Inflazione-livello dei prezzi-banche centrali

vedremo se nelle prossime ore/giorni la fed riterrà di dover intervenire in maniera netta per contenere la crisi bancaria
 
vedremo se nelle prossime ore/giorni la fed riterrà di dover intervenire in maniera netta per contenere la crisi bancaria
Io non saprei rispondere sino in fondo a questo quesito, come nessuno che non stia a diretto contatto con la FED.
Di certo però una considerazione si potrà fare.
Il sistema economico statunitense, con le recenti crisi bancarie mal digerisce le variazioni sui tassi.
Perchè ?
Oggi il debito federale, sommato a quello privato in USA pesa per il 352% sul prodotto interno lordo ed è pari a quasi 81 mila miliardi di dollari (Blog | Banche Usa 2008-2023: perché questa volta è diverso (occhio al debito)).
Capirete bene che variazioni sui tassi sono sempre qualcosa di allarmante in questa condizione e cioè difronte a una situazione debitoria USA globale elevata.
Vanno però fatti dei distinguo sulla crisi bancaria attuale e quella del 2008.
Quella del 2008 faceva seguito a tassi reali negativi, questa invece fa seguito a tassi reali positivi, per cui anzichè colpire i debitori e cioè gli attivi delle BO che non rientrano dai prestiti( i famosi prestiti subprime), fa entrare in crisi i creditori e cioè i passivi delle BO stesse in quanto fa scarseggiare i depositi, in quanto i correntisti, in presenza di tassi reali negativi, investono altrove i soldi dei propri cc. Quest'ultimo caso capirete bene che presenta una drammaticità ben inferiore a quella del 2008, per cui si può a pieno titolo pensare a una politica da parte della FED che mantenga la politica di aumento dei tassi, nonostante questa politica nel 2008 fu la causa determinante per favorire certi crolli. E questo perchè, e non dimentichiamolo mai,esiste un indiscusso ruolo da parte della FED verso le BO di prestatrice di ultima istanza

Quello che invece meriterebbe un maggior approfondimento è il famoso debito totale degli USA che mal si concilia con l'uso del Dollaro come valuta privilegiata negli scambi internazionali. USA che con un'economia fortemente indebolita dovrebbero guidare quel capitalismo, diventato sistema economico universale dopo la caduta del muro.
Anche in questo caso io direi che il problema è più teorico che reale nel senso seguente :
1) Esite una sostanziale mancanza di alternativa e cioè l'unica superpotenza con la sua moneta che potrebbe fare da supporter e cioè la Cina, non ha le credenziali economiche e politiche per fare ciò, rappresentando un'economia tutta orientata all'export netto e quindi fortemente esposta verso gli shock esterni, in particolare verso l'occidente e gli USA, e una politica di tipo autocratico che mal si concilia con la stabilità
2) E' impossibile e anacronistico il ritorno all'oro in un'epoca come quella attuale in cui i movimenti dei capitali sono tali e tanti da non poter esser imbalsamati in questo modo.
 
ti rispondo poi con calma

intanto: debito italiano ormai più costoso (nel senso di tassi maggiori) rispetto a quello greco, su sostanzialmente ogni scadenza. Non è cosa da poco e come già scritto mesi fa, lo scenario che si è sviluppato negli ultimi 2 anni a me pare molto più rischioso, per il debito italiano, rispetto allo scenario precedente
 
ti rispondo poi con calma

intanto: debito italiano ormai più costoso (nel senso di tassi maggiori) rispetto a quello greco, su sostanzialmente ogni scadenza. Non è cosa da poco e come già scritto mesi fa, lo scenario che si è sviluppato negli ultimi 2 anni a me pare molto più rischioso, per il debito italiano, rispetto allo scenario precedente
Non so a che scenario precedente tu ti riferisca e se ti riferisci solo al debito italiano e se solo a quello pubblico.Al momento che mi risulti gli aumenti dei tassi attuato dalla BCE avviene a tassi reali negativi, per cui rappresenta una sorta di riadattamento, e nemmeno totale, del debito pubblico alla situazione "ex ante", e ciò ricalca quanto scritto nel mio precedente intervento.
Quello che invece si può affermare con chiarezza per l'oggi è che oramai vengono a mancare i tradizionali aiuti finanziari precedenti agli Stati, a cominciare dal Ltro al Q.E. poi proseguiti con le politiche del PNRR.
Ed è ovvio che in assenza di essi e con l'aggravio dei tassi nominali in aumento (seppure sempre con tassi reali negativi), è assai probabile che ci sarà un addio ai deficit pubblici e alle politiche espansive dei redditi che hanno dato il via libera alla ripresa.
Mai come oggi secondo me in Italia c'è da stringersi quindi attorno ai soldi del PNRR, già codificati in deficit da parte UE e non contestabili dalla commissione europea secondo il nuovo PSC.
Sono circa 200 mld, di cui 120 mld in deficit e 80 a fondo perduto, il tutto per 3 anni sino a fine 2026.
Certo non sono tantissimi e andrebbero rivisti al netto se si pensa che una parte li forniamo proprio noi stessi in quanto Stato membro della UE, ma, come dire, "meglio di niente ".
Inoltre i 120 mld, essendoci girati dalla UE , comporteranno tassi sicuramente inferiori rispetto a quelli che otterremmo noi sui mercat, in quanto verranno richiesti dalla UE stessa.
La cosa importante è che siano soldi pubblici ben spesi per garantire una stabile e duratura crescita del paese che è l'unica via maestra per contrastare l'indebitamento pubblico,e se così non sarà qui non può intervenire più la macroeconomia ma vale l'antico proverbio per cui "chi è causa del suo mal pianga sè stesso".
 
intendo dire che lo scenario di bassa inflazione, tassi bassi, QE, ovvero lo scenario pre-covid, mi pareva meno incerto per il debito pubblico italiano.
Per l'Italia nei prossimi anni e decenni mi parrebbe già un discreto risultato evitare la decrescita, vista la demografia italiana.
Sul PNRR vedremo, in generale non sono particolarmente fiducioso sulla capacità italiana di spender bene...
 
