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Membro cancellato 236346
Guest
Sui BTP decennali vedo ormai rendimenti tra il 4 e il 5%. Impossibile ignorarli in un'ottica pigra, specialmente ora che i mercati finanziari fanno decisamente schifo sia per azioni che per i bond.
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Grazie mille, risposta molto articolata.
Quando la correlazione è positiva ma minore di 1 - esempio 0,50 - si ottiene cmq una riduzione complessiva del rischio o no?
Cioè mettiamo che tra azioni large e small la correlazione sia 0,50. Se io anzichè avere 100% Large e basta, ne alloco metà in Small (con correlazione che si mantiene sullo storico quindi 0,50) avrò ridotto il rischio (es. minor periodo di Drawdown ecc.) o no?
Grazie
Ciao
Una correlazione lineare positiva ma minore di 1 significa che la volatilità del portafoglio diversificato è minore della media ponderata per i pesi delle volatilità degli asset che lo compongono.
La tua domanda è "Se io anziché avere 100% Large e basta, ne alloco metà in Small (con correlazione che si mantiene sullo storico quindi 0,50) avrò ridotto il rischio (es. minor periodo di Drawdown ecc.) o no?". La risposta è "dipende", ma probabilmente no.
La volatilità attesa delle small cap è più alta delle large cap e, se invece di fare 100% large cap io faccio 50% large e 50% small la vado aumentare: aumenterà, però, un po' meno della media tra la volatilità attesa dei large e degli small cap.
Esempio (con valori inventati):
- Volatilità attesa delle large cap: 20%. Rendimento atteso: 10%.
- Volatilità attesa delle small cap: 30%. Rendimento atteso: 15%.
Un portafoglio 100% large cap ha ovviamente volatilità 20%. Un portafoglio 50% large e 50% small cap avrà una volatilità leggermente inferiore al 25%, che è la media tra le due volatilità (avendo scelto 50 e 50 come pesi, la media ponderata si semplifica con una media semplice).
Di quanto inferiore al 25%? Con una correlazione lineare 0,50 ipotizzo (la butto lì) che sarà pari al 23-24%. Quindi il rischio è aumentato, non è diminuito, dato che il portafoglio con solo large cap aveva una volatilità del 20%.
Ovviamente, lo stesso ragionamento fatto in direzione opposta sarebbe stato questo: se diversifico un portafoglio 100% small cap con un 50% di large cap, allora diminuisco la volatilità. La diminuirei anche se la correlazione lineare tra i 2 strumenti fosse 1: in tal caso la volatilità sarebbe 25% (esattamente come la media delle volatilità tra i due asset). Siccome però la correlazione è 0,50, avremo più probabilmente un 23-24% di volatilità del portafoglio.
Se la correlazione lineare fosse 0, la volatilità dello stesso portafoglio potrebbe essere anche inferiore al 20% e se fosse negativa anche di molto inferiore. Potenzialmente, potrebbe anche azzerarsi in caso di correlazione lineare pari a -1 (caso teorico, in pratica non si trovano asset perfettamente e inversamente correlati).
Quindi attenzione a giocare con la volatilità e le correlazioni. Bisogna anche vedere da dove si parte: se ho tutto il portafoglio in obbligazionario e diversifico con l'azionario, molto probabilmente sto aumentando la volatilità del portafoglio.
Poi, ovviamente, c'è tutto il discorso dell'impatto della diversificazione sui rendimenti attesi, in un certo simile ma ancora più semplice, perché i rendimenti attesi di un portafoglio sono pari alla media ponderata per i pesi degli asset che lo compongono (12,5% nell'esempio di prima).
La cosa da capire è che la diversificazione attuata per mitigare la volatilità del portafoglio "costa" in termini di rendimento atteso: di nuovo, nell'esempio di prima tra large e small cap e ipotizzando di mitigare la volatilità di un portafoglio 100% small cap con le large cap (l'ipotesi inversa di prima), avremo che:
- il costo nel rendimento atteso è del 2,5%, dato che passa da 15% a 12,5% (portafoglio 50 e 50).
- il guadagno in termini di "minor volatilità" sarà 6-7%: passo dal 30% al 23-24% invece che al 25%. C'è un guadagno dovuto alla correlazione lineare inferiore a 1, ma non è tutto il 6-7%: è solo l'1-2% (il 5% in meno l'avrei ottenuto anche con correlazione lineare pari a 1).
La diversificazione è fondamentale ma non fa miracoli come nei casi di scuola, quelli teorici (correlazione = 0, correlazione = -1).
La diversificazione e la volatilità del portafoglio sono secondo me argomenti molto fraintesi. Sembrano facili e sembrano facilmente accessibili, mentre in realtà non lo sono. Esattamente come il modello di Markowitz, che si basa in gran parte sulle correlazioni lineari tra gli strumenti in portafoglio, e che viene spesso attaccato per motivi non troppo corretti, nonostante i suoi indiscutibili limiti.
