Land art, arte ambientale, public art.

Certo, non si può sostenere che quanto fatto dai due artisti sopra menzionati rappresenti e infligga un danno colossale nei confronti della natura: gli interventi sono infatti, mediamente, di durata limitata e con una localizzazione ben precisa. Con tutto quanto vediamo oggi, non é questo ovviamente il problema.
Però il punto é che spesso le modalità in sé nn sono rispettose della natura al 100%; si tratta pur sempre di interventi umani, alcuni su larga scala e con materiali a volte non naturali o che non potrebbero (o dovrebbero) essere dispersi liberamente nella natura.
Poi comunque, di sicuro, negli ultimi anni la sensibilità su questi temi é cambiata e ad oggi é molto aumentata, anche se purtroppo di danni continuiamo a farne tanti, anzi paradossalmente forse più di prima visto che siamo in tantissimi a consumare e insozzare il pianeta...purtroppo :rolleyes:
 
Certo, non si può sostenere che quanto fatto dai due artisti sopra menzionati rappresenti e infligga un danno colossale nei confronti della natura: gli interventi sono infatti, mediamente, di durata limitata e con una localizzazione ben precisa. Con tutto quanto vediamo oggi, non é questo ovviamente il problema.
Però il punto é che spesso le modalità in sé nn sono rispettose della natura al 100%; si tratta pur sempre di interventi umani, alcuni su larga scala e con materiali a volte non naturali o che non potrebbero (o dovrebbero) essere dispersi liberamente nella natura.
Poi comunque, di sicuro, negli ultimi anni la sensibilità su questi temi é cambiata e ad oggi é molto aumentata, anche se purtroppo di danni continuiamo a farne tanti, anzi paradossalmente forse più di prima visto che siamo in tantissimi a consumare e insozzare il pianeta...purtroppo :rolleyes:

Volevo concludere così il mio intervento di prima ;) dicendo appunto che probabilmente oggi certe cose fatte negli anni 60-70 sarebbero più difficili da realizzare o comunque più attenzionate da parte dell'opinione pubblica, dagli addetti ai lavori, ecologisti ecc..
Il paesaggio resta comunque il soggetto e l'oggetto concreto dell'opera e ogni artista ci ha lavorato secondo la sua propensione creativa.
In Italia ad esempio Mauri ha realizzato un ponte in linea con la folosofia ambientalista. Chissà se Paj (mi pare sia della zona) o il pigro Artebrixia ;) possono fare un reportage, visto che è a Borgo San Giacomo :yes: :confused:
 
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Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, Trento

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Cattedrale Vegetale di Giuliano Mauri, Parco delle Orobie Bergamasche

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L’ultima Cattedrale Vegetale, considerata il testamento artistico di Mauri, è in fase di ultimazione a Lodi. Come le altre due crescerà, invecchierà, morirà e rinascerà seguendo il ciclo vitale dei materiali naturali che la compongono e sarà un punto d’incontro e di cultura che ispiri riflessioni sulla natura e il territorio.
«Mi piaceva immaginare di pormi in relazione con la vicenda naturale, senza recare offesa, senza cercare di prevaricarne il corso» . Giuliano Mauri.
 
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Volevo concludere così il mio intervento di prima ;) dicendo appunto che probabilmente oggi certe cose fatte negli anni 60-70 sarebbero più difficili da realizzare o comunque più attenzionate da parte dell'opinione pubblica, dagli addetti ai lavori, ecologisti ecc..
Il paesaggio resta comunque il soggetto e l'oggetto concreto dell'opera e ogni artista ci ha lavorato secondo la sua propensione creativa.
In Italia ad esempio Mauri ha realizzato un ponte in linea con la folosofia ambientalista. Chissà se Paj (mi pare sia della zona) o il pigro Artebrixia ;) possono fare un reportage, visto che è a Borgo San Giacomo :yes: :confused:

Zona di competenza di Artebrixia;)
 
Informo coloro che non ne conoscessero l'esistenza di una realtà di Land Art significativa e meritevole di una visita:

Arte Sella - vicino a Borgo Valsugana (Trento)

Vi passo il link:

Arte Sella / Il percorso ArteNatura
 
Wheatfield, 1982

Agnen Dones allestì un campo di grano di quasi 8000 metri quadri laddove si era creato spazio edificabile (scaricando nel fiume Hudson il materiale di scavo del World Trade Center) nell’estremità meridionale di Manhattan. La superfice presentava rifiuti urbani e rottami che vennero rimossi per far posto alla terra fertile che venne coltivata con cura. Fu però impossibile destinarla ad usi alimentari per via della contaminazione del suolo.
 

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Wheatfield, 1982

La Dones, coinvolgendo la popolazione nella coltivazione del campo di grano, andò con Wheatfield contro il sistema con sfrontatezza, occupando un terreno di grande valore posto nelle vicinanze delle contrattazioni di Wall Street, e realizzò un meraviglioso simbolo che rappresentava il cibo, l’energia, gli affari, il commercio e l’economia mondiale. Le reazioni all’opera furono le più disparate, anche perché in quel periodo c’era l’embargo dei cereali all’URSS e gli USA attraversavano una crisi nella vendita dei cereali che non si vedeva dagli anni 30.
 

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Wheatfield, Expo 2015

Una cosa è certa, il grande paradosso ricercato dall’artista è sempre attuale.
 

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