Mediobanca... soddisfazioni in vista?

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MEDIOBANCA: CHEBANCA! CAMBIA NOME, SARA' MEDIOBANCA PREMIER​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 24 mag - Il nuovo Piano di Mediobanca al 2026 prevede 'il completamento del riposizionamento di CheBanca! con conseguente rebranding in Mediobanca Premier'. Il cambio di nome, secondo quanto emerge dalle slide di presentazione del piano, avverra' da gennaio 2024 con 'l'adozione del modello di Private & Investment Banking'.
Ppa-
(RADIOCOR) 24-05-23 10:49:36
 
Nagel (Mediobanca): siamo pronti al confronto con i soci sulla lista del cda
Alberto Nagel

Nagel (Mediobanca): siamo pronti al confronto con i soci sulla lista del cda​

di Luca Gualtieri

A breve partirà l’attività di engagement con gli azionisti. Il banchiere spiega alla comunità finanziaria la nuova strategia triennale. In borsa il titolo guadagna l’1,4% a 10,31 euro | IL VIDEO | Mediobanca, nel nuovo piano 3,7 miliardi ai soci. Gli analisti: un titolo che rende il 14%.


«Mediobanca fra tre anni dovrà essere identificata di più come una banca che fa wealth management rispetto ad oggi, senza distogliere l’attenzione dagli altri business». Questo per il ceo di Mediobanca Alberto Nagel è il fulcro del piano industriale triennale, presentato mercoledì 24 maggio alla comunità finanziaria.

Il wealth management inoltre lavorerà sempre più in contatto con il mondo corporate & investment banking, che si concentrerà sempre di più su business a basso assorbimento di capitale. L’obiettivo per piazzetta Cuccia sarà crescere più del mercato in ogni scenario congiunturale: «Sarà un piano in continuità ma con elementi di novità in più che lo collocano molto bene nello scenario europeo», ha puntualizzato Nagel.

I numeri del piano

La strategia presentata oggi da Mediobanca prevede ricavi per 3,8 miliardi nel giugno 2026 (+6% medio annuo), con un utile per azione in aumento a 1,8 euro da 1,15 euro (+15% medio annuo). La remunerazione complessiva ai soci salirà del 70% rispetto al quadriennio precedente a 3,7 miliardi.

Battuti i target

«I target del piano 2019-23 sono stati battuti nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina», ha ricordato il banchiere, aggiungendo «Il total shareholder return è stato più alto rispetto al sistema, nonostante le perplessità che il mercato ci aveva manifestato alla presentazione del piano in scadenza».

Il ruolo di Generali

«Tutte le grandi banche europee oggi hanno un business assicurativo che consente di decorrelare i ricavi dal ciclo economico», ha spiegato Nagel ricordando che «anche il regolatore ha compreso l’importanza di questa strategia». E ancora: «Guardiamo alla partecipazione in Generali in base all’impatto sul nostro conto economico e stato patrimoniale. Avere una partecipazione decorrelata dall'andamento dell'investment banking è una scelta di prudenza. Ovviamente non possiamo essere disinteressati a quello che succede a una grande azienda italiane e siamo disposti a esaminare tutte le opzioni». Il peso della quota Generali sui profitti consolidati dovrebbe comunque calare nell’arco del piano, per il crescente contributo delle altre componenti di business.

Il dialogo con i soci

«Se questo piano sarà di soddisfazione per i nostri azionisti starà agli azionisti dirlo», ha spiegato Nagel. «Promuoviamo engagement con tutti e cerchiamo di produrre una proposta industriale. Abbiamo monitorato quali sono le aspettative dei soci prima del piano. Poi abbiamo fatto il piano tenendo conto di questi input. Da domani inizieremo l'engagement sul piano appena presentato», ha concluso il banchiere.

Il lavoro sulla lista

Nagel ha confermata per la metà di settembre la presentazione della lista del cda in vista dell’assemblea del 28 ottobre. Quanto al coinvolgimento dei soci nella stesura delle candidature, il banchiere ha confermato che ci sarà un lavoro di engagement pur senza entrare in dettagli sui dialoghi con i singoli investitori. «Se qualcuno ci contatta lo stiamo ad ascoltare», ha concluso Nagel.

