STELLANTIS-CNHI-RACE-IVECO notizie, dati, bilanci (e commenti relativi) - 8th

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tutto si può ipotizzare, ma

1) stellantis non ne ha bisogno
2) complicherebbe infinitamente l'esecuzione del percorso dare 2030
3) rischio enorme di incamerare influenza diretta vincolante dello stato francese che in stellantis conta un caz-zo e che tavares (con suppongo gli agnelli e i peugeot) vede come il fumo negli occhi

in ordine di importanza


renault, per me, è destinata alla rovina . non fallirà mai (di sua sponte) , ma produrrà perdite continue

C'è anche la piccola questione dell'antitrust, sarebbe una concentrazione produttiva inaccettabile per le autority
 
C'è anche la piccola questione dell'antitrust, sarebbe una concentrazione produttiva inaccettabile per le autority
non credo. in europa stellantis +renault, attualmente avrebbe lo stessa quota di mercato di VW...nel resto del mondo renault, de facto, non esiste (giusto in russia esisteva)
 
non credo. in europa stellantis +renault, attualmente avrebbe lo stessa quota di mercato di VW...nel resto del mondo renault, de facto, non esiste (giusto in russia esisteva)

Io consideravo anche Nissan e Mitsubishi, ciao groviglio, è sempre un piacere 🙂
 
tutto si può ipotizzare, ma

1) stellantis non ne ha bisogno
2) complicherebbe infinitamente l'esecuzione del percorso dare 2030
3) rischio enorme di incamerare influenza diretta vincolante dello stato francese che in stellantis conta un caz-zo e che tavares (con suppongo gli agnelli e i peugeot) vede come il fumo negli occhi

in ordine di importanza


renault, per me, è destinata alla rovina . non fallirà mai (di sua sponte) , ma produrrà perdite continue
C'è da dire che vista la presenza di Nissan e Mitsubishi, se mai dovessero arrivare a cedere quote devono pregare in cinese che non arrivino i cinesi altrimenti i giapponesi tratterrebbero sul suolo giapponese qualche papavero francese o Di Meo....
Vero che a Stellantis non serve Renault, ma è pur vero che potrebbe servirsene per la parte giapponese...ma la presenza dello stato francese andrebbe ridotta quindi...visto che agli stati piace gestire aziende in perdita (le perdite fanno consenso visti i reiterati salvataggi...noi italiani siamo maestri in questo) credo che non se ne farà niente.
 
Io consideravo anche Nissan e Mitsubishi, ciao groviglio, è sempre un piacere 🙂

piacere mio e rammarico che tu sia diventato saltuario frequentatore:'(:)

nissan e mitsu non sono in quota renault, sono indipendenti...la narrazione che tutti fanno è quella del gruppo fuso, ma non è così e infatti

1) nelle sedi ufficiali , le vendite non sono accorpate
2) tutti ricordiamo perchè il progetto di fusione FCA -renault andò in vacca ,vero? perchè nissan non ne voleva sapere dato che il coacervo FCA renault avrebbe comportato , se fosse stato fatto, la sua totale ininfluenza. renault e nissan hanno due management diversi e indipendenti e due bilanci separati.punto. non fan parte dello stesso gruppo e le vendite non possono essere accorpate. per poterlo fare ,si devono fondere. quindi prima di fare una fusione stellantis renault deve essere fatta una fusione renault nissan perchè un antitrust europeo (e solo quello) ci possa mettere becco

campa cavallo, altro che 3 anni:yes:
 
C'è da dire che vista la presenza di Nissan e Mitsubishi, se mai dovessero arrivare a cedere quote devono pregare in cinese che non arrivino i cinesi altrimenti i giapponesi tratterrebbero sul suolo giapponese qualche papavero francese o Di Meo....
Vero che a Stellantis non serve Renault, ma è pur vero che potrebbe servirsene per la parte giapponese...ma la presenza dello stato francese andrebbe ridotta quindi...visto che agli stati piace gestire aziende in perdita (le perdite fanno consenso visti i reiterati salvataggi...noi italiani siamo maestri in questo) credo che non se ne farà niente.
vedi sopra:)
 
Ho visto per strada la nuova opel cosa...... molto bella
 
Il presidente del Brasile, Lula, a Pernambuco

lulaapernambuco.jpg
 
i conti della serva , ovvero guardare nelle tasche altrui pensando che siano affari propri, uno sport nazionale

Auto, Urso in pressing su Stellantis: deve produrre 1 milione di auto in Italia

Allora, il paragone fra la produzione italiana e quella francese è sbagliato per due motivi: la produzione transalpina ha subito un calo enorme negli ultimi 15 anni mentre noi siamo al lumicino da tempo immemore inoltre in Francia non producono Maserati e Alfa (quindi auto mediamente più costose di quelle made in Frane). Infine andrebbero calcolati anche i furgoni di Sevel che per la metà sono a marchio francese (nonché Opel e Toyota) ma made in Italy.