Io non saprei rispondere sino in fondo a questo quesito, come nessuno che non stia a diretto contatto con la FED.
Di certo però una considerazione si potrà fare.
Il sistema economico statunitense, con le recenti crisi bancarie mal digerisce le variazioni sui tassi.
Perchè ?
Oggi il debito federale, sommato a quello privato in USA pesa per il 352% sul prodotto interno lordo ed è pari a quasi 81 mila miliardi di dollari (Blog | Banche Usa 2008-2023: perché questa volta è diverso (occhio al debito)).
in tempi normali, quando tutto va bene, la fed alza i tassi e favorisce il contenimento dell'inflazione con meccanismi che definirei benevoli: se cresce il costo del denaro meno investimenti paiono convenienti, i titoli posseduti da banche si svalutano e le banche potrebbero prestar di meno...insomma tutti meccanismi di propagazione "benevola" degli effetti dei rialzi dei tassi.

Quando invece l'inflazione cresce troppo oltre le attese e troppo rapidamente, quei meccanismi benevoli possono esser insufficienti e la fed altro non fa che alzare i tassi consapevole di favorire crisi, recessione o crescita modesta, problemi al sistema bancario e disoccupazione. Fenomeni che tendono a contenere l'inflazione.
Se le scelte di politica fiscale non sono collaborative, ma si mantiene una spesa pubblica elevata, saranno necessari tassi ancor maggiori per contenere l'inflazione, con maggiori danni localizzati nei settori più sensibili all'aumento dei tassi
 
intendo dire che lo scenario di bassa inflazione, tassi bassi, QE, ovvero lo scenario pre-covid, mi pareva meno incerto per il debito pubblico italiano.
Per l'Italia nei prossimi anni e decenni mi parrebbe già un discreto risultato evitare la decrescita, vista la demografia italiana.
Sul PNRR vedremo, in generale non sono particolarmente fiducioso sulla capacità italiana di spender bene...
Attenzione io non ho mai scritto che l'inflazione sia un bene.
L'inflazione resta sempre, anche in percentuali minime, un disequilibrio tra domanda ed offerta e va evitata sempre. Sta di fatto che in condizioni di crescita economica e quindi di aumento della domanda è inevitabile, anche se non necessario, che si determini un processo inflazionistico, anche se in misura minima e residuale. Ed è questa misura minima, nell'ordine del 2 % ,che è stata vista nel periodo precovid come un segnale indicativo di una riavviata ricrescita delle economie europee e per questo auspicata anche se mai raggiunta. I debiti Pubblici si sanano infatti con la crescita che fa aumentare il gettito tributario e questi DP decrescono anche quando aumenta il pil, infatti più aumenta il Pil e più diminuisce la percentuale del Debito Pubblico sul Pil.

Nel periodo post covid, proprio grazie all'abbandono delle politiche di austerity, innescando sulle politiche monetare espansive, già avviate, le politiche espansive dei redditi con il next generation eu, si è potuto innescare finalmente un ciclo virtuoso di crescita.
Peccato che l'uscita dal covid per reazione emotiva, sommandosi a un'imprevista guerra, abbia determinato oggi spinte troppo elevate e rapide in termini di domanda e consumi globali, tenuto conto del potenziale di produzione esistente, e questo ha innescato un surriscaldamento dei prezzi non solo a carattere residuale ma di più.
E' ineludibile a questo punto che le politiche delle BC oggi vadano verso un aumento dei tassi nominali onde eguagliarli a un tasso di inflazione crescente e riportare a zero il tasso reale per salvaguardare i rendimenti dei capitali e non ci vedrei proprio nulla di negativo.
Così si frena una crescita della domanda che oggi sale troppo considerati i pil potenziali, generando improvvidi aumenti dei prezzi che non sono di alcuna utilità per le economie ma generano solo disequilibrio o crescita solo nominale.
Quello che ho evidenziato nel mio precedente intervento è che nel 2008 esistevano alti tassi di interesse ma con inflazione a zero per cui si avevano tassi reale positivi e ciò penalizzava troppo i debitori che non potevano onorare i propri debiti costando troppo il denaro. Oggi invece no, l'aumento dei tassi avviene in presenza di tassi reali negativi ed è quindi qualcosa di doveroso e una forma di riequlibrio.

Infine sul PNRR scrivi "vedremo" con una nota di pessimismo riferita all'Italia.
Mi sembra di aver già scritto con chiarezza che se sarà come dici tu non può intervenire più la macroeconomia ma vale l'antico proverbio per cui "chi è causa del suo mal pianga sè stesso".
 
in tempi normali, quando tutto va bene, la fed alza i tassi e favorisce il contenimento dell'inflazione con meccanismi che definirei benevoli: se cresce il costo del denaro meno investimenti paiono convenienti, i titoli posseduti da banche si svalutano e le banche potrebbero prestar di meno...insomma tutti meccanismi di propagazione "benevola" degli effetti dei rialzi dei tassi.

Quando invece l'inflazione cresce troppo oltre le attese e troppo rapidamente, quei meccanismi benevoli possono esser insufficienti e la fed altro non fa che alzare i tassi consapevole di favorire crisi, recessione o crescita modesta, problemi al sistema bancario e disoccupazione. Fenomeni che tendono a contenere l'inflazione.
Se le scelte di politica fiscale non sono collaborative, ma si mantiene una spesa pubblica elevata, saranno necessari tassi ancor maggiori per contenere l'inflazione, con maggiori danni localizzati nei settori più sensibili all'aumento dei tassi
Piof, è soprattutto quando l'inflazione cresce troppo che la fed alzando i tassi svolge un azione benefica in presenza di tassi reali negativi , contenendo l'eccessivo espandersi dei depositi già esorbitanti e quindi l'offerta monetaria e quindi l'inflazione stessa. L'nflazione è infatti un disequlibrio da rimouovere, senza se e senza ma, in quanto non reca alcun vantaggio.

