Rete Tim, partita da 15 miliardi
Il dialogo con Parigi per Vivendi
Come potrebbe cambiare l’offerta di Cdp. Le opzioni sul tavolo del governo
di Federico De Rosa
Il tavolo istituito dal governo per trovare la soluzione per portare la rete di telecomunicazioni sotto il controllo pubblico inizia a prendere forma. Nei giorni scorsi ci sono state le verifiche “politiche”, ma per incasellare tutti gli elementi e avviare il confronto con gli azionisti di Tim e Open Fiber potrebbe servire ancora qualche giorno.
Trattandosi di un dossier molto delicato, in cui ci sono numerosi interessi in gioco, le ipotesi che circolano sul mercato sono tante. Per arrivare a una sintesi il governo vuole ascoltare Vivendi, Macquarie e Kkr che potrebbero essere convocati la prossima settimana al tavolo affidato al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso e al sottosegretario all’Innovazione di Palazzo Chigi, Alessio Butti.
L’ipotesi di un’Opa, totale o parziale, promossa dai grandi azionisti — Vivendi, Cdp, Macquarie e Kkr —, sarebbe una delle soluzioni su cui potrebbero essere fatte verifiche. Il delisting di Tim renderebbe senza dubbio più semplice fissare i valori per la separazione tra rete e servizi e la successiva assegnazione delle azioni. Cdp e Macquarie potrebbero conferire Open Fiber e prendere il controllo dell’infrastruttura, lasciando a Vivendi la ServCo, la società a cui verrebbero conferiti gli asset commerciali. Un’opzione valida anche lasciando Tim quotata. Con la differenza che in questo caso i valori delle due società scisse verrebbero fissati dal mercato, poiché entrambe sarebbero quotate. È l’ipotesi preferita da Vivendi. Il gruppo francese non vuole “svendere” la rete ed è contrario a fonderla con Open Fiber a valori non di mercato. Vivendi sta anche cercando di avere chiarezza sulle condizioni che potrebbe imporre Bruxelles e avrebbe chiesto a uno studio legale di studiare i possibili risvolti di un’offerta da parte di Open Fiber. Che a quanto pare non è stata ancora del tutto archiviata. Ci sono spinte affinché il tavolo del governo riesamini anche l’opzione di vendita della rete di Tim alla società controllata da Cdp. Sono circolate voci su un tentativo di sensibilizzare l’Eliseo per una moral suasion su Vincent Bolloré, che sarebbe però caduto nel vuoto. Sia la Cassa sia il gruppo telefonico hanno sempre ritenuto la vendita della rete la soluzione più immediata per portare capitali al gruppo telefonico, allentando così la pressione sui conti e sul debito e ridurre i costi del personale in capo a Tim, che nella NetCo avrebbe trasferito circa 20 mila persone. Ma il governo non l’ha ritenuta una soluzione priva di rischi e al momento non sarebbe tra quelle sul tavolo di Urso e Butti, che sulle opzioni concretamente allo studio continuano a mantenere il più stretto riserbo.