Buongiorno a tutti.
Questo è il mio primo intervento (mi sono presentato nell'apposita sezione). Mi dispiace che possa sembrare contro Biagio, del quale invece ho apprezzato diverse analisi, ma in fondo è lui stesso ad aver richiesto un approfondimento su Piero Gilardi. Il suo giudizio sull’artista, però, è molto duro e l'artista non lo merita.
Mi preme dire che non ho alcuna opera di Gilardi in collezione. Tuttavia, ho avuto modo di conoscerlo personalmente e, nel 2017, ho accompagnato ad incontrarlo nel suo studio gli Alumni del Master in Art Market Studies di Zurigo. È stato molto gentile: mi ha dedicato e regalato tre bei libri. Il mio conflitto d'interessi si limita giusto a questo.
Gilardi è da ritenersi uno dei massimi teorici dell'Arte Povera. Ripercorro in sintesi il suo curriculum.
I primi tappeti natura sono del 1965; la prima personale da Sperone a Torino è del 1966, lo stesso anno in cui espone con Pistoletto, Fabro e Piacentino nella collettiva "Arte Abitabile".
Nel 1967 ha una personale da Sonnabend, Parigi, è invitato da Lucy Lippard per una personale a New York e poi da Sperone a Milano. In quell'anno Gilardi incomincia a viaggiare in Europa e negli Stati Uniti, incontrando, fra gli altri, Eva Hesse e Bruce Nauman a New York, Louise Bourgeois a San Francisco, Beuys a Düsseldorf, Richard Long a Londra e Jan Dibbets ad Amsterdam. Pubblica una serie di articoli per Politi su Flash Art e stabilisce una fitta rete di relazioni con artisti, che costituisce la base di partenza stessa dell'Arte Povera.
Nel 1969 il suo contributo teorico è fondamentale per la realizzazione delle due mostre: Op Losse Schroeven: Situaties en cryptostructuren, allo Stedelijk di Amsterdam, e la più nota When attitudes Become Form, a Berna. È riconosciuto internazionalmente come un consulente prezioso di Szeemann nella preparazione di quest’ultima mostra, che ha fatto epoca.
Il testo di Gilardi del 1969, "Politica e avanguardia", scritto per la mostra olandese, è uno dei contributi teorici più alti che siano giunti sulla scena internazionale dall'Italia in quegli anni.
Segue una pausa nella produzione artistica tradizionale, dove Gilardi si dedica a progetti di terapia artistica presso ospedali psichiatrici in Nicaragua, Kenya e anche Stati Uniti.
Ritorna a Torino nel 1983 e prende parte a diverse mostre collettive di grande interesse, mentre più sporadiche restano le mostre personali.
In anni recenti, anche grazie alla riproposizione dei suoi tappeti natura, con i quali si finanzia, è riuscito a realizzare a Torino, nel 2008, il Parco Arte Vivente, uno dei centri internazionali più importanti per quanto riguarda l'arte su temi ambientali.
Con l'attività del PAV Gilardi si conferma finissimo teorico, visionario e punto di riferimento dei massimi artisti internazionali.
IMHO, Gilardi è un grandissimo rappresentante dell'Arte Povera e uno dei suoi padri fondatori. È rispettatissimo all'estero (parlo con cognizione, visto che io vivo vicino a Zurigo). Dal punto di vista del pensiero, dovrebbe valere più di molti poveristi che vanno per la maggiore.
Le ragioni che hanno condizionato il suo mercato sono, a mio avviso, molteplici, ma riconducibili essenzialmente a tre.
1. Le prime opere degli anni '60, se mal conservate, presentano problemi e si polverizzano. Materiali più recenti sono perfettamente stabili, ma molti collezionisti continuano ad avere paura che l'opera si deteriori.
2. Gilardi si è assentato dalle scene artistiche per 15 anni e, anche al suo rientro, si è dedicato a progetti poco commerciali.
3. Gilardi ha condotto molte battaglie contro il sistema costituito (la Fiat e gli Agnelli, la Democrazia Cristiana, ecc.) e, ancora oggi, non rinnega le sue posizioni politiche di estrema sinistra (sostegno ai sindacati, no al TAV, ecc.), fino a preparare “opere” anche per accompagnare cortei politici. Viceversa, molti suoi compagni di strada, con il cuore a sinistra, si sono accorti che il portafogli nella tasca destra era meglio averlo gonfio.
Non ho elementi e conoscenze tali per sapere se gli elementi di cui sopra saranno superati in futuro.
Perché non ho opere di Gilardi nella mia collezione?
Penso, come collezionista, di aver perso il treno dell'Arte Povera e di dover salire su altri convogli. Non ho ritenuto, nel suo caso, di fare un'eccezione anche per un mio gusto personale.
Spero di essere stato utile. Mi scuso per essere stato un po' prolisso.