Orario di pubblicazione: 24/05/2023 15:03
Ultimo aggiornamento: 24/05/2023 17:23
 
Sinceramente mib -2% circa Mediobanca+2% circa, ed avere una montagna di mediobanca sia da cassetto che da speculazione. Che goduria!!!!!!! Scusate ma quando ce vo ce vo!
 
buon di',bella accelerazione sulle notizie x mb,io chiuso metà posizione poco sopra i ,50,ora aspetto o chiusura gap x ricomperare oppure area 11 x liquidare completamente
 
.. di ieri (per gli investitori) ...

Mediobanca: Nagel, remunerazione azionisti aumentera' perche' genereremo piu' capitale (Class Cnbc)​

MILANO (MF-NW)--La remunerazione degli azionisti aumentera' "perche' nel nuovo piano la banca generera' piu' capitale. Lo generava anche prima", ma da ora in avanti il passo potrebbe accelerare perche' "il grande cambiamento (del nuovo piano, ndr) e' la gestione del capitale". Cosi' in un'intervista a Class Cnbc l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, ha risposto alla domanda se i 3,7 miliardi di euro previsti per la remunerazione degli azionisti fossero una mossa difensiva. "Ci siamo posti l'obiettivo di essere piu' efficienti possibili nell'allocare il capitale nei diversi business. In sostanza generando piu' capitale di prima, grazie anche a una maggiore redditivita', ed essendo piu' efficienti ad allocarlo abbiamo piu' risorse disponibili per la distribuzione" agli azionisti, ha spiegato. Non sarebbe dunque intaccato il buffer di 100 bps che i vertici di Piazzetta Cuccia hanno deciso di lasciare per potenziali M&A. bem (fine) MF NEWSWIRES (redazione@mfnewswires.it)

24/05/2023 18:51
 
Allora è qui che bisogna mettere un pò di grana?
 
Vedi po' tu... Oggi sul quotidiano:


Mediobanca, il piano industriale al vaglio di Milleri (Delfin) e Caltagirone. Che aspettano Nagel al varco del rinnovo del board
Alberto Nagel

Mediobanca, il piano industriale al vaglio di Milleri (Delfin) e Caltagirone. Che aspettano Nagel al varco del rinnovo del board​

di Manuel Follis e Fabrizio Massaro

Il nuovo piano industriale al 2026 di Mediobanca sarà passato al setaccio da Delfin e Caltagirone a partire dal wealth management. Sembra ormai archiviata la fase che aveva portato al duro scontro su Generali. Tra gli scenari possibili spunta quello di una grande intesa, a cominciare dalla lista per il rinnovo del board della banca. Ma il faro è ancora puntato sulla governance di Generali​


Come azionisti, gli eredi di Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone dovrebbero essere ben contenti degli impegni presi dal ceo di Mediobanca, Alberto Nagel con il mercato: 3,7 miliardi di remunerazione complessiva nei prossimi tre anni tra dividendi e buyback come cardine del piano industriale presentato mercoledì 24 maggio.

Per la holding Delfin, la cassaforte del fondatore di Luxottica che di Mediobanca ha il 19,9%, equivale a 740 milioni di euro, che si sommano ai circa 400 milioni già incassati da quando Del Vecchio nell’autunno 2019 è entrato nel capitale della banca, per poi scalarla fino alla quota attuale.

Analogamente ha fatto l’imprenditore romano, che dal 5% è passato silenziosamente a un soffio dal 10%. Per lui la promessa è di 370 milioni di cedole in tre anni. Quanto basta per continuare a comprare, di fatto gratis, altre azioni della banca se volessero rafforzare ancora la presa sull’istituto. Vigilanza Bce e norme Consob sulle opa permettendo.

Archiviata la partita del cda Generali

Ma perché dovrebbero continuare a comprare? Fino a qualche mese fa i rapporti di Del Vecchio e Caltagirone con Nagel non sono stati idilliaci, per usare un eufemismo. Saranno in grado questa volta di raggiungere un accordo sulla strategia futura della banca? E soprattutto, troveranno una linea condivisa sul rinnovo del board di Piazzetta Cuccia che scade a ottobre?

Per capire perché non è scontato che i primi due azionisti siano convergenti con le scelte dell’amministratore delegato della «loro» banca, è necessario fare un passo indietro: quantomeno a un anno e mezzo fa, quando tra Roma, Milano e Trieste si è combattuta a colpi di voti e di norme del Tuf la battaglia per il board di Generali. Della compagnia assicurativa Mediobancaha il 13% ma soci importanti sono anche Caltagirone, arrivato vicino al 10% (ora a circa il 7%), e la holding dei Del Vecchio con circa il 6%.

