Renzi: nel Job Act l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie

  • Ecco la 70° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Settimana di risk-off per i principali indici per via dei timori legati all’inflazione persistente e alle prospettive di tassi ancora elevati a lungo. Anche se il report di oggi sull’indice core Pce, la misura molto gradita alla Fed per valutare l’inflazione, ha mostrato un parziale raffreddamento, o quantomeno una stabilità. L’indice ha riportato una crescita su base annua del 2,8%, in linea con le previsioni degli analisti e con la rilevazione del mese precedente. Questo dovrebbe lasciare più margine di manovra alla Fed per abbassare i tassi di interesse nel corso del 2024. Passando al Vecchio Continente, il report sull’inflazione dell’Eurozona ha mostrato un indice al 2,6%, oltre il 2,5% atteso e in accelerazione rispetto al 2,4% precedente.
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Pietro Ichino, niente illusioni: «Non è tassando le rendite finanziarie che si può abbassare il costo del lavoro».

Per ridurre il cuneo fiscale si aumenterà la tassazione delle rendite finanziarie?

Alzare l’aliquota sulle rendite di azioni e obbligazioni dal 20 al 25% può forse portare 1 miliardo o poco più di maggior gettito; ma rischia di costare al Paese molto di più in termini di immagine sui mercati finanziari. Le risorse per abbattere il cuneo fiscale sulle buste paga vanno reperite anzitutto eliminando sprechi giganteschi che fin qui non abbiamo neppure scalfito.
 
Politici incompetenti e scarsi in matematica (in malafede)

Non so come questi incompetenti politici possano dire che vogliono raccogliere 2,5 miliardi (o 1 miliardo da altre fonti pd) dalla "rimodulazione" (AUMENTO) della tassazione sui capital gains(plusvalenze) quando in media lo Stato incassa meno di 1 miliardo all'anno. Non leggono neanche il bilncio dello Stato prima di parlare e sparare cifre a caso. Tra l'altro le stime di questa tassa dovrebbero essere sempre ogni anno sottostimate rispetto al gettito degli anni precedenti perchè sono molto sensibili all'andamento delle quotazioni di borsa(calano molto quando la borsa scende)

Negli ultimi 3 anni le entrate dalla tassazione selle plus valenze e redditi da capitale sono state 617 milioni nel 2011, 815 milioni nel 2012 e 1708 milioni da gennaio a novembre 2013, questo grazie al forte rialzo del mercato, evento molto raro negli ultimi 14 anni di borsa.

Dunque alzare la tassazione sulle plus valenze porterà qualche centinaio di milioni di euro supponendo un'altra annata fortunata, ma se il 2014 fosse un anno di mercato incerto ecco che comunque incasserebbero meno del 2013.

Dunque non resta che alzare le tasse sulle cedole obbligazionarie, ma se il mercato rimane sui tassi di emissione attuale, ben presto le entrate dalle cedole diventeranno minori di quelle attuali.

Basti pensare che ENI ed ENEL un anno e mezzo fa emettevano obbligazioni senior a 5 anni con cedola quasi del 5%, che vuol dire dare quasi l'1% allo stato con tassa al 20%, mentre adesso lo stesso tipo di emissione la possono piazzare sul mercato con cedola inferiore al 2.5% e quindi lo stato si becca la metà di prima.
 
Il famoso
Leonardo Becchetti, Professore di Economia Politica Roma-Tor
Vergata
in diretta...
Anonimo.jpg
 
Rendite finanziarie e Bot: in arrivo tassazione per 3 Mld - Tasse - QuiFinanza

Dopo l'uscita intempestiva di Graziano Delrio ospite tv di Lucia Annunziata e la successiva 'correzione' di Palazzo Chigi, l'ipotesi di alzare la tassazione sui Bot e sulle rendite finanziarie in generale torna a prendere corpo. Quello che ha rappresentato il primo 'incidente' del governo Renzi allora non ancora insediato semrerebbe infatti il metodo individuato per raccogliere almeno 3 miliardi di euro da destinare a quell'attesissimo taglio del cuneo fiscale che, secondo i piani governativi, ne vale non meno di 10.

