Salve a tutti.
C'era una volta l'italiano del boom economico, quello che passava il confine, attraversava le Alpi e sconfinava in Germania per comprare una bella macchina tedesca a prezzi convenienti.
C'era una volta, ora non c'è più. Anzi, succede in qualche modo il contrario. Oggi sono i tedeschi a marciare verso Sud, superando le Alpi e approdando nella Penisola per comprare. Non una, dieci, cento, mille automobili in svendita. Ma per comprare pezzi di un Paese. O almeno ci provano. Succede infatti che la Volkswagen s'è fatta prepotentemente avanti per mettere le mani sull'Alfa Romeo. Il presidente della casa tedesca, martin Winterkon, ha detto chiaramente che l'Alfa è "una marca molto interessante per Volkswagen" e sta studiando i numeri per presentare un'offerta al gruppo Fiat. Del resto il Biscione rappresenta un segmento di mercato che non ha mai dato grandissime soddisfazioni, anche a causa della scarsa attenzione ricevuta dalla casa madre. Ma, nonostante questo, nei piani di Sergio Marchionne non c'è alcuna vendita. Anzi, semmai c'è un rilancio. La testa del supermanager frulla e guarda in avanti. Quello che l'ad della Fiat pensa di fare è dedicare i prossimi mesi al consolidamento e al rafforzamento della sinergia con Chrysler, in attesa anche di una rielezione di Obama alla presidenza degli States (Marchionne ha un ottimo rapporto con l'attuale presidente e scarsi contatti con il suo avversario Romney). Solo alla fine di questo passaggio, SuperSergio metterà mano al rilancio del marchio Alfa Romeo per rimetterlo, semmai, sul mercato a prezzi molto più vantaggiosi per il gruppo Fiat rispetto a quanto vale oggi.
Non solo auto. L'assalto tedesco ai pezzi pregiati dell'Italia passa anche per banche e società strategiche. Per quanto riguarda gli istituti di credito, uno su tutti rischia di vedersi piombare addosso gli "artigli" della concorrenza della Germania. Ci sono azionisti tedeschi pronti a comprare azioni. Potrebbero essere pronti a lanciare un'opa, se consideriamo che l'Italia resta, nonostante la crisi, un Paese strategico per l'Europa stessa e l'area mediterranea. Anche perché voci di mercato parlano di una Unicredit con la necessità di ricapitalizzarsi e se non riuscirà a farlo con mani italiane dovrà accettare il supporto di investitori stranieri. Considerando che i tedeschi hanno già in portafoglio una consistente partecipazione della banca (inglobò il colosso bavarese Hypovereinsbank), non è escluso che possano essere i più interessati a partecipare a un'operazione di questo tipo, data anche l'attuale quotazione in Borsa (2,91 euro).
C'è infine il possibile assalto tedesco a Finmeccanica. L'azienda della difesa italiana è fortemente indebitata e potrebbero mettere sul mercato alcuni pezzi pregiati. La Germania aspetta di capire quali. Tra le tante aziende si fa il nome di Ansaldo Energia. Del resto, anche in questo caso, le quotazioni di Borsa sono molto basse rispetto al reale potenziale. Non è un caso, infatti, se nei giorni scorsi da Palazzo Chigi sono state partorite alcune misure per mettere in sicurezze le società strategiche italiane evitando facili vendite di aziende importanti. La Germania s'aggira come un falco sui cieli italiani. Tocca difendersi con i denti. (ilportaborse.com)