La Fine è Vicina!

  • Due nuove obbligazioni Societe Generale, in Euro e in Dollaro USA

    Societe Generale porta sul segmento Bond-X (EuroTLX) di Borsa Italiana due obbligazioni, una in EUR e una in USD, a tasso fisso decrescente con durata massima di 15 anni e possibilità di rimborso anticipato annuale a discrezione dell’Emittente.

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Viva la Nuova Zelanda! :D

:D
I casi sono due: o le aziende neozelandesi devono colmare un terrificante skill mismatch o....sono semplicemente lungimiranti :yes:


E il tuo post sulla Nuova Zelanda (liberalizzazioni à gogo, se non ricordo male) mi cade a fagiolo per chiedere un parere su questa lettura di ieri (il solito Uriel, che non sempre condivido, ma che in questo caso mi sembra esponga un punto di vista interessante).

Questione di priorita'
 

La prima parte non mi convince, mi sembra un vago modello superfisso. Tra l'altro che c'entra Stirling?

La seconda parte.....

Ok se si pensa al capitalismo come un insieme di aziende in concorrenza, ma se si guarda alle grandi corporation io avrei maggiori dubbi.

Ma ne parlava già Galbraith 40 anni fa.....
 

però penso che tu non lo abbia recepito nella giusta misura.
Questo pezzo si basa sul presupposto,poco propagandato,che europa e ue sono cose distinte da euro,alias moneta unica,e regole di mastricht, e inoltre che
moneta unica,e regole di mastricht tendono a disintegrare l'europa e la ue.


Poi ognuno di potrà divertire nello stabilire i tempi tecnici della disintegrazione che è ineludibilmente in atto e che avrebbe come unico salvagente un processo generale di consapevolezza. Consapevolezza generale per cui alla fine si deciderà tutti insieme di mandare a mare le regole di mastricht insieme alla moneta unica al fine di rafforzare ue ed europa con regole diverse e più funzionali alla crescita economica e la giusta flessibilità nei cambi per armonizzare le bilance comm.li reciproche onde attenuare e non rafforzare i disequilibri.

Veramente in un post di alcuni giorni fa, sempre su questo thread definii spesso surreali i risultati delle Tue analisi economiche: il post da me citato ne costituiva un esempio.


La Tua conoscenza dell'economia e più precisamente della ricchezza patrimoniale e dei redditi familiari del Nord Italia è sostanzialmente errata.

"..buone possibilità economiche che oramai si posseggono nelle famiglie di appartenenza.."? sì, ma per una minoranza relativamente piccola..

Dopo i fenomeni di riconcentrazione dei redditi e della ricchezza (generati dapprima dal passaggio all'euro ed al mancato controllo, compito in particolare governativo, dei vari giochini sui prezzi e successivamente dalla crisi del 2008) le coppie di genitori (famiglie) del Nord Italia patrimonialmente (o redditualmente) in grado di integrare stabilmente il reddito di figli che formano una propria famiglia fino a portarlo a livelli discreti/buoni sono una piccola minoranza (direi non più del 20%).

Se poi parliamo di genitori del Nord che possano portare stabilmente il reddito di figli che formano una propria famiglia a livelli discreti/buoni, indipendentemente dai redditi conseguiti da quest'ultimi, allora ho idea che parli di poco più del 5% delle famiglie, sicuramente meno del 10%.


Sulla disintegrazione dell'euro manco mi ci soffermo.. tutto è possibile.. solo che Tu non riesci proprio a capire gli effetti, le dimensioni , le implicazioni di un fenomeno del genere..

.. nella stragrande maggioranza dei casi i costi per mandare avanti il sistema EURO sono inferiori di quelli del suo superamento (che, se ci sarà, al 99% passerà attraverso una fase di caos economico-finanziario-politico pesantemente distruttiva).
 
[...]Ma ne parlava già Galbraith 40 anni fa.....