LE STIME DI PADOAN - Nell'ambito di un aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, in particolare sui titoli di stato, la macchina si sarebbe messa in moto a Via XX Settembre, dove il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan stima in 2,98 miliardi di euro il possibile gettito per lo stato, gettito che deriverebbe da un aumento dell’aliquota dall'attuale 12,50% al 20% sugli interessi di BoT e BTp.

TASSE SULLE RENDITE E TAGLIO DEL CUNEO - Il provvedimento era stato invocato dal responsabile economico del PD, Filippo Taddei, il quale sottolinea nuovamente che nella quasi totalità dei casi, chi risparmia lavora anche, potendo dunque beneficiare del taglio al cuneo fiscale previsto per 10 miliardi di euro. I 3 miliardi del maggiore gettito sulle rendite andrebbero infatti a finanziare il taglio delle imposte sul lavoro. I restanti 7 miliardi arriverebbero dalla “spending review” affidata già dal governo Letta a Carlo Cottarelli.

IL CONTRASTO FRA TASSAZIONE E INVESTIMENTI - Diverse le critiche piovute sull'ipotesi: e non tanto (o non solo) per l'idea di tassazione delle rendite in sè e per sè, ma anche per gli effetti che potrebbe avere sull'attitudine a quersto tipo di risparmio, con inevitabili conseguenze anche sul gettito. Maria Cannata, alto dirigente del Tesoro, la scorsa settimana ha avvertito sui rischi che un aumento della tassazione potrebbe avere sulla domanda di titoli di stato, nonché sul fatto che a pagare sarebbero i “nettisti”, ossia i piccoli risparmiatori, mentre i “lordisti”, ossia le banche e i fondi, sottopongono gli interessi maturati su BoT e BTp a diversa tassazione. E con rendimenti ai minimi da molti anni, il rischio per il piccolo risparmiatore è che la stangata annulli in molti casi quel guadagno risibile ormai ottenibile sui titoli a medio-lunga scadenza. Si pensi, ad esempio, che in questi giorni un BTp a 10 anni rende meno del 3,5%. Un fatto eccezionalmente positivo per le casse statali, ma che implica una limitazione notevole dell’attesa di guadagno da parte dei risparmiatori. Senza contare che occorre investire in titoli quanto meno biennali per ottenere un rendimento reale positivo, ossia al netto dell’inflazione.
 
Rendite finanziarie e Bot: in arrivo tassazione per 3 Mld - Tasse - QuiFinanza


TASSE SULLE RENDITE E TAGLIO DEL CUNEO - Il provvedimento era stato invocato dal responsabile economico del PD, Filippo Taddei, il quale sottolinea nuovamente che nella quasi totalità dei casi, chi risparmia lavora anche, potendo dunque beneficiare del taglio al cuneo fiscale previsto per 10 miliardi di euro. I 3 miliardi del maggiore gettito sulle rendite andrebbero infatti a finanziare il taglio delle imposte sul lavoro. I restanti 7 miliardi arriverebbero dalla “spending review” affidata già dal governo Letta a Carlo Cottarelli.

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Nella quasi totalità dei casi la funzione del risparmio è consentire di fronteggiare i momenti duri che possono anche conseguire alla perdita del lavoro o della salute (In questo periodo ci sono alcune(eufemismo) persone in situazioni drammatiche in questo paese) .
Ma costoro, specialmente quelli che dicono di voler aiutare le fasce deboli, o non sanno di che parlano:o o lo sanno benissimo e perpetrano macelleria sociale dolosa !:angry:
 
Nella quasi totalità dei casi la funzione del risparmio è consentire di fronteggiare i momenti duri che possono anche conseguire alla perdita del lavoro o della salute (In questo periodo ci sono alcune(eufemismo) persone in situazioni drammatiche in questo paese) .
Ma costoro, specialmente quelli che dicono di voler aiutare le fasce deboli, o non sanno di che parlano:o o lo sanno benissimo e perpetrano macelleria sociale dolosa !:angry:

proprenderei per la seconda che hai detto...
 
