Milano (città) - Osservatorio mercato immobiliare - Parte XIII

Stato
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Quello che dicevo, o manca la cultura o manca proprio la materia prima.
 
perche' il dottorato in italia e' inutile. in pratica butti 3 o 4 anni della tua vita nella speranza di essere quell'1 su 10 che puo' proseguire la carriera universitaria.

Gli altri 9 che provano ad entrare in azienda vedono che il loro titolo e' addirittura un downgrade. L'azienda tra un neolaureato e un PHD scegliera' sempre il neolaureato (+ giovane, meno pretese e da formare allo stesso modo del PHD)
Il dottorato è una specializzazione, se c'è domanda per la tua disciplina hai un plus, altrimenti il valore aggiunto è basso.

Ovvero:
* laurea triennale matimatica: focus degli studi su tutti i campi della matematica fondamenti, matematica teorica e matematica applicati;
* laurea magistrale: focus degli studi in uno dei campi della matematica: es. matematica statistica;
* dottorato: focus su un argomento di uno dei campi della matematica: es. statistica bayesiana.

Il premio che può comandare un dottorato dipende molto da quanto l'argomento affrontato è importante per l'azienda in cui opero.

Questo non è differente dal mondo del lavoro. Se lavoro quattro anni come programmatore informatico, poi avrò difficolta ad essere assunto come demand planner. Infatti, l'esperienza accumulata durante l'attività lavorativa è in minima parte trasferibile al nuovo lavoro.
Allora stesso modo, un PhD che si candida per una posizione esterna al suo argomento di studi avrà un limitato vantaggio rispetto ad un laureato magistrale.
 
Il dottorato è una specializzazione, se c'è domanda per la tua disciplina hai un plus, altrimenti il valore aggiunto è basso.

Ovvero:
* laurea triennale matimatica: focus degli studi su tutti i campi della matematica fondamenti, matematica teorica e matematica applicati;
* laurea magistrale: focus degli studi in uno dei campi della matematica: es. matematica statistica;
* dottorato: focus su un argomento di uno dei campi della matematica: es. statistica bayesiana.

Il premio che può comandare un dottorato dipende molto da quanto l'argomento affrontato è importante per l'azienda in cui opero.

Questo non è differente dal mondo del lavoro. Se lavoro quattro anni come programmatore informatico, poi avrò difficolta ad essere assunto come demand planner. Infatti, l'esperienza accumulata durante l'attività lavorativa è in minima parte trasferibile al nuovo lavoro.
Allora stesso modo, un PhD che si candida per una posizione esterna al suo argomento di studi avrà un limitato vantaggio rispetto ad un laureato magistrale.
In Italia il dottorato spesso è inteso come primo passo della carriera accademica.

Economicamente è un sacrificio che si giustifica solo nel senso di avvicinarsi alla cattedra.

Per il resto è sacrosanto quello che hanno scritto sopra... il mondo del lavoro ti chiede 1/10 - se va bene - di quello che hai imparato. La ricerca vera da noi è pochissima.

Aik
 
In Italia il dottorato spesso è inteso come primo passo della carriera accademica.

Economicamente è un sacrificio che si giustifica solo nel senso di avvicinarsi alla cattedra.

Per il resto è sacrosanto quello che hanno scritto sopra... il mondo del lavoro ti chiede 1/10 - se va bene - di quello che hai imparato. La ricerca vera da noi è pochissima.

Aik
Cosa si intende per "ricerca vera" e chi fa questa "ricerca vera"?
 
Cosa si intende per "ricerca vera" e chi fa questa "ricerca vera"?

ogni settore scientifico è un contesto diverso. Nell'informatica in questo momento la ricerca vera la fanno nelle big tech. Hanno dipartimenti di ricerca molto più potenti di qualsiasi dipartimento universitario, incluse le ricchissime università americane.
 
Cosa si intende per "ricerca vera" e chi fa questa "ricerca vera"?
Forse mi sono espresso male, ma intendevo dire ricerca con ricadute importanti in ambiente industriale. Ad esempio Pirelli o Brembo fanno ricerca applicata, con investimenti ingenti... o anche le aziende biomedicali del distretto di Mirandola.
La pmi veneta o l'azienda artigiana delle Marche non "useranno" mai un phd, per il loro orizzonte di business non serve. E visto che il tessuto industriale italiano è fatto al 95% da pmi, un phd che esce e cerca lavoro in Italia non troverà (quasi) nulla all'altezza della ricerca accademica che ha fatto.

Aik
 
Ultima modifica:
Stanno iniziando a calarsi le braghe. Poco a poco.

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La colonna in salotto fa molto Casamonica
 
Il dottorato è una specializzazione, se c'è domanda per la tua disciplina hai un plus, altrimenti il valore aggiunto è basso.