Se lo fa quando l'inflazione è bassa, invece, rischia di generare rapidamente tassi reali positivi che rendono sempre più difficile il pagamento dei prestiti in presenza di un'offerta monetaria non debordante e con evidenti svantaggi per l'economia.
 
Attenzione io non ho mai scritto che l'inflazione sia un bene.
L'inflazione resta sempre, anche in percentuali minime, un disequilibrio tra domanda ed offerta e va evitata sempre. Sta di fatto che in condizioni di crescita economica e quindi di aumento della domanda è inevitabile, anche se non necessario, che si determini un processo inflazionistico, anche se in misura minima e residuale. Ed è questa misura minima, nell'ordine del 2 % ,che è stata vista nel periodo precovid come un segnale indicativo di una riavviata ricrescita delle economie europee e per questo auspicata anche se mai raggiunta. I debiti Pubblici si sanano infatti con la crescita che fa aumentare il gettito tributario e questi DP decrescono anche quando aumenta il pil, infatti più aumenta il Pil e più diminuisce la percentuale del Debito Pubblico sul Pil.

sì, che l'inflazione sia al 2 o al 3% poco cambia. In generale non credo debba esser strenuamente inseguito un certo livello (ad esempio il 2%). Si può avere crescita anche con inflazione minore, però se si avvicina troppo a zero, cresce il rischio di finire in deflazione, e questo va evitato. Da qui la volontà delle bc di intervenire in svariati modi se l'inflazione si avvicina troppo a zero. Secondo me una volontà condivisibile. Poi come sempre vi sarà chi si scaglia contro l'operato delle bc degli ultimi 10 anni, ed indubbiamente vi è di che criticare, ma personalmente condivido la volontà delle bc di agire per evitare la deflazione, si potrà poi discutere dei modi, delle conseguenze.

Infine sul PNRR scrivi "vedremo" con una nota di pessimismo riferita all'Italia.
Mi sembra di aver già scritto con chiarezza che se sarà come dici tu non può intervenire più la macroeconomia ma vale l'antico proverbio per cui "chi è causa del suo mal pianga sè stesso".

un pessimismo velato, nulla di più. Ma il mio messaggio non era una critica a quanto hai scritto
 
il 2020 resterà nella storia a dimostrazione di questo.

facendo riferimento alle scelte della fed e possibili errori:

1) nei primi mesi di diffusione del covid si ebbe un calo dell'inflazione, se ben ricordo si ebbe anche qualche mese di deflazione, mi pare sia in Europa sia negli Usa. Tutto in ciò in uno scenario di pluridecennale calo dell'inflazione, con cali marcati durante alcune crisi e livelli vicini alla deflazione (che si è appunto pure verificata per alcuni mesi).

2) in questo scenario, con una situazione complicata dalla diffusione del virus, fed, bce e governi dovevano agire. Col senno di poi si può tranquillamente dire che le scelte hanno portato verso una spesa pubblica eccessiva, con un deficit ben assecondato da fed e bce.
Ma nel 2020 non era per nulla scontato che queste politiche di governi e bc avrebbero portato ad inflazione così elevata. Ancora nel 2021 l'economista Michele Boldrin, nonostante gli stimoli economici notevolissimi di Biden era scettico sulla possibilità che si verificasse notevole inflazione e sosteneva sulla possibile inflazione conseguente: "...al momento non vedo i canali, o questi mettono centinaia di miliardi nelle mani...".
E come mai così tanti hanno sbagliato? Semplicemente perchè nessuno conosce il futuro.

Intanto secondo me la fed nel 2020-21 già pensava di poter accettare per un certo periodo inflazione oltre il 2%. Agiva consapevole di potere/volere andare oltre il 2% per un limitato periodo. Quindi a politiche della fed e fiscali già realizzate per accettare un'inflazione superiore al 2%, si sono sommati altri eventi difficilmente prevedibili in particolare: durata della pandemia e tipologia di risposte alla pandemia, con conseguenti durature restrizioni alla produzione e fortissime limitazioni nella logistica dei trasporti in europa ed Usa, ma anche se non soprattutto in Cina; infine politiche green e guerra.

Si sono quindi sommati alle scelte delle bc e dei governi del 2020 e 2021 degli elementi scarsamente prevedibili da parte delle bc. Se la pandemia e le conseguenti restrizioni alla produzione fossero durate la metà e non vi fosse stata la guerra, dubito che avremmo visto un'inflazione tanto elevata, e staremmo magari qui a dire che la fed ha azzeccato tutto.

Quindi l'effetto sui prezzi delle scelte del 2020 e di inizio 2021 era assolutamente incerto, semplicemente perchè il futuro è incerto; inoltre a me pare del tutto giustificabile la preoccupazione per la deflazione.

3) Detto questo, credo vada chiarita una cosa. Non condivido la critica alle politiche fiscali e monetarie del 2020 e prima metà 2021 se questa critica sostiene che appunto già fosse scontato che quelle scelte avrebbero portato ad inflazione. Perchè non era per nulla scontato l'effetto eccessivo sui prezzi. Ma possono esservi altri motivi, completamente diversi, per criticare deficit e sostanziale monetizzazione da parte della bc, ad esempio a me i vari bonus realizzati in Italia paiono una follia, così come non mi piace il reddito di cittadinanza. La spesa pubblica favorita dalla monetizzazione può essere eccessiva, di scarsa qualità o realizzata con eccessivo scopo elettorale indipendentemente dall'impatto sui prezzi.
Non credo che i 2 tipi di critica vadano confusi e mischiati.