Se tassare le rendite finanziarie diventa un tabù | Marcelllo Esposito

Il regime fiscale di favore concesso alle rendite finanziarie non fa che accentuare la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi: è giunto il momento che la politica spezzi questo tabù. Un articolo e un dossier sul tema.

NUMERI E TASSE

La revisione del regime fiscale di favore di cui godono le rendite finanziarie rappresenta da sempre un tabù per la politica italiana. Eppure, come ha dimostrato la reazione inesistente del mercato dei titoli di Stato alle parole del Sottosegretario Delrio, c’è spazio per una riflessione ragionata, anche perché nel resto del mondo non è considerato scandaloso trattare in maniera congruente le diverse forme di reddito, qualunque sia la loro provenienza: lavoro, impresa o, appunto, ricchezza finanziaria.
Quando si parla di tassazione delle rendite, la prima distinzione che bisogna fare è tra una tassazione patrimoniale e una tassazione reddituale. Può sembrare una distinzione ovvia, ma va chiarita visto che anche autorevoli economisti tendono a confondere nel dibattito pubblico le due forme di tassazione. La tassazione patrimoniale colpisce la ricchezza in maniera indipendente dalla capacità di creare reddito, questo vale sia per gli immobili che per gli strumenti finanziari. In Italia la patrimoniale esiste, si chiama imposta di bollo e non è nemmeno tanto “leggera” (0,20 per cento relativamente ai prodotti finanziari): in un contesto di bassi tassi d’interesse come l’attuale la patrimoniale incide per quasi il 100 per cento sul reddito prodotto da un conto di deposito a breve scadenza. Ne conseguono situazioni di regressività perché  la patrimoniale penalizza oltremodo le forme di investimento a basso rischio e quindi a basso rendimento , preferite dalle fasce di popolazione meno abbienti. Se prendiamo un Bot a 6 mesi, il cui rendimento è risultato pari a 0,455 per cento nell’asta del 26 febbraio 2014, l’imposta di bollo incide per quasi il 50 per cento del rendimento lordo ed è quasi 4 volte l’imposta sostitutiva. Nel caso di un Btp decennale, uno strumento che le ormai citatissime “vecchiette” non comprano non fosse altro per questioni anagrafiche, l’incidenza è inferiore al 6 per cento del rendimento (3,42 per cento ultima asta) e quindi pari a meno della metà dell’imposta sostitutiva.
La tassazione reddituale è invece rivolta esclusivamente ai redditi prodotti dalla ricchezza finanziaria, siano essi originati da cedole o da guadagni in c/capitale. Oggi, le rendite finanziarie sono tassate al 20 per cento, fatta eccezione per i titoli di Stato che sono al 12,5 per cento e il risparmio previdenziale (all’11 per cento). Lo scaglione Irpef più basso è al 23 per cento, anche se in realtà con le detrazioni decrescenti l’aliquota effettiva è già pari al 27,51 per cento a partire da 8.000 euro (1). C’è un motivo per il quale un operaio che riceve un aumento di stipendio di 1.000 euro deve pagare 230 euro di tasse in più, mentre un manager che riceve una eredità in Btp (di circa 34.200 euro) che gli rendono 1.000 euro di cedole l’anno deve pagare solo 125 euro di imposte?

