"...Gli ultimi 10 anni, incluso il 2022 molto negativo, si sono chiusi con un rendimento medio annuo dei fondi pensione negoziali del 2,2%, quello dei fondi aperti è stato del 2,5% e quello dei Pip del 2,9%. Nello stesso periodo la rivalutazione del Tfr media annua è stata pari al 2,4% mentre l’inflazione è stata in media dell’1,7% annuo. Se si considera un periodo ancora più lungo e si guarda agli ultimi 20 anni i fondi negoziali registrano un +2,9% netto annuo e i fondi aperti un +2,7% netto annuo in media mentre il Tfr registra una rivalutazione media annua del 2,5% a fronte di un’inflazione media annua dell’1,9%. Rendimenti dei Tfr dunque lievemente inferiori ma a fronte di un’esposizione al rischio pressoché inesistente. Se si guarda solo agli ultimi tre anni i rendimenti dei fondi sono lievemente negativi mentre il Tfr si è rivalutato in media del 4,3% annuo, un valore comunque inferiore all’inflazione (4,9%). Insomma, risultati non particolarmente esaltanti anche se va detto che chi sceglie di destinare i trattamento di fine rapporto ai fondi gode di un contributo equivalente alla somma versata da parte del datore di lavoro..."
BACKTEST: TFR in azienda vs TFR nel Fondo Pensione Negoziale
Il recente articolo apparso sul
Fatto Quotidiano e già commentato un paio di pagine addietro, presta il fianco ad un supplemento di indagine sulla bontà della scelta di aver destinato il TFR al proprio Fondo Pensione Negoziale (FPN) nel decennio appena trascorso.
Prendiamo per buoni i dati riportati dal giornalista:
Inflazione (2013-2022):
1,7% annuo (dato esatto verificato manualmente: 1,74%)
Rendimento TFR (2013-2022):
2,4% annuo netto (dato esatto verificato manualmente: 2,38%)
Rendimento medio degli FPN (2013-2022):
2,2% annuo netto
Quello che eseguiremo è un "backtest" ovvero un'analisi retrospettiva per capire cosa sarebbe successo se avessimo scelto nel 2013 di lasciare il TFR in azienda piuttosto che nel nostro FPN (senza nemmeno versare la quota aderente minima, opzione tecnicamente possibile sebbene subottimale).
Immaginiamo quindi due gemelli con identica RAL di 35000 Euro che hanno cambiato il loro ultimo impiego ad inizio 2013.
Nel 2013 il primo lavoratore decide di lasciar maturare il proprio TFR in azienda, il secondo lavoratore decide invece di aderire al proprio FPN versandoci il TFR maturando.
Simuleremo quindi la maturazione del TFR dei gemelli usando i dati riportati dal giornalista, per capire quanto incasserebbero i due gemelli se oggi terminassero la loro vita lavorativa incassando il loro TFR, al netto delle imposte.
Il modello adottato è quello descritto in dettaglio nei primi
2 quaderni ed assumo che sia già noto ai lettori per cui vado direttamente ai risultati della simulazione in stile "S
liding Doors":
Nei campi gialli sono stati inseriti i parametri rilevanti, in particolare sono determinanti ai fini del singolar tenzone l'inflazione annua e il rendimento netto FPN.
Per ogni anno trascorso dal 2013 in poi, il modello simula il raggiungimento dell'età di pensionamento con il relativo incasso del TFR netto (il primo gemello lo incasserà dall'azienda con successivo ricalcolo della tassazione da parte dell'AdE, il secondo gemello lo incasserà dal proprio FPN, assumiamo in questo caso in forma di capitale).
Il grafico dovrebbe risultare di immediata interpretazione: se il primo gemello dovesse pensionarsi oggi incasserebbe dall'azienda 20869 Euro netti, il secondo gemello incasserebbe invece dal proprio FPN un montante netto più elevato pari a 23089 Euro.
Il vantaggio competitivo dell'FPN aumenta nel tempo, da come si desume osservando il progressivo allargamento della forbice tra i due montanti (estrapolazione ovviamente ipotetica).
CONCLUSIONI:
La sfida in backtest tra TFR in azienda e TFR nell'FPN si chiude quindi, nel decennio appena trascorso, a favore dell'FPN senza nemmeno dover scomodare il resto della torta potenzialmente sfruttabile con l'FPN (come detto in precedenza si tratta della fetta di torta più consistente, la quale gode peraltro di maggiori vantaggi fiscali rispetto al TFR).