4) Più o meno da metà 2021 i dati hanno rilevato la crescita eccessiva dell'inflazione; le bc hanno agito certamente con qualche mese di ritardo, ma soprattutto è mancato la collaborazione della politica fiscale. Se ben ricordo in questo 3d i primi messaggi su questo, sul fatto che era possibile che si andasse verso un periodo di carente collaborazione della politica fiscale nel contenimento dell'inflazione risalivano a settembre-ottobre 2021. Messaggi a quel tempo generici che segnalavano come in generale è possibile, probabile che mentre le bc si adattano in qualche mese alle situazioni inflattive, è possibile, probabile che la risposta della politica fiscale tardi ad arrivare. Per motivi piuttosto evidenti, pensa alla classe politica di alcuni paesi e valuta se è sensato ritenere possa seguire certe questioni economiche adattando la spesa pubblica... In particolare mi pareva una non esattamente ottimale idea quella di spender tanto, favorendo così inflazione che avrebbe richiesto tassi maggiori. La spesa pubblica ha avuto un ruolo nel favorire l'inflazione e da metà 2021 o poco dopo non vi sono più scuse.

5) si è così arrivati alla situazione attuale: fed che di fatto conterrà l'inflazione causando crisi (rallentamento economico, forse recessione e crisi bancaria). Una crisi bancaria che non va ingigantita: negli ultimi 20 ed anche 30 anni negli Usa sono fallite centinaia di banche. I fallimenti vanno accettati, sono parte di quel processo che consente ciclicamente di far sparire alcune aziende favorendone altre (migliori o più fortunate).
Ovviamente la fed deve evitare panico, "corse agli sportelli" generalizzate, ma alcune aziende devono esser lasciate fallire, le aziende devono poter licenziare, per poi rinnovarsi e riniziare un nuovo ciclo espansivo.
Altrimenti si diventa come...come l'Italia, che si tiene mps ed alitalia per 10 o 20 anni.
Criticare un sistema economico e la sua gestione perchè ci sono dei fallimenti non ha senso, ogni tanto i fallimenti devono esserci.
 
Ultima modifica:
sì, che l'inflazione sia al 2 o al 3% poco cambia. In generale non credo debba esser strenuamente inseguito un certo livello (ad esempio il 2%). Si può avere crescita anche con inflazione minore, però se si avvicina troppo a zero, cresce il rischio di finire in deflazione, e questo va evitato. Da qui la volontà delle bc di intervenire in svariati modi se l'inflazione si avvicina troppo a zero. Secondo me una volontà condivisibile. Poi come sempre vi sarà chi si scaglia contro l'operato delle bc degli ultimi 10 anni, ed indubbiamente vi è di che criticare, ma personalmente condivido la volontà delle bc di agire per evitare la deflazione, si potrà poi discutere dei modi, delle conseguenze.



un pessimismo velato, nulla di più. Ma il mio messaggio non era una critica a quanto hai scritto
Ma difatti non l'ho affatto vista come una critica, e il tuo pessimismo è anche condiviso nel caso Italia.
Quello che invece volevo sottolineare con il proverbietto è che al dilà dei pessimismi e degli ottimismi l'antica ricetta keynesiana della spesa pubblica in deficit per rilanciare un 'economia in fase stagnante resta ancora l'unica possibile alternativa sul piano della scienza economica. Seppur da correggere con la qualicazione in termini di pubblica utilità della spesa pubblica medesima se no si sconfina nell'indebitamento pubblico,e l'italia, oggi, certi sconfinamenti non può più permetterseli.
 
facendo riferimento alle scelte della fed e possibili errori:

1) nei primi mesi di diffusione del covid si ebbe un calo dell'inflazione, se ben ricordo si ebbe anche qualche mese di deflazione, mi pare sia in Europa sia negli Usa. Tutto in ciò in uno scenario di pluridecennale calo dell'inflazione, con cali marcati durante alcune crisi e livelli vicini alla deflazione (che si è appunto pure verificata per alcuni mesi).

2) in questo scenario, con una situazione complicata dalla diffusione del virus, fed, bce e governi dovevano agire. Col senno di poi si può tranquillamente dire che le scelte hanno portato verso una spesa pubblica eccessiva, con un deficit ben assecondato da fed e bce.
Ma nel 2020 non era per nulla scontato che queste politiche di governi e bc avrebbero portato ad inflazione così elevata. Ancora nel 2021 l'economista Michele Boldrin, nonostante gli stimoli economici notevolissimi di Biden era scettico sulla possibilità che si verificasse notevole inflazione e sosteneva sulla possibile inflazione conseguente: "...al momento non vedo i canali, o questi mettono centinaia di miliardi nelle mani...".
E come mai così tanti hanno sbagliato? Semplicemente perchè nessuno conosce il futuro.

Intanto secondo me la fed nel 2020-21 già pensava di poter accettare per un certo periodo inflazione oltre il 2%. Agiva consapevole di potere/volere andare oltre il 2% per un limitato periodo. Quindi a politiche della fed e fiscali già realizzate per accettare un'inflazione superiore al 2%, si sono sommati altri eventi difficilmente prevedibili in particolare: durata della pandemia e tipologia di risposte alla pandemia, con conseguenti durature restrizioni alla produzione e fortissime limitazioni nella logistica dei trasporti in europa ed Usa, ma anche se non soprattutto in Cina; infine politiche green e guerra.

Si sono quindi sommati alle scelte delle bc e dei governi del 2020 e 2021 degli elementi scarsamente prevedibili da parte delle bc. Se la pandemia e le conseguenti restrizioni alla produzione fossero durate la metà e non vi fosse stata la guerra, dubito che avremmo visto un'inflazione tanto elevata, e staremmo magari qui a dire che la fed ha azzeccato tutto.

Quindi l'effetto sui prezzi delle scelte del 2020 e di inizio 2021 era assolutamente incerto, semplicemente perchè il futuro è incerto; inoltre a me pare del tutto giustificabile la preoccupazione per la deflazione.

3) Detto questo, credo vada chiarita una cosa. Non condivido la critica alle politiche fiscali e monetarie del 2020 e prima metà 2021 se questa critica sostiene che appunto già fosse scontato che quelle scelte avrebbero portato ad inflazione. Perchè non era per nulla scontato l'effetto eccessivo sui prezzi. Ma possono esservi altri motivi, completamente diversi, per criticare deficit e sostanziale monetizzazione da parte della bc, ad esempio a me i vari bonus realizzati in Italia paiono una follia, così come non mi piace il reddito di cittadinanza. La spesa pubblica favorita dalla monetizzazione può essere eccessiva, di scarsa qualità o realizzata con eccessivo scopo elettorale indipendentemente dall'impatto sui prezzi.
Non credo che i 2 tipi di critica vadano confusi e mischiati.