CAPITALE E REDDITO

Si dirà che il capitale finanziario, essendo frutto del risparmio e provenendo da reddito da lavoro o da impresa, è stato già tassato al momento della sua formazione e quindi è “giusto” che, quando lo si tassa una seconda volta, l’aliquota debba essere più bassa di quella Irpef. Ma il capitale umano nasce forse dal nulla? I genitori spendono per fare studiare i loro figli (e anche la collettività contribuisce in un sistema pubblico). I soldi per fare studiare i figli sono presi dal loro stipendio netto. Il capitale umano produrrà in futuro i suoi frutti e sarà tassato dall’Irpef. Un ragionamento analogo vale per il reddito da impresa o da lavoro autonomo. Prendiamo il caso di un lavoratore dipendente che ha risparmiato e decide di investire il risparmio che ha accumulato per mettersi in proprio ed aprire un negozio. Il reddito derivante dall’attività del negozio sarà forse esentato dal pagamento delle tasse?
E in tutto questo non dimentichiamo che la ricchezza finanziaria non deriva soltanto dal risparmio personale, ma deriva (e deriverà sempre di più in futuro) da eredità e donazioni. Senza toccare in questa sede il tema dell’imposta di successione, è evidente che un regime fiscale privilegiato per le rendite finanziarie accentuerà sempre di più la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. La distribuzione della ricchezza è infatti molto più concentrata di quella dei redditi. Stando ai dati Banca d’Italia, il 10 per cento delle famiglie più ricche detiene il 45 per cento della ricchezza complessiva mentre il 50 per cento (più povero) ne detiene solo il 10 per cento. Se invece consideriamo la distribuzione dei redditi, il 10 per cento dei top income detiene il 28,7 per cento del reddito complessivo. Veniamo adesso al tabù “politico” per eccellenza, la tassazione dei titoli di Stato. E veniamo all’argomento che è sempre stato utilizzato per bloccare sul nascere ogni discussione: aumentare le tasse sui Btp è una partita di giro; se aumentano le tasse sui Btp, aumenta in pari misura il tasso di rendimento lordo richiesto dai risparmiatori e quindi il maggior gettito viene esattamente compensato da una maggiore spesa per interessi.
Questo argomento è “falso” per due motivi. Il primo è che l’economia italiana è una economia aperta ai movimenti di capitale ed è “piccola” rispetto al resto del mondo. Questo significa che, fatta salva la componente di default risk (che nel caso dell’Italia avrebbe effetti sistemici), il tasso d’interesse è una variabile esogena. Il secondo motivo è che gli stranieri e i grandi investitori istituzionali (banche, assicurazioni, etc.) sono “lordisti”, non pagano cioè l’imposta sostitutiva e sono indifferenti a variazioni della stessa. Una idea molto rozza del peso relativo delle forze in campo la si può avere dai seguenti numeri: a fine 2012 le famiglie italiane detenevano in via diretta titoli di Stato per circa 185 miliardi di euro (poco più del 11 per cento del totale), mentre i non residenti detenevano 663 miliardi (circa il 40 per cento); il resto era in mano a banche e istituzione finanziarie residenti. Se non si modifica lo status fiscale dei “lordisti”, un eventuale aumento del tasso d’interesse generato dal movimento di portafoglio degli investitori retail verrà immediatamente compensato dai movimenti di portafoglio degli stranieri (e degli istituzionali), come in un tipico modello Mundell-Fleming. Se il compratore marginale sul mercato dei titoli di Stato non è l’investitore domestico retail, l’eventuale variazione dell’imposta sui titoli di Stato si traduce in una riduzione del tasso netto per i domestici retail. Quindi, tornando nel mondo reale, se si escludono variazioni abnormi dell’aliquota o regimi fiscali punitivi, è difficile immaginare un effetto significativo sui rendimenti dei titoli di Stato. Al contrario, se i maggiori introiti per l’erario comportassero un miglioramento del quadro di finanza pubblica, si potrebbe assistere ad una riduzione dello spread. Tra l’altro, in un modello intertemporale, se prevalesse l’effetto-sostituzione, il minore tasso d’interesse dovrebbe spingere ad un aumento dei consumi, il che gioverebbe in una situazione di carenza di domanda domestica come l’attuale.

I PRIVILEGI DEI BTP

Una parola andrebbe detta anche sul privilegio dei Btp (tassati al 12,5 per cento) rispetto alle obbligazioni private (al 20 per cento). Se il credito deve fluire all’economia reale e si vuole superare l’impostazione “bancocentrica”, un passo obbligato dovrebbe essere la riduzione se non l’annullamento del privilegio concesso ai titoli di Stato. A differenza del mercato dei titoli di Stato, che è internazionalizzato, lo sviluppo di un mercato per le obbligazioni corporate emesse non dalle grandi aziende ma da quelle medio-piccole probabilmente ha ancora bisogno del sostegno degli investitori domestici. E’ una questione di conoscenza, di barriere linguistiche e culturali che determina una segmentazione naturale del mercato obbligazionario. Qui, l’investitore marginale potrebbe ancora essere quello domestico e un regime fiscale almeno pari a quello dei titoli di Stato favorirebbe una ricomposizione dei portafogli domestici. I tassi pagati dal Tesoro non ne risentirebbero negativamente, ma l’economia reale ne potrebbe trarre beneficio.

