni che poi saranno quelli chiamati ad onorarlo. Per cui non mi pare un buon motivo per dire ok, lasciamo che non paghino, altrimenti anche io pretendo il ripudio del debito italiano.

Detto questo, io avevo fatto una semplice domanda perchè dici sempre "hanno pagato due o tre volte il debito" e giuro non avevo (e non ho) capito cosa intendi per due o tre volte. Non era il caso di trasformarla in una crociata buoni vs. cattivi.

Intendevo dire che la somma dei flussi erogati è ormai giunta a due o tre volte il capitale preso a prestito, ma mi sono sbagliato.

"L'ammontare totale del servizio del debito tra il 1980 e il 2001 arriva a circa 4.500 miliardi. Che cosa indica il secondo grafico di pag. 107? Rivela che per ogni dollaro da rimborsare nel 1980, i paesi in via di sviluppo hanno rimborsato 7,50 dollari e ne devono ancora 4.
Le somme da restituire sono così ingenti, che i paesi devono richiedere dei nuovi prestiti al fine di rimborsare i precedenti. In base a questa logica, il debito si perpetuerà all'infinito, così come lo strumento di dominio che rappresenta." Damien Millet ed Eric Toussaint, "Chi sono i padroni del mondo? 50 domande sul debito dei paesi poveri." Edizioni il Punto di Incontro, Vicenza 2006, p. 106.
 
In base al tuo ragionamento si possono fare prestiti solo a stati democratici che utilizzano i soldi per il bene dei cittadini.
E fammi capire: se si fa un prestito ad uno stato e questo poi usa male i soldi cosa si fà? Gli si manda l'esercito a fargli rispettare i termini?
E fammi capire anche secondo te cosa và nell'interesse dei cittadini e cosa no. E non le cose semplici (fare scuole, strade, ecc...)
Se uno stato usa i soldi a prestito per dare pensioni generose oltre la sostenibilità ai genitori, i figli che ereditano il debito lo dovrebbero pagare in base alla tua concezione?

No.
Dico solo che il concetto "gli stati non possono fallire" (che in realtà è una finzione; il concetto vero è: noi occidentali li teniamo per le pa.lle) porta a far sì che il denaro venga regalato, perché tanto c'è, o meglio, c'era fino a ieri la certezza di rientrarne in possesso senza problemi.
Comunque, i modi per controllare l'uso del prestito ci sono.
I prestiti si fanno dietro progetti, giusto? Anziché dare i soldi tutti assieme, li dividi in rate che eroghi mano a mano il progetto prende vita secondo i tempi e le specifiche previste.
Non solo, è chiaro che se tu hai intenzione di prestare denaro ad A nello Stato X, ma sai che l'azienda B non sta restituendo un prestito ottenuto da un'altra Banca, ci pensi due volte o non eroghi proprio il prestito. In questo caso, B passa un brutto quarto d'ora.
(Fra parentesi, è il principio del microcredito: tu presti denaro non a un singolo, ma a un gruppo di 5 persone, ciascuno dei quali ha la sua attività indipendente. Se uno del gruppo non restituisce il prestito, gli altri quattro restano bloccati, cioè non possono chiedere nuovi prestiti per espandere la loro impresa, anche se ha avuto successo e sono in regola con i pagamenti.)

Guarda che il problema dei prestiti agli Stati è che una volta che questi non pagano puoi fare ben poco. I cittadini non possono attaccare i beni di quello Stato che sono protetti anche all'estero per ragioni diplomatiche (vedi l'Argentina ed i beni in Italia).
Se fosse un'impresa, il fallimento acquisirebbe tutti i beni

Rifarsi sui beni è più che giusto, nessuno lo contesta.
Il punto è: perché gli Stati non possono fallire?
 
Infatti per me dovrebbero fallire.
L'unica cosa che gli impedisce di fallire sono considerazioni diplomatiche. In passato si mandavano gli eserciti a riscuotere, adesso non è più possibile.