4) Più o meno da metà 2021 i dati hanno rilevato la crescita eccessiva dell'inflazione; le bc hanno agito certamente con qualche mese di ritardo, ma soprattutto è mancato la collaborazione della politica fiscale. Se ben ricordo in questo 3d i primi messaggi su questo, sul fatto che era possibile che si andasse verso un periodo di carente collaborazione della politica fiscale nel contenimento dell'inflazione risalivano a settembre-ottobre 2021. Messaggi a quel tempo generici che segnalavano come in generale è possibile, probabile che mentre le bc si adattano in qualche mese alle situazioni inflattive, è possibile, probabile che la risposta della politica fiscale tardi ad arrivare. Per motivi piuttosto evidenti, pensa alla classe politica di alcuni paesi e valuta se è sensato ritenere possa seguire certe questioni economiche adattando la spesa pubblica... In particolare mi pareva una non esattamente ottimale idea quella di spender tanto, favorendo così inflazione che avrebbe richiesto tassi maggiori. La spesa pubblica ha avuto un ruolo nel favorire l'inflazione e da metà 2021 o poco dopo non vi sono più scuse.

5) si è così arrivati alla situazione attuale: fed che di fatto conterrà l'inflazione causando crisi (rallentamento economico, forse recessione e crisi bancaria). Una crisi bancaria che non va ingigantita: negli ultimi 20 ed anche 30 anni negli Usa sono fallite centinaia di banche. I fallimenti vanno accettati, sono parte di quel processo che consente ciclicamente di far sparire alcune aziende favorendone altre (migliori o più fortunate).
Ovviamente la fed deve evitare panico, "corse agli sportelli" generalizzate, ma alcune aziende devono esser lasciate fallire, le aziende devono poter licenziare, per poi rinnovarsi e riniziare un nuovo ciclo espansivo.
Altrimenti si diventa come...come l'Italia, che si tiene mps ed alitalia per 10 o 20 anni.
Criticare un sistema economico e la sua gestione perchè ci sono dei fallimenti non ha senso, ogni tanto i fallimenti devono esserci.
Io ho la netta sensazione che in questa area tematica di internet si dia eccessiva importanza al ruolo monetario nei processi inflazionIstici o deflazionstici che sia. Secondo me niente di più sbagliato. La moneta svolge una funzione di intermediazione nelle transazioni economiche ma ha carattere puramente endogeno. Cioè la moneta acquista valore o la perde in base al numero delle transazioni che si definscono nel contesto di un sistema economico.
Quindi tu come BC puoi produrre quanta moneta vuoi per favorire le transazioni economiche ma non approdare a nulla se a questo non fa seguito esternamente ai processi bancari una politica espansiva dei redditi per cui si abbia un intensificarsi delle transazioni economiche.
La BCE a suo tempo fallì il suo progetto di portare a un'inflazione del 2 %, perchè contestualmente alle sue politiche monetarie espansive, a seguito di un'inveterata austerity, non seguirono le politiche espansive dei redditi, che poi furono sdoganate con l'European Generation e il blocco del PSC, e inflazione fu. Peccato che altri fattori endogeni e non prevedibil, come hai scrtto tu, hanno impedito che tale inflazione potesse esser solo residuale e di conseguenza gli interventi riparatori odierni delle BC non potranno mai essere residuali.
 
facendo riferimento alle scelte della fed e possibili errori:

1) nei primi mesi di diffusione del covid si ebbe un calo dell'inflazione, se ben ricordo si ebbe anche qualche mese di deflazione, mi pare sia in Europa sia negli Usa. Tutto in ciò in uno scenario di pluridecennale calo dell'inflazione, con cali marcati durante alcune crisi e livelli vicini alla deflazione (che si è appunto pure verificata per alcuni mesi).

2) in questo scenario, con una situazione complicata dalla diffusione del virus, fed, bce e governi dovevano agire. Col senno di poi si può tranquillamente dire che le scelte hanno portato verso una spesa pubblica eccessiva, con un deficit ben assecondato da fed e bce.
Ma nel 2020 non era per nulla scontato che queste politiche di governi e bc avrebbero portato ad inflazione così elevata. Ancora nel 2021 l'economista Michele Boldrin, nonostante gli stimoli economici notevolissimi di Biden era scettico sulla possibilità che si verificasse notevole inflazione e sosteneva sulla possibile inflazione conseguente: "...al momento non vedo i canali, o questi mettono centinaia di miliardi nelle mani...".
E come mai così tanti hanno sbagliato? Semplicemente perchè nessuno conosce il futuro.

Intanto secondo me la fed nel 2020-21 già pensava di poter accettare per un certo periodo inflazione oltre il 2%. Agiva consapevole di potere/volere andare oltre il 2% per un limitato periodo. Quindi a politiche della fed e fiscali già realizzate per accettare un'inflazione superiore al 2%, si sono sommati altri eventi difficilmente prevedibili in particolare: durata della pandemia e tipologia di risposte alla pandemia, con conseguenti durature restrizioni alla produzione e fortissime limitazioni nella logistica dei trasporti in europa ed Usa, ma anche se non soprattutto in Cina; infine politiche green e guerra.

Si sono quindi sommati alle scelte delle bc e dei governi del 2020 e 2021 degli elementi scarsamente prevedibili da parte delle bc. Se la pandemia e le conseguenti restrizioni alla produzione fossero durate la metà e non vi fosse stata la guerra, dubito che avremmo visto un'inflazione tanto elevata, e staremmo magari qui a dire che la fed ha azzeccato tutto.

Quindi l'effetto sui prezzi delle scelte del 2020 e di inizio 2021 era assolutamente incerto, semplicemente perchè il futuro è incerto; inoltre a me pare del tutto giustificabile la preoccupazione per la deflazione.

