SCHEDA : Il Duomo di Milano
" El principio del Domo di Milano fu nell’anno 1386" si legge in una lapide murata all’interno della cattedrale. In realtà la data iniziale dei lavori di costruzione ed il nome o i nomi dei progettisti non sono noti. La prima annotazione rintracciabile nei documenti d’archivio risale al 6 dicembre 1387, quando viene nominato ingegnere generale della Veneranda Fabbrica Simone da Orsenigo. Verosimilmente il progetto di una imponente cattedrale gotica status symbol del florido ducato milanese va ricondotto alle istanze di magnificenza del duca Gian Galeazzo Visconti, munifico mecenate che concesse esenzioni e privilegi e donò anche le cave di Candoglia dalle quali i blocchi di marmo rosato per la costruzione della cattedrale venivano trasportati dal lago Maggiore giù per il Ticino e i Navigli sino al porticciolo del Laghetto a pochi passi dall’abside dell’erigendo duomo.
La cattedrale fu la grandiosa opera di maestranze lombarde attente ed aggiornate sulle ardite soluzioni gotiche d’oltralpe. Il fervore dei lavori fu sostenuto anche dalla partecipazione dei cittadini di ogni estrazione e censo; e l’entusiasmo popolare fu rinvigorito dall’impegno dell’arcivescovo Antonio da Saluzzo che promosse una cospicua raccolta di fondi. Le corporazioni dei tessitori, dei fornai, dei mugnai, dei fabbri, dei macellai dei calzolai, dei conciatori di pelli, degli armaioli, dei pescatori; i Collegi dei Medici, degli Speziali e dei Notai; Il Vicario di Provvisione, il Podestà; tutti lavorarono indefessamente alle fondazione; mentre gruppi di fanciulle in abito bianco, dette le cantagole, accompagnate da pifferi e da trombe percorrevano i rioni della città e le zone limitrofe a raccogliere oboli per la grande cattedrale.
Le costruzione prese l’avvio, come di consuetudine, dalla parte absidale che, assieme alle due sacrestie, al coro, e al presbiterio, nel 1418 era già completata e, come quelle, adorna di sculture e di grandi vetrate. Ma i lavori si protrassero quasi ininterrottamente per secoli. Il corpo di fabbrica che nel periodo visconteo era limitato alla parte absidale ed al transetto, ed inglobava ancora la vetusta basilica iemale di S. Maria Maggiore, nella seconda metà del sec.XVI venne ampliato ed allungato tanto da richiedere la demolizione di parte del contiguo Arengo ducale. Sotto la signoria di Francesco Sforza inizia uno dei periodi di maggior fervore artistico, sia per quanto riguarda le strutture statiche del tiburio e della cupola, (per i quali diedero il loro contributo anche Leonardo ed il Bramante), sia per quanto riguarda l’apparato decorativo di statue e di vetrate; queste ultime quasi tutte donate dalle più importanti corporazione (Speziali, Orefici, Notai).
L’imponente edificio è concluso dalla celebre Madonnina scintillante nel suo rivestimento d’oro, che posta dal Perego (1774) sul culmine della guglia maggiore domina una selva di guglie e di pinnacoli (135),di doccioni (150), di giganti in marmo (96), una immensa "Bibbia di pietra" composta di 3400 statue.
La "Ottava meraviglia del mondo" come il Besozzo ebbe a definire il duomo milanese è illuminata da 164 finestroni; di questi 55 sono chiusi da splendide vetrate istoriate: un corpus eccezionale di oltre 1700 mq. che permette di seguire le vicende artistiche delle vetrate della cattedrale dalle origini ai giorni nostri.
Appena entrati nella chiesa ,data l’imponente ampiezza delle navate, non è possibile ammirare in una visione di insieme le vetrate cinquecentesche nelle trifore del lato nord e nel contempo le più antiche vetrate quattrocentesche, i cui pannelli sono stati in gran parte , dopo gli smontaggi ed i restauri ottocenteschi dei Bertini, raccolti e riordinati nelle trifore della navata sud. Più complessa e monumentale la finestratura delle quadrifore nei due bracci del transetto.
Pochi pannelli delle originali vetrate quattrocentesche e cinquecentesche restano nei tre grandiosi finestroni absidali (m.22,50 x 11), ove l’antica invetriatura è stata quasi completamente sostituita durante gli interventi di Giovanni Bertini e dei figli Giuseppe e Pompeo (1864-1865).