Il fatto che non possono fallire è un problema non un vantaggio per il creditore...Cosa ti sfugge di questo concetto.

Prendi l'Ecuador...se fosse un'impresa verrebbe tascinata in tribunale e dovrebbe pagare. Essendo uno stato non è possibile. E questo mi sembra un vincolo non un vantaggio per il creditore
 
L'Equador e' un paese membro dell'OPEC e quindi esportatore di petrolio. Io semplicemente non pagherei le forniture per andare pari. Gli stati possono sciegliere di fare default sul debito, ci mancherebbe, ma devono essere pronti a pagarne le conseguenze, incluso quella di vedersi bloccato l'accesso ai mercati per i loro prodotti...

Vorrei anche ricordare che quato default riguarda bonds emessi per ristrutturare il default precedente... KO!

Infine, dato che l'equador supporta le FARC, dovrebbe essre messo sulla lista dei paesi che sponsorizzano il terrorismo internazionale :yes:

Allora ne fai una questione politica, e non economica.
Una questione in sostanza di potere e di dominio.
Io invece ne faccio una questione prettamente economica.

Se negli Usa l'imprenditore A fallisce, non succede nulla.
Dopo un certo periodo si rivolge a una Banca e chiede un prestito per una nuova attività.
La Banca, anche alla luce del suo precedentemente fallimento, valuta liberamente.
Se ritiene che l'imprenditore in questione sia onesto e capace e il progetto sia valido, lo finanzia, altrimenti no.

Il tuo discorso sembra essere (magari mi sbaglio, eh) non hanno pagato noi occidentali, quindi li boicottiamo.

Comunque, negli anni '70, quando esplose la questione del debito dell'America Latina ci fu la grande paura che molti Stati, Argentina in primis, non pagassero.
In fondo, si diceva, gli argentini hanno tutto, terra e materie prime a volontà; possono buttar via la chiave e vivere tranquilli e beati.
Non lo hanno fatto, e sono indebitati come prima, più di prima.
 
Infatti per me dovrebbero fallire.
L'unica cosa che gli impedisce di fallire sono considerazioni diplomatiche. In passato si mandavano gli eserciti a riscuotere, adesso non è più possibile.

Il fatto che non possono fallire è un problema non un vantaggio per il creditore...Cosa ti sfugge di questo concetto.

Prendi l'Ecuador...se fosse un'impresa verrebbe tascinata in tribunale e dovrebbe pagare. Essendo uno stato non è possibile. E questo mi sembra un vincolo non un vantaggio per il creditore

Se fosse un problema, il creditore i soldi non glieli presterebbe.
Invece glieli ha sempre prestati.
Perché poteva riscuotere anche senza eserciti.
Bastavano il Fondo Monetario e la Banca Mondiale, molto più rapidi e efficienti degli eserciti, e anche più letali.
Oggi la situazione è un po' diversa.
C'è il caos finanziario, c'è la Cina che si offre come alternativa.
Può darsi che questa volta la presa su quei paesi sfugga.
 
Allora ne fai una questione politica, e non economica.
Una questione in sostanza di potere e di dominio.
Io invece ne faccio una questione prettamente economica.

Se negli Usa l'imprenditore A fallisce, non succede nulla.
Dopo un certo periodo si rivolge a una Banca e chiede un prestito per una nuova attività.
La Banca, anche alla luce del suo precedentemente fallimento, valuta liberamente.
Se ritiene che l'imprenditore in questione sia onesto e capace e il progetto sia valido, lo finanzia, altrimenti no.

Il tuo discorso sembra essere (magari mi sbaglio, eh) non hanno pagato noi occidentali, quindi li boicottiamo.