Riferimenti, please :)

Sono ignorante in campo economico, si sa :yes:, urgono letture adeguate :)

Paolo1956 ha scritto:
La prima parte non mi convince, mi sembra un vago modello superfisso. [...]

Immaginavo la critica a questa ipotesi di partenza che, in effetti, è la cosa che lascia più dubbi.
 
Ultima modifica:
Veramente in un post di alcuni giorni fa, sempre su questo thread definii spesso surreali i risultati delle Tue analisi economiche: il post da me citato ne costituiva un esempio.


La Tua conoscenza dell'economia e più precisamente della ricchezza patrimoniale e dei redditi familiari del Nord Italia è sostanzialmente errata.

"..buone possibilità economiche che oramai si posseggono nelle famiglie di appartenenza.."? si, ma per una minoranza relativamente piccola..

Dopo i fenomeni di riconcentrazione dei redditi e della ricchezza (generati dapprima dal passaggio all'euro ed al mancato controllo, compito in particolare governativo, dei vari giochini sui prezzi e successivamente dalla crisi del 2008) le coppie di genitori (famiglie) del Nord Italia patrimonialmente (o redditualmente) in grado di integrare stabilmente il reddito di figli che formano una propria famiglia fino a portarlo a livelli discreti/buoni sono una piccola minoranza (direi non più del 20%).

Se poi parliamo di genitori del Nord che possano portare stabilmente il reddito di figli che formano una propria famiglia a livelli discreti/buoni, indipendentemente dai redditi conseguiti da quest'ultimi, allora ho idea che parli di poco più del 5% delle famiglie, sicuramente meno del 10%.


Sulla disintegrazione dell'euro manco mi ci soffermo.. tutto è possibile.. solo che Tu non riesci proprio a capire gli effetti, le dimensioni , le implicazioni di un fenomeno del genere..

.. nella stragrande maggioranza dei casi i costi per mandare avanti il sistema EURO sono inferiori di quelli del suo superamento (che, se ci sarà, al 99% passerà attraverso una fase di caos economico-finanziario-politico pesantemente distruttiva).

tu dici
Veramente in un post di alcuni giorni fa, sempre su questo thread definii spesso surreali i risultati delle Tue analisi economiche

pensa che io invece leggendoti ho la medesima sensazione chi lo sa chi hai ragione vedi un pò !!!

Non oso approfondire le tue riflessioni sui fenomeni della riconcentrazione dei redditi e della ricchezza al nord ...quando te le sarai chiarite meglio ne riparliamo,anche se a prima vista secondo me non c'entrano un beato nulla con quello che avevo scritto,mi sembra tanto stridio di unghie sui vetri e nulla più.

tu dici
Sulla disintegrazione dell'euro manco mi ci soffermo.. tutto è possibile.. solo che Tu non riesci proprio a capire gli effetti, le dimensioni , le implicazioni di un fenomeno del genere..


sicuramente ti sei distratto e non mi hai ben letto,ma io sono proprio uno di quelli che per nulla minimizza sugli effetti possibili e devastanti dell'uscita dall'euro e convengo con te.
Anche se,a differenza di te,ritengo che essa sarà inevitabile e nessuno si prodiga a dimostrarmi il contrario e cioè come l'euro possa cominciare a giovare.
Tutti si fermano a paventare i rischi dell'uscita che è, consentimi,un'altra cosa.
Per cui in più di un 'occasione io ho addirittura sostenuto che l'uscita dall'euro deve esser innanzitutto l'uscita dalla gabbia neoliberista se no potrebbe anche esser una fine peggiore del male.
 
Riferimenti, please :)

He, cartaceo, sono andato a ricercarlo nella libreria:

j k galbraith - n salinger
tout savoir - ou presque - sur l'économie
Editions du seuil - parigi 1978

ma non vale la pena cercarlo perché in numerosissime parti è decisamente superato (scriveva in un'epoca di inflazione e disoccupazione elevate).