(1) vedi Paladini R. e Visco V. “Come uscire dal pantano delle detrazioni fiscali”, Lavoce.info, 28 febbraio 2014 e Borri N., Nisticò S., Ragusa G. e Reichlin P. “Cambiare l’Irpef pensando al lavoro”, Lavoce.info, 11 febbraio 2014

Marcello Esposito
Insegna International Financial Markets presso l'Università Cattaneo di Castellanza. Dal 1990 al 2000 è stato economista presso l'Ufficio Studi della Banca Commerciale Italiana (ora Intesa Sanpaolo), dove è stato responsabile della Financial Markets Research. Successivamente, ha svolto diversi incarichi nelle principali SGR italiane (Sanpaolo AM e Pioneer Investments), in Banca Patrimoni Sella e in UnipolSAI. I suoi interessi di ricerca si collocano nell’area dell’economia finanziaria. Ha scritto articoli pubblicati su riviste internazionali. E’ laureato in Università Bocconi (DES) e ha conseguito il MSc/MPhil in Economics presso la London School of Economics.
 
Questo ci fa chiudere..... :specchio:

Tassazione rendite finanziarie: gli obiettivi del governo Renzi
di Nicola Santangelo - Mercoledì 5 Marzo 2014
Borsa MilanoIl nuovo Governo guidato da Matteo Renzi ha preso il via. Fin dalla presentazione del suo Jobs Act, il premier ha manifestato l’intenzione di ridurre l’Irap e le tasse sui lavoratori dipendenti. Programma ambizioso se non fosse per un neo non indifferente. Il primo ministro ha, infatti, intenzione di utilizzare, quale bancomat per coprire il taglio delle tasse, i risparmi degli italiani.
=> Lavoro: il Jobs Act non basta
La caccia ai capitali è spietata e la copertura necessaria. Per questo non si usano mezzi termini nel comunicare che a causa delle minori entrate derivanti dalla riduzione dell’Irpef e dell’Irap verranno introdotte nuove tassazioni sui Bot e sugli altri titoli. Esemplificando, si andranno a toccare i risparmi degli italiani.
=> Aumento rendite finanziarie, Renzi favorevole
Il quadro di Renzi, in tema di risparmio, è abbastanza articolato e complesso: si vuole rimodulare la tassazione sulle rendite finanziarie grazie alla quale si punterà prevalentemente a chi effettua operazioni di tipo speculativo come ad esempio le operazioni intraday, tipologia di operazioni aperte e chiuse in giornata con il solo scopo di conseguire lauti guadagni.
E’ prevista, inoltre, una rimodulazione delle aliquote fiscali dei Titoli di Stato, dall’attuale tassazione al 12,50% si potrebbe arrivare al 20%, oppure potrebbero essere definite aliquote variabili in funzione della durata dell’investimento, del tipo di sottoscrittore e del fine ultimo dell’investimento. In effetti, se confrontiamo la tassazione sulle rendite finanziarie con quella sui redditi di lavoro dipendente, la differenza è davvero rilevante. Ma ricordiamoci, però, che sugli investimenti finanziari gravano anche l’imposta di bollo, le commissioni bancarie e, sulle azioni, la Tobin Tax.
=> Tasse sulle rendite finanziarie, Italia nel confronto europeo
Quello su cui intende muoversi il nuovo esecutivo è un terreno minato. Il rischio concreto è quello di gravare duramente sui piccoli risparmiatori e scoraggiare gli investitori con gravi riflessi sull’economia del Paese.