Caltagirone allora contrastò in tutti i modi la lista proposta dal cda uscente che ricandidava il ceo Philippe Donnet, sostenuta invece da Mediobanca. Ma nonostante il sostegno di Del Vecchio e dei Benetton, si è dovuto accontentare dei tre posti riservati alle minoranze.

Ora, il prossimo ottobre si vota per il nuovo consiglio di Mediobanca, anche qui con la lista del cda. Tre anni fa Del Vecchio non la votò, preferendo appoggiare quella di Assogestioni. Ma allora aveva una quota più ridotta e Caltagirone non era così forte nella banca. Questa volta lo scenario appare diverso.

I tre possibili scenari

Ci sono tre evoluzioni possibili di questo quadro. Il primo è quello in cui il consiglio uscente si accorda con i grandi soci per una lista condivisa. È uno scenario che non dispiacerebbe a Del Vecchio e a Caltagirone, come riferiscono a Milano Finanza più fonti a conoscenza del dossier. Si eviterebbero i contrasti di un anno fa, che di recente hanno spinto il governo Meloni a inizio maggio dapprima ad approvare in consiglio dei ministri per decreto una norma proprio sulle liste del cda, per poi ritirarla senza spiegazioni prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Stavolta segnali di apertura alla trattativa si intercettano sui vari fronti. «Nel preparare questo piano abbiamo fatto una sintesi anche di quanto è emerso dal confronto con gli azionisti, trovando una risposta nel miglior interesse di tutti», ha detto Nagel ai microfoni di Class Cnbc. «Dopo la presentazione faremo un engagement specifico con tutti gli azionisti sul piano», ha aggiunto. A cominciare proprio da Caltagirone e Delfin, con i quali i contatti sono stati in realtà ristabiliti da qualche tempo.
Sotto questo aspetto, lo scontro dell’anno scorso per Generali sembra un capitolo archiviato. Ma non per tutti.

Il confronto con i grandi soci
Caltagirone e Francesco Milleri, già braccio destro di Del Vecchio, ora numero uno di Delfin e collante degli otto eredi del patron di EssilorLuxottica, sono pronti a sedersi al tavolo con Nagel. Ma porranno condizioni sulla crescita del gruppo bancario e sulla strategia del colosso assicurativo, in quest’ultimo caso con un obiettivo ben preciso: cacciare Donnet. Bisognerà vedere se stavolta riusciranno a spuntarla. Il ceo francese (ma di recente nazionalità italiana) ha ancora due anni di mandato ma - se questi scenari si avverassero - non è detto che arrivi alla scadenza naturale.

Le strade parallele di Caltagirone e Delfin
Su questi aspetti le strade di Caltagirone e Del Vecchio sono separate ma parallele: il primo, più interessato alla compagnia; il secondo, più interessato alla banca. Il giudizio di Milleri sul piano triennale di Nagel sarà decisivo. Il banker si ricandida alla guida della banca, di cui è al vertice dal 2003 prima come dg e dal 2008 come ceo, forte anche della buona accoglienza di mercato (il titolo ha sovraperformato del 10% il listino) e analisti: «Strategia potente e credibile», la loda Barclays; «Metamorfosi completata, ora si vola», titola Citi il suo report.
«Leggeremo il piano, lo faremo analizzare: se ce li chiederanno daremo dei suggerimenti», si è limitato a dire Milleri prima della presentazione della strategia. «Siamo solo degli azionisti di lungo periodo e anche contenti: il titolo sta andando abbastanza bene, poi se cresce un po' di più siamo ancora più contenti».
Ora che il piano di Nagel è arrivato, il fronte tace ma l’impressione è che venga considerato come difensivo e proteso a dare soddisfazione agli azionisti solo aumentando il payout dall’80% a quasi il 100%, per ridurre il divario di total return per esempio con colossi come Intesa Sanpaolo o Unicredit, che per di più in vent’anni si sono trasformati grazie alle acquisizioni. Che invece - è il sottotesto - Mediobanca non ha fatto.