Però sul potere delle tecnostrutture che in un certo senso hanno superato il capitalismo ortodosso ci può essere una attualità.

By
 
...E il tuo post sulla Nuova Zelanda (liberalizzazioni à gogo, se non ricordo male) mi cade a fagiolo per chiedere un parere su questa lettura di ieri (il solito Uriel, che non sempre condivido, ma che in questo caso mi sembra esponga un punto di vista interessante).

Questione di priorita'

A dirti la verità Uriel l'ho abbandonato da un pezzo.
Ho letto questo articolo velocemente e superficialmente, e da quel poco che ho capito non mi è piaciuto per nulla.

Trovo che si mescolino confusamente mele con pere. Il sistema capitalista, basato su capitale e libertà, è un sistema economico, non certo politico.
Salvare una vita piuttosto che risparmiare soldi non è un problema economico: è un problema politico, e non sta al capitalismo risolverlo, o avere la responsabilità di farlo.

Riguardo le disuguaglianze nel mondo, per me non sono affatto un problema, anzi: sulla disuguaglianza si fonda il merito, la produttività, la volontà.
Se per ridurre la povertà nel mondo, ovvero migliorare lo stato delle classi più deboli, è necessario aumentare le disuguaglianze, che scegliamo? Lotta alle diseguaglianze o lotta alla povertà?

"Uno vale uno", "siamo tutti uguali", e amenità pseudoetiche di questo genere, non solo sono ipocritamente sbagliate: sono estremamente dannose.

Proprio l'altro giorno, in vacanza in Italia, parlavo a cena con una vecchia amica, che però non ha avuto nella vita il successo economico sperato.
Mi ha detto che trova immorale possedere uno yacht da x milioni di euro mentre c'è gente che nel mondo muore di fame (solito populismo italiota).

Le ho chiesto se lo riterrebbe ancora immorale nel caso in cui, ipoteticamente, potesse avere la certezza che proprio grazie a quei yacht, a quell'apparente spreco, ovvero a quell'evidente diseguaglianza, il livello di povertà mondiale stia costantemente diminuendo.

Non ha risposto.
 
A dirti la verità Uriel l'ho abbandonato da un pezzo.
Ho letto questo articolo velocemente e superficialmente, e da quel poco che ho capito non mi è piaciuto per nulla.

Trovo che si mescolino confusamente mele con pere. Il sistema capitalista, basato su capitale e libertà, è un sistema economico, non certo politico.
Salvare una vita piuttosto che risparmiare soldi non è un problema economico: è un problema politico, e non sta al capitalismo risolverlo, o avere la responsabilità di farlo.

Riguardo le disuguaglianze nel mondo, per me non sono affatto un problema, anzi: sulla disuguaglianza si fonda il merito, la produttività, la volontà.
Se per ridurre la povertà nel mondo, ovvero migliorare lo stato delle classi più deboli, è necessario aumentare le disuguaglianze, che scegliamo? Lotta alle diseguaglianze o lotta alla povertà?

"Uno vale uno", "siamo tutti uguali", e amenità pseudoetiche di questo genere, non solo sono ipocritamente sbagliate: sono estremamente dannose.

Proprio l'altro giorno, in vacanza in Italia, parlavo a cena con una vecchia amica, che però non ha avuto nella vita il successo economico sperato.
Mi ha detto che trova immorale possedere uno yacht da x milioni di euro mentre c'è gente che nel mondo muore di fame (solito populismo italiota).

Le ho chiesto se lo riterrebbe ancora immorale nel caso in cui, ipoteticamente, potesse avere la certezza che proprio grazie a quei yacht, a quell'apparente spreco, ovvero a quell'evidente diseguaglianza, il livello di povertà mondiale stia costantemente diminuendo.

Non ha risposto.

tu dici
Se per ridurre la povertà nel mondo, ovvero migliorare lo stato delle classi più deboli, è necessario aumentare le disuguaglianze, che scegliamo? Lotta alle diseguaglianze o lotta alla povertà?