3) Detto questo, credo vada chiarita una cosa. Non condivido la critica alle politiche fiscali e monetarie del 2020 e prima metà 2021 se questa critica sostiene che appunto già fosse scontato che quelle scelte avrebbero portato ad inflazione. Perchè non era per nulla scontato l'effetto eccessivo sui prezzi. Ma possono esservi altri motivi, completamente diversi, per criticare deficit e sostanziale monetizzazione da parte della bc, ad esempio a me i vari bonus realizzati in Italia paiono una follia, così come non mi piace il reddito di cittadinanza. La spesa pubblica favorita dalla monetizzazione può essere eccessiva, di scarsa qualità o realizzata con eccessivo scopo elettorale indipendentemente dall'impatto sui prezzi.
Non credo che i 2 tipi di critica vadano confusi e mischiati.

4) Più o meno da metà 2021 i dati hanno rilevato la crescita eccessiva dell'inflazione; le bc hanno agito certamente con qualche mese di ritardo, ma soprattutto è mancato la collaborazione della politica fiscale. Se ben ricordo in questo 3d i primi messaggi su questo, sul fatto che era possibile che si andasse verso un periodo di carente collaborazione della politica fiscale nel contenimento dell'inflazione risalivano a settembre-ottobre 2021. Messaggi a quel tempo generici che segnalavano come in generale è possibile, probabile che mentre le bc si adattano in qualche mese alle situazioni inflattive, è possibile, probabile che la risposta della politica fiscale tardi ad arrivare. Per motivi piuttosto evidenti, pensa alla classe politica di alcuni paesi e valuta se è sensato ritenere possa seguire certe questioni economiche adattando la spesa pubblica... In particolare mi pareva una non esattamente ottimale idea quella di spender tanto, favorendo così inflazione che avrebbe richiesto tassi maggiori. La spesa pubblica ha avuto un ruolo nel favorire l'inflazione e da metà 2021 o poco dopo non vi sono più scuse.

5) si è così arrivati alla situazione attuale: fed che di fatto conterrà l'inflazione causando crisi (rallentamento economico, forse recessione e crisi bancaria). Una crisi bancaria che non va ingigantita: negli ultimi 20 ed anche 30 anni negli Usa sono fallite centinaia di banche. I fallimenti vanno accettati, sono parte di quel processo che consente ciclicamente di far sparire alcune aziende favorendone altre (migliori o più fortunate).
Ovviamente la fed deve evitare panico, "corse agli sportelli" generalizzate, ma alcune aziende devono esser lasciate fallire, le aziende devono poter licenziare, per poi rinnovarsi e riniziare un nuovo ciclo espansivo.
Altrimenti si diventa come...come l'Italia, che si tiene mps ed alitalia per 10 o 20 anni.
Criticare un sistema economico e la sua gestione perchè ci sono dei fallimenti non ha senso, ogni tanto i fallimenti devono esserci.
Io ho la netta sensazione che in questa area tematica di internet si dia eccessiva importanza al ruolo monetario nei processi inflazionIstici o deflazionstici che sia. Secondo me niente di più sbagliato. La moneta svolge una funzione di intermediazione nelle transazioni economiche ma ha carattere puramente endogeno. Cioè la moneta acquista valore o la perde in base al numero delle transazioni che si definscono nel contesto di un sistema economico.
Quindi tu come BC puoi produrre quanta moneta vuoi per favorire le transazioni economiche ma non approdare a nulla se a questo non fa seguito esternamente ai processi bancari una politica espansiva dei redditi per cui si abbia un intensificarsi delle transazioni economiche.
La BCE a suo tempo fallì il suo progetto di portare a un'inflazione del 2 %, perchè contestualmente alle sue politiche monetarie espansive, a seguito di un'inveterata austerity, non seguirono le politiche espansive dei redditi, che poi furono sdoganate con l'European Generation e il blocco del PSC, e inflazione fu. Peccato che altri fattori endogeni e non prevedibil, come hai scrtto tu, hanno impedito che tale inflazione potesse esser solo residuale e di conseguenza gli interventi riparatori odierni delle BC non potranno mai essere residuali.
 
Ma difatti non l'ho affatto vista come una critica, e il tuo pessimismo è anche condiviso nel caso Italia.
Quello che invece volevo sottolineare con il proverbietto è che al dilà dei pessimismi e degli ottimismi l'antica ricetta keynesiana della spesa pubblica in deficit per rilanciare un 'economia in fase stagnante resta ancora l'unica possibile alternativa sul piano della scienza economica. Seppur da correggere con la qualicazione in termini di pubblica utilità della spesa pubblica medesima se no si sconfina nell'indebitamento pubblico,e l'italia, oggi, certi sconfinamenti non può più permetterseli.
Indubbiamente il "rilancio rapido" dell'economia, lo stimolo che voglia avere un impatto immediato (ad esempio in risposta ad una grave crisi) non può che essere monetario (taglio dei tassi) e keynesiano (spesa pubblica in deficit).


Ma per il medio e lungo periodo va cercato altro.

E' chiaro che se si stampano miliardi e lo stato li dà a qualcuno che si rifà le facciate della casa o si compra pizze...avrai nell'immediato un effetto di crescita del pil. Però queste scelte hanno un prezzo: inflazione, crescita del debito pubblico, eventuali effetti distorsivi, incremento di attività parassitarie, incremento delle diseguaglianze se quei sussidi vanno principalmente a vantaggio di alcuni ecc.

Pensa ad un caso estremo: l'Argentina. Il deficit pubblico e l'aumento di moneta si trasformano in maniera quasi istantanea in inflazione (nessuno risparmia valuta locale, vista la svalutazione ed i tassi bc inferiori all'inflazione) e domanda di valuta estera. Se lo stato argentino spende in deficit, nessuno cerca di risparmiare valuta locale: la si spende nella maniera più rapida possibile o la si cambia in valuta estera.
Quella spesa in deficit si trasforma immediatamente in effetti collaterali.