La rincorsa nel wealth menagement
Un altro punto sotto osservazione da parte di entrambi i soci è il focus sul wealth management, che Nagel ha posto al centro della strategia al 2026. La raccolta dovrebbe crescere organicamente di 10 miliardi l’anno fino a 85 miliardi, a meno che non arrivi l’occasione di una grande acquisizione, per la quale Mediobanca potrebbe anche sacrificare la redditizia quota in Generali. Tuttavia non sarà facile. Oggi in Italia il mercato è dominato da big come Banca Generali, Fineco e Mediolanum, poi ci sono i concorrenti esteri e le boutique più piccole. Insomma la piazza dell’asset gathering è molto affollata e la concorrenza accesa, e per questo Nagel vuole accelerare nella raccolta esponendo al pubblico per la prima volta il brand «Mediobanca Premier» al posto di «CheBanca!». E punta a reclutare 300 promotori sul territorio. Ma a quale prezzo?
Una grande acquisizione, poi, è resa difficile dalle alte valutazioni di mercato, di ameno 2 volte il patrimonio netto. Insomma, è la chiave di lettura raccolta presso i critici della linea del ceo, Mediobanca è in ritardo sul ricco mercato del risparmio. Senza considerare che il piano non approfondirebbe l’aspetto dell’asset management: le acquisizioni di Cairn (ora ribattezzata Polus) e Gam appaiono come orfane, non inserite in una strategia più ampia. Anche su questi aspetti Delfin si confronterà con Nagel.

I dubbi sulla strategia
In generale, l’impianto di Mediobanca «One brand one culture», dal nome del piano industriale, non convincerebbe appieno Milleri, al quale appare invece piuttosto in continuità con l’attuale assetto della banca, una realtà che tiene assieme business diversi come risparmio gestito, investment banking, holding di partecipazioni e credito al consumo di Compass, con cui realizza il 40% degli utili.
I soci potrebbero quindi voler ridisegnare con Nagel una strategia ancora più definita per la banca, per esempio anche mettendo eventualmente sul mercato il credito al consumo per acquisire munizioni per crescere massicciamente nel wealth management.

La spinta di Nagel
C’è da dire che Nagel ha tracciato la rotta dal punto di vista industriale puntando proprio sul wealth management ma anche sull’investment banking con la crescita su transizione energetica e midcap all’estero grazie anche alla neoacquisita Arna Partners, le operazioni in qualità di specialist dei Btp o di swap dealer, la creazione di una piattaforma di certificati. C’è poi l’operatività nel credito al consumo, dove Compass è entrata nel segmento tecnologico del buy-now-pay-later.

La partita del nuovo board
Intanto c’è la partita del rinnovo dei vertici, da eleggere all’assemblea di fine ottobre: «Sul board, vedremo se ci chiederanno qualcosa o meno - ha detto ancora Milleri -. Noi siamo interessati che il nostro investimento cresca e continui a essere “profitable”. A queste due condizioni manteniamo la nostra posizione».
Se non si arrivasse all’accordo, ci sono altri due scenari possibili. Il primo, quello estremo di una nuova proxy fight come in Generali, viene dato per improbabile. Il secondo, invece praticamente certo, è invece che Del Vecchio entrerà in ogni caso nel consiglio di Mediobanca. Se non attraverso la lista di maggioranza - per la quale potrebbero esserci vincoli imposti dalla Bce, che ha autorizzato Delfin a salire al 20% ma solo come investitore finanziario - sicuramente con una lista di minoranza.
In quest’ultimo caso Delfin prenderebbe tre posti su 15 e Caltagirone potrebbe concorrere per il collegio sindacale. Un’opposizione interna avrebbe l’effetto di frenare l’attività del board, mentre dall’esterno il 30% dei due soci equivale a un diritto di veto nelle assemblee straordinarie.
Bisognerà quindi che una quadra venga trovata, dicono in molti. E un ruolo da pontiere potrebbe giocarlo Fabrizio Palenzona, neopresidente della Fondazione Crt e uomo dalle mille relazioni nella finanza italiana.
Se a Caltagirone Nagel può offrire una nuova governance in Generali, a Delfin dovrebbe mettere sul piatto un’operazione che cambi davvero il volto della banca. Quale sia la sua visione industriale, Milleri l’ha ricordato alla recente assemblea di EssilorLuxottica: «In cinque anni con la fusione i ricavi sono cresciuti del 51%, il monte dividendi del 55% a 1,4 miliardi e i dipendenti nel mondo del 36% a 190 mila. E la capitalizzazione di Borsa è attorno agli 80 miliardi, salita da 74%». La nuova serie sul futuro di Mediobanca è appena cominciata; la prossima puntata va in onda il 28 ottobre.

