Mps pronta a indossare il turbante
Trattativa avanzata con il fondo sovrano del Qatar, pronto a mettere sul piatto 1,5 miliardi
Potrebbe diventare davvero il Monte dei Paschi d’Arabia. Trattativa avanzata tra banca rossa e il fondo sovrano di Doha. La stretta finale è prevista per la metà di novembre, con l’auspicio di arrivare al closing entro la fine del mese.*
Svolta imminente per l’istituto di credito senese, che avrebbe l’accordo in pugno con il Qatar Investment Authority (che detiene già il 10% di Deutsche Bank ma è pronto a salire al 25%), tra i più importanti operatori mondiali di leveraged buyout. Secondo i bene informati il colosso mediorientale è pronto a mettere sul piatto una cifra compresa tra 1 e 1,5 miliardi attraverso un aumento di capitale riservato che farà da prologo alla ricapitalizzazione vera e propria.
Ma l’intervento degli arabi non può bastare a risollevare, da solo, le sorti di Siena. E così procedono le negoziazioni con diversi fondi statunitensi. E stando alle malelingue c’è chi mormora che il management di Mps stia provando ad allacciare rapporti con investitori forti già pronti a investire ingenti risorse con la cordata (ormai ritirata) capitanata dall’ex ministro Passera. Voci, indiscrezioni non confermate. Ma che fanno rumore.
Interessamenti e disinteressamenti. Con Unipol che al momento non appare assolutamente affascinata dall’idea di partecipare all’aumento di capitale della roccaforte della sinistra italiana.
Strano ma vero. Ancora buone notizie per Rocca Salimbeni. L’annuncio dell’interesse da parte di Cerved Information Solutions (gruppo con sede a Milano che opera come Information Provider) e doBank (già UniCredit* Credit Management Bank), per buona parte dei crediti deteriorati del Monte, continua a mettere le ali al titolo dell’istituto in Borsa. Le due società, specializzate proprio nello smaltimento dei non performing loans (Npl), hanno depositato le loro candidature in Mediobanca per la gestione della piattaforma Juliet, che amministrerà circa 9 miliardi di sofferenze lorde di Mps.
Non tutto oro è ciò che luccica. Perché sui movimenti dell’azione del Monte ha aperto un’indagine la Consob. Lunedì scora a Roma è andato in scena l’incontro tra gli organi di vigilanza e i vertici dell’istituto toscano. L’audizione era stata chiesta dall’organismo di controllo per chiarire le dinamiche che hanno portato l’ex amministratore delegato di Poste, Passera, a ritirare la sua proposta di salvataggio. Un piano che prima di essere messo in soffitta aveva fatto letteralmente volare Siena a Piazza Affari, raggiungendo picchi sorprendenti. E adesso la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa vuole vederci chiaro. Nel mirino gli “strani” movimenti del titolo di banca rossa.
A tutta Mps. Tra emiri pronti a sostenere la causa senese e indagini che potrebbero tornare a scuotere il gruppo più antico al mondo. Il Monte dei Paschi sempre al centro delle attenzioni. Con un occhio puntato al referendum costituzionale del 4 dicembre. In caso di vittoria del “no”, l’aumento di capitale è a forte rischio.*