Peccato che aumentando le disuguaglianze aumenta pure la povertà..ma non solo !!!! peggiorano anche le perfomance del mercato stesso e della crescita,e meno mercato significa anche più pericolo per le democrazie

nb
ma a te che te frega c'hai la neo zelanda (che è una Frascati all'ingrande) che ti conforta come la svizzera per sency
 
Ultima modifica:
[...]

Trovo che si mescolino confusamente mele con pere. Il sistema capitalista, basato su capitale e libertà, è un sistema economico, non certo politico.
Salvare una vita piuttosto che risparmiare soldi non è un problema economico: è un problema politico, e non sta al capitalismo risolverlo, o avere la responsabilità di farlo.
[...]
Malgrado la mia ignoranza economica, su questo non ho dubbi :yes:.

Sono convinta che un sistema in concorrenza e competizione abbia la possibilità di tendere verso un 'ottimo', anche se i tempi di regimazione verso quest' 'ottimo' possono essere incompatibili con i tempi 'umani'.

E che sia la politica ad avere il compito di stabilire delle priorità per minimizzare eventuali effetti negativi del processo di 'regimazione' (non eliminazione delle disuguaglianze) e/o perseguire un'idea di società (lotta alla povertà va già più che bene), mi convince.

La mia perplessità riguarda il fatto che la politica sia da noi stessi (elettori) definita con l'orizzonte temporale limitato della nostra esistenza e, proprio per questo, sia scarsamente adeguata a stabilire priorità di tipo generale.

Mi rimane, da sempre, la curiosità di capire se possa esistere un 'sistema' migliore di quello che, semplificando, definisco (competizione+correttivi).

PGiulia ha scritto:
[...]
"Uno vale uno", "siamo tutti uguali", e amenità pseudoetiche di questo genere, non solo sono ipocritamente sbagliate: sono estremamente dannose.
[....]

Mai pensato :no:

[...]
ma non vale la pena cercarlo perché in numerosissime parti è decisamente superato (scriveva in un'epoca di inflazione e disoccupazione elevate).

Però sul potere delle tecnostrutture che in un certo senso hanno superato il capitalismo ortodosso ci può essere una attualità.

By

Grazie OK!
Magari lo cerco nella biblioteca di qualche 'vecchio' amico :yes:

Edit. trovato su Amazon :clap:
Amazon.fr - Tout savoir ou presque sur l'economie - John kenneth Galbraith, Nicole Salinger - Livres
 
Ultima modifica:
Malgrado la mia ignoranza economica, su questo non ho dubbi :yes:.

Sono convinta che un sistema in concorrenza e competizione abbia la possibilità di tendere verso un 'ottimo', anche se i tempi di regimazione verso quest' 'ottimo' possono essere incompatibili con i tempi 'umani'.

E che sia la politica ad avere il compito di stabilire delle priorità per minimizzare eventuali effetti negativi del processo di 'regimazione' (non eliminazione delle disuguaglianze) e/o perseguire un'idea di società (lotta alla povertà va già più che bene), mi convince.

La mia perplessità riguarda il fatto che la politica sia da noi stessi (elettori) definita con l'orizzonte temporale limitato della nostra esistenza e, proprio per questo, sia scarsamente adeguata a stabilire priorità di tipo generale.

Mi rimane, da sempre, la curiosità di capire se possa esistere un 'sistema' migliore di quello che, semplificando, definisco (competizione+correttivi).



Mai pensato :no:



Grazie OK!
Magari lo cerco nella biblioteca di qualche 'vecchio' amico :yes:

Edit. trovato su Amazon :clap:
Amazon.fr - Tout savoir ou presque sur l'economie - John kenneth Galbraith, Nicole Salinger - Livres


Mai approfittato di Libri Usati: Compro Vendo Libri - il mercatino del libro usato: compra e vendi testi usati? :D
 
Malgrado la mia ignoranza economica, su questo non ho dubbi :yes:.