Occorre sottolineare che abbiamo assunto per buono il dato medio di rendimento dell'FPN riportato dal giornalista in chiave di fact-checking.
Per essere più precisi andrebbe inserito il dato di rendimento effettivo annuo del proprio FPN: chi nel passato ha scelto un comparto bilanciato o aggressivo ha molto probabilmente ottenuto risultati migliori di chi ha scelto un comparto conservativo o garantito.
NOTA TECNICA: si noti che per poter ottenere un rendimento netto del TFR del 2,4% annualizzato dobbiamo alzare un poco l'inflazione nella simulazione dall'1,7% all'1,86%.
Questa piccolo aggiustamento tecnico è necessario perché la relazione tra inflazione e rendimento del TFR non è lineare negli anni deflattivi, cioè quando l'inflazione è andata sottozero in un paio di occasioni, il TFR ha garantito un floor dell'1,245% al netto dell'imposta sostitutiva.
Questo piccolo trick ci permette di evitare di dover sviluppare il modello inserendo anno per anno il rendimento puntuale del TFR, con il considerevole vantaggio di poter adottare formule analitiche per calcolare i montanti.
Inoltre ai fini simulativi non ci dobbiamo preoccupare della variazione dell'imposta sostitutiva avvenuta nel 2015 in quanto stiamo operando su rendimenti già al netto di tale imposta.
A completamento del backtest appena eseguito con RAL di 35000 Euro, possiamo esplorare i montanti netti ottenuti oggi dopo 10 anni di lavoro con _qualunque_ RAL, per capire come la variabile reddituale influenzi i risultati finali.
In altre parole, il modello matematico che governa il confronto "TFR in azienda vs TFR in FPN" si può pensare come ad un sistema a 4 variabili indipendenti (RAL, anni di lavoro, inflazione, rendimento FPN).
Nel primo grafico abbiamo fissato 3 delle variabili (RAL, inflazione e rendimento FPN), esplorando i montanti ottenibili (asse Y) su tutta la gamma dei possibili valori temporali (asse X).
Ciò che faremo ora consiste nel fissare la variabile tempo a 10 anni di lavoro, esplorando i montanti ottenibili (asse Y) per tutte le possibili RAL (asse X).
Si tratta di una tecnica che rende possibile studiare modelli matematici complessi agendo su una sola variabile per volta (altrimenti dovremmo costruire incomprensibili grafici multidimensionali...).
Sotto possiamo vedere i risultati dello stesso backtest eseguito in precedenza ma osservato da una diversa prospettiva:
Come si può vedere, gli anni di lavoro sono fissati a 10, cioè stiamo osservando il montante ottenuto a fine 2022 dai due gemelli che hanno cambiato lavoro nel 2013, esattamente come prima.
La differenza di rappresentazione consiste nel fatto che ora esploriamo tutto il range di possibili RAL, inclusa quella dei gemelli (35000 Euro), alla quale corrispondono gli stessi montanti netti finali già visti nel grafico precedente (riquadro rosso).
Per esempio, il grafico ci dice che se i gemelli avessero avuto una RAL di 50000 Euro avrebbero incassato oggi rispettivamente 28799 Euro di TFR e 32984 Euro di prestazione in capitale dall'FPN.
Il grafico mostra ciò che era stato anticipato in un precedente post: dopo 10 anni di lavoro, il TFR versato nell'FPN ha battuto il TFR lasciato in azienda a prescindere dalla RAL del lavoratore.
Si noti che più la RAL dei gemelli si alza, maggiore risulta il distacco dell'FPN rispetto al TFR. Questo è dovuto evidentemente all'aumento progressivo dell'aliquota media di tassazione separata che penalizza il TFR aziendale dei lavoratori più pagati.
NOTA FINALE:
le simulazioni effettuate rappresentano una fotografia di ciò che è accaduto al TFR nello scorso decennio se lasciato in azienda o versato in un FPN con rendimento del 2,2% annuo netto, NON hanno quindi nessuna velleità predittiva su ciò che potrà accadere d'ora in avanti.
Il modello permette di compiere simulazioni sul comportamento futuro dei rispettivi montanti, assegnando il valore desiderato alle variabili predominanti in gioco (
inflazione e rendimento netto FPN) allo scopo di valutare la più opportuna scelta finanziaria in merito all'annoso dilemma in discussione.