Comunque, negli anni '70, quando esplose la questione del debito dell'America Latina ci fu la grande paura che molti Stati, Argentina in primis, non pagassero.
In fondo, si diceva, gli argentini hanno tutto, terra e materie prime a volontà; possono buttar via la chiave e vivere tranquilli e beati.
Non lo hanno fatto, e sono indebitati come prima, più di prima.


Ah, ma ci mancherebbe... Hai ragione ma gli argentini ne stanno pagando le conseguenze... Se poi io ora acquisto il vino Cileno al posto del loro che acquistavo prima, anche questo fa' parte della mia liberta' di scelta... :D (Per par-condicio boicotto anche israele per la verita')

La mia filosofia San, e' praticamente quella di Confucio quando diceva che se ognuno spazzasse il propio marciapiede, tutto l'impero sarebbe pulito... :cool:

Quindi, se si vuole incentivare lo sviluppo delle opere nei paesi del terzo mondo, non si puo' accettare che spariscano i soldi e si incolpino chi li ha prestati invece che di chiedersi dove siano finiti... Pensa agli islandesi che ora devono rimborsare la quota dei conti internet delle loro banche e che i soldi in prestito non li hanno neppure visti.... :specchio:
 
Intendevo dire che la somma dei flussi erogati è ormai giunta a due o tre volte il capitale preso a prestito, ma mi sono sbagliato.

Beh, in ogni piano di rimborso del prestito alla fne finisci col pagare n volte il capitale. Questo capita anche a chi prende un mutuo e vorrei anche vedere.

Sulle sette volte il capitale non so, bisgnerebbe vedere come sono stati fatti i calcoli. Per far sì che 100 erogati nel 1980 portino ad un totale rimborsato pari a 700 occorre avere un tasso del 25% e non mi pare che negli ultimi 10 anni sui mercati siano circolati prestiti con queste cifre. Bisogna vedere se dentro quei 700 c'è anche il rimborso di nuovi capitali presi a prestito successivamente.

comunque un rimborso totale di 2, 3 volte il capitale erogato in un arco di 30 anni circa è abbastanza normale e non c'è nulla di scandaloso.
 
Quindi? su cosa è basato?

Non dirmi sulla prepotenza predatoria del creditore nei confronti del povero debitore bisognoso, sennò mi viene da ridere :censored::censored::censored:

per i comunisti il capitale va abolito e basta. Niente creditori ne debitori. Uno stato onnipresente che controlla tutto e tutti: dalla culla alla bara.
 
Ah, ma ci mancherebbe... Hai ragione ma gli argentini ne stanno pagando le conseguenze... Se poi io ora acquisto il vino Cileno al posto del loro che acquistavo prima, anche questo fa' parte della mia liberta' di scelta... :D (Per par-condicio boicotto anche israele per la verita')

La mia filosofia San, e' praticamente quella di Confucio quando diceva che se ognuno spazzasse il propio marciapiede, tutto l'impero sarebbe pulito... :cool:

Quindi, se si vuole incentivare lo sviluppo delle opere nei paesi del terzo mondo, non si puo' accettare che spariscano i soldi e si incolpino chi li ha prestati invece che di chiedersi dove siano finiti... Pensa agli islandesi che ora devono rimborsare la quota dei conti internet delle loro banche e che i soldi in prestito non li hanno neppure visti.... :specchio:

Il discorso sulle colpe è complesso e va fatto caso per caso.
Per esempio, nel caso dell'Islanda, ammettiamo che il buco sia troppo grosso e che gli islandesi non possano colmarlo neanche volendo. Non pagano e stop.
Mentre invece i cittadini di un altro Stato, che chiameremo X, sono stati esposti a un buco minore, quindi possono pagare e pagano.
Perché noi sì e gli islandesi no, diranno? In fondo siamo stati ignavi noi tanto quanto loro. Solo che paghiamo solo noi.
Qui, come vedi, entra in gioco anche la responsabilità di chi ha dirottato il denaro nelle banche islandesi. Come si fa a dare dei soldi a un sistema che dietro di sé ha uno Stato formato da poco più di 300.000 persone?
Non c'è in questo caso un chiaro concorso di colpa?