Sono convinta che un sistema in concorrenza e competizione abbia la possibilità di tendere verso un 'ottimo', anche se i tempi di regimazione verso quest' 'ottimo' possono essere incompatibili con i tempi 'umani'.

E che sia la politica ad avere il compito di stabilire delle priorità per minimizzare eventuali effetti negativi del processo di 'regimazione' (non eliminazione delle disuguaglianze) e/o perseguire un'idea di società (lotta alla povertà va già più che bene), mi convince.

La mia perplessità riguarda il fatto che la politica sia da noi stessi (elettori) definita con l'orizzonte temporale limitato della nostra esistenza e, proprio per questo, sia scarsamente adeguata a stabilire priorità di tipo generale.

Mi rimane, da sempre, la curiosità di capire se possa esistere un 'sistema' migliore di quello che, semplificando, definisco (competizione+correttivi).



Mai pensato :no:



Grazie OK!
Magari lo cerco nella biblioteca di qualche 'vecchio' amico :yes:

Edit. trovato su Amazon :clap:
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Tu dici
Malgrado la mia ignoranza economica, su questo non ho dubbi
Sono convinta che un sistema in concorrenza e competizione abbia la possibilità di tendere verso un 'ottimo', anche se i tempi di regimazione verso quest' 'ottimo' possono essere incompatibili con i tempi 'umani'.



Purtroppo la lotta alla povertà,che significa riduzione delle disuguaglianze,ha il benefico effetto nei momenti di crisi in particolare ma anche in generale,di rilanciare o sostenere la domanda,in quanto le numerosi classi meno abbienti sono dotate di un elevata propensione al consumo.Inoltre la lotta alla povertà alias riduzione delle disuguaglianze migliora le condizioni di pari opportunità che sono un valido aiuto alla concorrenza e quindi all'economia di mercato.
L'attardarsi nella difesa ad oltranza delle disuguaglianze che si generano peraltro naturalmente nei meccanismi automatici dell'economia di mercato rende impotenti difronte alle crisi cicliche di sistema e peggiora proprio il c.d ascensore sociale che invece si vorrebbe tener vivo.
Non ne parliamo poi degli effetti negativi politici che si possono creare nel lungo periodo da un'attardarsi nella difesa ad oltranza delle disuguaglianze per la creazione di influenti oligarchie economiche che frenano i processi democratici condizionando politica.

Forse è meglio quando scrivi: competizione+correttivi[/B],difatti senza costanti correttivi in corsa la competizione svanisce e diventa dominio e sopruso con bassa crescita
____________________________________________________
La ricetta di Stiglitz: combattere le disuguaglianze per far ripartire la crescita
Pubblicato da keynesblog il 24 luglio 2012 in Economia, Welfare


L’uscita dell’ultimo lavoro di Joseph Stiglitz, “The Price of Inequality: How Today’s Divided Society Endangers Our Future” (il prezzo della disuguaglianza: come la società divisa di oggi mette in pericolo il nostro futuro), è importante per due fondamentali motivi. Perché l’economista Nobel denuncia l’insensatezza delle politiche di austerità in un periodo di depressione come quello attuale, e perché punta il dito sugli effetti negativi delle disuguaglianze dei redditi sulla crescita del Pil, mostrando come negli Stati Uniti quest’ultimo aspetto sia divenuto tanto patologico da far diventare il mito del “sogno americano” solo un pallido ricordo.


