Giorgio Griffa 3.0

  • Creatore Discussione Membro cancellato 100749
  • Data di inizio
interessanti i due Griffa presentati al Frieze di Londra da Lorcan O'Neill:
 

Allegati

  • Schermata 2023-10-12 alle 16.41.56.jpg
    Schermata 2023-10-12 alle 16.41.56.jpg
    176,1 KB · Visite: 55
  • Schermata 2023-10-12 alle 16.42.04.jpg
    Schermata 2023-10-12 alle 16.42.04.jpg
    143,7 KB · Visite: 54
le gallerie spingono (ebbè fanno il loro mestiere)
ma da Vercelli qualche segnale di sofferenza:

Tre linee con arabesco, 1994
acrilico su tela 92x90 cm, firma e anno al retro, dichiarazione d'autenticità dell'artista e Archivio Giorgio Griffa su foto
INVENDUTO


Dall'alto, 1968
acrilico su tela 84x54,5 cm, firma e anno al retro, opera priva di cornice.
Bibliografia:
- Giorgio Griffa, 2005, Galleria Fumagalli, a cura di Klaus Wolbert, Luca Massimo Barbero e Marco Meneguzzo, Silvana Editoriale, pagina 105.
€ 13.000 ..... un po poco, mi pare
 
magari qualcuno si è accorto di qualche cosa.
 
io non lo so,

ma anche ad inizi novembre (Area casa d'aste) 1 invenduto e 3 opere ben sotto la sima minima.

Non volendo rovinare la serata a qualche suo appassionato pure da Bolaffi a novembre un invenduto e da Ambrosiana ad ottobre un'opera sotto la stima minima.

Vabbè, si rimane appassionati comunque, suvvia:cincin:
 
A me sembra che Griffa abbia un profilo molto internazionale e rispetto ad altri artisti di pari livello costi ancora delle cifre abbastanza contenute.
 
Mi sa che in molti non hanno percepito che il rallentamento è generale, in primis sull'economia e di riflesso sul mercato dell'arte.
Di conseguenza, chi più e chi meno, la granparte degli artisti in questa fase farà un po' di fatica in asta.

Bisogna preoccuparsi quando un artista crolla mentre il resto del mercato sale, non certo quando un artista rallenta in una fase in cui tutto rallenta, perchè poi quando il mercato riparte, questi sono gli artisti che riprendono a salire, mentre il resto... adieu.
 
Griffa è un artista che vende bene in galleria, le opere migliori sono tutte lì, per un pubblico selezionato e preparato. L'offerta che vedo arrivare in asta è sempre molto scadente e residuale, moltissimi lavori minori, bruttini e che non possono competere con le proposte di qualità delle prestigiose gallerie che lo rappresentano in giro per il mondo. Sicuramente mi sfugge qualche passaggio ma trovatemi voi un'opera importante di questo artista passata in asta recentemente. La sensazione è che le gallerie stiamo mantenendo il controllo sul mercato e i magazzini siano pieni di opere di qualità in attesa di passare in asta solo quando eventualmente il mercato sarà pronto a comprenderle. Non è detto che accada, è un artista fin troppo di nicchia rispetto ad altri, dovranno essere i galleristi internazionali a fare un lavoro di riposizionamento come alcuni già stanno facendo.

Avrebbe aiutato saltare sul treno dell'arte povera, a mio avviso coerente con il suo pensiero/lavoro, ma tant'è...
 
Griffa è un artista che vende bene in galleria, le opere migliori sono tutte lì, per un pubblico selezionato e preparato. L'offerta che vedo arrivare in asta è sempre molto scadente e residuale, moltissimi lavori minori, bruttini e che non possono competere con le proposte di qualità delle prestigiose gallerie che lo rappresentano in giro per il mondo. Sicuramente mi sfugge qualche passaggio ma trovatemi voi un'opera importante di questo artista passata in asta recentemente. La sensazione è che le gallerie stiamo mantenendo il controllo sul mercato e i magazzini siano pieni di opere di qualità in attesa di passare in asta solo quando eventualmente il mercato sarà pronto a comprenderle. Non è detto che accada, è un artista fin troppo di nicchia rispetto ad altri, dovranno essere i galleristi internazionali a fare un lavoro di riposizionamento come alcuni già stanno facendo.

Avrebbe aiutato saltare sul treno dell'arte povera, a mio avviso coerente con il suo pensiero/lavoro, ma tant'è...
Scusami se mi permetto, avendo scritto in passato pagine su Griffa.
Griffa con l'arte povera non c'entra proprio nulla.
Anzi l'arte di Griffa è l'antitesi dell' Arte Povera.
 