Il problema del Debito del Terzo Mondo è per almeno due terzi, se non di più, dovuto al fatto che era denominato in dollari.
 
Beh, in ogni piano di rimborso del prestito alla fne finisci col pagare n volte il capitale. Questo capita anche a chi prende un mutuo e vorrei anche vedere.

Sulle sette volte il capitale non so, bisgnerebbe vedere come sono stati fatti i calcoli. Per far sì che 100 erogati nel 1980 portino ad un totale rimborsato pari a 700 occorre avere un tasso del 25% e non mi pare che negli ultimi 10 anni sui mercati siano circolati prestiti con queste cifre. Bisogna vedere se dentro quei 700 c'è anche il rimborso di nuovi capitali presi a prestito successivamente.

comunque un rimborso totale di 2, 3 volte il capitale erogato in un arco di 30 anni circa è abbastanza normale e non c'è nulla di scandaloso.

I prestiti erano denominati in dollari ed erano a tasso variabile.
Con la stretta creditizia operata da Volcker alla fine degli anni '70, i paesi che avevano ottenuto prestiti dalle banche commerciali passarono da tassi del 4-5% a tassi del 16-18% e anche oltre.
Per pagare aumentarono le esportazioni di prodotti coloniali e i prezzi relativi crollarono.
Ricorda un po' la storia di quelli che hanno fatto a suo tempo un mutuo in Ecu. Rovinati a vita.
 
Il discorso sulle colpe è complesso e va fatto caso per caso.
Per esempio, nel caso dell'Islanda, ammettiamo che il buco sia troppo grosso e che gli islandesi non possano colmarlo neanche volendo. Non pagano e stop.
Mentre invece i cittadini di un altro Stato, che chiameremo X, sono stati esposti a un buco minore, quindi possono pagare e pagano.
Perché noi sì e gli islandesi no, diranno? In fondo siamo stati ignavi noi tanto quanto loro. Solo che paghiamo solo noi.
Qui, come vedi, entra in gioco anche la responsabilità di chi ha dirottato il denaro nelle banche islandesi. Come si fa a dare dei soldi a un sistema che dietro di sé ha uno Stato formato da poco più di 300.000 persone?
Non c'è in questo caso un chiaro concorso di colpa?

Il problema del Debito del Terzo Mondo è per almeno due terzi, se non di più, dovuto al fatto che era denominato in dollari.

Per fortuna che era in USD e non in Yen.... ;) :D

Dai San... Recepisco il concorso di colpa ma ribadisco che si tratta di debito rinegoziato dal precedente default...:yes: Praticamente gli abbiamo fatto uno sconto del 60 e rotti percento sul debito e non ripagano neanche la rimanenza.... :wall:

E' quello che rende la mia posizione piu' "intransigente"... :angry:
 
Per fortuna che era in USD e non in Yen.... ;) :D

Dai San... Recepisco il concorso di colpa ma ribadisco che si tratta di debito rinegoziato dal precedente default...:yes: Praticamente gli abbiamo fatto uno sconto del 60 e rotti percento sul debito e non ripagano neanche la rimanenza.... :wall:

E' quello che rende la mia posizione piu' "intransigente"... :angry:

Mi documenterò sul caso Ecuador.
 
E' il solito gioco delle tre carte...

L'Ecuador può pagare il debito estero, infatti tale debito ammonta solo al 38% del Pil, così dice il Financial Times.
Peccato che bisognerebbe tenere conto di quali siano le entrate effettive del Governo.
Infatti il servizio del debito dirotterebbe all'estero il 38% di tali entrate...