Stiglitz torna ad intervenire sull’argomento sulle colonne del Los Angeles Times puntando direttamente a chiarire che i problemi di sviluppo che le economie avanzate stanno oggi affrontando hanno una fondamentale radice: la debolezza della domanda aggregata. Ed è evidente che la porzione di reddito che viene spesa è più elevata nelle fasce più basse di reddito mentre diminuisce al crescere del reddito. La disuguaglianza nella distribuzione dei redditi – che è aumentata ovunque, ma in alcuni paesi di più che in altri – è pertanto diventata un problema strutturale dello sviluppo delle economie avanzate.
Per queste sue evidenti implicazioni il concetto, prosegue Stiglitz, dovrebbe risultare immediato anche per i sostenitori dell’”economia dell’offerta” (supply-side economics), che individuano nella bassa produttività un importante freno alla crescita. Allo stesso tempo è necessario considerare che l’aumento delle disuguaglianze tra i redditi non è solo il risultato dell’operare delle cosiddette forze del mercato, ma anche l’esito inevitabile di comportamenti imprenditoriali che hanno premiato la ricerca di una rendita piuttosto che l’investimento produttivo. Meno investimenti produttivi e maggiori disuguaglianze nei redditi hanno dunque minato profondamente le prospettive di crescita delle economie avanzate. Un combinato disposto assolutamente esplosivo: non solo risulta indebolita la domanda aggregata, ma tendono anche ad indebolirsi i presupposti per la costituzione di una base produttiva ad alto potenziale di crescita, nella quale siano incorporati nuovi saperi ed innovazione. In un contesto nel quale investire equivale ad andare alla ricerca della miglior posizione di rendita finanziaria, anche il sistema del credito risulta distorto venendo a mancare quella fondamentale attività di prestito alle imprese per la realizzazione di investimenti nel settore dei beni reali.
..........
 
Ultima modifica:
La mia perplessità riguarda il fatto che la politica sia da noi stessi (elettori) definita con l'orizzonte temporale limitato della nostra esistenza e, proprio per questo, sia scarsamente adeguata a stabilire priorità di tipo generale.

La politica in democrazia è definita dall'orizzonte temporale, culturale, e opportunistico, della nostra esistenza.
Al sud è da una vita che i voti (e quindi i figli) si vendono per un tozzo di pane (ma diamogli una moneta indipendente è tutto si risolverà! :D).

Mi rimane, da sempre, la curiosità di capire se possa esistere un 'sistema' migliore di quello che, semplificando, definisco (competizione+correttivi).

Esiste sicuramente. Come la partita perfetta di scacchi (sicuramente del bianco)! :D
 
C'è anche un seguito:

Ancora sulle priorita'

comunque mi sembra molto un giocare sulle parole:

se si parla del capitalismo in teoria può anche avere ragione, ma nella pratica la grande impresa spesso esce dall'ambito economico puro e semplice e concorre alla determinazione delle priorità. Senza andare lontano basta pensare all'ENI.

Dall'altra parte pensare alla politica che coglie le priorità della popolazione è di una ingenuità disarmante. Certo, un po' le deve intercettare, un po' le indirizza, un po' se ne catafo t te.... E poi magari quella che è una priorità per Paolo, non lo è per Gigi.....
 
C'è anche un seguito:

Ancora sulle priorita'

comunque mi sembra molto un giocare sulle parole:

se si parla del capitalismo in teoria può anche avere ragione, ma nella pratica la grande impresa spesso esce dall'ambito economico puro e semplice e concorre alla determinazione delle priorità. Senza andare lontano basta pensare all'ENI.

Dall'altra parte pensare alla politica che coglie le priorità della popolazione è di una ingenuità disarmante. Certo, un po' le deve intercettare, un po' le indirizza, un po' se ne catafo t te.... E poi magari quella che è una priorità per Paolo, non lo è per Gigi.....

tu dici
Dall'altra parte pensare alla politica che coglie le priorità della popolazione è di una ingenuità disarmante

e tu che non sei ingenuo che fai gliele lasci stabilire a un comitato di laureati, cioè quelli che hanno studiato secondo pg giulia .... ahahahahahah !!!!!!!

e poi preso da un momento di lucidità aggiungi:
Certo, un po' le deve intercettare, un po' le indirizza,

e io direi basta perchè se si va oltre lo stato si sostituirebbe difatto al mercato e al privato che in regime di concorrenza deve mettere in pista quanto commisssionato loro con le gare di appalto. Poi sulla base anche delle caratteristiche delle gare di appalto indette si riesce anche ad orientare la crescita privata successiva o di contorno.
E questo si chiama socializzazione degli investimenti, c'è anche una citazione di keynes che spiega meglio e che ho riportato varie volte su questo forum
_______________________________________________________________________

Keynes, Teoria generale, cap. 24.