Scusami se mi permetto, avendo scritto in passato pagine su Griffa.
Griffa con l'arte povera non c'entra proprio nulla.
Anzi l'arte di Griffa è l'antitesi dell' Arte Povera.
non credo che questi carrozzoni mettano davvero insieme artisti tra loro coerenti, ma se penso alla città in cui operava Griffa, al momento storico, ai materiali impiegati, all'importanza data al processo più al risultato finale e tante altri aspetti che, volendo, potrebbero benissimo "forzare" artisti dell'analitica sul treno "ricco" dell'arte povera...parlo di opportunità commerciali, non di altro. E di forzature ben peggiori ne vedo tantissime con altri artisti/correnti.

Questo breve saggio di Andrea Bellini spiega meglio alcune aderenze a cui facevo riferimento...
Andrea Bellini on Giorgio Griffa – Centre d’Art Contemporain Genève

Comunque mi fa piacere leggere un tuo pensiero più articolato su questo divario tra le due filosofie artistiche
 
Ultima modifica:
non credo che questi carrozzoni mettano davvero insieme artisti tra loro coerenti, ma se penso alla città in cui operava Griffa, al momento storico, ai materiali impiegati, all'importanza data al processo più al risultato finale e tante altri aspetti che, volendo, potrebbero benissimo "forzare" artisti dell'analitica sul treno "ricco" dell'arte povera...parlo di opportunità commerciali, non di altro. E di forzature ben peggiori ne vedo tantissime con altri artisti/correnti.

Comunque mi fa piacere leggere un tuo pensiero più articolato su questo divario tra le tue filosofie artistiche
Il piacere è anche mio.🙂
Su Griffa, a mio avviso, anche per eventuali opportunità commerciali, c'è poco da forzare perché , aldilà del supporto "povero" (la tela) la parte principale del suo Lavoro è la pittura e il suo profondo legame e dialogo con la storica tradizione pittorica Europea partendo da Piero della Francesca.
L'arte Povera di Celant , oltre ad essere ben definita con i suoi esponenti, rifiuta totalmente il concetto di pittura , infatti l'obiettivo di Celant non era quello di rimanere ancorato alla tradizione artistica europea ma avvicinarsi al Minimalismo oggettuale americano.
Celant infatti dice: ''L'arte povera fu una legittima difesa di una cultura naufraga e storica come quella Europea''
Quindi, l'obiettivo dell'arte povera, prefissato da Celant era quello di ''squarciare, frantumare, corrodere, incidere il puritanesimo e l'omogeneizzazione della cultura Europea'' la quale a differenza della cultura Americana che ''aveva seguito la linea retta'', era ''attratta dai vettori impazziti che [...] tracciano percorsi disordinati''
Scusami se mi sono dilungato 🙂
 
Scusami se mi permetto, avendo scritto in passato pagine su Griffa.
Griffa con l'arte povera non c'entra proprio nulla.
Anzi l'arte di Griffa è l'antitesi dell' Arte Povera.

Il piacere è anche mio.🙂
Su Griffa, a mio avviso, anche per eventuali opportunità commerciali, c'è poco da forzare perché , aldilà del supporto "povero" (la tela) la parte principale del suo Lavoro è la pittura e il suo profondo legame e dialogo con la storica tradizione pittorica Europea partendo da Piero della Francesca.
L'arte Povera di Celant , oltre ad essere ben definita con i suoi esponenti, rifiuta totalmente il concetto di pittura , infatti l'obiettivo di Celant non era quello di rimanere ancorato alla tradizione artistica europea ma avvicinarsi al Minimalismo oggettuale americano.
Celant infatti dice: ''L'arte povera fu una legittima difesa di una cultura naufraga e storica come quella Europea''
Quindi, l'obiettivo dell'arte povera, prefissato da Celant era quello di ''squarciare, frantumare, corrodere, incidere il puritanesimo e l'omogeneizzazione della cultura Europea'' la quale a differenza della cultura Americana che ''aveva seguito la linea retta'', era ''attratta dai vettori impazziti che [...] tracciano percorsi disordinati''
Scusami se mi sono dilungato 🙂
Ciao artpop.