Ecuador in the spotlight as Government seeks to renegotiate debt on its terms

Source: Eurodad

Gail Hurley

Mon May 07 2007


Ecuador has been in the media spotlight over recent months. It has many rich country governments, multilateral institutions and the international capital markets in a state of anxiety about what steps the government will take to honour (or not) regular payments on its external debt burden. In April, at an international seminar on the illegitimacy of the country's external debt, organised by Jubilee 2000 Red Guayaquíl, Ricardo Patiño, Ecuador's Minister for the Economy and Finance announced ambitious new budget plans for the period 2006-2010.

Ecuador has been in the media spotlight over recent months. It has many rich country governments, multilateral institutions and the international capital markets in a state of anxiety about what steps the government will take to honour (or not) regular payments on its external debt burden. This follows the election of Rafael Correa to power in November 2006. Correa's leftist government was elected after promises not to sign a controversial free-trade agreement with the United States and a commitment to reduce the country's external debt burden of US$10.97bn.

Can Ecuador pay?

In some of the world's major mainstream newspapers such as the Financial Times (Ecuador threatens to become the first debtor with the ability to pay: 16 February 2007), journalists and commentators have suggested that Ecuador in fact "has the ability to repay" its external debt. They argue that the country's debt ratios are "low by emerging market standards" with an external debt-to-GDP ratio of approximately 38%. Should the Correa Government choose to default it could "set a dangerous precedent". What these articles have in common - and neglect to mention - is that external debt service as a percentage of government revenues is extremely high in the country. This coupled with high and worsening social indicators and serious questions in relation to the legitimacy of many of creditor's claims throw serious doubt as to the robustness of these newspapers' conclusions.

In 2006, payments on Ecuador's external debt reached a massive 38% of government revenues (the UN recommends that developing nations spend not more than 10-13% of revenues of external debt repayments). Ecuador owes US$4.38bn to multilateral institutions such as the Inter-American Development Bank and the World Bank, US$2bn to bilateral lenders and US$4.15bn in government bonds. Spain is the largest bilateral creditor with a total of US$396.8mn in claims on the country (see table below). Ecuador, despite high (and worsening) poverty indicators has to-date been excluded from all bilateral and multilateral debt cancellation initiatives and has been eligible instead for (repeated) debt restructuring deals. Ecuador has visited the Paris Club a total of eight times between 1983 and 2003.

According to the Debt Management Department in the Ministry of Finance, only one visit was made to refinance the capital on the country's loans with Paris Club creditors. The rest rescheduled interest and interest-on-interest only. Various non-transparent decisions to bail-out the private sector by buying-back its debt via the issuing of government bonds (essentially transforming private debt into public sovereign debt) followed by the restructuring of these same bonds - several times over - at higher interest rates has also been mired in controversy, as is explained in a new report by Ecuador's Special Investigation Commission on External Debt (CEIDEX).

It is little wonder then that the government wants (and has committed) to end this absurd cycle of continuously high debt service payments coupled with repeated debt refinancing deals of various sorts.

Correa's commitments

In April 2007, at an international seminar on the illegitimacy of the country's external debt, organised by Jubilee 2000 Red Guayaquíl and supported by a range of local and international organisations, Ricardo Patiño, Ecuador's Minister for the Economy and Finance announced ambitious new budget plans for the period 2006-2010. These include bold measures to reduce the percentage of national revenues dedicated to external debt repayments. Between 2007 and 2010, the Correa Government intends to reduce external debt service from a high 38% of the central government budget to 11.8%. In parallel, amounts invested in the social sectors and the development of basic infrastructure will be dramatically increased. How the government intends to secure these ambitious reductions in external debt service has been the subject of intense political speculation by the international community. Some creditors fear the government will choose to default, leaving them in a quandary as to how to react. Others have pointed to the fact that to-date Ecuador is still honouring its external debt service obligations. Meanwhile Minister Patiño has moved to secure fresh debt swap agreements with Spain and Italy over the past couple of weeks. What is clear however is that the government has ruled no option in or out at this stage. Indeed at the seminar, the government announced that it would be fleshing-out its external debt policy over the next few months and has established an advisory group composed of academic and civil society experts to advise and recommend various options as they relate to bilateral, multilateral and commercial debt stocks. Eurodad has been invited to contribute to this group. Ricardo Patiño also announced that he would begin a formal audit process of the country's debts.