Tuttavia il punto di Urso non lo trovo sbagliato. Non ha senso per un sistema industriale come il nostro che ha 2.500 imprese di componentistica che esportano molto più di quanto importano non avere un produttore consistente in casa. Il tema c'è. Andrebbe affrontato col fioretto e non con la spada e anche con la collaborazione del sindacato che - se vuole più investimenti - deve mollare qualcosa. Non se ne farà niente.
 
Allora, il paragone fra la produzione italiana e quella francese è sbagliato per due motivi: la produzione transalpina ha subito un calo enorme negli ultimi 15 anni mentre noi siamo al lumicino da tempo immemore inoltre in Francia non producono Maserati e Alfa (quindi auto mediamente più costose di quelle made in Frane). Infine andrebbero calcolati anche i furgoni di Sevel che per la metà sono a marchio francese (nonché Opel e Toyota) ma made in Italy.

Tuttavia il punto di Urso non lo trovo sbagliato. Non ha senso per un sistema industriale come il nostro che ha 2.500 imprese di componentistica che esportano molto più di quanto importano non avere un produttore consistente in casa. Il tema c'è. Andrebbe affrontato col fioretto e non con la spada e anche con la collaborazione del sindacato che - se vuole più investimenti - deve mollare qualcosa. Non se ne farà niente.
come volevasi dimostrare, dall'Italia stanno tutti lontano

Tesla in talks to build factory in Spain, report says
 
Allora, il paragone fra la produzione italiana e quella francese è sbagliato per due motivi: la produzione transalpina ha subito un calo enorme negli ultimi 15 anni mentre noi siamo al lumicino da tempo immemore inoltre in Francia non producono Maserati e Alfa (quindi auto mediamente più costose di quelle made in Frane). Infine andrebbero calcolati anche i furgoni di Sevel che per la metà sono a marchio francese (nonché Opel e Toyota) ma made in Italy.

Tuttavia il punto di Urso non lo trovo sbagliato. Non ha senso per un sistema industriale come il nostro che ha 2.500 imprese di componentistica che esportano molto più di quanto importano non avere un produttore consistente in casa. Il tema c'è. Andrebbe affrontato col fioretto e non con la spada e anche con la collaborazione del sindacato che - se vuole più investimenti - deve mollare qualcosa. Non se ne farà niente.
urso ha voluto usare la cifra mirabolante di un milione perche fa sempre presa sull'immaginario comune. Avrebbe dovuto usare altri parametri come l'equivalente rappresentato in fatturato prodotto o ponderare il volume per il numero di addetti. Si continua a pensare che il valore prodotto sia misurabile in numero di pezzi , invece dovrebbe considerare il vaolre degli stessi e il numero di occupati in altri settori come l' R&D , auspicando che i nostri figli puntino a qualcosa di meglio che finire in catena di montaggio a produrre il suo milione di auto
 

Mamma mia non sapete più come giustificare la perdita dell'industria metalmeccanica del nostro paese.​

Accontentiamoci di quello che è tirando avanti,sono scelte industriali di un signore che vuole uscire da questo settore con i soldi in saccoccia alla faccia del nostro paese...
Stasera report ne parla, chi è interessato può guardarono e vediamo cosa dice di buono o male