Ovviamente l'Italia non è l'Argentina. Ma il deficit in uno scenario di inflazione elevata e debito pubblico elevato ha effetti collaterali notevoli.

Per un paese come l'Italia di questi anni, con debito elevato, inflazione elevata, spesa pubblica in % sul pil già elevata, il deficit pubblico dovrebbe esser limitato.
Il nostro debito ci rende politicamente e sul piano strategico dipendenti da paesi esteri, anche nel caso in cui non si arrivi a crisi di debito, è un danno.

Dovremmo invece migliorare tante cose (scuola, sistema di tassazione, semplificazione burocrazia ecc) che potrebbero esser migliorate a costo nullo. Non avrai effetti immediati, ma sul medio e lungo periodo puoi ottenerli, evitando gli effetti collaterali ed i rischi del deficit.

Tanto ormai il deficit italiano si trasforma in aumento del costo del debito e sfiducia dei mercati nei confronti dell'italia, con tutte le conseguenze: maggiori oneri per il debito=meno risorse per investimenti pubblici; spread elevato=maggiori differenze tra il costo di finanziamento di aziende italiane/estere.

Gli effetti collaterali del debito e del deficit sono per l'Italia una realtà attuale, anche in assenza di crisi di debito.

Inoltre l'Italia ha avuto alcune crisi importanti (1992 e poi 2011) favorite ovviamente dal debito pubblico, che hanno lasciato un segno molto pesante. Ogni volta che vi è una di quelle crisi l'Italia fa un passo indietro, dal punto di vista politico e poi economico, anche se evita il default
 
Indubbiamente il "rilancio rapido" dell'economia, lo stimolo che voglia avere un impatto immediato (ad esempio in risposta ad una grave crisi) non può che essere monetario (taglio dei tassi) e keynesiano (spesa pubblica in deficit).


Ma per il medio e lungo periodo va cercato altro.

E' chiaro che se si stampano miliardi e lo stato li dà a qualcuno che si rifà le facciate della casa o si compra pizze...avrai nell'immediato un effetto di crescita del pil. Però queste scelte hanno un prezzo: inflazione, crescita del debito pubblico, eventuali effetti distorsivi, incremento di attività parassitarie, incremento delle diseguaglianze se quei sussidi vanno principalmente a vantaggio di alcuni ecc.

Pensa ad un caso estremo: l'Argentina. Il deficit pubblico e l'aumento di moneta si trasformano in maniera quasi istantanea in inflazione (nessuno risparmia valuta locale, vista la svalutazione ed i tassi bc inferiori all'inflazione) e domanda di valuta estera. Se lo stato argentino spende in deficit, nessuno cerca di risparmiare valuta locale: la si spende nella maniera più rapida possibile o la si cambia in valuta estera.
Quella spesa in deficit si trasforma immediatamente in effetti collaterali.

Ovviamente l'Italia non è l'Argentina. Ma il deficit in uno scenario di inflazione elevata e debito pubblico elevato ha effetti collaterali notevoli.

Per un paese come l'Italia di questi anni, con debito elevato, inflazione elevata, spesa pubblica in % sul pil già elevata, il deficit pubblico dovrebbe esser limitato.
Il nostro debito ci rende politicamente e sul piano strategico dipendenti da paesi esteri, anche nel caso in cui non si arrivi a crisi di debito, è un danno.

Dovremmo invece migliorare tante cose (scuola, sistema di tassazione, semplificazione burocrazia ecc) che potrebbero esser migliorate a costo nullo. Non avrai effetti immediati, ma sul medio e lungo periodo puoi ottenerli, evitando gli effetti collaterali ed i rischi del deficit.

Tanto ormai il deficit italiano si trasforma in aumento del costo del debito e sfiducia dei mercati nei confronti dell'italia, con tutte le conseguenze: maggiori oneri per il debito=meno risorse per investimenti pubblici; spread elevato=maggiori differenze tra il costo di finanziamento di aziende italiane/estere.

Gli effetti collaterali del debito e del deficit sono per l'Italia una realtà attuale, anche in assenza di crisi di debito.

Inoltre l'Italia ha avuto alcune crisi importanti (1992 e poi 2011) favorite ovviamente dal debito pubblico, che hanno lasciato un segno molto pesante. Ogni volta che vi è una di quelle crisi l'Italia fa un passo indietro, dal punto di vista politico e poi economico, anche se evita il default
Leggo di Piof quanto segue :
"Indubbiamente il "rilancio rapido" dell'economia, lo stimolo che voglia avere un impatto immediato (ad esempio in risposta ad una grave crisi) non può che essere monetario (taglio dei tassi) e keynesiano (spesa pubblica in deficit).
Ma per il medio e lungo periodo va cercato altro. E' chiaro che se si stampano miliardi e lo stato li dà a qualcuno che si rifà le facciate della casa o si compra pizze...avrai nell'immediato un effetto di crescita del pil. Però queste scelte hanno un prezzo..."

Io ho la sensazione Piof che stiamo sostenendo la medesima cosa seppur con parole diverse, provo a fare un pò ordine nei miei ragionamenti poi tu replicherai se non sei d'accordo .

Piof la ricetta keynesiana della spesa pubblica in deficit va bene sempre, sia nel breve, che nel medio, che nel lungo periodo, ma sempre a patto che tale spesa pubblica sia fatta nel vero interesse pubblico e non a favore di categorie singole o per meri esigenze temporanee, e infine deve tener conto delle potenzialità produttive del paese in cui vengono calate e cioè del famigerato output gap.
Semplificando : nel breve periodo gli effetti del deficit preventivato si trasforma soliltamente in più debito pubblico, nel medio periodo comincia a calare , nel lungo periodo scompare.

Quando invece tale spesa pubblica in deficit non è effettuata come sopra, che succede ? nel breve periodo si trasforma anch'essa in più debito pubblico, il problema è che rimane tale anche nel medio e lungo periodo, e questo per paesi con un grosso debito pubblico come il nostro non è accettabile.