Norway given public recognition for cancelling illegitimate debt

As a further indication of the government's progressive stance on debt, on 26 April the Ministry of Economy and Finance hosted a public event to thank Norwegian Government for cancelling US$20mn owed by Ecuador. The debt was cancelled by Norway in October 2006 following significant public pressure by campaign groups who argued that debts incurred via the controversial ship export credit campaign in the 1970's and 1980's were illegitimate and should be cancelled immediately. On 6 October, Norway's Development Minister, Eric Solheim announced that he would cancel US$80mn owed by five countries and admitted that the campaign had been a failure. He said his country "shared responsibility" for the debts which resulted from the failed policy. At the press event, which gave the Norwegian Government public recognition of its bold step to acknowledge creditor co-responsibility, Ecuador's Finance Minister Ricardo Patiño said that Ecuador appreciated the steps taken by Norway to cancel this illegitimate debt. Patiño said that out of an original debt of US$35, US$100mn had already been paid and yet over US$20mn still remained on the books. This was not right, he said. He urged Minister Solheim to be bold and to encourage other creditors to take-on the issue of the illegitimacy of debt, in particular in Europe.

World Bank representative expelled from Ecuador

The event was followed by a press conference at which the Finance Minister formally announced that the World Bank's representative in Ecuador, Eduardo Somensatto, had been expelled. This followed the actions taken by the World Bank in 2005 when now-President Rafael Correa was Finance Minister. In 2005, after careful debate in Parliament, a law to reform the FEIREP Fund (Fondo de Estabilización, Inversión y Reducción del Endeudamiento Público) was agreed. Prior to the reform process, the special fund's rules stated that 70% of revenues generated via oil exports would go towards the repayment of external debt obligations. According to Minister for Energy and Mines, Alberto Acosta "this left practically nothing for investments in the social sectors". Changes to the rules stated that 20% of the Fund would now go towards social needs and 10% for national development in science and technology. In response to these reforms, the World Bank stated that it would be freezing a loan - which had already been agreed several months beforehand - for US$100mn. At the press conference, Ricardo Patiño quoted from the letter which his department had received at the time of the decision. In it, the Bank stated that it was "concerned at recent moves to reform the FEIREP Fund" in the country and in particular the potential implications on "macroeconomic stability". It stressed the need to maintain strict controls on fiscal expenditures. Patiño said that his interpretation of the "need to maintain macroeconomic stability" could really be translated as the "need to remain current on external debt service obligations" and "strict expenditure controls" really meant "limit the amounts given to social expenditures". This was not acceptable, he said particularly because the changes to the FEIREP Fund's rules had been agreed through a democratic legislative process. Said Patiño, "we gave the Bank's country representative 72 hours to explain the actions he took in 2005. We received no response. We therefore told him he was no longer welcome in this country".

The action comes at the same time as Ecuador pays-off the International Monetary Fund to the tune of US$9mn. Patiño stressed that Ecuador no longer wanted the multilaterals' conditions for the Ecuadorian people. Instead, Ecuador is participating in negotiations with Argentina, Brazil, Venezuela, Bolivia and Paraguay about the setting-up of an alternative "Banco del Sur". Over the past four months, four high level meetings have taken place between these countries which aim to reach a consensus on how a new alternative regional financial architecture might be formed. Various proposals are on the table e.g. for how a voting structure may be organised and political negotiations are tough, but there is definitely a sense of optimism in the air. Eurodad will keep listserve subscribers informed of developments as they progress.