DECIMA PUNTATE, 12 GIUGNO 2023​

La prima inchiesta è “Da Stellantis alle stalle”, di Manuele Bonaccorsi con la collaborazione di Madi Ferrucci. Alla fine degli anni ‘80 l’Italia era la prima potenza europea del settore auto, Fiat ne era alla guida e Torino rappresentava la sua capitale industriale. Oggi si sono perse le menti e i tecnici che l’avevano resa grande, migliaia di posti di lavoro sono scomparsi e in termini produttivi siamo stati superati, ormai, anche da Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Dopo la fusione con l’americana Chrysler del 2014, nel 2021 arrivano le nozze con i francesi di PSA da cui nasce Stellantis. Per John Elkann è “un matrimonio tra pari”, ma il vero centro del gruppo sembra ormai Parigi, anche per la presenza dello Stato francese nel capitale azionario. In Italia decine di migliaia di lavoratori sono in cassa integrazione e le aziende dell’indotto sono a rischio chiusura, mentre l’azienda progetta nuovi stabilimenti produttivi in Africa e apre una fabbrica di batterie nel nord della Francia.
Con una intervista esclusiva a Nicolas Dufourcq, rappresentante dello Stato francese nel cda di Stellantis, e documenti interni inediti, Report spiega lo spostamento oltralpe della catena del valore dell’industria automobilistica, nonostante l’ingente quantità di aiuti di Stato ricevuti negli ultimi 30 anni. Emanuele Bellano -con la collaborazione di Cecilia Bacci, Chiara D’Ambros e Roberto Persia– propone “La mal’aria”: l’inquinamento dell’aria provoca ogni anno in Italia, secondo l’Unione Europea, circa 60mila morti causando malattie non solo all’apparato respiratorio ma anche al sistema cardio-circolatorio. Questo perché dal 2006 le Regioni italiane sforano costantemente i limiti di legge previsti per il particolato e il biossido di azoto. Quali misure sono state prese dalle amministrazioni per tutelare la salute dei cittadini? Cosa è stato fatto e cosa invece manca all’appello? Report ha ricostruito il sistema di vigilanza e di misurazione delle sostanze inquinanti: manca un monitoraggio delle particelle più sottili, le ultrafini, che sono le più pericolose per l’organismo, perché entrano capillarmente nel sangue e da lì raggiungono tutti gli organi compromettendo la loro funzionalità. Oltre ai danni alla nostra salute, tutto questo ha una pesante ricaduta economica: le procedure di infrazione aperte dall’Unione Europea rischiano di costarci circa 2 miliardi di euro ciascuna. Mentre i costi sanitari vanno dai 2.000 euro ad abitante all’anno a Torino fino ai 2.800 euro a Milano.
Dall’ambiente al lavoro con Bernardo Iovene, con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi: “Insicurezza sul lavoro” porta all’interno degli stabilimenti Inalca del gruppo Cremonini, dove Inail ha riconosciuto a 35 lavoratori malattie professionali dovute alla modalità di lavorazione del disosso della carne. Ma secondo le testimonianze di lavoratori e alcuni sindacati la situazione sarebbe ancora più grave. Anche l’Ats di Milano è intervenuta con prescrizioni che prevedono più pause e ritmi meno elevati. Cgil e Usb denunciano un rapporto difficile con l’azienda sulla sicurezza e le prescrizioni dell’Ats non basterebbero a evitare problemi muscolo scheletrici ai lavoratori. Report ha intervistato un medico del lavoro dell’Ats oggi in pensione, che aveva effettuato un controllo all’interno dell’azienda del gruppo Cremonini per verificare il nesso con il lavoro svolto in diversi casi di malattie e lesioni agli arti. Si chiude con “Il calcolo opaco” di Antonella Cignarale con la collaborazione di Giulia Sabella. Sempre più decisioni sono basate su processi automatizzati. Nell’era dell’intelligenza artificiale crescono i servizi che hanno alle spalle sistemi capaci di elaborare grandi quantità di dati e di fornire soluzioni che velocizzano le decisioni di enti pubblici e privati: dall’assegnazione di posti di lavoro a polizze assicurative, sussidi e bonus. Gli algoritmi sono progettati allo scopo di valutare, categorizzare e prevedere anche alcune dinamiche sociali. Il loro enorme potenziale, però, può tradursi anche in rischio. A seconda dell’ideazione e settaggio e dei dati che vengono forniti, l’intelligenza artificiale alla base di questi sistemi automatizzati può produrre risultati distorti e avere un impatto negativo sulla vita dei cittadini, anche devastante. Tra le criticità c’è sicuramente la mancanza di trasparenza sul loro funzionamento e gli ambiti di applicazione. Inoltre, quando la decisione non contempla l’intervento umano, per i cittadini diventa impossibile tutelare i propri diritti.
 
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