"Non puoi essere sicuro che il carry paghi per sempre" manco per le azioni, no? E in questo caso non devi nemmeno incrociare le dita sull'equity risk premium...il differenziale tra i 2 tassi d'interesse e' li'. Al di la' delle preferenze personali, c'e' tanta letteratura sul carry almeno quanta ce n'e' su ERP. E' un rischio come un altro che ha EV>0
sullo switchare...quand'e' stata l'ultima volta che i tassi in EUR sono stati piu' alti che in USD? Capita, ma non cosi spesso (non vorrei tirar fuori la palla di cristallo ma la vedo dura pure per il foreseeable future, ma queste sono altre considerazioni).
sul discorso dell'obbligazionario...vale per quelli che non riescono ad andare oltre il single line item bias. se guardi il portafoglio nel suo insieme (quello che secondo me andrebbe fatto), importa quanto hedgi (in caso). che poi quell'overlay sia fatto su una porzione piuttosto che un'altra, poco cambia, no? E' solo una questione di prendere lo strumento che costa meno: se l'overlay in termini di TER fosse piu economico sul lato equity che non bond (ceteris paribus), non farlo su equity sarebbe solo buttare via bps.
Nicola, se tu da esperto vuoi assumerti rischio di cambio oltre a quello di mercato, nessun problema, ci mancherebbe.
Hai conoscenze finanziarie che sono superiori al 99,9% degli investitori. E sul cambio aperto sull'azionario mi trovi anche fondamentalmente d'accordo, per quanto secondo me un po' di cambio coperto o "home bias" sulla valuta di casa, soprattutto su certe cifre, ci possa stare.
Sulla componente obbligazionaria, la vedo diversamente. Se aggiungo obbligazionario in portafoglio, è perché voglio mitigare la volatilità, non voglio puntare necessariamente al rendimento (se poi c'è, meglio, e nel lungo termine ci sarà, ma non è quella la funzione principale dei bond). Se voglio mitigare la volatilità, però, evito il rischio di cambio, altrimenti elimino volatilità dalla porta ma rientra dalla finestra. Se, invece, la volatilità non mi infastidisce, a quel punto (personalmente) preferisco aumentare la componente azionaria.
Però il rischio di cambio non impatta solo sulla volatilità: come successo nel primo decennio di questo millennio, se le cose non vanno nel verso giusto e accanto a una crisi azionaria il cambio va contro (pensiamo a quei 3-4 anni in cui il tasso di cambio eur-usd passò da 0,85 a 1,60 circa, vado a memoria), un investitore si trova in problemi parecchio grossi: i periodi di recupero dei drawdown si possono allungare enormemente, vanificando i benefici per cui sono pensati certi portafogli pigri (all weather, golden butterfly, permament su tutti, ma vale anche per molti altri).
Ma è la mia visione personale, e sono consapevole che in materia di rischio di cambio non c'è una soluzione giusta e una sbagliata. Il problema, credo, esiste quando un investitore poco informato si carica di rischio di cambio senza nemmeno saperlo. Quando invece c'è la consapevolezza, ogni scelta può essere valida.