The road ahead: the challenge for creditors

Ecuador is one more of several other Latin American countries which have veered to the left over the last couple of years. Given the abject failure of the policy prescriptions imposed on the continent by the multilateral institutions, the struggle to reassert national (and regional) sovereignty is understandable.

Whereas in 2006, Ecuador paid-out some 38% of government revenues in external debt service, only 22% were directed towards the whole range of social expenditures. The sense of dissatisfaction and desire for change can therefore be easily understood. It will be interesting to monitor how the government chooses to fulfil its stated policy aims of a sharp decline in debt service and dramatic increase in poverty related expenditures. The Ecuadorian government is setting its priorities straight: the people first and wealthy external creditors second. How the creditors will choose to react - whatever course is steered - will also be telling. How far will European Governments be prepared to "take the hit" and write-off what are relatively small amounts of outstanding loans to Ecuador? Or how far will they create a fuss and insist that Ecuador makes the payments? This will be a real test of creditors' claims that they do indeed support the Millennium Development Goals for all developing countries.
 
I prestiti erano denominati in dollari ed erano a tasso variabile.
Con la stretta creditizia operata da Volcker alla fine degli anni '70, i paesi che avevano ottenuto prestiti dalle banche commerciali passarono da tassi del 4-5% a tassi del 16-18% e anche oltre.

Ecco, ora è più chiaro. Nell'indebitarsi si sono sottomessi a due rischi: quello tassi e quello valutario. Quello tassi comunque man mano venne meno perchè negli ultimi dieci anni i tassi si sono molto abbassati. Su quello valutario, beh, è il prezzo da pagare per indebitarsi in una valuta accettata dal mercato. Altrimenti non so chi si prendeva in carico debiti denominati in qualche esotica valuta africana. Chi si è indebitato sapeva bene dei rischi (le elites, intendo), per cui non vedo il problema.
 
Rifarsi sui beni è più che giusto, nessuno lo contesta.
Il punto è: perché gli Stati non possono fallire?


No no possono fallire benissimo, il problema dimostrato chiaramente dal caso Ecuador, che si può fallire anche SOLO per la volontà stessa di fallire, quasi a dispetto dei "creditori yankee"! il default "fa parte del gioco", ma come in tutti i giochi c'è chi "bara"....Secondo me è anche una questione ETICA ( se si può parlare di etica in questo ambito, fa un pò ridere ), uno stato/azienda con l'acqua alla gola e senza nessuna altra opzione available dichiara default e io personalmente non mi indigno nè mi inkakkio, uno stato/azienda che dichiara default come l'Ecuador è un misto tra bancarotta fraudolenta/gesto dimostrativo politico e mi ripugna profondamente.
My 2 cents
 
i risparmi come consumo differito sono una teoria molto più vecchia di modigliani. ha almeno cento anni di più. ed è del tutto sbagliata. vale a livello micro, non certo per la società come un tutto.

ad ogni modo che se si prende a prestito 100, a un tasso che so, del 10%, dopo 20 30 anni si è ridato indietro 200 300 è un semplice calcolo aritmetico
se e' per questo se si prende a prestito 100 a un tasso, che so, del 9 e rotti % e si fa default dopo aver pagato appena una cedola (peraltro pagata riaprendo l'emissione del bond stesso :rolleyes:) non si e' ridata indietro una benemerita *******, e' un semplice calcolo aritmetico :p
 
Tanto gli Stati non possono fallire, giusto?
Il nocciolo della questione non e' che non possano fallire, e' che non sono pignorabili sul loro territorio. Il pensionato italiano bidonato dall'Argentina non puo' pignorare gli stipendi d'oro dei parlamentari argentini. I quali vivono alla grande con i suoi soldi.Questo e' il vero problema (nonche' il vero schifo)
 
Whereas in 2006, Ecuador paid-out some 38% of government revenues in external debt service, only 22% were directed towards the whole range of social expenditures.
22+38= 60...e il restante 40% ? secondo me lo spendono in mangime per questa belva:
 

Allegati

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