Mi sembra una affermazione piuttosto grossolana.
Dipende di chi parli.
Se parli di persone povere e che non vede prospettive di una vita decente possibile mi sembra ovvio che cerchino di spostarsi in Paesi dove le possibilità di vita sono più promettenti.
Fino agli anni 60 milioni di italiani se ne sono andati negli Usa ma anche in Brasile ed Argentina negli anni 50 e 60.
Ebbene, l'Italia era un Paese dell'Occidente mentre Brasile e Argentina no.
Quindi?
Aggiungo che negli anni 70 ho conosciuto diversi giovani polacchi, slovacchi e bulgari.
E a nessuno di questi è venuto in mente di spostarsi "in Occidente" , quando è stato possibile, anche se il loro livello di vita materiale era inferiore a quello italiano, a titolo di esempio, semplicemente perché consideravano sufficiente il loro livello di vita e migliore il resto.
In genere quelli che si spostano sono proprio messi male economicamente (la maggior parte) ma ci sono anche, caso non infrequente, quelli che vengono per sfruttare lo "Stato sociale" o, ancor peggio, perché all'Ovest (ed in Italia in particolare) delinquere è più "conveniente" che nel loro Paese.
si vede che non hai conosciuto giovani della germania est, ti avrebbero forse raccontato della loro libertà di movimento
Confine tra Germania Est e Germania Ovest - Wikipedia
Tra il 1950 ed il 1988, circa quattro milioni di cittadini tedesco-orientali emigrarono a ovest. 3,454 milioni lo fecero tra il 1950 e la costruzione del Muro di Berlino nel 1961. Dopo la fortificazione della frontiera e la costruzione del Muro, il numero di attraversamenti illegali cadde drasticamente e continuò a ridursi a mano a mano che nei decenni successivi le fortificazioni venivano migliorate. Le fughe attraverso il confine tuttavia non furono mai che una parte minoritaria del numero totale delle emigrazioni. Durante gli anni 1980, solo l'1% di coloro che lasciarono la Germania Est lo fecero fuggendo attraverso la frontiera. Molte più persone lasciarono il paese dopo aver ottenuto un permesso ufficiale, o passando da un paese terzo, o venendo "riscattati" dal governo della Germania Ovest.
[38]
I tentativi di fuga erano puniti severamente nella DDR. Dal 1953 il regime descrisse i tentativi di fuga come
Republikflucht ("fuga dalla Repubblica") in analogia con l'esistente reato militare di
Fahnenflucht ("diserzione"). Un fuggiasco era dunque etichettato come
Republikflüchtiger, ovvero "disertore della Repubblica". Coloro che tentavano la fuga erano
Sperrbrecher ("violatori della frontiera").
[126] Coloro che aiutavano i fuggiaschi erano considerati
Menschenhändler, ovvero "trafficanti di esseri umani".
[128] Connotazioni ideologiche così marcate rendevano coloro che tentavano la fuga veri e propri traditori e criminali.
[129]
La
Republikflucht divenne un vero e proprio crimine nel 1957, punibile con pesanti multe e carcere fino a tre anni. Ogni atto associato ad un tentativo di fuga, compresa la complicità, era soggetto a questa legislazione. Spesso coloro che venivano catturati erano processati per spionaggio.
[130] Oltre 75.000 persone furono imprigionate per tentativi di fuga per un tempo mediamente compreso tra uno e due anni. Le guardie di frontiera colpevoli del medesimo reato erano punite più duramente, col carcere fino a mediamente cinque anni.
[131]
Dal 1945 in poi, chi cercava di attraversare illegalmente il confine rischiava di subire il fuoco delle guardie tedesco-orientali o sovietiche. L'uso della forza era detto
Schießbefehl ("ordine di far fuoco") e fu formalmente in vigore dal 1948, quando furono promulgate leggi relative all'uso delle armi da fuoco sul confine. Un regolamento emesso dalla polizia della Germania Est il 27 maggio 1952 sanciva che "al rifiuto di obbedire agli ordini delle pattuglie di frontiera verrà risposto con l'uso delle armi." Dagli anni 1960 fino alla fine degli anni 1980 alle guardie di frontiera era dato ordine verbale (
Vergatterung) di "rintracciare, arrestare o neutralizzare" chi violasse il confine. La DDR codificò formalmente l'uso della forza nel marzo 1982, quando la "Legge sul confine di stato" prescrisse che le armi da fuoco erano da utilizzare come "massima misura di uso della forza" contro persone che "pubblicamente tentano di forzare il confine di stato".
[143]