A questo punto la politica monetaria della BC svolge una funzione similare ad un cinta.
Se si fa una dieta ricostituente e si ingrassa bisogna allargarla spostando il perno della fibbia più avanti = politiche monetarie espansive.
Se si fa una dieta dimagrante bisogna restringerla spostando il perno della fibbia più indietro = politiche monetarie restrittive.
Non è escludibile che a seconda del momento e del contesto nazionale, all'interno di una crescita economica, quando c'è crescita con modesta inflazione è consigliabile mantenere politiche monetarie espansive, mentre se l'inflazione si ingrossa, come oggi, bisogna sempre attuare politiche monetaria restrittive. Attuare politiche monetarie restrittive nel corso di una crescita economica per fermare una incipiente e pericolosa inflazione non è mai una manovra recessiva perchè tende a contrastare un processo che sta producendo solo crescita nominale e non reale e questo crea solo danni e irrazionalità varie .
 
Piof la ricetta keynesiana della spesa pubblica in deficit va bene sempre, sia nel breve, che nel medio, che nel lungo periodo, ma sempre a patto che tale spesa pubblica sia fatta nel vero interesse pubblico...
Credo che se l'Italia riuscisse a migliorare su aspetti come scuola, burocrazia, tassazione, legislazione, qualità dell'amministrazione pubblica, allora forse potrebbe (grazie alla crescita economica) permettersi deficit maggiori senza eccessivi rischi...ma forse nemmeno ne avremmo bisogno.

E' che i problemi dell'Italia sono più profondi ed in parte di natura storica, secondo me legati al fatto che siamo una nazione molto giovane, quasi una non-nazione. Non si è mai formato un gruppo dirigente, un'élite nazionale interessata a curare gli interessi del paese. Abbiamo avuto gruppi e gruppetti di potere, talvolta legati a paesi esteri, non sufficientemente interessati all'interesse del paese. Abbiamo pure perso l'ultima grande guerra e la classe politica attuale è in buona parte scarsamente consapevole della storia italiana degli ultimi 70 anni.

Noi stiamo qui a discutere essenzialmente di questioni economiche, ma altre faccende sono in un certo senso più influenti, superiori
 
Credo che se l'Italia riuscisse a migliorare su aspetti come scuola, burocrazia, tassazione, legislazione, qualità dell'amministrazione pubblica, allora forse potrebbe (grazie alla crescita economica) permettersi deficit maggiori senza eccessivi rischi...ma forse nemmeno ne avremmo bisogno.

E' che i problemi dell'Italia sono più profondi ed in parte di natura storica, secondo me legati al fatto che siamo una nazione molto giovane, quasi una non-nazione. Non si è mai formato un gruppo dirigente, un'élite nazionale interessata a curare gli interessi del paese. Abbiamo avuto gruppi e gruppetti di potere, talvolta legati a paesi esteri, non sufficientemente interessati all'interesse del paese. Abbiamo pure perso l'ultima grande guerra e la classe politica attuale è in buona parte scarsamente consapevole della storia italiana degli ultimi 70 anni.

Noi stiamo qui a discutere essenzialmente di questioni economiche, ma altre faccende sono in un certo senso più influenti, superiori
Piof tutte le cose nella realtà sono in divenire e questo vale anche per noi . Sta di fatto che per noi questo divenire rispetto a Uk,Germania e Francia è cominciato dopo per via della presenza della Chiesa, che rappresentando il massimo esponente del vecchio mondo, ha ritardato da noi il processo di formazione capitalistico del nostro paese a partire dalla formazione dello Stato nazionale.
 
Ciao, volevo fare una domanda probabilmente stupida: un bene "nuovo" come fa ad essere aggiunto al calcolo del PIL reale?
Ad esempio, se io confronto il PIL reale tra il 2020 e il 1930, noto che ad esempio ci sono i computer, i cui prezzi non possono essere "traslati" (depurando dall'inflazione) perché nel 1930 non esistevano i computer. Quindi si calcola come se fosse 0 euro nel 1930?

E poi un'altra cosa: se ad esempio l'anno di riferimento è il 2000, come faccio a calcolare il prezzo degli smartphone, visto che nel 2000 non esistevano?
🤔🤔
 
Ciao, volevo fare una domanda probabilmente stupida: un bene "nuovo" come fa ad essere aggiunto al calcolo del PIL reale?
Ad esempio, se io confronto il PIL reale tra il 2020 e il 1930, noto che ad esempio ci sono i computer, i cui prezzi non possono essere "traslati" (depurando dall'inflazione) perché nel 1930 non esistevano i computer. Quindi si calcola come se fosse 0 euro nel 1930?

E poi un'altra cosa: se ad esempio l'anno di riferimento è il 2000, come faccio a calcolare il prezzo degli smartphone, visto che nel 2000 non esistevano?
🤔🤔
Nascio il tuo è un problema che non ha alcun riscontro reale nei calcoli.
Nei calcoli si prende il Pil nominale, lo si divide per 100 e lo si moltiplica per la quota di inflazione ricavata dalla comparazione tra l'indice dei prezzi al consumo attuale rispetto all'indice dell'anno precedente o dell'anno preso a base.
Prezzi ricavati da un paniere prescelto di prodotti considerati essenziali e strategici al momento per un'economia, e come puoi ben vedere i prodotti di nuova emissione con i propri prezzi non hanno proprio alcuna incidenza almenochè non diventino successivamente periodici e strategici a loro volta tanto da entrare in quel paniere e concorrere in futuro nel formare il nuovo indice dei prezzi al consumo.
Quanto si ricava lo si toglie dal pil nominale.
Quello che rimane è il pil reale.
Di solito da noi l'Istat nelle sue tabelle sui valori di PIL prende a riferimento l'anno precedente e quindi il pil reale esposto tiene conto della percentuale di aumento dei prezzi rispetto all'anno precedente(metodo di calcolo del PIL reale con la metodologia degli indici a catena, introdotto dall’ISTAT nel 2005).
 
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