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p.s. per Biagio: credo che Saffada abbia menzionato nel suo post un certo MATTEO....che dovrebbe essere il figlio di......
ma quali fortune , esistono solo le opere , il resto è fuffa
figurati, alcun problema.
Apprezzo molto il tuo stile collezionistico, caparbio determinato, settoriale, è una via possibile e tu lo dimostri, però rasenta il feticismo , e non v'è nulla di male.
Ciò su cui vorrei discutere riguarda una possibile apertura verso tutti i periodi e i linguaggi, cioè scardinare il convincimento che collezionare sia un modo per camminare sempre sulla stessa strada, piuttosto vagare, perdere e perdersi, rischiare di trovarsi al buio per poter trovare una luce diversa.
Oggi facciamo felice l'amico Investart con questa notizia relativa all'attività di uno degli esponenti degli Anni Novanta:
Le Meridiane di Stefano Arienti a Roma | Artribune
Devo riconoscere, caro Roberto, che Stefano Arienti,
nel quale hai sempre creduto, è cresciuto molto.
Le sue Meridiane sono davvero notevoli.
Sarà anche "fuffa", ma constato che quando artisti validi prob. sottovalutati raggiungono risultati di rilievo in aste importanti la cosa è apprezzata e a ragione anche dai più "puristi", ovvio che escludo i "fenomeni" creati a tavolino.... ma era proprio necessario precisarlo?!
Col tema committenza credo tu abbia sdoganato il fatto che l'arte vada sostenuta da un mercato, sia esso pubblico o privato, nonostante io resti comunque convinta che esisterebbe a prescindere, come esigenza/urgenza di libertà di espressione, testimonianza, identità e bellezza, visto che sopravvive alla dittatura, ai tentativi di omologazione e spersonalizzazione.
Sulla qualità o il livello della committenza e fuori dall'ipocrisia chiederei a Kiappo, che cito perchè palesemente produttore e portatore di una visione "romantica" dell'arte, se preferirebbe vendere i suoi lavori a gruppi di turisti occasionali o poterli esporre nella sede di una qualche prestigiosa fondazione (visto che sei tanto spocchioso verso il termine "location" da dedicargli addirittura un post!) non per il luogo in sè ma a significare una sorta di consacrazione e riconoscimento di valore.
Notavo poi i due approcci contapposti ex ante ed ex post di Acci e Schiavo, il primo con un tematismo programmato vissuto con un'inflessibile e rigorosa coerenza, il secondo con una declinazione quasi inconsapevole, che riconosce solo alla fine il "comune denominatore" dei suoi lavori e si allinea ad percorso avviato in modo quasi casuale.
Caro Andrea, buona serata, come credo tutti o quasi...ho iniziato da bambino /ragazzo con il disegno...il primo di cui mi parlava mio papà ( che dipingeva molto bene...) l'ho fatto a 4 anni...era un aereo, disegnato con quelle matite rosso/blu che si usavano 50/60 anni fa e su carta da droghiere...poi grazie all'amicizia con Carlo Munari ho pubblicato qualche disegno stile fumetto da guerra... quando ho frequentato la scuola di pittura ( arma a doppio taglio!!! ) ho iniziato con il figurativo...poi,ho avuto la svolta verso l'astratto/informale...ma, almeno per me, non è stata una svolta "voluta"..ma qualcosa di cui non posso fare a meno..una specie di trattamento sanitario obbligatorio ..a me piace che la tela sia un piano da lavoro..dove si DEVONO vedere i vari passaggi, anche gli errori, i ripensamenti, i graffi, le etichette che mi ricordano qualcosa o qualcuno etc etc..i disegni fatti in Rhode Island...sono rimasti la, perchè dovevo rientrarci definitivamente ed ero tornato in Italia per chiudere la baracca...poi, invece...come un fesso, sono rimasto..ti saluto!!...P.S. Artisti preferiti: Burri, Fontana, Richter, Kiefer,Jasper Johns, Cézanne, Hopper...ce ne sono tanti, a me piace quasi tutta la pittura, e anche la fotografia, la scultura...ma non sono uno "studioso"
Finalmente ho trovato un video che descrive benissimo la parte “investimenti” del Fol, ovviamente aggiungerei speculativi, ma “lascio ai posteri l’ardua sentenza”
Exibart.tv - Lapo Elkann e Blair Thurman, Nella acqua azzurra. Garage Italia + Gagosian
E comunque per un drink andrò
Ci è mai capitato di piangere, si insomma le lacrime,al cospetto di un'opera d'arte? Son pronto a scommettere sul no.
Ma scommetto che sia capitato a tutti di piangere ascoltando musica, guardando un film piuttosto che leggendo un libro.
Perché contemplando un'opera d'arte non si piange?
Ci avete mai pensato?