… sembra improbabile che l’influenza della politica bancaria sul saggio di interesse sarà sufficiente da sé sola a determinare un ritmo ottimo di investimento. Ritengo perciò che una socializzazione di una certa ampiezza dell’investimento si dimostrerà l’unico mezzo per farci avvicinare alla piena occupazione [...] Ma oltre a questo non si vede nessun’altra necessità di un sistema di socialismo di stato che abbracci la maggior parte della vita economica della collettività. Non è importante che lo stato si assuma la proprietà degli strumenti di produzione. Se lo stato è in grado di determinare l’ammontare complessivo delle risorse destinate ad accrescere gli strumenti di produzione e il saggio base di remunerazione per coloro che le posseggono, esso avrà compiuto tutto quanto è necessario. Inoltre le necessarie misure di socializzazione possono essere applicate gradatamente e senza introdurre una soluzione di continuità nelle tradizioni generali della società.

… Mentre quindi l’allargamento delle funzioni di governo, richiesto dal compito di equilibrare l’una all’altro la propensione al consumo e l’incentivo ad investire, sarebbe sembrato ad un pubblicista del diciannovesimo secolo o ad un finanziere americano contemporaneo una orribile usurpazione ai danni dell’individualismo, io lo difendo, al contrario, sia come l’unico mezzo attuabile per evitare la distruzione completa delle forme economiche esistenti, sia come la condizione di un funzionamento soddisfacente dell’iniziativa individuale.
 
Ultima modifica:
Continuare a parlare di mercato quando quest'ultimo ha oramai preso le sembianze della religione non ha più senso.
Viene interpretato come un Dio di cui se ne ha timore, si intercede, se ne chiude la benevolenza e si offre a lui anche il primogenito.
Evidentemente ci accreditiamo una intelligenza che nei fatti non esiste.
Ci riteniamo una razza evoluta è usiamo gli stessi mezzucci camuffati che si usavano migliaia di anni fa per controllare le masse.
Prova ne è che nemmeno la storia recente ricordiamo.
Prova ne è che basterebbe un buon libro di storia economica per capire che quella attuale tanto neo non è.
 
Continuare a parlare di mercato quando quest'ultimo ha oramai preso le sembianze della religione non ha più senso.
Viene interpretato come un Dio di cui se ne ha timore, si intercede, se ne chiude la benevolenza e si offre a lui anche il primogenito.
Evidentemente ci accreditiamo una intelligenza che nei fatti non esiste.
Ci riteniamo una razza evoluta è usiamo gli stessi mezzucci camuffati che si usavano migliaia di anni fa per controllare le masse.
Prova ne è che nemmeno la storia recente ricordiamo.
Prova ne è che basterebbe un buon libro di storia economica per capire che quella attuale tanto neo non è.

Il mercato pomata non è nessun Dio,è solamente una metodologia molto efficace per consentire di stabilire cosa produrre e quanto produrre con il minimo costo
e la massima soddisfazione per i consumatori. Questo va praticato però grazie alla sistematica intercessione di uno Stato autorevole che aiuta i perdenti ristabilendo condizioni di pari opportunità per avere sempre la massima concorrenza e che riattiva la domanda quando essa dovesse recedere. Proprio quest'ultima tipologia di intervento pubblico consente anche un indirizzo alla crescita stessa secondo obiettivi di più lungo respiro che abbiano maggior cura dell'interesse generale e dell'ambiente.
Tutto il resto pomata sono chiacchiere e distintivo
 
