Anima, gli investitori si tengono stretto il bond al tasso dell'1,75%
Il buy back del bond al 2026 Anima si è concluso con un riacquisto pari a soli 16,02 milioni di euro. Il 22 maggio la società del risparmio gestito guidata dall'ad Alessandro Melzi d'Eril aveva lanciato un'operazione di buy back per cassa su una parte del bond da 300 milioni di euro collocato lo scorso ottobre presso investitori istituzionali al tasso fisso dell'1,75% e con scadenza nell'ottobre del 2026. L'importo delle richieste era stato pari ad oltre due volte l'offerta e i titoli erano stati emessi sotto la pari (99,459). Il 1° giugno scorso termini di adesione, inizialmente fissati al 29 maggio, sono stati poi prorogati al 5 giugno.
In concomitanza con il prolungamento del periodo il gruppo ha anche cambiato il meccanismo di determinazione del corrispettivo. Inizialmente era stato previsto un prezzo minimo di acquisto pari al 90% del valore nominale mentre il valore definitivo doveva essere determinato tramite un meccanismo di asta competitiva con un prezzo massimo di 30 milioni di euro, compreso il rateo di interessi. Poi la società ha comunicato che il prezzo di acquisto sarebbe stato pari al 90% del loro valore nominale, oltre agli interessi maturati, senza asta competitiva.
Visti i risultati del bay-back gli investitori hanno dunque preferito tenersi stretti questi titoli per via del loro rendimento che appare interessante in un contesto di tassi ai minimi considerato che a sette anni il Btp rende l'1,1%. Le obbligazioni acquistate siano cancellate e non saranno rivendute, mentre le restati obbligazioni rimarranno quotate sul Global Exchange Market gestito da Euronext Dublino, per un importo nominale complessivo di 283,97 milioni.
Lo scopo dell'offerta è di gestire in modo attivo il profilo del debito in essere della società. Infatti in questo momento storico i corporate bond italiani sono sottovalutati e il gruppo vede opportunità di riacquisto dal momento che, nell'ambito della gestione dei debiti, la sua solida posizione finanziaria le dà la possibilità di ridurre l'indebitamento. La società di risparmio gestito ha chiuso il primo trimestre dell'anno con un utile netto normalizzato (che non tiene conto di costi e ricavi straordinari) di 50,2 milioni di euro, in aumento del 32% sui 38,2 milioni dello stesso periodo 2019.
L'indebitamento finanziario netto al 31 marzo 2020 risulta pari a 212,5 milioni, in miglioramento rispetto ai 223,3 milioni alla fine dell’esercizio 2019. Il dato tiene conto di dividendi deliberati per oltre 73 milioni, pagati a partire dal 20 maggio scorso. Inoltre la cassa alla fine del primo trimestre erano pari a 370,3 milioni dai 263 milioni di fine dicembre scorso. Considerando anche i titoli e i crediti per le commissioni di performance, le disponibilità liquide totali ammontano a 459,5 milioni, dai 373 milioni di fine 2019.
Intanto Banca Akros ha alzato di un euro il target price da 3,8 a 4,8 euro, confermando il giudizio accumulate, dopo i dati di raccolta pubblicati venerdì: a maggio la società ha avuto flussi netti per quasi 100 milioni dai -444 milioni di maggio 2019. "La solida generazione di cassa di Anima sarà utilizzata per continuare a remunerare gli azionisti e/o per l'm&a, evento che crediamo sia un po' più probabile rispetto al passato e non ancora scontato dei prezzi di borsa. Sottolineiamo anche che sulla base del consenso 2020 e 2021 i ratio prezzo/utili adjusted medi sono ancora a sconto di circa il 30% rispetto ad Amundi e Dws", osserva Banca Akros.
Al momento il titolo Anima segna a Piazza Affari un rialzo dell'1,66% a 4,406 euro, dopo il rally di venerdì (+7,65%), sulla scia del rafforzamento del Banco Bpm che ha aumentato la propria partecipazione nella società arrivando a detenere il 19,4% del capitale (dal 15,4% precedente) con acquisti sul mercato. (riproduzione riservata)