Tassazione rendite finanziarie: gli obiettivi del governo Renzi | Blog PMI.it
 
Questo ci fa chiudere..... :specchio:

Tassazione rendite finanziarie: gli obiettivi del governo Renzi
di Nicola Santangelo - Mercoledì 5 Marzo 2014
Borsa MilanoIl nuovo Governo guidato da Matteo Renzi ha preso il via. Fin dalla presentazione del suo Jobs Act, il premier ha manifestato l’intenzione di ridurre l’Irap e le tasse sui lavoratori dipendenti. Programma ambizioso se non fosse per un neo non indifferente. Il primo ministro ha, infatti, intenzione di utilizzare, quale bancomat per coprire il taglio delle tasse, i risparmi degli italiani.
=> Lavoro: il Jobs Act non basta
La caccia ai capitali è spietata e la copertura necessaria. Per questo non si usano mezzi termini nel comunicare che a causa delle minori entrate derivanti dalla riduzione dell’Irpef e dell’Irap verranno introdotte nuove tassazioni sui Bot e sugli altri titoli. Esemplificando, si andranno a toccare i risparmi degli italiani.
=> Aumento rendite finanziarie, Renzi favorevole
Il quadro di Renzi, in tema di risparmio, è abbastanza articolato e complesso: si vuole rimodulare la tassazione sulle rendite finanziarie grazie alla quale si punterà prevalentemente a chi effettua operazioni di tipo speculativo come ad esempio le operazioni intraday, tipologia di operazioni aperte e chiuse in giornata con il solo scopo di conseguire lauti guadagni.
E’ prevista, inoltre, una rimodulazione delle aliquote fiscali dei Titoli di Stato, dall’attuale tassazione al 12,50% si potrebbe arrivare al 20%, oppure potrebbero essere definite aliquote variabili in funzione della durata dell’investimento, del tipo di sottoscrittore e del fine ultimo dell’investimento. In effetti, se confrontiamo la tassazione sulle rendite finanziarie con quella sui redditi di lavoro dipendente, la differenza è davvero rilevante. Ma ricordiamoci, però, che sugli investimenti finanziari gravano anche l’imposta di bollo, le commissioni bancarie e, sulle azioni, la Tobin Tax.
=> Tasse sulle rendite finanziarie, Italia nel confronto europeo
Quello su cui intende muoversi il nuovo esecutivo è un terreno minato. Il rischio concreto è quello di gravare duramente sui piccoli risparmiatori e scoraggiare gli investitori con gravi riflessi sull’economia del Paese.

Tassazione rendite finanziarie: gli obiettivi del governo Renzi | Blog PMI.it

,,,ma questi lo fanno apposta...non ci si crede...:wall::D...adesso se ne escono con l' ennesima idiozia : tassare diversamente in finzione del tempo di mntenimento del titolo....roba da manicomio...i nessun paese al mondo le pensano simili stupidaggini....tanto per complicare ulteriormente le cose semplici e mettere in ulteriore difficoltà un settore già provato dalla montitax...il tutto per avere gettito irrisorio ( se è vero com è vero che chi opera intraday perde nel 90% dei casi...)...io non capisco perchè non la pinatano con fughe in avanti e sciocchi esperimenti che fanno solo e sempre danni...propaganda ideilogica schifosa per premndere per il ku.lo la gente e basta..altro non sanno fare...:rolleyes:
 
Questa ipotesi di dare una bella "rimodulata" a chi opera nell'intraday, l'avevo intuita da certe dichiarazioni di Nardella (PD), non mi stupirei, stiamo a vedere se mercoledì prossimo Renzi ne parlerà.
 
Questa ipotesi di dare una bella "rimodulata" a chi opera nell'intraday, l'avevo intuita da certe dichiarazioni di Nardella (PD), non mi stupirei, stiamo a vedere se mercoledì prossimo Renzi ne parlerà.

speriamo che padoan non assecondi ulteriori stron.zate di quei due bambacioni come questa ennesima...sarebbe davvero ridicolo a credere nell' efficacia di un asimile stupidaggine mai esistita al mondo...niente da fare....se non facciamo di tutto per meritarci la palma dei più balordi al mondo non siamo contenti...ogni giorno se ne escono con la corbelleria quotidiana...
 