Anche io ho già scritto (forse pure troppo) su Griffa e non vorrei annoiare. Devo dire che sulla vicinanza di Griffa all’Arte Povera sono d’accordo con Taburet. Il libro che lui cita, uscito per la mostra di Ginevra, ha numerosi altri saggi critici che lo accostano all’Arte Povera. Il Maestro ha espresso un sacco di volte la propria vicinanza a Paolini e ad Anselmo, in particolare. Nell’intervista a Obrist presente nel libro, racconta di come abbia iniziato a dipingere con la tela per terra, dopo l’incontro con Sperone e per il fatto che avrebbe esposto insieme ai “poveristi” suoi amici: gli sembrava più appropriato così. La collettiva da Sperone a Torino, dal 29 ottobre del 1969, vede la partecipazione di Griffa insieme a Boetti, Calzolari, Roberto Maini, Mario Merz, Penone, Prini e Zorio. Più avanti nell’intervista, Griffa spiega a Obrist il concetto di “intelligenza della materia”, partendo da Anselmo e dal modo con cui le sue sculture prendono vita. Griffa mutua questo concetto (presente anche in altri artisti dell’Arte Povera) e lo estende alla pittura (l’”intelligenza della pittura”, su cui si dilunga spesso), che, come dici tu, ha in sé anche tutto il peso della tradizione (non solo europea, però, come dimostra la produzione di Griffa successiva, userei piuttosto l’aggettivo “umana”). Che poi Celant non gradisse questa estensione alla pittura e non l’abbia ufficialmente incluso nel gruppo, è un altro discorso. Ma non sono d’accordo che Griffa sia l’antitesi dell’Arte Povera e lui stesso non l’ha mai sostenuto.
 
concordo, stavo per citare proprio un passaggio di quell'intervista:

"HUO E come è nata questa idea di usare la tela grezza, non preparata?"

"GGE nata nel 1968. Avevo fatto una mostra con gli ultimi quadri su telaio e poi Sperone mi ha chiesto di partecipare ad una collettiva nella sua galleria, (quindi ho cominciato a lavorare con lui) e quando ho visto che c’erano gli altri artisti dell’Arte Povera, gente che conoscevo e frequentavo, ho pensato fosse piu’ giusto fare i segni direttamente per terra, perché io dipingo con la tela stesa per terra.

... Io sono convinto che nel mio lavoro ci sono più relazioni con supports/surfaces, con l’arte povera, con l’antiforma americana piuttosto che con il tipo di pittura che è stata fatta in Italia."



Alcuni elementi, come la tela grezza e un certo poverismo essenziale, sono sicuramente di ispirazione "arte povera", poi è evidente che la passione per il colore, la pittura, per Matisse e il lirismo lo abbiamo portato altrove, in un posto che non è solo minimalismo, non è solo pittura analitica e non è certamente solo arte povera. Ma io intendevo comunque che ne avrebbe giovato a livello commerciale dall'inserimento nel gruppo di Celant, ma forse in tal caso avrebbe poi preso anche direzioni diverse e magari meno interessanti...
 
Ultima modifica:
concordo, stavo per citare proprio un passaggio di quell'intervista:


... Io sono convinto che nel mio lavoro ci sono più relazioni con supports/surfaces, con l’arte povera, con l’antiforma americana piuttosto che con il tipo di pittura che è stata fatta in Italia."

E, del resto, Daniel Dezeuze del gruppo Supports/Surfaces, in un passo che ho già citato, dice che il suo gruppo e l’Arte Povera sono fratelli gemelli:

(3/n)
"Arte Povera:
Se ci sono davvero dei fratelli gemelli, questi sono l’Arte Povera e Supports/Surfaces, tranne per il fatto che quest'ultimo movimento è stato frenato dal formalismo americano, che fungeva sia da protezione che da censura.
Le installazioni dell’Arte Povera e le corrispondenti manipolazioni di materiali grezzi segnano la fine del quadro, che Supports/Surfaces non ha mai affermato.
Nell'Arte Povera l'artista diventa un regista dei dati elementari della materia. Di qui un certo romanticismo e una ricerca poetica dal carattere baroccheggiante."

(segue)
 
scusate se sono un pò pragmatico.

cavalcare l'onda lunga (forse troppo lunga) dell'arte povera rende maggiormente che non cavalcare quella della analitica.

Chi non preferirebbe cavalcare un cavallo arabo e non uno agricolo italiano da tiro ? :D :D :D :D
 
Ciao artpop.

