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Panetta e le banche: uscire dalla Russia
Il governatore: ci possono essere difficoltà oggettive, ma c’è una decisione del governo e quindi va fatto
- Corriere della Sera
- 26 May 2024
- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Mario Sensini
A Stresa Fabio Panetta (Bankitalia), 64 anni, ieri con il ministro Giancarlo Giorgetti, 57
«Qui c’è una decisione del governo, dalla Russia bisogna uscire». Per Fabio Panetta, governatore della Banca d’italia, non ci sono altre alternative per le banche italiane. Dopo le sanzioni scattate nei confronti di Putin per l’aggressione all’ucraina, benché abbiano ridotto notevolmente le loro attività, in Russia ci sono ancora Intesa Sanpaolo e soprattutto Unicredit, cui giorni fa un tribunale russo ha sequestrato 463 milioni di euro.
«Quando un governo decide che una cosa va fatta, si fa» ha detto ieri Panetta, che con i governatori delle banche centrali ha partecipato al G7 Finanze di Stresa. «Ci possono essere difficoltà oggettive a uscire da un Paese come la Russia, bisogna trovare un compratore e, sapendo di essere forzati a vendere, ciò può essere costoso. Gli intermediari hanno l’obbligo di minimizzare i costi, ma qui c’è una decisione del governo». Non in atti ufficiali, ma con una forte moral suasion, dopo le sanzioni Ue e le pressanti raccomandazioni della Bce, che attende dalle banche europee un piano entro pochi giorni per il disimpegno dalla Russia, e minaccia sanzioni.
L’altro tema affrontato dal G7 è l’utilizzo degli interessi e dei dividendi maturati sulle attività della banca centrale russa detenute all’estero e congelate a favore di Kiev. Il G7, ha spiegato il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che ha presieduto la riunione, immagina un’operazione finanziaria «che possa colmare per i prossimi due o tre anni le esigenze di bilancio dell’ucraina: c’è una forte intesa politica nel G7, ma ci sono ancora difficoltà tecniche e giuridiche ed i dettagli sono sostanziali». La decisione è rinviata ai capi di Stato a giugno in Puglia, e per ora a sovenzionate stenerla, dice Giorgetti, «c’è l’ottimismo della ragione».
Un’azione più decisa è stata invece sollecitata da Giorgetti per fronteggiare la sovracapacità produttiva della Cina, che ha indotto gli Usa ad imporre intanto i dazi sulle auto. Il timore è che senza iniziative analoghe, le produzioni sovda Pechino (auto, pannelli solari, batterie) invadano l’ Europa. «La mia opinione è che i dazi siano un fatto oggettivo, non una scelta politica. La decisione Usa impone una riflessione anche a noi, altrimenti perdiamo due volte, con la Cina e con gli Usa» ha detto Giorgetti.
Problemi anche per l’accordo Ocse sulla Global Minimum Tax, che bisognerebbe chiudere a giugno, ma finito «su un binario morto», ha detto Giorgetti, per le resistenze di India e Cina.
Giorgetti e la Cina
«La mia opinione è che i dazi siano un fatto oggettivo, non una scelta politica»
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anetta e le banche: uscire dalla Russia
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A UNO DEI NOSTRI INVIATI Mario Sensini
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L'hai sentito dire da Giorgetti o da Bossi?