Nella fretta potrei aver fatto errori nei calcoli e non solo, ma spero che l'idea di fondo del post sia passata.
Uno dei post più risolutivi per me, grazie!
- è vero - negli esempi fatti qui - che il rischio è aumentato ma se c'è una correlazione anche positiva ma (sensibilmente) inferiore a 1, la vedo come un migliorare la curva rischio/rendimento (cioè il rendimento aumenta più che proporzionalmente rispetto al rischio). E' un ragionamento corretto?
- In generale quale dovrebbe essere il ragionamento corretto allora nella costruzione di un ptf (pigro), specie tra eventuali (sotto-)categorie all'interno di medesima asset class (=azioni)? Mettiamo che in base a ragionamenti/test ecc. ho individuato nel valore 60% la componente azionaria del mio portafoglio. Dopo come dovrei procedere, in base a cosa includere (o meno) categorie come appunto Small Cap, REITs, Emergenti ecc oltre ad un più "classico" azionario Large Sviluppati?
- Dove posso trovare dati (reali) di correlazione, come quella dell'esempio fatto (posto da me pari a +0,50) qui tra Large e Small cap?
Corretto. Ma devi tenere presente innanzitutto la tua propensione al rischio e scegliere il portafoglio di conseguenza. Perché se si segue il percorso inverso, scegliendo quindi un portafoglio massimizzando (o giù di lì) l'indice di Sharpe, spesso va a finire che si dovrebbe optare per un portafoglio molto poco volatile ma dal rendimento basso.Uno dei post più risolutivi per me, grazie!
- è vero - negli esempi fatti qui - che il rischio è aumentato ma se c'è una correlazione anche positiva ma (sensibilmente) inferiore a 1, la vedo come un migliorare la curva rischio/rendimento (cioè il rendimento aumenta più che proporzionalmente rispetto al rischio). E' un ragionamento corretto?
Non c'è un ragionamento corretto: ogni ragionamento che ha una logica economico-statistica alle spalle è valido, ma se sia la scelta più redditizia o meno volatile lo scoprirai soltanto a posteriori.- In generale quale dovrebbe essere il ragionamento corretto allora nella costruzione di un ptf (pigro), specie tra eventuali (sotto-)categorie all'interno di medesima asset class (=azioni)? Mettiamo che in base a ragionamenti/test ecc. ho individuato nel valore 60% la componente azionaria del mio portafoglio. Dopo come dovrei procedere, in base a cosa includere (o meno) categorie come appunto Small Cap, REITs, Emergenti ecc oltre ad un più "classico" azionario Large Sviluppati?
- Dove posso trovare dati (reali) di correlazione, come quella dell'esempio fatto (posto da me pari a +0,50) qui tra Large e Small cap?
E' vero. E' uno dei principali limiti della correlazione lineare ma è quasi impossibile ignorarla, dato che la diversificazione si basa molto su di essa.Piccolo problema: attento a trarre conclusioni da un numero. La correlazione un finanza è scritta sull'acqua, non è biologia o fisica. Magari in alcuni periodi c'è stata una forte decorrelazione in altri no e questa varia nel tempo. Vediamo oggi come siano crollati bond e azioni come non succedeva da tantissimi anni tutti insieme. Quindi trova dei dati abbastanza lunghi e dai un'occhiata alla storia. Negli anni 70 si sono osservate certe correlazioni, negli anni 80 altre e poi altre ancora. Oggi sembra andare tutto giù a picco, con una difesa debole delle value e dell'oro. Ma ancora è presto per capire bene cosa succederà...
Piccolo problema: attento a trarre conclusioni da un numero. La correlazione un finanza è scritta sull'acqua, non è biologia o fisica. Magari in alcuni periodi c'è stata una forte decorrelazione in altri no e questa varia nel tempo. Vediamo oggi come siano crollati bond e azioni come non succedeva da tantissimi anni tutti insieme. Quindi trova dei dati abbastanza lunghi e dai un'occhiata alla storia. Negli anni 70 si sono osservate certe correlazioni, negli anni 80 altre e poi altre ancora. Oggi sembra andare tutto giù a picco, con una difesa debole delle value e dell'oro. Ma ancora è presto per capire bene cosa succederà...
Va bene. E quindi che si fa? Tutto a caso perché tanto non vi sono più certezze?
Se sei pessimista sul futuro, scegli un portafoglio tipo "all weather", che cerca di affrontare al meglio qualunque contingenza. Se invece sei ottimista (e hai un bel po' di risparmi investibili) scegli un pinwheel. Se invece (come me) hai pochi risparmi, cerchi la semplicità di gestione ma cmq vuoi varie asset class non correlate fra di loro, prendi un lifestrategy+oro.
