Il segreto è riuscire a parlare al cuore dei tifosi
CORSPORT (ACHILLE SERRA) - La mia fede gialloros*sa, il mio amore per la Roma, l’affetto e la stima che nutrivo per Franco Sensi e che ora nutro per sua figlia Ro*sella, non compromet*tono in alcun modo la mia obiettività di giudi*zio. La Roma, intesa co*me squadra, come mito e come tifoseria, sta at*traversando un periodo di crisi, ma le responsabilità non sono imputabili alla proprietà a cui, al con*trario, vanno riconosciuti almeno tre meriti.
Prima di tutto, la lucidità. La socie*tà non ha ceduto alla comoda tenta*zione di scaricare le difficoltà attuali su presunti salvatori/compratori. Ha detto no alla cessione della sua squa*dra, respingendo speculatori e presta*nome che avrebbero offuscato la ne*cessaria trasparenza di eventuali ope*razioni di vendita. Rosella Sensi si è posta il problema della provenienza di alcune generose offerte, anteponendo ( o quanto meno affiancando) l’ etica all’interesse, due sfere difficilmente conciliabili nella giungla del mercato calcistico. In secondo luogo, sempre a dimostrazione del suo spes*sore morale, Rosella Sensi non si è fatta trascinare nel vortice del gioco al rialzo che, anche quest’anno, ha travolto e, a mio avviso, ul*teriormente danneggiato, i nostri stadi. Il calcio ai massimi livelli è ormai solo questione di soldi. Più del*l’abilità tecnica, più della fortuna, più dell’affiata*mento della squadra, della lealtà verso i compagni e verso l’allenatore e dell’or*goglio per la proprie tifose*rie, il bello e il cattivo tem*po del calcio professionale in Italia e in Europa lo fan*no i conti in banca dei pre*sidenti. Un insulto alle ori*gini di una passione che è divenuta parte integrante del nostro patrimonio cul*turale e identitario recente. L’A. S. Roma ha tentato di arginare questa deriva, sot*traendosi per quanto possi*bile al ricatto delle aste da capogiro, forse nella con*vinzione che la sua forza sia altrove.
E veniamo al terzo meri*to. Questa convinzione non si è rivelata poi tanto lonta*na dalla realtà. La Roma dei Sensi è una squadra che due anni fa è arrivata un passo, o meglio a venti mi*nuti, dallo scudetto. Una squadra di campioni. Se l’anno seguente è andata di*versamente, la colpa non è certo del presidente. Siamo stati più sfortunati, anzitut*to.
Basti pensare ai rigori della Supercoppa e della Coppa dei Campioni. O alla contestazione da parte di alcuni giocatori, fattore questo di non scarso rilievo per una squadra che si ali*menta della propria mitolo*gia. Infine gli infortuni che, a volerci credere, sembra*vano architettati da un pia*no diabolico.
Eppure Rosella Sensi ha continuato a credere nella sua squadra, consapevole del valore che tutti i gioca*tori che la compongono so*no in grado di esprimere. Anche qui, a mio avviso, non si è sbagliata, come ha dimostrato l’ultima partita in cui, con una grande ri*monta, abbiamo dato pro*va di una grinta e di un’abilità tecnica da fuori*classe.
Da ultimo, sulla scia del*l’analisi fatta ieri dal diret*tore su queste colonne, ag*giungo due osservazioni. La prima è un consiglio che, con grande umiltà, voglio rivolgere a Rosella Sensi. Occorre che la Società fac*cia un maggiore sforzo di comunicazione. Quando si possiede e si gestisce una squadra come la Roma, cu*rare con grande attenzione il rapporto con i mass me*dia è di primaria importan*za. Senza nulla togliere alle altre bandiere e alle altre fedi calcistiche, il mito gial*lorosso è un sogno che tra*valica i confini del campo. Noi abbiamo l’onore di in*carnare i colori della Capi*tale. In nessun’altra città il capitano della squadra del cuore viene considerato al*la stregua di un re, come qui, sui Sette Colli. Nell’im*maginario collettivo, e non solo in quello dei tifosi, lui ha teoricamente più autori*tà del sindaco, più potere del prefetto, più diritto al*l’immortalità del Papa! I suoi figli sono gli eredi di Roma, le sue gesta l’inevi*tabile epilogo delle impre*se augustee. E quando in*torno a un sogno c’è così tanta aspettativa, così gran*de interesse, chi lo custodi*sce deve riuscire a condivi*derlo. Nel mio piccolo, co*aniele me prefetto, imparai presto l’importanza di parlare alla gente e, quindi, di relazio*narmi con i mezzi di infor*mazione, con i quali ho sempre avuto un rapporto straordinario. Avere l’at*tenzione dei media, consen*te di valorizzare il proprio lavoro, consente di far ca*pire all’opinione pubblica la fatica e la passione che quel lavoro comporta.
Infine, il diritto di sogna*re. Il direttore ieri chiede*va di non violarlo, di rispet*tarlo, di alimentarlo. Ma a chi si può rivolgere questa richiesta se non a ognuno di noi? A prescindere dalle re*sponsabilità sulla crisi che apparentemente la Roma sta attraversando, non c’è niente di così grave da po*ter giustificare la disaffe*zione dei tifosi veri. I risul*tati sono buoni, i giocatori in campo dei professionisti, la storia recente motivo d’orgoglio. Chi si lascia sco*raggiare tanto facilmente, forse, è rimasto vittima di quel meccanismo perverso descritto sopra, di quel ri*catto che ha trasformato il calcio in mera resa dei con*ti bancari. Una disgrazia ben più grave di una crisi passeggera.
(*) Achille Serra, senatore della Repubblica, vice pre*sidente della Commissione Difesa, ex Prefetto di Anco*na, Palermo, Firenze e Ro*ma.
AHAHAHAH, achille serra, si quell'achille serra che cercò in tutti i modi di ostacolare la Roma nel 2001, quando era prefetto di Firenze, obbligando la lega a spostare l'incontro della domenica al lunedì successivo per non far avere troppi tifosi a supportare la squadra in una delle più difficili trasferte rimaste.
I meravigliosi tifosi della magica, come risposta alle numerose polemiche suscitate dall'improvviso e ingiustificato provvedimento, si presero un giorno di ferie e lo sbeffeggiarono con uno degli striscioni più sarcastici della storia:
SEMO TUTTI PARRUCCHIERI!
Con amici come achille a che servono i nemici?
P.S. Indovinate chi fu promosso, in qualità di prefetto di Roma, dopo pochi anni per l'ottimo "impegno" profuso a garantire la legalità della città a lui affidata?
Visto che ci siete provate a indovinare anche chi "gestì" tutti i problemi con le squadre inglesi, riuscendo a non generare mai nessuna polemica con chichessia!