Ovvero:
* laurea triennale matimatica: focus degli studi su tutti i campi della matematica fondamenti, matematica teorica e matematica applicati;
* laurea magistrale: focus degli studi in uno dei campi della matematica: es. matematica statistica;
* dottorato: focus su un argomento di uno dei campi della matematica: es. statistica bayesiana.

Il premio che può comandare un dottorato dipende molto da quanto l'argomento affrontato è importante per l'azienda in cui opero.

Questo non è differente dal mondo del lavoro. Se lavoro quattro anni come programmatore informatico, poi avrò difficolta ad essere assunto come demand planner. Infatti, l'esperienza accumulata durante l'attività lavorativa è in minima parte trasferibile al nuovo lavoro.
Allora stesso modo, un PhD che si candida per una posizione esterna al suo argomento di studi avrà un limitato vantaggio rispetto ad un laureato magistrale.

Mi permetto, non è solo così.
L'Accademia è accademia, vive delle sue dinamiche e il PhD rappresenta uno step di quel tipo di carriera. Chiaramente uno sviluppa la propria ricerca focalizzata su un determinato progetto.
Quando si parla del lavoro c'è la possibilità che il tale progetto sia di immediato interesse per tale industria la quale voglia sostanzialmente portarsi in casa la progettualità e svilupparla ulteriormente. Possibilità però che rimane mediamente minima: il mondo è estremamente vario e trovare la corrispondenza tra lo specifico progetto di ricerca è molto difficile, infatti spesso (più all'estero che in Italia) avviene la creazione di spin-off che cercano di portare al mondo produttivo il risultato della ricerca universitaria.

Tuttavia il PhD ha importanti risvolti formativi: in teoria forma persone in grado di portare avanti in autonomia progetti di ricerca, coordinando eventuali attività da fare (tempi e eventuali lavori di tecnici), comunicando fasi e risultati in differenti sedi (interne, convegni, fiere), pubblicando su riviste di settore, gestendo almeno a spanne un budget, ecc.
Ciò significa che un PhD può essere inserito in un contesto che dovrà essere vicino, ma non per forza immediatamente corrispondente alla tesi di dottorato. Certo, necessita pure che l'azienda si fidi della persona dandole di fatto da subito (o quasi) una certa autonomia gestionale, altrimenti risulta poco utile.
Le aziende sono però, per struttura, risorse o logiche organizzative, mediamente restie a lanciarsi in quest'approccio.


Il mondo del lavoro a mio avviso rappresenta analoghe dinamiche con persone che cambiano spesso impiego facendo lavori anche abbastanza differenti da quelli di provenienza, per i più svariati motivi. Qualcuno passa a ruoli più gestionali, qualcuno a dinamiche più commerciali, altri ancora possono specializzarsi magari in aspetti normativi, HSE o di qualità.
 
Tuttavia il PhD ha importanti risvolti formativi: in teoria forma persone in grado di portare avanti in autonomia progetti di ricerca, coordinando eventuali attività da fare (tempi e eventuali lavori di tecnici), comunicando fasi e risultati in differenti sedi (interne, convegni, fiere), pubblicando su riviste di settore, gestendo almeno a spanne un budget, ecc.

se hai fatto un phd, sai che non è così
 
se hai fatto un phd, sai che non è così

Calma. Se hai fatto un PhD, IN ITALIA, sai che quasi sempre non è così.
Questo perché il sistema universitario italiano ha una serie di problemi noti e il PhD risulta spesso in una continuazione, de facto, dello status di studente.
 
Calma. Se hai fatto un PhD, IN ITALIA, sai che quasi sempre non è così.
Questo perché il sistema universitario italiano ha una serie di problemi noti e il PhD risulta spesso in una continuazione, de facto, dello status di studente.

ma qui in italia stiamo
 
ma qui in italia stiamo
Certo.

E' difficile però capire dove inizia il problema.
Da una parte l'università vive di logiche autoreferenziali e clientelari favorendo leccaculismi vari a discapito della formazione di dottorati realmente indipendenti, i quali dovrebbero invece competere sul campo tra di loro.
Dall'altra il sistema produttivo è talmente distante che il PhD è praticamente uno svantaggio nel mercato del lavoro.

Per cui è un circolo vizioso: l'università non forma le competenze citate anche perché il mercato non le saprebbe valorizzare, le aziende non pescano dottorati anche perché l'università non forma dei professionisti della ricerca, ma più dei "super studenti".
 
Certo.

E' difficile però capire dove inizia il problema.

ci son stato per 10 anni a fare ricerca dentro l'università. In un tempo così breve, ho visto cambiare anche gli studenti. Oggi sanno integrare le lezioni dei vari corsi con le vieo lezioni che trovano sul web: dato un argomento, vanno ad imparararlo da chi lo sa spiegare meglio. Di fatto, le università non hanno più il "monopolio" del sapere. Non ho idea da dove sia iniziato, di sicuro il sotto finanziamento cronico dell'istruzione non ha aiutato e contribuisce sempre di più a smontare l'autorevolezza di qualsiasi insegnante.
 
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