Ciao, perché nello scenario "ottimistico" le scelte cambierebbero in base alle disponibilità?
Non vedo lotti minimi rilevanti.
Grazie per le indicazioni
Penso che si riferisca al numero di ETF da tenere in portafoglio. Un all weather lo puoi fare con 4 ETF. Un pinwheel 6-7.
Se ti può essere d'aiuto io sono partito valutando il mio grado di rischio sulla base dell'esperienza che ho avuto investendo in passato, da lì ho scelto il max DD a cui riferirmi, la % di azionario "tipo", sono andato a vedermi i lazy con queste caratteristiche, poi devi ragionarci un pò su... sono scelte personali.
Se non l'hai già fatto studiati i link e libri postati a inizio 3d. Mi sono stati molto d'aiuto.
Corretto. Ma devi tenere presente innanzitutto la tua propensione al rischio e scegliere il portafoglio di conseguenza. Perché se si segue il percorso inverso, scegliendo quindi un portafoglio massimizzando (o giù di lì) l'indice di Sharpe, spesso va a finire che si dovrebbe optare per un portafoglio molto poco volatile ma dal rendimento basso.
Non c'è un ragionamento corretto: ogni ragionamento che ha una logica economico-statistica alle spalle è valido, ma se sia la scelta più redditizia o meno volatile lo scoprirai soltanto a posteriori.
Io opterei per un globale e discorso chiuso. Personalmente, poi, vorrei assumermi il rischio di cambio su non più del 50% dell'asset azionaria se le cifre in gioco non sono troppo piccole, altrimenti un ETF può bastare (ma come ripetuto moltissime volte, sul rischio di cambio i punti di vista sono molto diversi: l'unica cosa "certa" è che più alto è il rischio di cambio, maggiore sarà la volatilità).
Di non avere una più alta % di small cap o di REITs o emergenti in portafoglio non mi preoccupo più di tanto (vedi sopra).
E' vero. E' uno dei principali limiti della correlazione lineare ma è quasi impossibile ignorarla, dato che la diversificazione si basa molto su di essa.
In ogni caso, più si allunga il periodo di calcolo, più la correlazione lineare tende a stabilizzarsi. Logicamente, ha senso utilizzare periodi di calcolo molto lunghi se l'orizzonte temporale è altrettanto lungo. E se l'orizzonte temporale è lungo, dell' "allineamento dei pianeti" del 2022 che ha fatto crollare obbligazionario, azionario, oro, ecc. non ci si deve preoccupare più di tanto.
Ok grazie.
Come indice di Sharpe più alto chi c'è tra i ptf pigri "classici"? A me era saltato all'occhio che un ptf di "Manziana" - tal "Kamikaze" quindi molto aggressivo risultava avere l'indice di Sharpe più alto!
Seguo il forum, e questo topic nello specifico, da un bel po' di mesi. Nel frattempo, oltre a leggere i vostri interventi, ho letto alcuni libri e molti articoli sul tema, perché volevo avere le idee più chiare possibili.
Premesse: 38 anni, convivente senza figli, casa di proprietà a Milano e auto di proprietà, entrambe interamente pagate, lavoratore dipendente con 60k di RAL, patrimonio attuale 130k, fondo pensione Amundi SecondaPensione dove verso TFR, quota aderente minima, quota datoriale e dove confluisce, a fine anno, il budget welfare che non ho speso. Capacità di risparmio dedicato all'investimento pari a circa 1.000 € al mese, già considerati espunti sfizi, vacanze, ecc.
Dopo alcuni anni trascorsi prima su conti deposito, e poi su Moneyfarm, ho deciso di passare a investimenti più consapevoli, abbracciando la filosofia dei portafogli pigri. Il mio obiettivo è quello di un investimento con un orizzonte temporale lungo. Conto di alimentare il portafoglio per circa 20 anni, per poi usufruirne per un pensionamento anticipato. L'idea sarebbe quella di sfruttare la RITA, anticipando quindi di 5 anni la pensione, e di avere come supporto il portafoglio costruito nel tempo, in modo da garantirmi una vecchiaia serena (si spera).
Bene, andando al sodo, sto definendo la mia strategia di investimento. Il portafoglio è ad accumulazione, perché non ho necessità di distribuzione ora come ora e perché voglio sfruttare al massimo l'efficienza, soprattutto in un'ottica di lunghissimo periodo. La mia propensione al rischio è medio-alta.
Questo il portafoglio che ho in mente, suddiviso per categorie generiche:
- azionario 50%
- obbligazionario 30%
- protezione da inflazione 20%
Già su questa suddivisione gradirei un vostro parere. Per esempio, ha senso prevedere una parte del portafoglio ad hoc per la protezione dall'inflazione?