Anche io ho già scritto (forse pure troppo) su Griffa e non vorrei annoiare. Devo dire che sulla vicinanza di Griffa all’Arte Povera sono d’accordo con Taburet. Il libro che lui cita, uscito per la mostra di Ginevra, ha numerosi altri saggi critici che lo accostano all’Arte Povera. Il Maestro ha espresso un sacco di volte la propria vicinanza a Paolini e ad Anselmo, in particolare. Nell’intervista a Obrist presente nel libro, racconta di come abbia iniziato a dipingere con la tela per terra, dopo l’incontro con Sperone e per il fatto che avrebbe esposto insieme ai “poveristi” suoi amici: gli sembrava più appropriato così. La collettiva da Sperone a Torino, dal 29 ottobre del 1969, vede la partecipazione di Griffa insieme a Boetti, Calzolari, Roberto Maini, Mario Merz, Penone, Prini e Zorio. Più avanti nell’intervista, Griffa spiega a Obrist il concetto di “intelligenza della materia”, partendo da Anselmo e dal modo con cui le sue sculture prendono vita. Griffa mutua questo concetto (presente anche in altri artisti dell’Arte Povera) e lo estende alla pittura (l’”intelligenza della pittura”, su cui si dilunga spesso), che, come dici tu, ha in sé anche tutto il peso della tradizione (non solo europea, però, come dimostra la produzione di Griffa successiva, userei piuttosto l’aggettivo “umana”). Che poi Celant non gradisse questa estensione alla pittura e non l’abbia ufficialmente incluso nel gruppo, è un altro discorso. Ma non sono d’accordo che Griffa sia l’antitesi dell’Arte Povera e lui stesso non l’ha mai sostenuto.
Ciao Stefano
Parto dal presupposto che La vicinanza geografica e fisica non si discute .
Il fatto che Griffa abbia assimilato nozioni dall' arte povera e da ciò che ha preceduto l'arte povera (lo dice lui in una intervista) non si discute nemmeno perché fa parte di quel processo che lui stesso chiama "memoria storica": l'artista agisce con la consapevolezza di avere una storia sulle spalle.
Quando ho scritto che l'arte di Griffa è l'antitesi dell' arte povera, dietro quella parola "antitesi" è celato tutto quell'universo che Griffa traduce con una sola frase: fare pittura.
Griffa è influenzato da tutta la storia dell' arte, una storia che ha il suo peso e i suoi significati, e si trova vicino ad ogni modo di fare arte.
Il processo artistico e filosofico che lo ha portato a "fare pittura" è saldamente ancorato alle influenze artistiche che riguardano proprio la memoria storica dell' arte.
Poi lui prende una strada tutta sua , personale ma che ripeto, pur nella lontanza tecnica o filosofica con alcuni movimenti artistici, il suo fare pittura, attraverso la memoria storica dell' arte, troverà sempre dei punti di contatto con tutti gli altri tipi e modi di fare arte
 
Griffa concettualmente è più vicino all'Arte Povera o al Minimalismo americano che alla Pittura Analitica. Non è un caso che abbia affinità elettive con Richard Long che conosce benissimo o con gli americani. Se pensi ad uno dei concetti base dell'arte povera che è la forza e l'energia dei materiali (es. Zorio), è pari pari quello che dice Griffa quando dice che è il colore steso sul supporto che fa tutto e non l'artista...poi non è rientrato in quel movimento per altri motivi ma era strettamente in connessione con quegli artisti basta informarsi un pò sui testi monografici dell'artista o sui testi riguardanti l'Arte Povera.
 
Ciao Stefano
Parto dal presupposto che La vicinanza geografica e fisica non si discute .
Il fatto che Griffa abbia assimilato nozioni dall' arte povera e da ciò che ha preceduto l'arte povera (lo dice lui in una intervista) non si discute nemmeno perché fa parte di quel processo che lui stesso chiama "memoria storica": l'artista agisce con la consapevolezza di avere una storia sulle spalle.
Quando ho scritto che l'arte di Griffa è l'antitesi dell' arte povera, dietro quella parola "antitesi" è celato tutto quell'universo che Griffa traduce con una sola frase: fare pittura.
Griffa è influenzato da tutta la storia dell' arte, una storia che ha il suo peso e i suoi significati, e si trova vicino ad ogni modo di fare arte.
Il processo artistico e filosofico che lo ha portato a "fare pittura" è saldamente ancorato alle influenze artistiche che riguardano proprio la memoria storica dell' arte.
Poi lui prende una strada tutta sua , personale ma che ripeto, pur nella lontanza tecnica o filosofica con alcuni movimenti artistici, il suo fare pittura, attraverso la memoria storica dell' arte, troverà sempre dei punti di contatto con tutti gli altri tipi e modi di fare arte
Non voglio “andare in loop” e ricominciare a discutere di cose già espresse, ma il Griffa degli inizi, quello del 1969 che espone insieme all’Arte Povera è motivato dalla loro stessa ideologia (materialismo dialettico) e dalle analisi strutturaliste. Il discorso sulla memoria storica della pittura è in continuità, ma è cosa successiva. A mio modo di vedere, non si tratta di semplici punti di contatto, ma proprio dello stesso humus. Poi, le strade divergono sempre di più.