Milano Finanza - Numero 103 pag. 17 del 27/05/2023
 
buon di' e buon inizio settimana,vediamo se oggi si ricomincia il cammino verso area 11
 
Buongiorno a tutti. Ho acquistato qualcosa con la chiara intenzione di incrementare di volta in volta nel caso in cui le circostanze dovessero confermare i target societari.
 
buon di' futures in rosso,forse ci avviamo a chiudere gap,in tal caso riacquisterò i pz dati a 10,5,importante non perdere poi area 9,9
 
buon di' grandissima forza di mb che nonostante indice perde i 26200 tiene area 10,2 mi sa che il gap non verrà chiuso e piu probabilmente si andrà area 11
 
Buongiorno a tutti. Ho acquistato qualcosa con la chiara intenzione di incrementare di volta in volta nel caso in cui le circostanze dovessero confermare i target societari.
buongiorno, quali sono i taget societari e come vediamo se/quando le circostanze li confermino ?
e se sono noti non sono gia' scontati nei prezzi attuali ?
 
buongiorno, quali sono i taget societari e come vediamo se/quando le circostanze li confermino ?
e se sono noti non sono gia' scontati nei prezzi attuali ?
remunerazione del capitale al 7,7% netto nei prox tre anni (al prezzo odierno), senza contare il buyback di 1mlrd, se questo è scontato nei prezzi attuali dovete valutarlo da soli, personalmente le ho chiuse in un cassetto
 
remunerazione del capitale al 7,7% netto nei prox tre anni (al prezzo odierno), senza contare il buyback di 1mlrd, se questo è scontato nei prezzi attuali dovete valutarlo da soli, personalmente le ho chiuse in un cassetto
Per i motivi che citi, da qualche giorno sto switchando su Mediobanca e su un altra società la quasi totalità di un recente (sofferto) disinvestimento.
 
ok, sembrano numeri interessanti
grazie
 
https://www.milanofinanza.it/news/m...stagioni-secondo-jefferies-202306011300179646
Mediobanca, ecco perché è il titolo giusto per tutte le stagioni secondo Jefferies


Mediobanca, ecco perché è il titolo giusto per tutte le stagioni secondo Jefferies​

di Francesca Gerosa

Jefferies alza il rating a buy e spiega perché Mediobanca può sovraperformare i competitor anche in un contesto di tassi più bassi e recessione. Ecco quanto può valere nello scenario migliore​


Jefferies apprezza il nuovo focus di Mediobanca sull'attività a minor assorbimento di capitale (wealth management) e la riduzione dell'allocazione di capitale su Corporate & Investment Banking (CIB) e Consumer Finance. Tanto che alzato il rating sull’azione (+3,64% a 10,67 euro oggi, 1° giugno, in borsa) da hold a buy e il target price da 10,60 a 12,40 euro.

Jefferies vede il rendimento del dividendo sfiorare il 9%


La regolamentazione consentirà l'efficienza degli asset ponderati per il rischio (Rwa), sostenendo una politica di distribuzione generosa con un oltre il 30% della capitalizzazione del mercato restituito agli azionisti nel periodo 2024-2026. Jefferies stima un dividendo a valere sul bilancio 2024 di 0,87 euro per azione con uno yield dell’8,4%, oltre la stima del consenso a 0,86 euro; dividendo visto salire a 0,92 euro a valere sul bilancio 2025, yield dell’8,9% (0,89 euro la stima del consenso). La minor sensibilità ai tassi di Mediobanca, si legge nella nota di Jefferies raccolta da milanofinanza.it, può diventare un punto di forza relativo, dato che il mercato guarda oltre il picco del margine di interesse. Mediobanca tratta a un multiplo prezzo/net asset value tangibile di 0,9 volte e offre un Rote (rendimento del patrimonio netto tangibile) al 2026 del 12%.