speriamo che padoan non assecondi ulteriori stron.zate di quei due bambacioni come questa ennesima...sarebbe davvero ridicolo a credere nell' efficacia di un asimile stupidaggine mai esistita al mondo...niente da fare....se non facciamo di tutto per meritarci la palma dei più balordi al mondo non siamo contenti...ogni giorno se ne escono con la corbelleria quotidiana...

sarei curioso di sapere quanti trader voteranno PD e M5S alle europee, qualsiasi numero superiore a zero... :censored:
 
Sulla tassazione del risparmio, Padoan è molto cauto:

«Su tutte le imposte, non solo sul cuneo fiscale, va fatta un’analisi accurata dei costi e dei benefici. Le rendite finanziarie sono tante cose molto diverse. Per ciascuna bisogna valutare gli effetti sul gettito, ma anche l’impatto sul reddito delle famigliee sui mercati. Ci riserviamo un approfondimento molto serio per decidere se intervenire. Dobbiamo essere prudenti su questo»

Se dovessimo puntare un paio di euro (manco fosse una primaria del Pd), qui diremmo che alla fine Padoan verrà “convinto” non tanto dalla bontà della misura quanto dall’impraticabilità di chiedere all’Europa di ratificare coperture una tantum o compensazioni sui fondi europei. Solo che dalla manovra sulle “rendite” arriverà ben poco, a meno di innalzare la tassazione in un intorno del 23-25% per tutti gli strumenti d’investimento e gridare che “in Europa si fa così” (e non è vero).

Padoan e le coperture strutturali che non lo erano | Phastidio.net
 
Meno male che Europa etc gli hanno imposto all'Abatino Toscano una persona seria come ministro della economia se no erano mazzi...pensate se c'era Del Rio....
 
Meno male che Europa etc gli hanno imposto all'Abatino Toscano una persona seria come ministro della economia se no erano mazzi...pensate se c'era Del Rio....

Ritengo positive le sue dichiarazioni anche se non mi faccio illusioni
 
Meno male che Europa etc gli hanno imposto all'Abatino Toscano una persona seria come ministro della economia se no erano mazzi...pensate se c'era Del Rio....

Vincent Vеga;39336800 ha scritto:
Sulla tassazione del risparmio, Padoan è molto cauto:

«Su tutte le imposte, non solo sul cuneo fiscale, va fatta un’analisi accurata dei costi e dei benefici. Le rendite finanziarie sono tante cose molto diverse. Per ciascuna bisogna valutare gli effetti sul gettito, ma anche l’impatto sul reddito delle famigliee sui mercati. Ci riserviamo un approfondimento molto serio per decidere se intervenire. Dobbiamo essere prudenti su questo»

Se dovessimo puntare un paio di euro (manco fosse una primaria del Pd), qui diremmo che alla fine Padoan verrà “convinto” non tanto dalla bontà della misura quanto dall’impraticabilità di chiedere all’Europa di ratificare coperture una tantum o compensazioni sui fondi europei. Solo che dalla manovra sulle “rendite” arriverà ben poco, a meno di innalzare la tassazione in un intorno del 23-25% per tutti gli strumenti d’investimento e gridare che “in Europa si fa così” (e non è vero).

Padoan e le coperture strutturali che non lo erano | Phastidio.net

Ritengo positive le sue dichiarazioni anche se non mi faccio illusioni

Tranquilli c'è la sentinella anti-tasse sempre in allerta :o

Intervista ad Alfano: «Bene Padoan ma priorità anche alla lotta alla burocrazia» - Il Sole 24 ORE

Sulla tassazione delle rendite finanziarie c'è una discussione aperta. Padoan è molto prudente. Altri esponenti della maggioranza ritengono che si debba intervenire....

Prima di prendere una decisione è giusto riflettere molto attentamente, dobbiamo salvaguardare una delle maggiori risorse del nostro Paese, la grande capacità di risparmio. Non possiamo penalizzare chi ha fatto risparmi per garantirsi un futuro migliore per sé e per la propria famiglia.

Su questo, o su altri punti, può esserci tensione con Palazzo Chigi?

Non penso, noi difenderemo sempre le ragioni del ceto medio del nostro Paese; ci opporremo con forza ad aumenti della tassazione o a una patrimoniale.
 
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