Attualmente, ho in portafoglio un 15% circa di BTP Italia indicizzati all'inflazione, con scadenza massima 2025. A tendere, ho pensato a questi strumenti:
- azionario: ETF mondiale non hedgeato (VWCE)
- obbligazionario: ETF area euro, per serenità valutaria (VGEA o EMG)
- inflazione: qui sono indeciso. Le strade che vedo sono titoli singoli (come i BTP Italia, appunto, pur col rischio emittente), ETC sull'oro oppure un ETF di obbligazioni indicizzate all'inflazione, come EMI
Qualsiasi consiglio, visione alternativa, ricalibratura e valutazioni sugli strumenti è più che accetto.
Seguo il forum, e questo topic nello specifico, da un bel po' di mesi. Nel frattempo, oltre a leggere i vostri interventi, ho letto alcuni libri e molti articoli sul tema, perché volevo avere le idee più chiare possibili.
Premesse: 38 anni, convivente senza figli, casa di proprietà a Milano e auto di proprietà, entrambe interamente pagate, lavoratore dipendente con 60k di RAL, patrimonio attuale 130k, fondo pensione Amundi SecondaPensione dove verso TFR, quota aderente minima, quota datoriale e dove confluisce, a fine anno, il budget welfare che non ho speso. Capacità di risparmio dedicato all'investimento pari a circa 1.000 € al mese, già considerati espunti sfizi, vacanze, ecc.
Dopo alcuni anni trascorsi prima su conti deposito, e poi su Moneyfarm, ho deciso di passare a investimenti più consapevoli, abbracciando la filosofia dei portafogli pigri. Il mio obiettivo è quello di un investimento con un orizzonte temporale lungo. Conto di alimentare il portafoglio per circa 20 anni, per poi usufruirne per un pensionamento anticipato. L'idea sarebbe quella di sfruttare la RITA, anticipando quindi di 5 anni la pensione, e di avere come supporto il portafoglio costruito nel tempo, in modo da garantirmi una vecchiaia serena (si spera).
Bene, andando al sodo, sto definendo la mia strategia di investimento. Il portafoglio è ad accumulazione, perché non ho necessità di distribuzione ora come ora e perché voglio sfruttare al massimo l'efficienza, soprattutto in un'ottica di lunghissimo periodo. La mia propensione al rischio è medio-alta.
Questo il portafoglio che ho in mente, suddiviso per categorie generiche:
- azionario 50%
- obbligazionario 30%
- protezione da inflazione 20%
Già su questa suddivisione gradirei un vostro parere. Per esempio, ha senso prevedere una parte del portafoglio ad hoc per la protezione dall'inflazione?
Attualmente, ho in portafoglio un 15% circa di BTP Italia indicizzati all'inflazione, con scadenza massima 2025. A tendere, ho pensato a questi strumenti:
- azionario: ETF mondiale non hedgeato (VWCE)
- obbligazionario: ETF area euro, per serenità valutaria (VGEA o EMG)
- inflazione: qui sono indeciso. Le strade che vedo sono titoli singoli (come i BTP Italia, appunto, pur col rischio emittente), ETC sull'oro oppure un ETF di obbligazioni indicizzate all'inflazione, come EMI
Qualsiasi consiglio, visione alternativa, ricalibratura e valutazioni sugli strumenti è più che accetto.
il ptf va bene protezione all'inflazione la cosa migliore per me è immobiliare perchè non paga CG.
se no c'è l'azionario value, l'oro, i titoli indicizzati e gli altri beni reali di tipo finanziario.
le commodities se n'è discusso pure troppo
Se come dici l'obiettivo è veramente il lungo termine, il miglior modo per combattere l'inflazione è l'azionario. Se invece vuoi anche che lo strumento diversifichi, allora va bene quello che scrivi (vedo che sei consapevole dei rischi).
Ciao siamo in situazioni abbastanza simili.
Che broker usi?
Premesso che gli esperti sono altri, per l'inflazione sicuramente almeno una parte sarebbe da allocare in ETC sull'oro (a te la scelta se con edge o no).
Piccola confessione: la suddivisione che ipotizzavo per il mio portafoglio è presa di peso dal tuo libro.
Sull'immobiliare ho un bias che deriva da alcune sgangherate scelte familiari, alcune delle quali prima o poi mi troverò a dover gestire. Diciamo che preferisco avere meno pensieri e grattacapi possibile.
l'immobiliare potrebbe anche essere banalmente la propria casa o interventi di riqualificazione energetica anti inflattivi. Sono anni che me ne occupo forse oggi i tempi sono maturi e gli effetti davanti a tutti ?
aziende che riescono a sbattere l'inflazione sui clienti sono sicuramente anti inflattive. Esistono vari etf a riguardo come i value a me piace (anche se non proprio pigrissimo) GGRA che unisce un dividendo crescente a una crescita del capitale. altre aziende soffrono invece l'inflazione, specie se sono con margini bassi