Mediobanca può sovraperformare i competitor anche in un contesto di tassi più bassi


«Riteniamo che Mediobanca possa sovraperformare i suoi competitor sia in uno scenario più stabile sia in uno scenario di tassi più bassi», continua Jefferies, sottolineano che Mediobanca è il titolo giusto per tutte le stagioni in un contesto incerto. «Se l'economia dovesse rallentare, la natura diversificata della sua attività garantisce una certa resilienza, mentre il piano di buy back (riacquisto di azioni proprie, ndr) offre un sostegno al titolo», prosegue Jefferies che si concentra su quattro aree.

Focus sulla riduzione degli Rwa


In primo luogo, il calo degli asset ponderati per il rischio nella divisione CIB è un elemento molto positivo. L'elevata densità di Rwa in CIB ha depresso il RoRWA (ritorno sugli asset ponderati per il rischio) della divisione e il benchmarking con i competitor ha evidenziato la dipendenza di Piazzetta Cuccia da attività ad alta densità di capitale. Un cambiamento nell'approccio verso attività a più basso Rwa, già in atto grazie all'acquisizione di Arma Partners, e un grande aiuto da Basilea 4 nel 2025 porteranno a una riduzione degli Rwa senza impatti sui volumi del business. Questo sosterrà i coefficienti patrimoniali, consentendo una generosa politica di distribuzione agli azionisti che permette alla banca di restituire oltre il 30% del capitale tra gli esercizi 2024 e 2026.

In secondo luogo, la maggior attenzione al Wealth Management favorisce una crescita dei risultati di bilancio a un basso rischio. Ci sono alcuni elementi che potrebbero aiutare; per esempio, il consolidamento di Credit Suisse e Ubs in Italia può favorire un aumento della raccolta nel breve termine. Nel piano precedente, la banca ha raggiunto gli obiettivi a livello di ricavi nel Wealth Management, grazie a una miglior marginalità, cosa che potrebbe tornare utile anche questa volta. «Vediamo commissioni in crescita in media del 7% all'anno e abbiamo stime al di sopra di quelle del consenso del 7%/9% per quanto riguarda i ricavi da commissioni del gruppo nel biennio 2024-2026», precisa Jefferies.

Sensibilità limitata al margine di interesse


In terzo luogo, la sensibilità limitata al margine di interesse è una buona caratteristica in un contesto di picco dei tassi. Grazie alla struttura dei finanziamenti, Mediobanca ha un saldo relativamente più basso di depositi della clientela ed è meno sensibile ai tassi rispetto ad altre banche italiane medie e piccole. «Sebbene questo aspetto sia stato considerato negativo negli ultimi trimestri, in quanto l'aumento dei tassi è stato il principale fattore di aumento degli utili per azione, in un contesto di tassi bassi/appiattiti, riteniamo che Mediobanca possa sovraperformare i suoi concorrenti», prospetta Jefferies.

Quarto, l’esposizione ai prestiti al consumo potrebbe essere un rischio, ma le sovrapposizioni e la tenuta del tasso di disoccupazione sono rassicuranti. Se la congiuntura macro iniziasse a rallentare, Mediobanca ne risentirebbe soprattutto tramite il business consumer. «Abbiamo analizzato la sensibilità del nostro nuovo prezzo obiettivo, pari a 12,40 euro, in caso di aumento del costo del rischio nel business consumer e sottolineiamo che la banca ha oltre 200 milioni di euro di overlay in questa divisione, che si traducono in circa 140 pb di costo del capitale. Questo cuscinetto può proteggere il conto economico», stima Jefferies, «in caso di aumento del tasso di disoccupazione, anche se gli indicatori su questo fronte rimangono resilienti». In Italia il tasso di disoccupazione italiano ad aprile è sceso al 7,8% (dato pubblicato dall’Istat il 1° giugno).

Nello scenario migliore Mediobanca vale 14,60 euro


Dunque, se nello scenario base Jefferies ha assunto un target price pari a 12,40 euro per il titolo Mediobanca, un cost/income al 2025 del 46% e un Rote del 12%, nello scenario migliore il target price sale a 14,60 euro, il cost/income scende al 41% e il Rote si porta al 15%.

Orario di pubblicazione: 01/06/2023 11:55
Ultimo aggiornamento: 01/06/2023 13:01
 
buon di' nuovi max x mb xhe si avvia a prendere area 11,li valuterò di chiudere tutta posizione
 
buon di' e buon inizio settimana,vediamo se oggi dopo bella candela di ven avremo la forza di andare al tp dei 11
 
Oggi ulteriore incremento a 10,66
 
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