Dal punto di vista dei critici e dei mercanti è importante fare classificazioni: certo l’affiliazione all’Arte Povera gioverebbe al mercato di Griffa, ma Celant non l’ha incluso. Ma se noi parliamo serenamente d’arte, possiamo tranquillamente rivedere questi steccati. Ad esempio (e non è una mia invenzione), De Maria c’entra molto poco con la Transavanguardia; eppure, per motivi che non stiamo qui ad indagare, Bonito Oliva l’ha inserito fra i cinque. Ti lancio questa mia provocazione: da una prospettiva storica Griffa è molto più organico all’Arte Povera di quanto De Maria lo sia alla Transavanguardia, indipendentemente dal fatto che il critico di riferimento abbia poi fatto altre scelte contingenti.
 
L'importanza della processualità ok, l'energia tra gli elementi e lo spettatore, in Griffa io personalmente non ce la vedo (come spettatore)
certo, citando da "recente" intervista di Griffa "Nel 1970 ho fatto una mostra con Ileana Sonnabend sia a New York che a Parigi. Poi ho lavorato con la Galleria Sperone . Ero molto vicino ad alcuni degli artisti dell’Arte Povera, perché sebbene io faccia il pittore e loro cose diverse da me, avevamo in comune le motivazioni del lavoro. [ecc]."

Io sono molto "recettivo" di tutto quello che leggo qui dal basso della mia impreparazione, ma tutto ciò che mi fa amare l'arte povera, non la trovo in Griffa. Certamente un mio limite
 
L'importanza della processualità ok, l'energia tra gli elementi e lo spettatore, in Griffa io personalmente non ce la vedo (come spettatore)
certo, citando da "recente" intervista di Griffa "Nel 1970 ho fatto una mostra con Ileana Sonnabend sia a New York che a Parigi. Poi ho lavorato con la Galleria Sperone . Ero molto vicino ad alcuni degli artisti dell’Arte Povera, perché sebbene io faccia il pittore e loro cose diverse da me, avevamo in comune le motivazioni del lavoro. [ecc]."

Io sono molto "recettivo" di tutto quello che leggo qui dal basso della mia impreparazione, ma tutto ciò che mi fa amare l'arte povera, non la trovo in Griffa. Certamente un mio limite
Ciao, eSide. Andiamo un po’ OT, ma mi sembra una divagazione interessante.

Citi caratteristiche importanti dell’Arte Povera, ma il rischio è che diventi uno stereotipo. Se prendiamo, ad esempio, Paolini: la famosa squadratura del foglio, “Disegno geometrico”, ha le caratteristiche di cui parli?

Paolini1.jpg


L’opera è del 1960, quindi si potrebbe obiettare che l’Arte Povera non esisteva ancora. Prendiamo, allora “Quattro immagini uguali”, del 1969:

Paolini2.jpg


È difficile sostenere che siano opere distanti dalle ricerche analitiche. Infatti, come ho già ricordato in precedenti interventi, Filiberto Menna, nel molto citato saggio “La linea analitica dell’arte moderna. Le figure e le icone” definisce l’opera di Paolini “una delle più rigorosamente analitiche nel panorama artistico degli anni Sessanta (…), perché l’indagine di Paolini investe la totalità della pittura (e dell’arte)”.

In parte con ragione, si potrebbe sostenere che Paolini sia un caso un po’ particolare all’interno dell’Arte Povera (infatti, va oltre le classificazioni). Ma, se prendiamo un altro “eccentrico” come Prini (e qui ci può venire in soccorso Alessandro), io fatico a ritrovare nelle opere viste quest’anno ad Artissima (indubbiamente “poveriste”) le caratteristiche di cui parli tu:

20231104_150216.jpg


Insomma, si possono fare diversi esempi che sfuggono a una visione troppo stereotipata dell’Arte Povera. Griffa avrebbe potuto benissimo farne parte, ma non erano previsti pittori.
 
Indietro