Il mercato pomata non è nessun Dio,è solamente una metodologia molto efficace per consentire di stabilire cosa produrre e quanto produrre con il minimo costo
e la massima soddisfazione per i consumatori. Questo va praticato però grazie alla sistematica intercessione di uno Stato autorevole che aiuta i perdenti ristabilendo condizioni di pari opportunità per avere sempre la massima concorrenza e che riattiva la domanda quando essa dovesse recedere. Proprio quest'ultima tipologia di intervento pubblico consente anche un indirizzo alla crescita stessa secondo obiettivi di più lungo respiro che abbiano maggior cura dell'interesse generale e dell'ambiente.
Tutto il resto pomata sono chiacchiere e distintivo

Non hai bisogno di esporre oltre.
Ho capito che sei un ammiratore del Dio mercato, non ce nulla di male.
Sei estasiato dalla globalizzazione.
Basta che lo stato aiuti i perdenti a ristabilire le pari opportunità.
Poi è inevitabile, come il fulmine che ti pesca sotto la pianta.
 
Il mercato è una religione.
Ha sostituito la religione in occidente.
Come il Dio, che nella Bibbia viene indicato come singolo pur essendo più di uno, anche il mercato è uno pur essendo evidente che ci sono molti mercati e molto diversi.
Non credo che avrà vita lunghissima visti i miserabili fallimenti avuti ma, se la maggioranza si beve il Dio mercato che ci protegge o punisce per volere divino , direttamente scritto nelle tavole della legge di Goldman Sachs, portiamo pazienza.
Evidentemente tanto evoluti non siamo.
 
C'è anche un seguito:

Ancora sulle priorita'

comunque mi sembra molto un giocare sulle parole:

se si parla del capitalismo in teoria può anche avere ragione, ma nella pratica la grande impresa spesso esce dall'ambito economico puro e semplice e concorre alla determinazione delle priorità. Senza andare lontano basta pensare all'ENI.

Dall'altra parte pensare alla politica che coglie le priorità della popolazione è di una ingenuità disarmante. Certo, un po' le deve intercettare, un po' le indirizza, un po' se ne catafo t te.... E poi magari quella che è una priorità per Paolo, non lo è per Gigi.....

Letto. Anche se, da patita della sintesi, apprezzo sempre poco la verbosità dell'estensore che, sì, gioca un pò con parole e concetti :yes:

Ma il limite vero, effettivamente, è che la politica fatica a rappresentare priorità di largo respiro e di lungo periodo.
 
Letto. Anche se, da patita della sintesi, apprezzo sempre poco la verbosità dell'estensore che, sì, gioca un pò con parole e concetti :yes:

Ma il limite vero, effettivamente, è che la politica fatica a rappresentare priorità di largo respiro e di lungo periodo.

Gioca molto con parole e concetti.

Che la somma degli interessi economici dei singoli possa portare a equilibri inefficienti è cosa nota sin dai tempi di Hume.

Quanto alle priorità, non si capisce se la politica stabilisce o rappresenta le priorità della popolazione, e la differenza non è di poco conto. Ad es. la dinastia al potere in NKorea ha stabilito le priorità per la nazione, ma che queste siano anche le priorità sentite dalla popolazione è legittimo avere dei dubbi.

D'altra parte in società complesse come le nostre, in cui i bisogni primari sono in larghissima parte soddisfatti, è arduo stabilire quali siano le priorità percepite dalla popolazione, per il motivo molto semplice che gruppi diversi possono avere priorità diverse.

Tali priorità inoltre non sono necessariamente economiche, a meno di non dare dell'economia una definizione così vasta da perdere di significato. Banalmente ad es. i fenomeni indipendentisti (Catalogna, Scozia, Ulster, Sud Tirolo...) non li puoi ridurre a una questione di soldi (anche se il tema c'è).

Infine, dico io, se la gente posta su facebook anche a costo di schiantarsi con l'auto, è evidente che lì si è colta una priorità popolare e la si è soddisfatta.
 
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